Professionisti

Primoz in tutto e per tutto

03.09.2019 17:32

Vuelta a España, nella cronometro di Pau lo sloveno si prende tappa e maglia, dando un segnale ai rivali. Naufraga Quintana, il primo inseguitore diventa Valverde


Si può essere, nel ciclismo moderno, costanti da inizio a fine stagione? Evidentemente sì, anche nelle corse a tappe. Chi è un metronomo risponde al nome di Primoz Roglic: UAE Tour, vinto; Tirreno-Adriatico, vinto; Tour de Romandie, vinto; Giro d'Italia, terzo, "peggior" risultato assieme al quarto posto del campionato nazionale in linea. E ora, quando sta per iniziare la seconda parte di Vuelta a España, lo sloveno ha la testa della classifica, una gran condizione e una forte squadra a supportarlo.

Insidiosa crono a Pau, Martin se la prende comoda
Il primo giorno di riposo era necessario dopo una esigente settimana inaugurale di Vuelta a España, culminata con la giornataccia da tregenda sulle salite andorrane. Il ritorno sulla sella non è, almeno per molti dei 166 ancora in gara, dei più agevoli; niente tappa di transizione, ecco arrivare l'unica cronometro individuale dell'edizione 2019. Tutta in territorio francese, la Jurançon-Pau misura ben 36.2 km, meritandosi la palma di prova contro il tempo più lunga dei tre grandi giri dell'anno. Tracciato non banale quello nel paese transalpino, considerando tre strappetti, il primo subito all'inizio, che spezzano il ritmo aggiungendo ulteriore fatica ad un esercizio già complesso.

Il primo a scendere dalla pedana di partenza alle 13.41 è Lennard Hofstede; se la prende molto comoda il neerlandese del Team Jumbo-Visma, che conclude dopo 55'10", tanto che non è neppure il primo a terminare la prova. Chi lo segue nell'ordine è infatti il polacco Pawel Bernas (CCC Team) che si esprime con un già buon 50'55". I gialloneri, in vista delle prossime fatiche, fanno riposare anche Tony Martin, che va a spasso in 54'55". Non altrettanto si può dire per un altro iridato del passato ormai in là con gli anni: Vasil Kiryienka (Team Ineos) si issa al comando con un interessante 50'17".

Cavagna-Armirail-Thomas, la Francia ci prende gusto
Il bielorusso rimane sul trono meno di una decina di minuti: a scalzarlo in maniera netta è il giovane statunitense William Barta (CCC Team) che stampa un 49'17" di tutto rispetto. Nessuno gli contende la prima piazza fino a quando non scende in pista Benjamin Thomas: il campione francese della specialità cresce con il passare dei km ed oltrepassa il rivale nel finale con un 49'11". La sfida fra coetanei e connazionali non sorride però all'alfiere della Groupama-FDJ che si vede, come del resto tutti gli altri, sopravanzato da uno scatenato Rémi Cavagna: in testa sin dal primo intermedio, il ventiquattrenne della Deceuninck-Quick Step conclude con un strabiliante 47'32".

Il parziale del francese è proibitivo per tutti, tanto che dei venticinque partiti dopo di lui il solo Nikias Arndt (Team Sunweb) scende di poco sotto la barriera dei 50' - il vincitore di sabato si esprime 49'43". Dopo il primo intermedio Tobias Ludvigsson pare una minaccia seria per Cavagna, tanto che è lì a contatto; lo svedese della Groupama-FDJ cala nettamente alla distanza e termina con 49'22". Un suo compagno di squadra - inciso: che gran bella squadra che è diventata quella di Madiot nelle crono - poco conosciuto come Bruno Armirail vola in seconda piazza con un 48'41" che lo pone provvisoriamente al secondo posto.

