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Sagan, altra pesca dorata tra i Due Mari

12.03.2017 16:23

Peter vince a Fermo su Pinot e Roglic nel giorno in cui Nairo Quintana consolida il suo primato alla Tirreno-Adriatico


Sulla distanza o la consonanza o la dissonanza tra fuoriclasse e personaggio magari torneremo tra qualche giorno, a bocce ferme, per mettere sul tavolo qualche riflessione. Per oggi ci basta asserire una volta di più la perfetta aderenza tra Peter Sagan e il ciclismo. Ovvero una frase (Peter Sagan e il ciclismo) che assume ancor più senso se la si scrive con la e accentata (Peter Sagan è il ciclismo).

Nel giorno al quale alcuni uomini di classifica affidavano le residue speranze di togliere da sotto al sedere di Nairo Quintana il trono di questa Tirreno-Adriatico 2017, il numero uscito sulla ruota di Fermo è ancora l'1, nel senso del Campione del Mondo. Una tappa vissuta sotto traccia dallo slovacco iridato, e poi esplosa in un finale di quelli a cui Peter ci ha ormai da tanto tempo abituati. Nessun altro corridore da classiche è riuscito a stare in quell'élite di grangiristi nel finale della frazione, nessuno a parte Sagan. Già questo spiega tanto.

Il resto ce lo dice una condizione che per il capitano della Bora-Hansgrohe non sarà ancora ottimale (qualche chilo di troppo, pare), ma che gli permette di vincere in tre giorni due tappe diversissime, una in volata, l'altra dopo un infinito saliscendi sui muri marchigiani. E quella condizione non sarà ancora quella del Fiandre 2016 o dei due Mondiali vinti, ma potrebbe bastare e avanzare per permettergli di annettere il principato di Sanremo tra sei giorni, quel possedimento che è andato più di una volta vicino a conquistare, ma che gli è sempre sgusciato via dalle mani. Ecco, il 2017 potrebbe essere l'anno giusto per lui.

Quanto a quelli della classifica, Nairo Quintana ha confermato una superiorità a tratti imbarazzante, ha fatto e disposto secondo le proprie volontà, e non è bastata agli altri (a partire da Thibaut Pinot e Geraint Thomas) la buona volontà per mettere in difficoltà il colombiano. In questo novero di contendenti per il successo finale della Corsa dei Due Mari non ci sono italiani. Fabio Aru non è neanche partito stamattina per problemi fisici, Vincenzo Nibali si è intravisto solo in un frangente non particolarmente decisivo, poi non ha retto nel finale al ritmo dei migliori. E il fatto che il primo "azzurro" al traguardo sia stato il 38enne Michele Scarponi, 14esimo, ci indurrebbe a fare alcune riflessioni che per carità di patria rinviamo a giorni peggiori. Parola d'ordine, fiducia (o fede?, potrebbe obiettare qualcuno).

 

Aru non c'è, la giovane Italia cerca la via della fuga
La notizia del forfait di Aru ha aperto la domenica tra i due mari. Alle prese con qualche sintomo influenzale, il sardo ha preferito staccarsi il numero dalla maglia. Arrivederci a lui in qualche momento migliore.

A differenza delle precedenti giornate, la quinta tappa della Tirreno-Adriatico 2017 (Rieti-Fermo di 210 km) è iniziata con un'andatura più che brillante. La fuga è partita al km 18 con Marco Canola (Nippo-Fantini), Alexis Gougeard (AG2R) che aveva già in precedenza tentato l'evasione, Scott Thwaites (Dimension Data) e Davide Ballerini (Androni-Sidermec), ancora una volta in caccia di preziosi punti Gpm.

Nel giro di una decina di chilometri sui 4 sono rientrati Moreno Moser (Astana), Maaxime Monfort (Lotto Soudal), Niki Terpstra (Quick-Step Floors), Stephen Cummings (Dimension Data), Maurits Lammertink (Katusha-Alpecin) e due grandissime speranze italiane come Gianni Moscon (Sky) e Filippo Ganna (UAE Emirates).

