Professionisti

Gira una volta - Barzio

19.05.2020 10:48

Posto ad un’altezza di 769 metri sul livello del mare, Barzio è un comune della provincia di Lecco che conta una popolazione di circa 1300 abitanti. È considerato il centro principale della Valsassina (che separa il lecchese dalle valli bergamasche) e nel corso dei secoli ha visto alcune variazioni nel proprio nome: figurava infatti come Barzo, Barso o Barsio per approdare infine alla versione attuale.

Collocato in una bellissima zona panoramica, offre possibilità turistiche anche in inverno grazie ad una funivia che dal centro abitato raggiunge gli impianti di Piani di Bobbio, posti ad una quota di 1644 metri, dove sorge anche il Santuario della Regina dei Monti. Non lontano vi è anche il gruppo delle Grigne, culminante nei 2410 metri della Grigna Settentrionale. Legato sia nei suoi possedimenti che nell'appartenenza alle vicende del Ducato di Milano, presenta motivi d’interesse nella Chiesa di Sant'Alessandro, nella Chiesa di Santa Maria Assunta e in Palazzo Manzoni, quest’ultimo sede di municipio e biblioteca comunale.

Una veduta aerea di Barzio © Valsassinanews Una veduta aerea di Barzio © Valsassinanews[/caption]

Il 5 giugno 1979 la Trento-Barzio, lunga ben 245 chilometri, costituiva la diciottesima e penultima tappa del Giro d'Italia, giunto alla sua sessantaduesima edizione. Si attendevano proprio lì, prima della conclusiva cronometro dell’indomani tra Cesano Maderno e Milano, gli ultimi fuochi in salita in una frazione che, al di là dell’importante chilometraggio, prevedeva le ascese al Passo del Tonale e all'Aprica (anche se molto lontane dall'arrivo). A seguire la breve salita di Tartavalle precedeva la conclusione a Barzio, al termine di un'ascesa che presentava i tratti più pendenti nella prima parte ma che nel complesso si mostrava abbastanza pedalabile. Il tutto, sulla carta, rappresentava un ideale palcoscenico per rinnovare la grande sfida tra Francesco Moser e Giuseppe Saronni: il trentino aveva cominciato nel migliore dei modi la corsa rosa, aggiudicandosi la cronometro inaugurale a Firenze e quindi la Caserta-Napoli, sempre contro il tempo; Saronni aveva risposto vincendo a Vieste e successivamente imponendosi con autorevolezza nella cronometro da Rimini a San Marino, in cui aveva rifilato a Moser ben 1'24" e aveva conquistato la maglia rosa, che da allora non aveva più abbandonato.

Dopo neppure un chilometro di tappa Bruno Vicino, velocista specializzatosi poi con risultati eccelsi nel mezzofondo su pista, andò in fuga con l'assoluto benestare del gruppo. Scalò in perfetta solitudine sia il Tonale che l’Aprica, guadagnando circa 20 minuti di vantaggio sul plotone, prima di vedere il proprio gap ridotto sensibilmente, anche a causa di un violento nubifragio che lo sorprese nell'azione. La sua incredibile fuga terminò verso l’ascesa di Tartavalle dopo ben 210 chilometri in avanscoperta. Proprio in quel frangente scattò dal gruppo Amilcare Sgalbazzi, corridore della Magniflex con buoni trascorsi da dilettante (fu secondo nel Giro Baby del 1975) e con il compito di assistere come gregario il forte svedese Bernt Johansson (campione olimpico in carica e poi terzo classificato al termine di quel Giro). Approfittando del via libera ricevuto dal gruppo, il cremonese superò Vicino e incrementò il proprio vantaggio nella quarantina di chilometri conclusivi, andando a trionfare in perfetta solitudine dopo oltre sette ore di gara. Per Sgalbazzi, che corse nella massima categoria fino al 1984, si trattò dell'unico successo da professionista.

A 23" di ritardo Alfredo Chinetti precedette Wladimiro Panizza per la seconda posizione mentre al quarto posto concluse lo svizzero Erwin Lienhard a 25", appena davanti a Giuseppe Saronni, che dopo aver tenuto a bada senza problemi Moser (vincitore il giorno prima a Trento) lungo l’ascesa, lo staccò di 3" sull'ultimo strappo prima dell’arrivo (chiuse infatti a 28" assieme a Bertoglio e De Muynck). Fu l’ipoteca definitiva sul Giro per l’allora astro nascente di Parabiago, che aggiudicandosi anche la cronometro conclusiva a Milano, conquistò a 21 anni e 8 mesi il suo primo successo in carriera al Giro d'Italia, divenendo il terzo atleta più giovane della storia a riuscirci (dopo Fausto Coppi e Luigi Marchisio) e infiammando la rivalità con Moser destinata a protrarsi per tutta la prima parte degli anni Ottanta.

Notizia di esempio
CiclowebQuiz #66 - Le nazioni al Giro d'Italia