Professionisti

Ogni tanto anche Van Aert e Van der Poel sono umani

20.03.2021 19:13

Le pagelle della Milano-Sanremo: encomiabile Ewan, solo applausi per il redivivo Sagan. Che costanza per Aranburu, debutto ok per baby Ponomar


Jasper Stuyven - 10
In molti alla vigilia si chiedevano il motivo per cui nella Trek-Segafredo non ci fosse Mads Pedersen. Presto detto, viene da dire. È proprio il belga a rompere le uova nel paniere ai tre tenori. Si muove quatto quatto con un allungo ai meno 3 km, sfruttando il tentennamento altrui; in tanti provano a chiudere, l'unico che ci riesce è Kragh Andersen. Ma nell'ultimo km Stuyven surclassa il rivale: rimane a ruota e sceglie di rischiare il tutto per tutto, lanciando la volata a circa 150 metri dalla conclusione. È la mossa vincente, che lo porta a collezionare la prima classica monumento della carriera. Ora è atteso dalla conferma sulle sue pietre, ma a differenza degli altri può gareggiare senza pressioni di risultato.

Caleb Ewan - 10
Cosa si può dire al folletto tasmaniano? Nulla, bisogna solo togliersi il cappello. È l'unico velocista puro nel gruppo, lui che aveva lasciato anzitempo la Tirreno-Adriatico per concentrarsi sulla Sanremo. Dopo una Cipressa di sofferenza, sul Poggio è strabiliante, mettendosi forse anche troppo in mostra. A mancare è il supporto di una Lotto Soudal ben attrezzata ma evanescente negli altri big Degenkolb, Gilbert e Wellens. Da solo l'australiano tenta la disperata rimonta allo sprint, ma più del secondo posto non ottiene, come accaduto nel 2018 in una situazione simile; allora fu Nibali, stavolta è Stuyven a fargli andare di traverso le bollicine.

Wout Van Aert - 7.5
In nove giorni di gara non si piazza mai peggio di tredicesimo. Oggi WvA sale sul gradino più basso del podio, confermando l'impressionante ruolino di marcia che lo vuole protagonista in ogni terreno. La Jumbo-Visma è tutta a sua disposizione - e ci mancherebbe! - e con Roosen e Oomen detta un ritmo deciso sulla Cipressa. Quando Alaphilippe ci prova sul Poggio lui lo marca stretto e dà la sensazione di poter fare il vuoto; ma quando mette il naso davanti non fa selezione. Approccia la discesa in prima ruota ma non fa la differenza, preferendo giocarsela in volata. Non ripete il successo del 2020; il terzo posto comunque vale parecchio.

Peter Sagan - 8.5
La Sanremo rimane ancora una volta il frutto proibito, ma come si fa a non apprezzare questo Sagan? In palese ritardo di condizione causa Covid-19 e di fronte a quei tre satanassi che lo hanno spodestato dai cuori degli appassionati, lo slovacco fa capire di non avere la minima intenzione di farsi da parte. Sul Poggio scollina a 10" assieme all'eterno rivale Kwiatkowski e in discesa, complice il controllo davanti, si fa sotto senza problemi. In via Roma rimane intruppato, con Schachmann che non gli dà una mano. Con una volata di rimonta archivia un quarto posto (per la quinta volta, la terza di fila) che non aumenta il palmares ma l'autostima, quella sì.

Mathieu van der Poel - 5.5
Il grande favorito delude, lui che ambiva al successo a distanza di 60 anni esatti dal nonno Raymond Poulidor. Fa lavorare la Alpecin-Felix sin dalla partenza ma sul Poggio è passivo. Fra discesa, pianura e volata non se la gioca al meglio; alla fine è quinto - smettendo di pedalare prima del dovuto, venendo così scavalcato da Sagan. Dopo quanto mostrato tra Strade Bianche e Tirreno fa un passo indietro. Ora la testa si sposta alle classiche del pavé, dove sarà ancora una volta l'uomo da battere.

Michael Matthews - 6
Fa un po' di tenerezza, Bling. È sempre lì con i migliori, come nella gran parte delle classiche a cui partecipa. Ma vincere rimane ancora tabù. Il ritorno all'ovile della BikeExchange lo mostra con i soliti pregi (costanza di rendimento) e i soliti difetti (mancanza di killer instinct). Sul Poggio fa quasi da traino a Ewan, che in volata gli dà due piste. Stavolta si piazza sesto, lui che fra monumento e Mondiale è a quota dieci risultati nei primi sette posti. Manca il successo, e non è cosa da poco.

Alex Aranburu - 7.5
E se invece di García Cortina fosse lui la grande speranza spagnola per le classiche? Settimo alla Sanremo 2020, sesto all'ultima Omloop Het Nieuwsblad e oggi ancora settimo alla Classicissima. Venticinque anni, il poliedrico basco piace ogni volta di più: sempre attento, l'alfiere dell'Astana non sarà mai un vincente ma ha tutto per diventare a lungo un protagonista degli appuntamenti clou del pedale.

