Professionisti

Filippo Zaccanti: «Un anno per fare esperienza»

14.01.2018 14:18

Intervista al giovane scalatore bergamasco che si appresta a debuttare tra i professionisti con la Nippo-Vini Fantini


In un ciclismo italiano che sogna di poter tornare a fare costantemente la voce grossa nelle grandi corse a tappe, è di primaria importanza il riuscire a ritrovare in buon numero quella tipologia di corridori in grado d’infiammare il pubblico con spettacolari azioni ogni qual volta la strada salga: gli scalatori.

I tempi attuali si mostrano particolarmente duri ed esigenti e sono stati soprattutto i grandi exploit dei singoli (Nibali e Aru su tutti) a darci le maggiori soddisfazioni in quelle gare in cui la differenza la si fa staccando tutti in salita. Urge però il ricreare costantemente un movimento di atleti in grado di poter degnamente emergere in certi contesti, attirandosi di riflesso le simpatie del grande pubblico. Un processo che necessita di essere riportato al vertice, per importanza, soprattutto tra i dilettanti, dove la mancanza di gare in grado di esaltare al massimo grado certe qualità per alcune stagioni si è fatta sentire. Tuttavia qualche buon prospetto può ancora emergere, approdando al professionismo con interessanti ambizioni.

Uno dei ragazzi che sogna di potersi affermare come scalatore di buon livello è senz’altro Filippo Zaccanti. Bergamasco di Albano Sant’Alessandro, classe 1995, si appresta a debuttare nella massima categoria nelle file della Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini, che ha deciso di scommettere su di lui e di regalargli la grande opportunità di effettuare il salto nella massima categoria. Finora Filippo si è distinto soprattutto in corse impegnative, che l’hanno portato a vincere la Tre Giorni Orobica tra gli juniores e a conquistare sette successi e vari buoni piazzamenti nei quattro anni di dilettantismo spesi nel Team Colpack. Con l’entusiasmo di chi è pronto ad affrontare una nuova ed entusiasmante avventura, ne ha approfittato per fare due chiacchiere con noi al termine della presentazione ufficiale della Nippo-Vini Fantini, occasione che ci ha permesso di farci scoprire anche i suoi particolari gusti musicali, non sempre ravvisabili nei suoi coetanei ai giorni nostri.

Innanzitutto partiamo col ricostruire un po' la tua carriera maturata finora. Quando e come hai cominciato a correre?
«Ho cominciato a correre per caso da Esordiente secondo anno, tramite un mio amico. La prima squadra in cui ho corso è stata la Polisportiva Albano, ovvero la squadra del paese dove vivo, a pochi chilometri da Bergamo. Sono stato con loro fino alla categoria Allievi per poi passare nel Team Fratelli Giorgi da Juniores e successivamente, tra gli Under 23, al Team Colpack dove ho corso per quattro anni e dove ho trovato una vera famiglia. Nel mese di novembre sono entrato a tutti gli effetti a far parte del team Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini e penso che la stagione che mi appresto ad affrontare sia molto utile per iniziare ad accumulare esperienza e sono convinto che la mia scelta sia stata la migliore in questo senso»

Come si è concretizzato il contatto con la Nippo-Vini Fantini?
«Per questo devo ringraziare davvero tante persone, tra cui i miei vecchi direttori sportivi Gianluca Valoti, Rossella Di Leo e Antonio Bevilacqua, poi Maurizio Mazzoleni che è il mio attuale preparatore e che mi ha seguito anche nelle annate precedenti e logicamente tutti i responsabili della Nippo-Vini Fantini che mi hanno voluto nel loro progetto»

