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Gli italiani sbattono contro un muro: Wout Van Aert

28.03.2021 16:27

Solito spettacolo in una Gand-Wevelgem indirizzata dai ventagli e vinta dal RollingStone di Herentals. Battuti nello sprint ristretto Nizzolo, Trentin e Colbrelli


Ora per favore non dite che quando il gatto manca Van Aert si pappa le caciotte, perché - tanto per cominciare - nessuno aveva impedito a Mathieu Van der Poel di essere in corsa alla Gand-Wevelgem; ma quand'anche ci fosse stato, nessuno avrebbe potuto garantire che battesse il suo amicorivale, che oggi ha veleggiato più o meno in zona perfezione: puntualissimo a prendere il ventaglio buono a 175 chilometri dal traguardo e a contribuire (lui e il suo attendente Van Hooydonck, preziosissimo) alla riuscita dell'azione che subito era parsa molto pericolosa ma il cui successo non era certo scontato, data l'assenza di molti grossi nomi al suo interno; più che saggio a non lasciare l'anima sui vari passaggi del Kemmelberg, dato che le distanze dei muri dal traguardo non favorivano l'azione solitaria nel finale: gli bastava alzare il ritmo, sfrondare il drappello di qualche presenza di troppo, e procedere con l'obiettivo della volata ristretta. Ottimo poi a gestire il finale tra vento e un Bennett di cui disfarsi, elemento puntualmente verificatosi nei chilometri finali (ma l'irlandese era stato pure male di stomaco). E infine statuario nello stampare la volata della vittoria, la sua prima Gand, un'altra classica da aggiungere al ricco palmarès in fieri (tra l'altro prima affermazione World Tour in patria per lui). E inoltre un rilancio delle ambizioni in vista dei due appuntamenti sacri delle prossime due domeniche (sì, non ci arrendiamo all'idea che la Roubaix venga spostata).

Questa la storia vista dalla parte del vincitore. Poi ci sono i battuti di giornata, e sono tanti, ma non vogliamo parlare di quelli che hanno perso i vari treni nel corso della gara. No, vogliamo parlare di tre italiani che si sono piazzati al secondo, al terzo e al quarto posto: Giacomo Nizzolo, Matteo Trentin e Sonny Colbrelli. L'altro giorno, al cospetto della bellissima E3 vinta da Asgreen, qualcuno tra il nostro pubblico lamentava proprio la lampante assenza del tricolore nei quartieri alti. Oggi è arrivata una risposta chiara e precisa dall'Italia del pedale nelle classiche: i nostri ci sono, magari non sempre, magari non con il bastone da maresciallo nel taschino, ma sanno dire la loro. E sul rettilineo di Wevelgem si sono dovuti arrendere solo a uno dei più chiari fuoriclasse di questi tempi, ma possiamo definirli degli sconfitti? No, infatti abbiamo usato non a caso il termine "battuti". Poi non vinceranno il Fiandre, ma per carità, avere una corsa di questo lignaggio in cui praticamente metà dei pretendenti al successo nel gruppo buono nel finale vengono dai nostri confini è un tantinello rinfrancante, se non altro per i tifosi italiani che si accingono a brancolare nel buio della fine dell'era Nibali. Tutto ciò detto, possiamo passare alla cronaca.

248 chilometri da Ieper a Wevelgem, e come alla E3 le prime notizie di rilievo sono arrivate prima della partenza: niente Bora-Hansgrohe al via, e si sapeva, ma fuori gioco anche la Trek-Segafredo del campione uscente Mads Pedersen e di Jasper Stuyven: altre positività al covid in gruppo, le squadre si fermano. Battaglia da subito, e al km 8 si sono mossi  Christophe Noppe (Arkéa Samsic), Jonas Rutsch e Stefan Bissegger (EF Education-Nippo), e Laurenz Rex (Bingoal Pauwels Sauces WB), quindi è riuscito ad accodarsi anche Yevgeniy Fedorov (Astana Premier Tech), mentre Noppe si è staccato abbastanza presto. Gli altri quattro hanno portato il loro vantaggio sul gruppo fino a quasi 9' (margine toccato al km 50), ma salendo verso il mare la carovana ha trovato vento forte laterale, e questo fattore ha marcato tutta la differenza del mondo: ventagli!

