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Froome semina tutti, Aru punta al podio

21.07.2016 20:00

Nella cronoscalata del Tour nuovo show della maglia gialla. Il sardo ottimo terzo, il podio non è un miraggio


Game, set and match dicono a Wimbledon e dintorni. Qui al Tour de France siamo a oltre 1000 km più a sud, ma ormai la lingua di William Shakespeare e Christopher Marlowe ha soppiantato quella di Molière e Racine: sette vittorie su diciotto tappe sinora disputate per gli albionici contro le zero dei francesi (a cui si aggiungono italiani e spagnoli, uniti dal medesimo destino). Il punto probabilmente decisivo sulle sorti di tutto il Tour de France lo ha messo a segno oggi Chris Froome, portandosi a casa tappa (con dominio incorporato) e una gran fetta di maglia gialla (anche qui idem come sopra). Qualche segnale di vita arriva da Fabio Aru e Romain Bardet, che vedono avvicinarsi sempre più le rimanenti due posizioni del podio mentre Nairo Quintana continua a faticare.

Tornano la cronoscalata e Domancy, escono Archbold e Cancellara
Dal 2004 il Tour de France non presentava nel suo percorso una cronoscalata; allora si salì sull'Alpe d'Huez e Lance Armstrong sbaragliò la concorrenza. Quella svoltasi oggi fra Sallanches e Megève sulla distanza di 17 km è però decisamente meno ortodossa nello svolgimento: dopo 4 km pianeggianti spazio alla nota Côte de Domancy teatro del durissimo mondiale 1980. Da lì altri km di salita e falsopiano fino ai 1219 metri slm della Côte des Chozeaux, da cui partono gli ultimi 2.1 km in discesa. E anche per questa poca linearità sono state molteplici le scelte adottate dai corridori: chi con la bici in linea e chi con la bici da crono, chi con le appendici e chi senza, chi con la ruota lenticolare e chi no, chi con le ruote ad alto profilo e chi no.

Ad aprire le danze alle 10.51 è stato Sam Bennett (Bora-Argon 18), ultimo in classifica da diverse giornate; l'irlandese oggi non avrà la presenza del compagno di squadra neozelandese Shane Archbold, costretto a non partire dopo la frattura del bacino patita ieri. Tra chi non ha preso il via nella prova contro il tempo anche uno che di tale specialità è stato per anni il dominatore assoluto, ossia Fabian Cancellara: l'elvetico chiude la lunga e fruttuosa parentesi al Tour de France per prepararsi al meglio ai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, dove proverà a centrare una delle ultime zampate di una sfavillante carriera.

Gougeard mostra qualche segnale di vita, Ion Izagirre si dimostra competitivo
Il primo parziale interessante è quello che fa segnale Alexis Gougeard: il francesino dell'AG2R La Mondiale, praticamente invisibile nei precedenti diciassette giorni, conclude con un parziale di 33'06" che lo lascia provvisoriamente al comando lungamente. Il ventitreenne rimane davanti a tutti per oltre un'ora e mezza fino a quando non lo disarciona per ben 29" il connazionale Nicolas Edet (Cofidis, Solutions Crédits). Come venerdì scorso non spinge il campione del mondo Vasil Kiryienka (Team Sky) che finisce abbondantemente nelle retrovie; non a tutta neppure Tony Martin (Etixx-Quick Step) che lascia sulla strada oltre 3' dal vincitore.

In seconda posizione provvisoria si inserisce il danese Michael Valgren (Tinkoff) che termina in 33'05"; davanti al biondo giunto sul podio dell'Amstel Gold Race si inserisce il ceco Jan Barta (Bora-Argon 18) che conclude in 32'58". In meno di sei minuti si susseguono tre nuovi uomini al comando: prima è la volta del portoghese Nelson Oliveira (Movistar Team) con 32'29", quindi si è distinto il francese Romain Sicard (Direct Énergie) con 32'21" e infine Jérôme Coppel (IAM Cycling), primo a scendere sotto la barriera dei 32' con 31'58". L'ex campione di Francia della specialità viene però superato dallo spagnolo Ion Izagirre (Movistar Team) che conclude in 31'46", buon viatico per l'appuntamento carioca nel quale potrà essere un outsider.

