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Dumoulin fa lo sborone, Nibali gliela giura

25.05.2017 21:20

Parole al vetriolo di Tom (sicurezza o nervosismo?), risposta piccata di Vincenzo: preludio per una due giorni di fuoco


La salite di oggi non potevano essere paragonate come durezza al Mortirolo e al doppio Stelvio di martedì scorso, ma questa 18esima tappa del Giro d'Italia era senza dubbio una delle più attese della corsa rosa con la sua rapida sequenza di passi dolomitici. Lungo i 137 chilometri tra Moena ed Ortisei c'era il terreno per organizzare attacchi da lontano e bisogna dire che Bahrain-Merida e Movistar stavolta avevano preparato entrambe un buon piano: a vanificare la tattica di Quintana e Nibali è stata l'ottima reazione su Passo Gardena di Tom Dumoulin che, senza rispondere ai primi scatti, è andato poi a chiudere sui due rivali diretti proprio al gran premio della montagna con una scelta di tempo perfetta.

Marcatura stretta, poi Dumoulin sgancia la sua "bomba"
Alla fine i tre corridori più forti di questo centesimo Giro d'Italia sono arrivati tutti assieme al traguardo di Ortisei, ma nel finale la marcatura a uomo è stata talmente eccessiva che tutti gli altri uomini hanno guadagnato terreno e ora nella generale sono in sei in appena 2'07": senza andare a scomodare i grandissimi del passato (Bartali e Coppi al Mondiale del 1948 ad esempio), in tempi recenti una scena quasi identica accadde al Tour de France del 2010 con Andy Schleck e Alberto Contador che nell'estremo controllo finirono per perdere qualche secondo. Un atteggiamento tattico sicuramente strano, ma appunto non inedito: quando le gambe non bastano, per ribaltare la situazione si prova a sfruttare ogni mezzo.

Oggi la strada ci ha restituito un Tom Dumoulin sempre più padrone della corsa perché, anche senza compagni di squadra al suo fianco, è riuscito a far fronte ai vari attacchi con un forza e tranquillità quasi disarmanti. Ma ad incendiare un Giro d'Italia che ormai si avvicina sempre di più a Milano ci ha pensato proprio l'olandese del Team Sunweb nei commenti del dopo tappa: «Vincenzo e Nairo oggi pensavano solo a starmi a ruota - ha dichiarato e ribadito più volte ai microfoni delle varie emittenti - ed è una tattica strana perché hanno perso tempo da altri rivali per podio. Sarei contento se dovessero perdere il podio di Milano per questo atteggiamento». Nessuno giro di parole, niente mezzi termini: per un giorno diplomazia e moderazioni sono state messe da parte.

La sicurezza del padrone della corsa
Aver superando indenne una tappa dolomitica con cinque gran premi della montagna ha sicuramente dato grande grande fiducia e consapevolezza della propria forza a Tom Dumoulin che già sulla salita finale di Pontives aveva "giocato" con gli avversari provando a sfidarli anche sul piano psicologico come a voler dire di non attaccare altrimenti per loro sarebbero stati dolori: l''olandese infatti lo si è visto andare su e giù per il gruppetto per guardare in faccia uno ad uno i rivali, poi in un paio di occasioni ha addirittura accennato un attacco senza però mai affondare veramente il colpo.

La grande sicurezza dimostrata in corsa è poi la stessa che si è palesata nelle parole e fine tappa: sa di avere la cronometro finale dalla sua, sa di avere una condizione fisica fantastica e soprattutto sa che nelle due tappe di montagna che restano in questo Giro d'Italia, solo una potrebbe in qualche modo prestarsi a dei colpi di mano dalla distanza, quelli che potrebbero i distacchi necessari a Quintana e Nibali per affrontare la tappa di Milano con un margine di sicurezza. Dumoulin si sente inattaccabile, vede sempre più vicino il successo e quindi può permettersi di fare un po' lo sbruffone.

C'è del nervosismo nella reazione di Dumoulin?
Ma dietro alla parole di Tom Dumoulin si potrebbe leggere anche un po' di nervosismo, che è proprio ciò che volevamo ottenere Nibali e Quintana con il loro atteggiamento nel finale della tappa. Fino ad oggi il capitano della Sunweb aveva infatti mantenuto sempre un atteggiamento molto pacato senza mai alzare i toni, neanche al termine della tanto discussa frazione di Bormio che aveva generale polemiche per il comportamento degli altri uomini di classifica in seguito allo stop fisiologico a bordo strada di Tom: per quale motivo, quindi, Dumoulin avrebbe dovuto cambiare così radicalmente da un giorno all'altro? Difficile pensare che sia stato improvvisamente posseduto dallo spirito di Riccardo Riccò...