Il fatto che il vantaggio massimo non abbia superato i 3'12" (toccati al km 50) suggerisce che in gruppo c'era un fermento fuori dal comune. Cannondale-Drapac e bahrain Merida si sono occupate di tirare il plotone in questa fase.

Al traguardo volante di Venarotta (km 107) Lammertink è scattato (e Gougeard si è portato su di lui), mentre Simon Clarke (Cannondale) e Kanstantsin Siutsou (Bahrain) uscivano dal gruppo e rientravano sugli altri 9 attaccanti. Poi Lammertink ha staccato Gougeard in salita, è transitato in testa al Gpm di Capo di Monte (qui Ballerini ha conquistato due punticini), ma tutte queste schermaglie erano destinate a dissolversi presto, visto che al km 133 (-77) tutti i fuggitivi e i vari intercalati sono stati riassorbiti.

Notizia da 90 di calibro, in questi chilometri si è ritirato il secondo della generale, Adam Yates della Orica-Scott, alle prese con problemi fisici (mal di stomaco e febbriciattola).

 

Il bel tentativo di Landa, Jungels, Cattaneo e Wellens
A questo punto si sono mossi sulla salita di Montelparo quattro buonissimi contrattaccanti: Mikel Landa (Sky), Bob Jungels (Quick-Step), Mattia Cattaneo (Androni) e - arrivato un po' dopo - Tim Wellens (Lotto). Un minuto di margine per questo interessante quartetto, mentre il gruppo continuava a essere sottoposto a strappate e rallentamenti, frazionamenti e ricongiungimenti. Di questa fase resterà negli annali il ramo che - chissà come - è andato a conficcarsi nel retrotreno della bici di Alberto Bettiol, immagine destinata a una certa viralità web.

È stata la Movistar di Nairo a lavorare alacremente per annullare l'azione in corso, e a riuscire nel proprio obiettivo a 44 km dal traguardo. Dopodiché il pallino è passato alla FDJ di Pinot, ma nel frattempo abbiamo fatto in tempo ad assistere a un attacco di Michal Kwiatkowski (Sky) sul muro di Costa del Ferro ai -42, tentativo rientrato ai -37.

Ai -32 Fabio Felline (Trek) e Oscar Gatto (Astana) hanno cercato di anticipare lo strappo di Capodarco, su di loro si è portato ancora Kwiatko, poi son rientrati pure Tejay Van Garderen (BMC) e Rafal Majka (Bora), ma in cima al muro il gruppo dei migliori (circa 80 unità) era nuovamente ricompattato.

 

Nibali entra nel notes, poi è la volta dell'attacco di Kiryienka-Sánchez
Lungo la seconda delle quattro ascese a Fermo (ai -25) ci hanno provato Roman Kreuziger (Orica), Diego Rosa (Sky) e Rui Costa (UAE), ed è stata questa l'occasione in cui Vincenzo Nibali ha messo il naso davanti, provando a riportarsi sul terzetto. Ma non ci è riuscito (al contrario del suo corregionale Damiano Caruso della BMC), in ogni caso anche quell'azione era destinata a sfumare presto.

Ben più solido è stato il tentativo orchestrato da Vasili Kiryienka (Sky), uscito ai -23 e raggiunto in breve da Luis León Sánchez (Astana). La coppia ha funzionato piuttosto bene, se è vero che il vantaggio è arrivato a toccare i 38" ai -13, ma a questo punto è entrato pesantemente in scena Majka che ha lavorato parecchio a beneficio di Sagan.

Le trenate del polacco sui su-e-giù intorno a Fermo hanno permesso al gruppo dei migliori (che intanto si assottigliava progressivamente - ciao Nibali tra gli altri) di rimettere i fuggitivi nel mirino. Sánchez ha staccato Kiryienka ai -12, poi sullo spagnolo è stato Van Garderen a rientrare ai -8.

Se Luisle aveva ormai finito le cartucce (e infatti ha perso contatto dall'americano ai -4), TJVG ha proseguito ancora un po' sull'ultima scalata a Fermo. Ma a 3 km dalla fine era ormai giunto il momento dei pesi massimi, e anche il destino del corridore della BMC era segnato.