A 175 km dalla fine, prima ancora di De Panne e De Moeren, il gruppo si è spezzato, si sono avvantaggiati in 21, e li dobbiamo elencare tutti: Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step), Jasper De Buyst (Lotto Soudal), Danny Van Poppel (Intermarché-Wanty), Wout Van Aert e Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), Sonny Colbrelli (Bahrain-Victorious), Jack Bauer, Luka Mezgec, Michael Matthews e Robert Stannard (BikeExchange), Imanol Erviti e Lluís Mas (Movistar), Jasha Sütterlin (DSM), Giacomo Nizzolo (Qhubeka Assos), Sven Erik Bystrøm e Matteo Trentin (UAE-Emirates), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Michal Golas (Ineos Grenadiers), Timothy Dupont (Bingoal), Jérémy Lecroq e Cyril Lemoine (B&B Hotels p/b KTM). Clamorosa la quasi totale assenza della Deceuninck, passaggio a vuoto per gli AG2R Citroën, Van Aert come sempre sul pezzo, e notevole superiorità dei BikeExchange, che subito si sono messi pancia a terra a portar via il drappello.

Ai -154 il gruppo dei ventuno nel vento ha raggiunto i quattro battistrada, e il margine sul gruppo si è sostanziato sul minuto-minuto e mezzo. Dietro tiravano ovviamente AG2R e Deceuninck soprattutto, ma l'affare pareva da subito abbastanza delicato. Tra l'altro il vento continuava a spazzare la corsa, provocato ulteriori frazionamenti. Rex e Fedorov perdevano contatto davanti, Philippe Gilbert (Lotto) e Jens Keukeleire (EF) tra gli altri non tenevano le ruote del gruppo.

Con l'avvicinarsi ai primi muri, in ammiraglia Deceuninck hanno capito che la questione non si risolveva da sé, per cui ai -90 hanno sganciato al contrattacco Zdenek Stybar, Davide Ballerini e Yves Lampaert, a cui si sono accodati Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix) e Luke Durbridge (BikeExchange). Ma la questione, anche con quest'iniziativa, non si sarebbe risolta: vento contro, rinculo, ripresi dal gruppo. Selezione anche tra i primi, qualcuno impallidiva sui muri, la BikeExchange continuava comunque a fare il proprio: superati di slancio gli sterrati di Ploegsteert tra i -70 e i -60 (qui ha forato Mezgec e si è staccato dai primi), e rimasta cristallizzata la situazione di corsa, appariva chiaro che il vincitore sarebbe uscito dalla ventina al comando. Più che chiaro: praticamente ufficiale.

Il secondo giro dei muri ha visto qualche azione più nitida: per esempio sul Monteberg (-56) tra gli inseguitori ha forzato il ritmo Arnaud Démare (Groupama), ma a cosa è servito? A conquistare giusto un'inquadratura. Più interessante quanto avvenuto sul secondo passaggio dal Kemmelberg (versante Belvedere) ai -53: è stato Van Aert a fare una sgasata che ha rotto a metà il gruppo dei primi. Col RollingStone di Herentals sono rimasti il compagno Van Hooydonck, e Bennett, Van Poppel, Matthews, Küng e un tris di italiani ovvero Trentin, Colbrelli e Nizzolo. Nove uomini e andare!

Ai 50 km Van Avermaet ha azzardato uno scatto dietro, ma vedi sopra alla voce Démare: nessun esito visibile. Più avanti ci avrebbe provato ancora Lampaert, ma su queste strade poche decine di secondi equivalgano a decine di minuti, sono margini che non chiudi neanche ad avere il biturbo.