Hai esordito dicendo che hai iniziato a correre casualmente. Prima praticavi qualche altro sport oppure il tutto è nato un po’ così?
«A dire la verità il tutto non è nato un po’ per caso, dal momento che la bicicletta in casa mia c’è sempre stata. Mio padre Luca infatti è un grande appassionato e la domenica andava a fare i suoi giri. Di certo però, seguendo il suo esempio, inizialmente non pensavo che sarebbe potuto diventare per me uno sport o un lavoro come adesso. Poi a 12 anni assieme ad un mio amico abbiamo voluto iniziare quest’avventura. Lui poi ha smesso per dedicarsi ad altro mentre io ho deciso di andare avanti»

Come stanno andando le cose finora? Che ambiente hai trovato nei primi ritiri con la Nippo?
«È un ambiente molto professionale, com’è giusto che sia e molto familiare, nel senso che si respira aria di casa e di amicizia tra tutti, sia compagni che membri dello staff con cui si sta instaurando un bellissimo rapporto»

Questo sarà l’ultimo anno di carriera per Damiano Cunego. Hai già avuto modo di parlare un po’ con lui? Ti ha già dato qualche prezioso consiglio?
«Ho conosciuto un po’ Damiano fin dal primo ritiro, logicamente conoscendo già tutta la sua grandissima carriera. Ho parlato molto con lui ed anzi, a dire la verità ho instaurato proprio un bel rapporto con lui, avendo in comune la passione per la musica rock di un po’ di anni addietro. Io spero e sono convinto che riesca a fare molto bene questi ultimi mesi di gare»

Beh dato che hai introdotto l’argomento, dicci quale tipo di musica prediligi. Quali sono i tuoi gruppi preferiti?
«La passione è nata ascoltando gruppi rock anni Settanta come i Doors e i Pink Floyd, di cui sono tutt’ora appassionato. Poi pian piano ho iniziato ad ascoltare anche cantautori italiani di periodi passati come possono essere Antonello Venditti o Rino Gaetano e altri»

Tornando all’aspetto agonistico: hai già stilato un primo programma di gare con la squadra?
«Sì, abbiamo stilato una prima bozza. Io dovrei cominciare al Trofeo Laigueglia l’11 febbraio, successivamente dovrei prendere parte al Tour de Langkawi in Malesia per poi disputare anche la Settimana Coppi&Bartali e il Giro del Trentino. Per sommi capi la prima parte dell’anno mi vedrà impegnato in queste gare»

Sappiamo che è sempre in auge il discorso dell’eventuale partecipazione al Giro d’Italia, così come sapremo soltanto nei prossimi giorni se la Nippo-Vini Fantini sarà invitata o meno. Se dovessi partecipare c’è una tappa che sogni di vincere?
«Eh... mi si chiede tanto! (sorride). Se proprio devo sognare dico la tappa dello Zoncolan, che presenta la salita più dura d’Europa. Dico senz’altro quella»

Venendo alle tue caratteristiche, tu ti sei imposto soprattutto come scalatore. Già da juniores hai conquistato una gara come la Tre Giorni Orobica, poi hai dimostrato il tuo valore tra gli Under 23. Qual è il tuo giudizio sulle gare a tappe Under 23 che ci sono in Italia? Sappiamo che è tornato dallo scorso anno il Giro d’Italia, poi c’è una corsa molto importante come il Giro della Valle d’Aosta. Come vedi attualmente il movimento?
«Secondo il mio parere qui in Italia continuano a mancare un po’ le gare a tappe, che sono fondamentali per la crescita tra i dilettanti. Addirittura varie squadre non sono neppure nelle condizioni di poterle disputare perché prevedono degli inviti. Sono convinto che per migliorare il dilettantismo in Italia si debba tornare ad incrementare questo tipo di gare»

Qualche giorno fa abbiamo letto la notizia che da questa stagione verrà assegnato anche il campionato italiano degli scalatori e la prova prescelta sarà la cronoscalata che da Gardone Val Trompia conduce ai Prati di Caregno. Tu ritieni che possa essere il modo migliore l’assegnarlo con una cronoscalata o secondo te sarebbe meglio disputarlo in una gara in linea, come può essere ad esempio la Bassano-Monte Grappa o la Schio-Ossario del Pasubio, gara quest’ultima che tu hai vinto?
«Forse il metodo migliore sarebbe una classifica a punti stilata attraverso varie gare in salita, mettendo assieme tutte le gare più importanti che ci sono per gli scalatori. Probabilmente si arriverebbe ad una valutazione ottimale»

