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No country for cycling (wo)men

28.12.2016 17:37

Scompare il Tour of Qatar, prima corsa ciclistica araba. Facciamo il punto sul ciclismo mediorientale all'alba del 2017, con Bahrain e UAE Abu Dhabi nel World Tour


Da molti anni a questa parte il ciclismo rappresenta una ottimale fonte di storie per la realizzazione di opere degne del teatro dell'assurdo. Fra intrighi e coperture politiche di vario tipo, bizzarre squadre che fanno capolino (talvolta manco quello) prima di eclissarsi, corridori che spuntano all'improvviso e quant'altro, il materiale di certo non manca. Anche le corse non si tirano indietro, fornendo a iosa argomenti controversi; l'ultimo, emblematico caso, proprio oggi.

Niente Tour of Qatar nel 2017; un bel problema per donne e uomini
Nelle prime ore della giornata l'UCI, tramite uno scarno comunicato, ha annunciato la cancellazione delle edizioni 2017 del Tour of Qatar e del Ladies Tour of Qatar, facenti parte rispettivamente del World Tour maschile e del calendario internazionale femminile. La ragione esplicitata dalla federazione internazionale riguarda la difficoltà da parte degli organizzatori di trovare sponsor, e dunque finanziamenti, per la prova.

La notizia giunge con una tempistica quantomeno inopportuna, visto che al via previsto delle due competizioni mancano 40 giorni per la gara maschile e 34 per quella femminile, con conseguente improvviso cambio di programma per le formazioni interessate a parteciparvi. Nel caso maschile, non vede neppure la luce l'interessantissimo filotto composto da Dubai, Qatar, Oman e Abu Dhabi, perfetto per preparare i primi grandi appuntamenti stagionali del calendario europeo. Nel caso femminile la cancellazione è ancor più nociva, dato che ora dal 29 gennaio (giorno seguente alla Cadel Evans Great Ocean Road Race) al 24 febbraio (vigilia della Omloop Het Nieuwsblad) non ci sarà alcun giorno di gara internazionale.

Fatto il Mondiale, chiusi i rubinetti? Eppure il salto nel World Tour...
Ad aumentare ancor più l'aspetto tragicomico vi è il fatto che il Tour of Qatar maschile abbia presentato e prontamente ottenuto nei mesi scorsi la licenza per l'organizzazione di una prova World Tour. Viene proprio da riflettere sul tipo di cura certosina che l'UCI utilizza per analizzare le candidature pervenute, visto che la prova, di per sé priva di alcune caratteristiche importanti quali diffusione televisiva (trasmissione in diretta solo in Qatar e - a pagamento - in Francia, sul canale di proprietà della famiglia regnante) e interesse popolare, muore per la scomparsa dell'unico aspetto di qualità della prova, ossia quello economico.

Tuttavia, maliziosamente si potrebbe pensare che, una volta disputatasi i Campionati del mondo di ciclismo su strada a Doha, che del Qatar è capitale, gli investitori (leggasi famiglia regnante, aridaje) hanno ritenuto completata la loro presenza nel mondo del pedale in termini di promozione turistica dello Stato. Un Mondiale, che giova ricordarlo ancora una volta, seguito in loco solamente da una manciata di tifosi e con gravi carenze dal punto di vista organizzativo; in questo caso sì, il Mondiale qatariota è stato a suo modo storico.

ASO perde i pezzi? Qatar e Critérium International chiudono...
La scomparsa delle due prove apre anche un ulteriore sviluppo narrativo: le due corse, finanziate dai petrodollari arabi, venivano materialmente organizzate da ASO, e di tale "catalogo" facevano parte. Negli ultimi quaranta giorni la azienda francese vede sparire tre delle venti corse organizzate, visto che il 18 novembre era giunta la notizia dello stop dopo ottantacinque edizioni del Critérium International, il cui legame con la Corsica non è stato rinnovato dagli amministratori locali dopo sette anni, con gli organizzatori incapaci di trovare una nuova destinazione.

Queste perdite, a cui, volendo, si potrebbe aggiungere la fine del Tour de Picardie (da cui ASO si è sfilata dopo il 2014, e resistita grazie ad organizzatori locali nell'ultimo biennio), non implicano però una smobilitazione dal ciclismo del colosso francese; rappresentano più che altro una ridefinizione degli obiettivi. Ritenuto saturo il mercato locale - con la potenza, anche politica, di cui dispone, quantomeno lo storico Critérium avrebbe potuto essere salvato in un battibaleno - e con un ciclo concluso per quello mediorientale, ecco che all'orizzonte si affacciano due nuovi appuntamenti.