Bevin primo di giustezza, Latour torna a ruggire
Deve però chinare il capo, Cavagna, ad un grande specialista delle crono che, però, ancora non gode della meritata considerazione. Il soggetto è Patrick Bevin che, nella sua fiammante maglia all white di campione neozelandese, si ingarella in un testa a testa col francese sin dal primo intermedio e che termina solo sulla linea bianca, dove il portacolori del CCC Team ha la meglio di pochissimo con 47'30". Nei minuti seguenti gareggiano tre elementi interessanti e che non deludono le aspettative: prima è la volta di Nélson Oliveira (Movistar Team) che conclude in 48'07", poi di Thomas De Gendt (Lotto Soudal) in 48'26", quindi un super Lawson Craddock (EF Education First) momentaneamente terzo in 47'53".

A titolo di cronaca c'è da riferire il tempo di Fabio Aru (UAE Team Emirates), fuori di classifica e che prende la giornata odierna come un test dato che il suo 53'52" lo pone nelle estreme retrovie. Di poco meglio, se così si può affermare, il primo azzurro della generale Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo) con 53'42". Torna a quegli antichi livelli che gli permisero di diventare campione nazionale dell'esercizio Pierre Latour: il francese della AG2R La Mondiale, sinora deludente in classifica, viaggia a tutta e con 48'19" è virtualmente quinto, buon segnale per la seconda metà di Vuelta.

Teuns viaggia forte, che delusione Kelderman
Sono alquanto interessanti i tempi di tre giovani che nei prossimi anni saranno protagonisti delle gare a tappe - anche se, ahiloro, altri ancor più giovani hanno già le luci della ribalta: Daniel Martínez (EF Education First) sorprende con 48'33", James Knox (Deceuninck-Quick Step) piace con 49'05" e Marc Soler si prende una piccola rivincita sull'ammiraglia Movistar stampando un 48'27" che dimostra la gran condizione che lo sorregge. Se Ion Izagirre (Astana Pro Team) con 50'01" delude, Esteban Chaves (Mitchelton-Scott) certifica che anche questa non è la sua Vuelta con un insufficiente 51'07", facendo peggio del connazionale Sergio Higuita (EF Education First) con 50'37".

Ai margini della top 10, tutto sommato è più che buona la prova di Hermann Pernsteiner, considerando anche le caratteristiche fisiche dello scalatore della Bahrain Merida che con 49'32" fa persino meglio di un bocciatissimo Wilco Kelderman (Team Sunweb) con 49'43". Tra di loro gareggiano un Mikel Nieve (Mitchelton-Scott) che, per l'ennesima volta, dimostra di non digerire l'esercizio individuale con 50'44" e un Dylan Teuns (Bahrain Merida) che, invece, continua a brillare entrando persino nella top ten con 48'32".

Pogacar convince, Valverde meno. López si difende
Prova senza infamia e senza lode per Rafal Majka (Bora Hansgrohe) con 49'31" mentre come ampiamente prevedibile Nicolas Edet (Cofidis, Solutions Crédits) in 50'39" e Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal) in 50'24" faticano, pur senza sbracare. La più bella sorpresa della prima settimana (nonché dell'intera stagione) è Tadej Pogacar: parte fortissimo lo sloveno, tanto che fa registrare un sensazionale miglior intermedio nel tratto iniziale. Poi cala alla distanza, mantenendosi comunque su livelli più che accettabili. Per il neopro' della UAE Team Emirates il 48'34" è sintomo di come anche nelle prove individuali il potenziale sia elevatissimo.

Oltre 18 anni di differenza separano il mitteleuropeo da Alejandro Valverde; a fine gara, però, i due sono quasi a contatto con il 48'43" stampato dal murciano. Prova discreta ma non strabiliante per l'alfiere del Movistar Team dato che nell'ultimo settore fatica più del lecito. È poi la volta di Miguel Ángel López: a dispetto delle previsioni della vigilia, decisamente negative sul suo conto, il colombiano non va a picco e con 49'05" non perde troppo dal primo inseguitore in classifica. Purtroppo per lui c'è però chi ha un'altra marcia.

