Professionisti

Sonny, adesso devi crederci più che mai

25.03.2017 11:07

Superate le insicurezze del passato, Colbrelli è entrato in una nuova dimensione. E la sua crescita può durare ancora a lungo


Vogliamo dedicare due righe a Sonny Colbrelli (o duecento, o quelle che saranno): il suo settimo posto ottenuto ieri nella E3 di Harelbeke può non significare nulla, oppure può significare molto. Ci piace credere che sia giusta la seconda ipotesi.

Dopo la tappa conquistata alla Parigi-Nizza un paio di settimane fa, Colbrelli aveva twittato un pensiero che dice tantissimo di lui e della sua carriera: Non ho mai creduto fino alla fine nelle mie potenzialità ma questa vittoria mi libera da tutto. E poi i sentiti ringraziamenti al team Bahrain per avergli dato fiducia eccetera eccetera.

Il buon Sonny dovrebbe pensare che la squadra araba non l'ha ingaggiato per fare un'opera di bene, ma perché convinta di poter ricavare da lui un ritorno in termini di risultati. E tale convinzione non poggia su particolari congiunzioni astrali, ma sulla carriera espressa sin qui dal ragazzo.

 

Quei risultati incoraggianti al Nord
Focalizziamoci sulla parte di storia che ci interessa in questo momento. Gareggiando per una Professional italiana, Colbrelli non ha avuto tante occasioni di presentarsi al via di gare su pavé (e muri), e quindi di testarcisi. Negli anni in Colnago e poi Bardiani ha disputato le seguenti gare tra Belgio e Olanda (elenchiamo in ordine di calendario):

  • 1 Ronde van Drenthe (7° posto nel 2013)

  • 1 Gand-Wevelgem (ritirato nel 2016)

  • 5 Volta Limburg (3 volte 2° nel 2013, 2014 e 2016, oltre a un 35° e un 27° posto)

  • 1 GP Cerami (5° nel 2014)

  • 3 Freccia del Brabante (due ritiri e un 6° posto nel 2016)

  • 3 Amstel Gold Race (un ritiro, un 107° posto e un 3° posto nel 2016)


Oltre a ciò, Colbrelli ha partecipato per 5 anni di fila alla Tre Giorni di La Panne, collezionando qualche piazzamento in volata, un 13° posto in classifica nel 2013 e un paio di top-30 nella classica frazione dei muri (quella d'apertura della breve gara a tappe).

Curiosamente, il suo battesimo del Nord avvenne - anno 2012 - in un giorno in cui vinse un certo Peter Sagan (si trattava sempre della prima tappa di La Panne). Scoprire oggi, a 5 anni di distanza, che pur rimanendo per un intero lustro ai margini delle grandi corse Colbrelli ha compiuto un percorso che lo porta a battagliare (non alla pari, ma comunque a battagliare) con lo stesso Sagan, e con altri pezzi grossi del settore, è piuttosto rinfrancante.

In definitiva, era facile per il team Bahrain dare fiducia a un corridore che - nelle sue poche uscite nelle classiche e semiclassiche più complicate - aveva infilato una più che incoraggiante serie di piazzamenti.

 

Il 2017 di Sonny e soprattutto gli anni a venire
In questo 2017 Colbrelli ha esordito alla Omloop Het Nieuwsblad (35°), alla Kuurne-Bruxelles-Kuurne (52°), alla Dwars door Vlaanderen (53°) e alla E3 Harelbeke (7°). Se tutto va bene lo rivedremo domani alla Gand, quindi esordirà anche al Fiandre, mentre non è ancora ufficiale una sua eventuale partecipazione alla Roubaix (e invece - modesto parere di chi scrive - dovrebbe fare di tutto per schierarcisi al via. Sarebbe pure quella una prima volta); dopodiché all'Amstel proverà a difendere (o migliorare) il podio di un anno fa. Programma impegnativo, lo riconosciamo.

Ma se è vero quel che dice Sonny, e cioè che quel successo alla PaNi ha rappresentato per lui uno spartiacque, non dovrebbe lasciarsi sfuggire l'occasione di farsi trascinare dal suo stesso entusiasmo del momento, rinvigorito pure da questi risultati (il settimo di ieri è significativo per tanti motivi) e dalla consapevolezza di saper stare lì dove stanno i grandi: Sagan parte sul Poggio, e lui è lì alla sua ruota (anche se poi non riesce a tenerla); Degenkolb si dà da fare sul pavé, e lui è subito dietro, pronto pure a rilanciare. Farsi trascinare - dicevamo - dall'entusiasmo verso nuove ambiziose sfide.

Ci piace pensare che le insicurezze suggerite nel tweet che abbiamo riportato sopra siano davvero superate, e che lui si convinca che certi risultati già ottenuti in passato a quelle latitudini non fossero frutto del caso. L'attitudine, la voglia di fare, di essere nel vivo, di correre davanti e non farsi cogliere impreparato, tutto quello che - in definitiva - abbiamo apprezzato nella sua E3, ci suggeriscono che forse il ragazzo di questa cosa si è effettivamente convinto.

E la convinzione vuol dire tanto. È vero che Colbrelli è approdato al World Tour ora che non è più di primissimo pelo (anche se 26 anni non sono poi un'età troppo avanzata per una carriera ciclistica), ma se da un lato proprio il già citato tweet ci fa capire che lui forse non era mentalmente pronto per il WT in passato mentre lo è oggi, dall'altro valgono esempi noti di corridori che sono diventati vincenti ad alti livelli proprio dopo uno sblocco mentale, una presa di coscienza dei propri margini rispetto ai propri limiti. Tanto per non lasciare il riferimento a metà, un Alessandro Petacchi (di cui conosciamo tutti a memoria la storia di fuggitivo disperato riscopertosi velocista implacabile) vinse la prima volata al Giro all'età di 29 anni. Da lì, non si fermò più per un decennio buono.

Tutto considerato, e con la curiosità di seguire le prossime uscite belgio-franco-olandesi di Sonny (consapevoli che pure qualche salutare batosta potrà arrivare), siamo convinti che il bresciano possa crescere ancora molto non appena avrà preso piena confidenza con questi scenari di gara. Non in questo 2017 (faccia le sue brave esperienze senza arrovellarsi più di tanto), ma magari già tra 12 mesi, sta a vedere che, dopo anni di magra e di speranze non soddisfatte, avremo trovato il corridore da pavé che aspettiamo da un decennio.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!