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Ciclisti di...versi - Philippe Thys

29.05.2020 10:09

Sesto appuntamento con la rubrica che abbina poesia e ciclismo eroico. Dopo le due puntate iniziali con i transalpini Lucien Petit-Breton e Louis Trousselier, l'arrivo in Italia con Giovanni Cuniolo e Carlo Galetti e il ritorno in Francia con Octave Lapize, il nuovo protagonista è il belga Philippe Thys.

PHILIPPE THYS
Lo disser "bassetto", guardato all'istante
ma lui nell'inceder fu vero gigante.
Primo sovrano tra polveri e fango,
poi andò al Tour e confermò il rango.
Non contentato di esser già re
volle alla fine lui vincerne tre.
Ah che piaceri vanterebbe la terra
se solo non fosse arrivata la guerra!
Ma pure se amica gli fu la fortuna
di reale infamia non fece nessuna.
Splendore belga, audace nocchiere
infin si scoprì persino un arciere.
Perché va così talvolta in natura,
quel che stupisce è la classe pura!

Philippe Thys (Anderlecht 8 ottobre 1889 - 17 gennaio 1971) fu uno dei primi veri fuoriclasse espressi dal ciclismo belga. Soprannominato "il bassetto" per la sua precisa attitudine stilistica che lo portava ad abbassarsi molto nella posizione in bicicletta, seppe essere estremamente duttile, tanto che a lui si deve un primato di non secondaria importanza: fu proprio il suo, infatti, il primo nome ad essere iscritto nell'albo d’oro del campionato nazionale di ciclocross (disputato nel 1910), disciplina che nel paese avrebbe raggiunto poi una vera e propria venerazione nel corso dei decenni.

Approdato alla massima categoria nel 1912, facendosi subito notare con un sesto posto finale al Tour de France, tornò alla Grande Boucle l’anno successivo, aggiudicandosi la durissima Bayonne-Luchon, rimasta famosa anche per l’inconveniente meccanico che costò la corsa al francese Eugène Christophe. Lo stesso Thys, per sopperire ad una rottura, fu costretto a trovare un negozio per la riparazione, venendo sanzionato con 10 minuti di penalità, che però non inficiarono la sua vittoria finale nel Tour, in cui venne riadottata (definitivamente) la classifica a tempi.

L’anno successivo il suo dominio fu ancora più marcato, in quanto si aggiudicò la tappa inaugurale da Parigi a Le Havre e restò al comando fino al termine della gara. La sua leadership fu seriamente messa in pericolo però da una nuova penalità, questa volta di ben 30 minuti, in cui incappò nella penultima tappa a causa di un cambio ruota irregolare, cosicché si aggiudicò il suo secondo Tour de France con appena 1'50" di vantaggio nei confronti del transalpino Henri Pélissier. La sua egemonia in Francia venne bruscamente interrotta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale ma Thys ebbe comunque occasione di mostrare il suo talento aggiudicandosi, nel 1917, due corse del calibro della Paris-Tours e del Giro di Lombardia.

Dopo il passaggio a vuoto del 1919, tornò a concorrere per il successo al Tour de France nel 1920, in cui esibì un dominio pressoché totale: quattro vittorie di tappa e vittoria finale con quasi un’ora di vantaggio sul connazionale Heusghem. Un’affermazione che lo consegnò alla storia, in quanto divenne il primo corridore ad aggiudicarsi per tre volte in carriera la corsa. Pur non salendo più sul gradino più alto del podio, ottenne ancora sette successi di tappa nelle annate successive (ben cinque nel 1922 e due nel 1924). Attivo anche su pista, si ritirò nel 1927, facendo poi fortuna con un negozio di biciclette e con un’azienda di trasporti. Seppe poi dedicarsi con successo anche al tiro con l'arco, divenendo anche lì atleta di caratura nazionale. Morì all'età di 81 anni il 17 gennaio 1971.

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