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E Terminillator disse: Hasta la vista!

11.03.2017 16:47

Quintana domina l'arrivo in salita della Tirreno-Adriatico ed è in vetta alla classifica. Nibali e Aru, molto da rivedere


Si fa presto a dire che conta fino a un certo punto, che non bisogna farne un punto nodale, che tra due mesi sarà tutto diverso e che i risultati di marzo sono spesso ingannevoli. Ma aver visto la naturalezza con cui Nairo Quintana ha conquistato l'arrivo in salita del Terminillo alla Tirreno-Adriatico per la seconda volta in tre anni, e confrontare tale immagine con quella patita di Vincenzo Nibali e Fabio Aru, che al Giro avranno l'ingrato compito di misurarsi con questo fuoriclasse venuto dalla Colombia, e che oggi hanno perso terreno e forse anche qualche robusta certezza, non rinfranca i tifosi italiani.

Va detto che la stessa Tirreno non è ancora finita, e che il ciclismo ci ha insegnato a non scrivere le classifiche finali troppo presto (e già domani sui muri fermani potrebbe succedere qualsiasi cosa), per cui possiamo figurarci quanto poco credibile sia immaginare una top ten della corsa rosa a due mesi e mezzo dalla sua conclusione. Però lo sport è fatto anche di sensazioni, e quella destata oggi nella quarta tappa della T-A da Nairo è di un certo tipo. Di quel tipo, intendiamo, che ti convince di trovarti di fronte a un corridore che resterà a lungo imbattibile per i nostri alfieri.

A loro, a Vincenzo e Fabio, l'onere di ribaltare tali sensazioni, di impedire già domani che si trasformino in convinzioni, e, in ultima analisi, di regalarci qualche buona soddisfazione al Giro. Non è che si possa e debba vincere sempre, ma si può perdere in tante maniere diverse. Quella di oggi non è stata bella, ma va bene, passi in cavalleria, siamo in marzo eccetera eccetera. Al Giro il discorso sarà diverso, lo tengano presente i due isolani (ma sicuramente ce l'hanno presente, non aspettano che siamo noi a ricordargli l'ovvio).

 

Maestri, Ballerini e Marangoni, ancora una giornata in fuga
La quarta tappa della Tirreno-Adriatico 2017, allora. Partenza da Montalto di Castro e subito si è avviata la fuga del giorno, col russo Matvey Mamykin (Katusha-Alpecin), lo sloveno Marko Kump (UAE Emirates), il francese Romain Gioux (Novo Nordisk) e tre italiani, i soliti, ovvero Mirco Maestri (Bardiani CSF), Davide Ballerini (Androni-Sidermec) e Alan Marangoni (Nippo-Fantini). Il primo interessato ai traguardi volanti, gli altri due alla lotta per la classifica Gpm.

Mentre la fuga raggiungeva un vantaggio massimo di 10'55" (a 100 km dalla fine), per poi subire i colpi dell'inseguimento di BMC e FDJ, Maestri riusciva anche oggi a vincere entrambi gli sprint intermedi, fatto che gli garantiva la conquista della maglia rossa ai danni di Peter Sagan: se continua a raccogliere punti ai traguardi intermedi, il ragazzo di Reverberi potrebbe davvero riuscire nell'impresa di conquistare la classifica a punti.

Ballerini ha invece preceduto Marangoni al Gpm della Colonnetta, al km 57 dei 187 totali. Punti buoni per raggiungere quota 13 nella relativa graduatoria, non sufficienti per difendere la maglia verde (che sarebbe andata di default al vincitore del Terminillo, 15 punti in palio), ma abbastanza da lasciare intatte le speranze di riprendersi il primato dei Gpm nei prossimi giorni, con qualche altra fuga buona.

L'azione dei sei è durata fino alle prime rampe del Terminillo, quando Ballerini (ai -13), ultimo superstite, è stato raggiunto dopo essere rimasto solo in seguito a una scivolata di Mamykin, che sembrava il più in palla tra gli attaccanti.

 

Spilak ci crede veramente, Nibali fa lavorare i suoi
Sulla salita conclusiva il primo attacco è stato portato - a 13.5 km dalla vetta - da Michal Kwiatkowski, a cui il sabato italiano evidentemente piace parecchio (vedi alla voce Strade Bianche di 7 giorni fa). Sul polacco della Sky si sono portati Jonathan Castroviejo (Movistar), Roman Kreuziger (Orica-Scott), Maurits Lammertink e Simon Spilak (Katusha). Lammertink si è presto staccato dopo aver lavorato per il suo capitano, dopodiché è stato proprio lo sloveno della squadra russa ad accollarsi la maggior parte del lavoro per far prendere quota al contrattacco. Così è stato: il quartetto ha preso mezzo minuto, poi su una progressione di Spilak ai -11 si è staccato Kreuziger, e l'azione di Simon è stata talmente ficcante da far sì che il margine aumentasse fino a 52" (ai -8) nonostante il gruppo fosse tirato con convinzione dalla Bahrain Merida di Vincenzo Nibali. (O forse la resa dei gregari del siciliano non era pari alla convinzione...).

Ai -7 un nuovo affondo di Spilak ha fatto saltare Castroviejo, e ai -5 il corridore della Katusha si è liberato anche di Kwiatkowski, provando da lì in avanti a difendere i 40" che gli rimanevano sul gruppo dei big.