Irresistibile Roglic, Quintana va a picco
Facile da individuare, quel qualcuno. Gran favorito della vigilia, Primoz Roglic non delude le aspettative: va subito forte, lo sloveno, che al primo intermedio rifila 21" al connazionale Pogacar, unico a rimanere sotto il mezzo minuto. Il capitano del Team Jumbo-Visma si gestisce nel settore centrale e poi torna a mulinare in quello finale, dove riesce ad operare il sorpasso su López giusto a mezzo km dal termine: chiude in 47'05", l'ex saltatore, unico sopra i 46 km/h di media.

Inutile girarci attorno, il grande sconfitto di oggi è Nairo Quintana. Scattato alle 16.45 dopo un'interminabile sessione di riscaldamento sui rulli all'interno del camion officina, il colombiano è miseramente trentaduesimo al primo intermedio con già 1'26" persi in 11.9 km; il trend non migliora affatto col passare dei minuti, transitando al km 24 con 2'12" dallo sloveno. Se possibile ancor peggiore l'ultimo settore, che lo vede chiudere ventottesimo con un 50'11" che mal si adatta a chi vuole conquistare la corsa.

Roglic vince davanti a Bevin e Cavagna
Vince dunque Primoz Roglic, che entra nel club di quanti hanno saputo conquistare almeno una tappa nei tre grandi giri: oltre a lui tra gli atleti in attivitià ci sono Aru, Bennati, Cavendish, De Gendt, Degenkolb, Dennis, Dumoulin, Ewan, Froome, Gilbert, Greipel, Matthews, Nibali, Pinot, Quintana, Trentin, Valverde, Viviani e Simon Yates.

Seconda piazza a 25" per Patrick Bevin (CCC Team), seguono Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step) a 27", Lawson Craddock (EF Education First) a 48", Nélson Oliveira (Movistar Team) a 1'02", Pierre Latour (AG2R La Mondiale) a 1'14", Thomas De Gendt (Lotto Soudal) a 1'21", Marc Soler (Movistar Team) a 1'22", Dylan Teuns (Bahrain Merida) a 1'27" e Daniel Martínez (EF Education First) a 1'28". Da segnalare l'ultimo posto a 12'02" per Edward Theuns: il belga della Trek-Segafredo è caduto a circa 2 km dal termine in una curva. Una volta concluso l'esercizio, il fiammingo è stato trasportato in ospedale per verificare eventuali fratture, al momento escluse. Tuttavia la sua partenza domani rimane in dubbio.

Lo sloveno leader, domani tappa da non sottovalutare
Per il sesto giorno di fila, record di sempre nella storia dei grandi giri, la classifica cambia padrone. E dopo oggi questo viavai promette di arrestarsi, perché Primoz Roglic possiede un vantaggio interessante dato che Alejandro Valverde dista 1'52" e Miguel Ángel López insegue a 2'11". Nairo Quintana è sceso al quarto posto a 3' tondi, tallonato da Tadej Pogacar che è quinto a 3'05". Seguono Carl Fredrik Hagen a 4'59", Rafal Majka a 5'42", Nicolas Edet a 5'49", Dylan Teuns a 6'07" e Wilco Kelderman a 6'25".

Domani, in puro stile Vuelta, c'è una tappa tutt'altro che banale: la Saint Palais-Urdax Dantxarinea di 180 km si snoda tra Francia e Spagna, con tre passi pirenaici di ridotta altitudine che contribuiscono comunque a portare il dislivello complessivo a quasi di 3000 metri. Probabile giornata da fughe più che da volata a ranghi compatti, così come appare improbabile che gli uomini di classifica, anche quelli che oggi hanno perso terreno, tentino di recuperare secondi. Più facile vederli all'opera da dopodomani, in quello che sarà l'antipasto ad un nuovo weekend di salite.
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