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Don't leave me high, don't leave me Dries

02.02.2020 07:44

Devenyns vince una combattuta Cadel Evans Great Ocean Road Race superando Pavel Sivakov in uno sprint a due. Impey sul podio, Viviani resiste quasi fino al dunque


Che squadra è la Deceuninck-Quick Step? Anche quando piazza un solo uomo in un gruppetto di 17, e non dei più noti per essere vincitore seriale, e in inferiorità numerica rispetto ad altri che sono in coppia o addirittura in commando, e pure più lento di molti allo sprint, beh, anche in queste condizioni abbastanza estreme per giocarsi una corsa, riesce a portare a casa il bottino pieno.

L'uomo del giorno è Dries Devenyns, 36 anni e mezzo, senza segni 1 in schedina dal 2016, votato al ruolo di luogotenente di rilievo nelle classiche vallonate, uno dei molti insomma nel team belga. Proprio la capacità di andare a segno anche con i solitamente-gregari della sua rosa ci dice della grandezza del sodalizio di Lefévère. Devenyns oggi è stato di gran lunga il più saggio e il più sveglio, è stato coi migliori quando la corsa ha preso la sua piega definitiva, ha salvato la gamba quando c'era da salvarla, ha risposto agli attacchi altrui quand'era il momento e soprattutto ha avuto l'intelligenza di capire che non doveva perdere tempo, a 5 km dal traguardo, per portarsi su Pavel Sivakov che stava prendendo il largo in solitaria. Infine ha battuto il giovanotto nello sprint a due.

Tutto questo è stata la Cadel Evans Great Ocean Road Race 2020, edizione numero 6 di una corsa che in passato ha visto vittorie in solitaria come successi di velocisti, e il cui percorso dal 2018 è stato indurito con 4 passaggi di circuito sulla salita di Challambra Crescent (800 metri praticamente al 10%), senza che ciò abbia - per esempio - impedito a Elia Viviani di imporsi l'anno scorso in una volata di una trentina di unità. Insomma una corsa aperta a quasi mille soluzioni. Una corsa che oggi è stata pure abbastanza spettacolare, in parte sorprendente, certo incerta nel suo svolgimento. Non fosse stata concepita a settimane e migliaia di chilometri e ore di fuso orario di distanza dal vero ciclismo delle classiche, un suo spazietto se lo ritaglierebbe senza problemi, nel calendario dei nostri sogni che son desideri.

 

Dopo la fuga la Mitchelton indirizza la corsa
Attacchi, contrattacchi, ventagli, inseguimenti, recuperi: detti così, i primi 30 km della Cadel Evans Great Ocean Road Race (172 km totali) sembrano un sunto delle migliori classiche stagionali. C'è stato però tutto il tempo, poi, per far prendere connotati più sereni alle cose della corsa: del tipo che al km 37 è partita una fuga a due, di quelle che addormentano la competizione per diverse ore, componenti i quali due bimbetti le cui età sommate arrivano a 38 anni, 19+19: Elliott Schultz e Carter Turnbull, schierati entrambi con la selezione nazionale australiana, arrivati ad avere oltre 5' di vantaggio già 10 km dopo il loro scatto, e poi bravi a continuare a salire progressivamente fino a 6' di margine a 100 km dal traguardo. Naturalmente li avrebbero ripresi e lo sapevano loro due per primi, ma ciò non ha reso meno bello il loro impegno, tutt'altro.

È stato il lavoro di Lotto Soudal, Cofidis, EF e Bora a permettere al gruppo di cominciare a limare il gap, e si è lavorato così tanto e bene che il plotone stesso si è selezionato in un tratto di salita, già prima di approdare al circuito finale, quello intorno alla salita di Challambra. Al secondo dei quattro passaggi in salita, ai -45, Schultz si è staccato dall'amico Turnbull, e ai -39 qualcosa si è mosso nel gruppo ormai vicino, con il contrattacco di 5 uomini che presto sono rientrati sul solitario battistrada: Kiel Reijnen (Trek-Segafredo), Fabian Lienhard (Groupama-FDJ), Geoffrey Bouchard (AG2R La Mondiale), Alexander Cataford (Israel Start-Up Nation) e Jonas Rutsch (EF). Rutsch che poi è stato anche l'ultimo a essere ripreso ai piedi del penultimo passaggio a Challambra Crescent, a 26 km dal traguardo: in quel momento era già cominciato il forcing in salita della Mitchelton-Scott, azione che avrebbe nettamente indirizzato la corsa.