Il margine era stato ridotto non già dai Bahrain, ma da un buon lavoro di Sèbastien Reichenbach a beneficio di Thibaut Pinot in casa FDJ. La formazione francese si era mossa perché ai -6.8, dopo il tratto in falsopiano di Pian di Rosce, Tom Dumoulin (Sunweb) aveva allungato. L'azione dell'olandese è durata un chilometro esatto, dopodiché gli altri uomini di classifica gli si sono rifatti sotto.

 

Quintana senza rivali, Thomas bene, male gli italiani
Il cambio di ritmo operato per andare a prendere Dumoulin ha fatto molto male a Fabio Aru, che si è staccato proprio mentre la Farfalla di Maastricht veniva raggiunta. Non troppo meglio è andata a Nibali, che ha perso contatto insieme al leader Rohan Dennis (BMC) poco dopo, ai -5, dopo un breve scatto di Egan Bernal (Androni) chiuso da Adam Yates (Orica) e un nuovo contrattacco di Dumoulin.

La situazione si è evoluta rapidamente: Yates ha tentato un forcing ben contrastato da Geraint Thomas (Sky), Quintana ha risposto senza problemi così come il suo connazionale Rigoberto Urán (Cannondale-Drapac), mentre altri uomini di classifica (Pinot ma anche Tejay Van Garderen della BMC, Primoz Roglic della LottoNL-Jumbo, Mikel Landa della Sky, il già citato Dumoulin, Rafal Majka della Bora-Hansgrohe e pure un discreto Domenico Pozzovivo in quota AG2R) da lì in avanti non avrebbero fatto altro che un continuo elastico, rientrando non appena il ritmo dei più forti calava, e riperdendo contatto alla prima rasoiata.

Quintana e Thomas (ormai si era capito che erano loro i big della situazione) hanno trovato strada facendo prima Kwiatkowski e poi Castroviejo, che hanno collaborato per quanto possibile (poco per Kwiatko, ben di più per un ottimo Castro) a riavvicinare la lepre Spilak, che ai 3500 metri aveva ancora 20" di vantaggio.

Dopo un breve ri-allungo di Castroviejo e uno scattino telefonato di Landa, a 2.8 km dalla vetta Quintana ha piazzato il primo scatto, e con quello ha subito messo Spilak nel mirino, mentre alle sue spalle era dispersione: solo Thomas e Urán tenevano le ruote di Nairo, con Yates bravo a gestirsi e a rientrare qualche metro dopo.

 

Nairo vince benissimo ma la classifica non è blindata
Ai 2500 metri ci ha provato Urán ma non è andato lontano; e allora ai 2300 è partito di nuovo Quintana, e stavolta ha fatto davvero il vuoto. Thomas ha tentato di agganciarsi al treno di Cómbita, ma è rimbalzato. Ai 2 km Nairo era su Spilak, e in un fiat - un altro scatto e via - si sbarazzava anche dello sloveno, per badare da lì alla fine a incrementare il margine su Thomas e Yates, inquadrati come gli unici veri avversari per la generale.

Nessun problema e missione compiuta per Quintana, che al traguardo ha esultato per bene e poi ha contato i secondi: è arrivato a 18 prima di vedere Thomas tagliare la linea d'arrivo. A 24" sono arrivati Yates e Urán, a 29" Spilak, quindi a 41" ecco Dumoulin, Pozzovivo e Landa; 46" li ha pagati Pinot, 51" Roglic con Bauke Mollema (Trek-Segafredo) e Castroviejo, 1'01" Bernal, 1'10" Kreuziger. 15esimo a 1'17" l'ex leader Dennis; Nibali ha chiuso a 1'43" in un gruppetto in cui c'erano pure Damiano Caruso (BMC) e Fabio Felline (Trek), mentre - restando agli italiani - meglio aveva fatto Michele Scarponi (Astana), 18esimo a 1'22".

Più indietro rispetto allo Squalo Bob Jungels (Quick-Step) a 1'47" e Van Garderen a 2'19"; per Aru alla fine ben 4'06" sul groppone. Il tutto per una classifica generale che ci dice che Quintana è primo con 33" su Yates, 56" su Pinot, 1'01" su Castroviejo, 1'06" su Dennis, 1'19" su Dumoulin e Roglic, 1'23" su Thomas, 1'27" su Dani Moreno (Movistar), 1'29" su Pozzovivo, 1'30" su Urán, 1'32" su Caruso. Scarponi è 17esimo a 2'05", Nibali 21esimo a 2'24", ma la classifica ormai conta fino a un certo punto.

Domani nella quinta tappa da Rieti a Fermo, 209 km, ci sarà abbondante terreno per imboscate, quindi Quintana farà bene a tenere le antenne drizzate (e, parimenti, i suoi avversari avranno l'obbligo di provare a farlo saltare in qualche modo). Soprattutto nella seconda metà la tappa sarà tutto un saliscendi, e il finale prevederà passaggi da Montelparo (-73), Capodarco (-30) e ben tre ritorni su Fermo (ai -23, ai -9 e poi all'arrivo), da versanti diversi. Ci sarà da divertirsi; no, diciamola meglio: probabilmente, ci sarà davvero tanto da divertirsi.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!