De Gendt va in testa ma arriva il ciclone Dumoulin. Nibali continua la crescita
Il basco, che ieri ha dovuto salutare il fratello maggiore Gorka fratturatosi la clavicola, viene fatto accomodare altrove da Thomas De Gendt (Lotto Soudal) che lo supera per un secondo e undici millesimi. Anche il vincitore del Ventoux non può godersi a lungo la leadership perché meno di 8' dopo arriva il ciclone chiamato Tom Dumoulin: l'olandese del Team Giant-Alpecin semina la concorrenza con un 31'04" che mette tutti sull'attenti. La Farfalla di Maastricht avanza così la sua candidatura per raccogliere il terzo successo di una Grande Boucle da protagonista assoluto. Più che confortante è la prova di Vincenzo Nibali che si posiziona momentaneamente al quinto posto a 1'02" da Dumoulin, recuperando nella parte conclusiva; la marcia di avvicinamento all'obiettivo Rio conosce un nuovo momento positivo.

Tra chi segue è discreta la prestazione di un altro azzurro olimpico, ossia Damiano Caruso: il siciliano del BMC Racing Team termina un esercizio a lui non adattissimo con il tempo di 32'56" che gli varrà la venticinquesima piazza finale. Scivolano lontani Pozzovivo e Zakarin, Pantano e Zubeldia, Barguil e van Garderen (quasi 5' presi anche oggi per lo yankee), Rolland e Thomas mentre è ben più interessante il parziale di Stef Clement (IAM Cycling) che con 32'05" toglie la quinta piazza provvisoria a Nibali. Il primo tra gli uomini di classifica a scattare è Joaquim Rodríguez il quale, nonostante un forzato cambio di bici prima della salita di Domancy, si esprime in una delle migliori prove della carriera: con 31'48" Purito è ottimo quarto, decisamente meglio rispetto alle attese.

Un Aru mai visto batte pure Porte. Molto bene Bardet e Meintjes
Dopo di lui è la volta di Roman Kreuziger e Louis Meintjes: se il ceco della Tinkoff va così così con un tempo di 32'03", decisamente più efficace risulta il sudafricano della Lampre-Merida che stampa un 31'51" di qualità. È poi la volta di Daniel Martin, ma l'irlandese della Etixx-Quick Step dimostra di non essere a suo agio in questo tipo di gare terminando a 32'11". 3' dopo di lui parte Fabio Aru, chiamato a migliorare l'insufficiente crono dello scorso weekend: il sardo parte forte al primo intermedio, posizionandosi quarto a 16" da Dumoulin; nel secondo sono 24" che lo separano dall'olandese, ma la piazza provvisoria è la seconda. Che mantiene anche al terzo rilevamento, con il margine dal leader che è addirittura sceso a 16". Gli ultimi km sono altrettanto efficaci e lo portano a chiudere a 31'16", secondo a soli 12" da Dumoulin. Una sorprendente prova del capitano dell'Astana, che così competitivo era difficile da immaginare.

Segue poi Alejandro Valverde ma il murciano appare un po' stanco: il tempo di 32'01" non gli permetterà di conservare la posizione in classifica nei confronti di Aru. Parte forte Richie Porte: l'australiano del BMC Racing Team semina la concorrenza nel tratto iniziale dando 9" a Dumoulin. Ma come accaduto venerdì il tasmaniano perde ritmo con il passare dei km, giungendo sul traguardo con un tempo di 32'16". Come Aru dunque, ma per pochi (27) millesimi, il nativo di Villacidro conserva il piazzamento. Come per il coetaneo insulare anche Romain Bardet si esibisce nella crono migliore della carriera: la speranza transalpina dell'AG2R La Mondiale si issa al quarto posto con il tempo di 31'25", regalando ancora il sogno di podio ai connazionali finora delusi per un Tour sotto le aspettative.