 

Quintana la mette giù dura, ma a vincere è Sagan
Un altro forcing FDJ (con Sébastien Reichenbach ad aprire la strada a Pinot) ha chiuso il gap da Tiggei ai -3.2, ma a questo punto non è stato il francese a partire, bensì proprio Nairo in prima persona. Su una delle rampe più dure della giornata (quella di Recutolo), Quintana ha fatto un bel buco dietro di sé.

Molto bravo, Geraint Thomas (Sky) ha chiuso quel buco tirandosi appresso Pinot e Primoz Roglic (LottoNL), dopodiché sono rientrati pure Tom Dumoulin (Sunweb), Rohan Dennis (BMC), Rigoberto Urán (Cannondale) e l'ancora utile Reichenbach. Proprio quest'ultimo tirava il drappello quando, a -1.8, si son fatti sotto altri quattro uomini, ovvero Bauke Mollema (Trek), reduce da una giornata non troppo brillante ma emerso alla distanza, e Simon Spilak (Katusha), il sempre più convincente Egan Bernal (Androni) e lui, l'arcobaleno semovente, Peter Sagan.

A rompere la breve pax fermana ci ha pensato Urán con un allungo all'arco dell'ultimo chilometro, ma Sagan ha chiuso. Pinot sembrava - come già in precedenza - sempre lì lì per partire, ma le sue polveri risultavano abbastanza bagnate. Sull'ultimissima rampona, ai 300 metri, è uscito allora Thomas, che ai 200 metri ha piazzato una progressione seria. Peccato per il gallese che alle sue spalle fosse in agguato ancora Sagan, il quale ai 100 metri è uscito impetuosamente ed è andato a prendersi, di forza e di nettezza, la settima vittoria in carriera alla T-A.

Un buono spunto è valso a Pinot il secondo posto, poi nell'ordine si sono piazzati Roglic, Thomas, Mollema, Urán, Dumoulin, Quintana e Dennis. A 6" ha chiuso Spilak, con Bernal undicesimo; fuori dai 10 ma nei 20, quattro italiani: Scarponi (Astana) 14esimo a 31", Domenico Pozzovivo (AG2R) 16esimo a 34", Francesco Gavazzi (Androni) e Damiano Caruso 17esimo e 18esimo a 47". Per la cronaca, Nibali ha chiuso in 39esima posizione a 3'32".

 

Nairo quasi imprendibile in classifica a due giorni dalla fine
Uscito definitivamente Yates dalla corsa (e il britannico avrebbe potuto ben figurare oggi, se fosse stato bene), la classifica si fa particolarmente dorata per Nairo Quintana, che guida con 50" su Pinot. Potrà il francese recuperare tale gap in una tappa da velocisti (la Ascoli Piceno-Civitanova Marche di 168 km, in programma domani) e in 10 km di crono conclusiva a San Benedetto del Tronto. A meno di problemi per il colombiano, la risposta è un secco no.

Terzo della generale è Dennis a 1'06", poi abbiamo Roglic quarto a 1'15", Dumoulin quinto a 1'19", Thomas sesto a 1'23", Urán settimo a 1'30", Jonathan Castroviejo (Movistar) ottavo a 1'32", Mollema nono a 1'37" e Spilak decimo a 1'59". Oltre due minuti di ritardo (2'03") per il primo italiano della classifica, Pozzovivo, undicesimo.

Paradossale che la cronosquadre, esercizio che tante volte in passato ha sorriso alla Sky, risulti disastrosamente decisiva per l'esito di Thomas in questa Tirreno-Adriatico: 1'20" è stato il dazio pagato dalla formazione britannica rispetto alla Movistar di Quintana il primo giorno, e la sottrazione tra l'attuale ritardo di Geraint in classifica e quel gap di Lido di Camaiore è sin troppo facile. Con una prova appena normale della Sky, ora avremmo un testa a testa valido fino alla fine della corsa. Ma questi episodi fanno parte del ciclismo, come recita un sin troppo banale adagio.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!