Tornando alla tua esperienza in Colpack: ti sei trovato in una realtà sicuramente molto organizzata. Quanto è stata importante quest’esperienza per la tua formazione?
«È stata un’esperienza importantissima, fondamentale. Come dicevo prima sono stato in una grande famiglia, dal primo giorno in cui sono stato nel Team Colpack (ovvero nel 2014) fino all’ultimo. Ho creato grandissime amicizie con ragazzi che tutt’ora sono miei colleghi come Fausto Masnada, Umberto Orsini e altri. È stata davvero una grande esperienza»

Sappiamo che la Colpack è una squadra molto organizzata e spesso, al giorno d’oggi, si è parlato molto della possibilità di crescere nelle squadre Continental. Se tu dovessi consigliare ad un giovane di scegliere la squadra Under 23 con una certa organizzazione piuttosto che una Continental quali motivazioni daresti?
«Sono sincero: essendo stato per 4 anni in Colpack non so come possano andare le cose in un altro contesto e quindi come viene gestita una Continental. Posso solo dire che se un giovane che passa da juniores a dilettante ha la possibilità di andare in Colpack, fa benissimo ad andarci poiché ha dimostrato, anche con le tante vittorie ottenute, di essere la formazione migliore tra i dilettanti»

Sempre a proposito dell’esperienza tra gli Under 23: lo scorso anno hai ottenuto molti buoni risultati ed anche due vittorie. C’è però in te del rammarico per quella tappa del Giro d’Italia (la Francavilla al Mare-Casalincontrada, ndr) in cui ti sei trovato in fuga proprio qui in Abruzzo ed hai sfiorato la vittoria?
«Moltissimo rammarico, poiché ci tenevo molto! Mark Padun, che era il nostro leader designato, aveva dimostrato di essere il più forte tra noi, io invece avrei potuto giocare le mie chances in quella tappa e non è andata come speravo. Ci sono stati due corridori che sono andati più forte di me, per cui mi resta ancora molto rammarico»

Al di là dell’organizzazione della Colpack di cui abbiamo parlato, quanto è stata importante per te la disputa di gare a tappe anche internazionali, non solo nel territorio italiano ma anche, ad esempio, la Ronde de l’Isard in Francia?
«A dire la verità proprio in quella gara sono caduto e la mia stagione da lì ha preso una piega in salita. Poco prima del Giro Under ho applicato dei punti al gomito e la settimana successiva sono caduto picchiando nuovamente lo stesso punto, tanto che ho pensato che la mia stagione fosse terminata, poiché temevo che il gomito fosse rotto. Ho disputato il Giro grazie all'insistenza di Valoti e Bevilacqua e per questo devo veramente ringraziarli»

Hai qualche idolo particolare nel mondo del ciclismo? T’ispiri a qualcuno?
«Anche se può sembrare banale e scontato, il mio idolo tra i corridori del passato è senza dubbio Marco Pantani. Nel ciclismo attuale invece, anche se ha smesso da poco, a me è piaciuto moltissimo Contador ma comunque penso che dal primo all’ultimo corridore possano essere considerati tutti degli idoli. Tanto di cappello per chi riesce a praticare il ciclismo come lavoro»

Oltre alla musica, di cui ci hai parlato prima, hai qualche altro hobby particolare?
«Amo molto leggere, senza che ci sia un genere in particolare, prendo quel che viene. Mi piace informarmi su più cose e amo anche scrivere»

Ultima domanda: qual è la corsa che più di ogni altra sogneresti di vincere?
«Senza dubbio il Tour de France, la corsa più bella che c’è secondo me».
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