Ma il rilancio porta in Germania e Costa Rica
Dal 2018 ASO riporterà in vita il Deutschland Rundfahrt (il Giro di Germania), puntando pesantemente sulla rinascita della passione per il ciclismo in atto al di là del Reno, con tutti i fattori economici che ne conseguono. Il prodromo di tale appuntamento altri non è che la partenza del Tour de France 2017, che scatterà sabato 1 luglio da Düsseldorf. Quale miglior volano per aumentare ancor più la penetrazione nel mercato teutonico?

La seconda novità è più vicina a livello temporale e non rappresenta una proprietà al 100% di ASO, che si impegna piuttosto come fondamentale collaboratore degli organizzatori locali; dal 15 al 19 febbraio 2017 è in programma il Tour de Costa Rica, prova di categoria 2.1 da non confondersi con la più stagionata Vuelta terminata il giorno di Natale. Lo sbarco nel mondo latinoamericano, ancora totalmente vergine dallo sfruttamento visto altrove, può dare nuova linfa alle già ricche casse francesi: se le prove nel piccolo ma benestante stato centroamericano saranno positive, ecco che piani di espansione verso Sud (Colombia in primis, ma non solo) potrebbero entrare in agenda.

In Medio Oriente le corse boccheggiano
Riavvolgendo il filo e tornando sul tema mediorientale, non si può fare a meno di notare di come l'interesse per il ciclismo stia mutando: il Qatar si sta fortemente disimpegnando, con la dismissione negli anni passati anche gare di contorno come il Tour of Al Zubarah (ultima edizione nel 2015) o il Golden Jersey (apparso solo nel 2008), piuttosto che il poker composto dai GP di Al Khor, Losail, Messaeed e Doha (realizzatosi nel 2008), che portano di fatto ad un'assenza del paese dal calendario internazionale 2017, evento che non si registrava dal 2001.

Già accennato in passato delle problematiche del Tour of Oman (che pareva a rischio, ma che almeno per il 2017 è salvo), anche negli Emirati Arabi Uniti le corse si trovano in un momento quantomeno ambiguo: indubbiamente vi è il forte interesse di RCS Sport con l'Abu Dhabi Tour e il Tour of Dubai, che stanno piano piano acquisendo importanza (nel primo caso vi sarà anche l'ingresso nel World Tour a certificare). In questo caso la presenza dell'azienda meneghina ha ridato slancio al progetto ciclismo nel paese, che pareva naufragato ad inizio decennio con la scomparsa delle tre piccole corse in calendario (Emirates Cup, H.H. Vice President's Cup, Emirates Post Tour), per tacere del faraonico ma mai realizzatosi progetto della Race of Champions, ventilato fra 2006 e 2007 nel quale a fine stagione avrebbero dovuto sfidarsi i vincitori dei tre grandi giri ed altri team di primo livello per un montepremi di un milione di dollari.

Decisamente meglio i team: nel 2017 ecco Bahrain e UAE Abu Dhabi. Ma SkyDive e Nasr sono in stallo
Se l'organizzazione delle corse attraversa un momento di declino, non altrettanto vale a livello di squadre: il 2017 sarà l'anno dello storico sbarco di formazioni mediorientali nel World Tour. Se di una, ossia il Bahrain-Merida, si conosceva la volontà già dall'inizio primavera (e l'ingresso del minuscolo arcipelago nel ciclismo avviene in antitesi rispetto ai cugini, senza aver mai organizzato una gara in passato), della seconda si è avuta l'ufficialità solo pochi giorni fa: la nuova denominazione dell'italiana Lampre sarà UAE Abu Dhabi, con la squadra di Beppe Saronni salvata dalla chiusura solo dai provvidenziali fondi emiratini.

Diverso è lo scenario per le due principali formazioni Continental nate negli Emirati, i cui scenari sono sempre più foschi: la SkyDive Dubai, nata nel 2014 e apparentemente di buon livello, ha vissuto un 2016 con tanto di mancati pagamenti per corridori e staff. Problemi sorti anche nella seconda metà di stagione per la Nasr-Dubai che, dopo un sorprendente avvio in primavera, ha cambiato decisamente registro, lasciando a spasso gli atleti europei. In ambedue i casi, il futuro non prevede nulla di buono.
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