Attuata per favorire i piani di Daryl Impey, la progressione del team di casa, durata fino in cima (e neutralizzante pure una temporanea quanto estemporanea escursione di Omer Goldstein della Israel), non si è limitata a fare staccare quasi tutti i velocisti, ma ha direttamente selezionato un gruppetto di una ventina di unità che poi sarebbe andato a giocarsi il risultato. 17 per la precisione, e quando scriviamo "quasi tutti i velocisti" vuol dire che qualcuno è sopravvissuto: "soltanto" i due più pericolosi del gruppo, ovvero il padrone di casa Caleb Ewan (Lotto Soudal) e il Campione Europeo, nonché campione uscente della corsa, Elia Viviani (Cofidis).

Gli altri 15 erano un compagno di Viviani, Nathan Haas, una coppia Bahrain (Hermann Pernsteiner e Marco Haller), una coppia Ineos (Pavel Sivakov e Dylan Van Baarle), il già citato Goldstein, il sempre pericoloso (a queste latitudini) Jay McCarthy (Bora-Hansgrohe), un paio di belgi come Jens Keukeleire (EF) e Dries Devenyns (Deceuninck-Quick Step), nientemeno che l'iridato Mads Pedersen (Trek-Segafredo), presente lui e sorprendentemente non il suo capitano Richie Porte, e poi la piccola armata Mitchelton-Scott, con Daryl Impey in predicato di far risultato, un Simon Yates libero di stoccare in salita all'occorrenza, e tre uomini di fatica come Damien Howson, Dion Smith e Nicholas Schultz. Roger Kluge (Lotto), che sarebbe stato il 18esimo nonché utile supporto per Ewan, ha mancato di poco l'aggancio ed è rimasto poi a lungo a metà strada.

 

La battaglia dell'ultimo giro, la vittoria di Devenyns
Il vantaggio tra i 17 e il gruppo ha presto raggiunto quota 25", ed è parso chiaro che le forze presenti dietro (principalmente la NTT, rimasta tagliata fuori dall'azione buona e attiva per provare a chiudere in favore di Giacomo Nizzolo) non fossero sufficienti a contrastare l'onda d'urto dei Mitchelton davanti.

Il successivo punto nodale era il quarto e ultimo passaggio da Challambra, ai -10; qui subito si son fatti da parte Smith e Howson, poi anche Schultz e Pedersen, Haller, Goldstein, e la batteria di gregari Mitchelton si dissolveva dopo il gran lavoro e quindi occorreva agire: Yates non si è fatto attendere e ha colpito per primo, ai 9.5 km, dando un'ulteriore botta di selezione: su di lui subito Sivakov, poi anche Devenyns, Impey, McCarthy e Keukeleire. Per i due velocisti di cui sopra è stato troppo, fine dei giochi per loro: corsa più dura del previsto stavolta, riprovare nel 2021.

Van Baarle è rientrato più avanti, dopo una nuova piccola rasoiata di Yates ai -6.8, mentre Pernsteiner è rimasto sempre un passo indietro rispetto ai primi. Su un uno-due Keukeleire-Devenyns, a sorpresa ha perso contatto Yates, per cui davanti tra Impey e McCarthy, e Keukeleire e Devenyns, resisteva un'unica coppia, quella formata da Sivakov e Van Baarle: ovvio che sarebbe stata la Ineos a giocarsi la carta successiva.

È toccato al franco-russo dare la fiondata che avrebbe potuto essere decisiva, ai 5.9 km, e si potevano scordare, i 5 dietro, di poter rientrare su di lui andando a strappi. Ci voleva un'azione uguale e contraria a quella di Pavel, e l'ha messa in campo Devenyns ai 5.2. In poco più di un km (esattamente ai 3.9) il belga si è portato su Sivakov, e poi con consumata esperienza ha impostato la susseguente volata come voleva lui, lasciando al più giovane collega la prima posizione nell'ultimo chilometro e piazzando lo scatto buono ai 150 metri.

Immediatamente alle spalle dei due sono giunti nell'ordine a 4" Impey, Keukeleire, Van Baarle e McCarthy. A 25" un gruppetto con Ewan, Haller, Viviani (nono), Yates e Pernsteiner, con Haas poco dietro (a 30"); 13esimo a 50", Michael Mørkøv (Deceuninck) è stato il primo del gruppo davanti a Nizzolo. Nei 20 anche Simone Consonni (Cofidis), 17esimo, e Andrea Vendrame (AG2R La Mondiale), 19esimo.

Si chiude così la fase australiana del World Tour 2020, si correrà ancora poco da queste parti: in settimana vedremo il veterano Herald Sun Tour (67esima edizione!), che ha in startlist anche quattro team WT (ovviamente Mitchelton, e Israel, EF, Sunweb), quindi a metà mese l'ultimo appuntamento dell'Oceania Tour saranno i campionati nazionali neozelandesi ma quelli ci interessano relativamente.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!