Più che spavalderia, la dichiarazione di oggi potrebbe quindi essere un mossa studiata per allentare un po' della pressione de Nibali e Quintana gli stanno mettendo addosso: uno schema di corsa "tutti contro uno" renderebbe lunghissime le ultime due tappe di montagna di Dumoulin che invece avrebbe tutto da guadagnare se i primi lottassero in un "tutti contro tutti" dove l'olandese potrebbe più facilmente trovare alleati occasionali che potrebbero far fronte alle carenze di un Team Sunweb che oggi l'ha lasciato tutto solo a circa 60 chilometri dall'arrivo. Il rischio è che questa provocazione gratuita possa trasformarsi un in boomerang.

Nuove motivazioni per Nibali e Quintana
Nel dopo tappa c'è voluta solo qualche decina di minuti per avere la replica diretta di Vincenzo Nibali che è sceso apposta dal pullman della squadra per parlare ai microfoni della RAI ed di certo non ha gettato acqua sul fuoco: «A me non cambia niente se faccio secondo, terzo o quarto, anzi deve stare attento lui perché se noi lasciamo andare via gli altri ci sta che lo perde anche lui il podio. Lui è forte e oggi lo ha dimostrato ma non può prendere che se parte il quinto chiudiamo noi, sennò lo portiamo in carrozza fino a Milano e gli diciamo grazie. Io non sono mai stato così spavaldo, deve tenere un attimino i piedi per terra perché, come si dice, è il karma, tutto può ritornare». Sono soprattutto le ultime tre parole a farci capire che da qui a Milano potremmo aspettarci veramente di tutto.

Di sicuro il primo risultato ottenuto dal Tom Dumoulin con le sue parole è quello di aver dato una nuova carica e nuove motivazioni ai suoi rivali più diretti che non vorranno fargliela passare liscia: se al traguardo Nibali e Quintana potevano essere demoralizzati per la batosta ricevuta su quello che doveva essere il loro terreno favorito, l'alta montagna e le salite ripetute, con quell'incauto commento Dumoulin avrà senza dubbio acceso gli animi di Bahrain-Merida e Movistar che fin da subito si saranno messe a pensare a come fargliela pagare dal punto di vista sportivo. Intanto Giovanni Visconti, compagno di squadra di Nibali, ha poi parlato attraverso i social network per chiedere rispetto per il proprio capitano dicendo che Dumoulin dovrebbe essere solo che onorato a vincere con due simili campioni sul podio.

Pronti ad attaccare alla minima occasione
Certo, la tappa in programma domani offre poco spazio per la fantasia. Da San Candido a Piancavallo i chilometri da percorrere sono 191 e verosimilmente tutto si giocherà sui 15 chilometri della dura salita finale: in avvio c'è il Passo Monte Croce di Comelico, un terza categoria che non spaventa nessuno, poi lo strappetto di Sappada e circa a metà percorso la salita di Sella Chianzutan che però sarà seguita da 60 chilometri facili fino all'imbocco dell'ultima ascesa. Alla Vuelta 2012 nella famosa tappa di Fuente Dé bastò molto meno per ribaltare la corsa, ma non sembra uno scenario ripetibile a questo Giro d'Italia: la rabbia andrà sfogata tutta sui pedali salendo verso Piancavallo magari aggredendo l'ascesa fin dai primi metri.

Discorso diverso per quanto riguarda sabato dove lì sì che ci si potrà muovere in anticipo su Grappa e sfruttando le tattiche di squadra. Ma per i prossimi due giorni Tom Dumoulin dovrà essere sempre molto vigile e, magari, anche fortunato: da qui a fine Giro il fair play sarà messo da parte e anche una foratura, o ogni minimi inconveniente, potrebbe diventare il pretesto per scatenare un attacco massiccio. In fondo Nibali e Quintana hanno un ricco palmarès nei grandi giri ed un podio cambierebbe poco alla loro carriera: non hanno nulla da perdere, e questo potrà farci divertire.
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