Quintana carbura (leggermente) alla distanza. Mollema e Yates mostrano debolezze, Froome no
Chi, ancora una volta, non va è Nairo Quintana: il colombiano del Movistar Team parte pianissimo pagando 38" a Dumoulin al primo intertempo, migliorando tuttavia nel prosieguo dell'esercizio e concludendo con il tempo di 31'53". Il podio finale è ancora alla sua portata, ma bisogna vedere come reagirà nella prossima due giorni alpina (pare che sia un'allergia a frenarlo). Giunge l'ora dei migliori tre della generale: Adam Yates parte fortissimo passando davanti alla prima fotocellula con il terzo tempo. Poi, però, cala nettamente per concludere con un insufficiente 32'06". Peggio di lui per 2" fa Bauke Mollema (Trek-Segafredo) le cui forze residue paiono ormai scarseggiare ogni giorno di più.

Resta solo Christopher Froome: il britannico non stupisce, anzi, sulla Côte de Domancy visto che fa segnare solamente il quinto parziale, a 23" da Porte e a 14" da Dumoulin. Inizia a carburare nel tratto seguente, pareggiando il tempo di Porte e pagando 10" da Dumoulin. È però nel terzo segmento che il keniano bianco mette la freccia passando con 13" su Dumoulin, rifilando quindi all'olandese 23" in meno 3.5 km. Nella discesa conclusiva si migliora ancor più e passa sul traguardo demolendo il tempo di uno sconsolato Tom Dumoulin: 30'43", alla media di 33.207 km/h. Semplicemente ingiocabile per tutti quanti.

Aru a meno di 2' dal podio, da domani si può provare
Secondo dunque a 21" l'olandese Tom Dumoulin (Team Giant-Alpecin), terzo a 33" un un sorprendente Fabio Aru (Astana Pro Team) seguito da uno uno specialista come l'australiano Richie Porte (BMC Racing Team). Completano la top 10 il francese Romain Bardet (AG2R La Mondiale) a 42″, il belga Thomas De Gendt (Lotto Soudal) a 1’02”, lo spagnolo Ion Izagirre (Movistar Team) a 1’03”, lo spagnolo Joaquim Rodríguez (Team Katusha) a 1’05”, il sudafricano Louis Meintjes (Lampre-Merida) a 1’08” e il colombiano Nairo Quintana (Movistar Team) a 1’10”. Tra gli uomini di classifica Alejandro Valverde (Movistar Team) è dodicesimo a 1'18", Roman Kreuziger (Tinkoff) tredicesimo a 1'20", Adam Yates (Orica-BikeExchange) sedicesimo a 1'23", Bauke Mollema (Trek-Segafredo) diciassettesimo a 1'25" e Daniel Martin (Etixx-Quick Step) diciottesimo a 1'28".

In classifica generale la situazione ora vede Chris Froome comandare con 3’52” su Mollema, 4’16” su Yates, 4’37” su Quintana, 4’57” su Bardet, 5′ su Porte, 6’08” su Aru, 6’37” su Valverde, 7’15” su Meintjes e 7’18” su Martin. Domani partenza subito in salita nella Albertville-Saint Gervais Mont Blanc: minitappa di soli 146 km con il Collet de Tamié con l'inizio posto dopo 400 metri dal via giusto per ingolfare i motori. Quindi Col de la Forclaz de Montmin, Col de la Forclaz de Queige, la lunga e dura Montée de Bisanne e infine i 9.8 km all'8% medio verso il traguardo finale. Si propone una passeggiata per il dominatore Froome, a meno che qualcuno non provi da lontanissimo a soverchiare le gerarchie. Ecco, appunto, come non detto.
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