Sonny Colbrelli - 7
Il bresciano è il migliore della pattuglia italiana. Non era considerato come in passato, ma la sua più che onesta prestazione la porta a casa. Bravo sul Poggio a restare ad una manciata di secondi dai big, allo sprint non può fare tanto di più dell'ottavo posto, utile anche per il morale del trentenne della Bahrain Victorious.

Søren Kragh Andersen - 7
Stuyven gli deve almeno una cena: il danese del Team DSM corre in maniera accorta e coglie l'attimo giusto per riportarsi sul solitario battistrada, lì dove Pidcock e altri avevano fallito. Ma nell'ultimo km è tanto, troppo generoso: cade nella trappola del belga e lavora da solo, venendo uccellato ai meno 150 metri. Al traguardo è nono, in una giornata che lo vede in ogni caso tra i promossi.

Anthony Turgis - 7
L'armata francese si presentava alla prima monumento dell'anno con grandi speranze e con due passati vincitori in gran forma. A chiudere la top ten come unico transalpino è però il sempre poco pubblicizzato atleta della Total Direct Energie. Dopo il quarto posto alla passata Ronde van Vlaanderen e il secondo all'ultima Kuurne-Bruxelles-Kuurne, il ventiseienne dimostra la propria maturazione restando a ridosso dei big sul Poggio per poi piazzarsi decimo.

Julian Alaphilippe - 5.5
Nonostante la nobiltà diffusa in squadra, la Deceuninck-Quick Step è tutta per lui. Loulou prova ad accendere la miccia sul Poggio, ma Van Aert resta con il fiato sul collo e lo fa desistere. Nel finale non corre al massimo e si sacrifica nel provare a chiudere il buco su Stuyven e Kragh Andersen. Al traguardo il campione del mondo è sedicesimo, risultato non in linea con le aspettative ma che in una gara indecifrabile come la Sanremo ci sta. Meglio provarci e fallire che restare nell'ombra, per questo l'insufficienza è lieve.

Michal Kwiatkowski - 5
Dalla discesa della Cipressa a metà del Poggio sembrava di essere tornati ai tempi del Team Sky che monopolizzava le salite del Tour: prima Puccio e Rowe, poi uno stratosferico Ganna, infine Van Baarle. A mancare, però, è la stoccata: se il deb Thomas Pidcock è ampiamente giustificato, il più esperto polacco non convince. Il risultato per gli uomini di Brailsford è mediocre per quanto visto - quindicesimo il britannico, diciassettesimo Kwia. La domanda sorge spontanea: perché non provare qualcosa con l'iridato della crono, vista la gamba messa in evidenza?

Elia Viviani - 5
Non era l'anno adatto per tentare il colpaccio, però vedere il veronese staccarsi a inizio Poggio non fa mai piacere. E considerata la prestazione di altre ruote veloci, rimane un pizzico di rammarico.

Arnaud Démare - 5
Ritenuto il quarto incomodo, il francese si scioglie sul Poggio. Alla fine è ventiseiesimo a 6", nel gruppetto dei Nizzolo (che vince la volatina, che peccato aver perso contatto nella fase calda!), Bouhanni, Ackermann e Laporte. Dal campione nazionale della Groupama-FDJ ci si attendeva di più, anche per il feeling con la Sanremo.

Taco van der Hoorn - 7.5
Il voto dato al neerlandese della Intermarché-Wanty Gobert, ultimo ad arrendersi. è da estendersi agli altri attaccanti. Quindi applausi anche a Nicola Conci, Alessandro Tonelli (alla terza Sanremo consecutiva all'attacco), Filippo Tagliani (bravo a rientrare dopo l'iniziale inseguimento), Mattia Viel, Andrea Peron, Charles Planet e Matthias Norsgaard. Quasi 270 km di fuga, con il gruppo che non ha mai lasciato oltre 6', in una giornata anche per loro da ricordare.

Andrii Ponomar - 8
Partecipa alla prima corsa da professionista a 18 anni e 197 giorni e la conclude. Fin qua ci può stare, se non che questa è la gara più lunga del calendario. E lui, sinora, non era mai andato oltre alla metà - i 148 km del Mondiale juniores 2019 di Harrogate rappresentavano il record. Questo talentuoso ucraino, ultimo innesto nella Androni Giocattoli-Sidermec, è il dodicesimo più giovane di sempre a partecipare alla Classicissima e per trovare uno che lo batte bisogna risalire addirittura agli anni '30. E oltre a partire, la porta persino a termine la Sanremo con un dignitoso 83° posto a 3' tondi dal vincitore.
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