Ultimo giro di muri con Baneberg e Kemmelberg dal versante duro dell'Ossario. Sul primo dei due (-40) Küng ha messo sul piatto il proprio forcing, ma il drappello dei nove non s'è scalfito. Sul Kemmel (-35) tutti aspettavano ovviamente Van Aert ma è stato Trentin il primo ad aumentare l'andatura. Certo l'affondo di Wout non è mancato, ma definirlo affondo in effetti non è così corretto, dato che WVA si è limitato ad accelerare un po' e l'unico a soffrire nel frangente è stato proprio il suo gregario Van Hooydonck, già in apnea a inizio muro. Benissimo Colbrelli nel frangente, francobollato a Van Aert. Ad ogni modo dopo la discesa pure Van Hooydonck è riuscito a rientrare, per cui il gruppetto di 9 si è riformato e ha ricominciato a procedere in armonia. Dietro qualche Ineos e qualche AG2R avevano ancora l'obbligo di provarci, ma erano rimasti talmente in pochi a inseguire che nemmeno bluffando sarebbero risultati credibili...

Ai -33 momento Trainspotting tra i battistrada, nel senso che Sam Bennett si è sfilato, ha piegato la testa sul lato sinistro e si è dato a una gran vomitata. Una, due, tre ondate di rigurgito, ci siamo tutti detti "ok, ciao Sam", e invece quell'uomo di marmo che è l'irlandese, espletata l'orrida funzione, ha ripreso a girare come se nulla fosse, continuando a dare cambi pur sapendo che erano otto giuda quelli che lo circondavano: essendo lui il più temibile, ognuno di loro all'occorrenza avrebbe potuto tentare di staccarlo prima o dopo.

E infatti, puntualmente, una folata ai -16 è stata presa in parola da Van Hooydonck e Küng, che hanno forzato prendendo in castagna Bennett, in ultima ruota, staccato insieme a Van Poppel: la luce s'è spenta per l'ultimo dei Deceuninck, per lui ci sarà un'altra Gand per provarci. Mollato pure da Van Poppel, preso e superato da Anthony Turgis (Total Direct Énergie) che poco prima era uscito abbastanza velleitariamente dal gruppo inseguitore. L'azione del francese è proseguita comunque, ai -7 gli ha permesso di raggiungere Van Poppel, ma i primi erano decisamente fuori portata. Ai -6 poi Dylan Van Baarle (Ineos) è uscito pure lui dal gruppo dietro per portarsi su Turgis e Van Poppel.

Comunque l'uscita di scena di Bennett faceva aumentare le chance per i tre italiani del gruppetto; tra l'altro, essendo quelli del drappello tutti veloci a eccezione di Küng (e non considerando Van Hooydonck, totalmente al servizio di WVA), non c'era da inventarsi chissà cosa: Nizzolo, Colbrelli e Trentin, e Matthews, e ovviamente anche Wout, erano tutti mentalizzati sullo spareggio da disputarsi in volata. Ai -4 Bling ha iniziato a picchiarsi la coscia sinistra e a scrollare le gambe, segnalando il presunto sopraggiungere di un crampo, e avremmo poi visto che non era solo una piccola recita per fare il pesce in barile nel finale, tra un cambio saltato e un filo di controllo in meno allo sprint.

Ai 2 km è più o meno partito Küng, ma Nizzolo, attaccato a lui, gli ha bagnato le polveri prima ancora che il campione svizzero prendesse un metro di largo; allora Van Hooydonck si è messo in testa a tenere alta l'andatura, e nessuno avrebbe più sorpreso nessuno. Ai 300 metri lo stesso elvetico ha pensato che l'unica carta che gli rimaneva era anticipare la volata, ma anche in questo caso non ha fatto un soldo di danno. Alle sue spalle aveva Matthews che però era sfiatato, e Van Aert che invece l'energia ce l'aveva ancora tutta dentro: il capitano Jumbo ha immediatamente affiancato Küng e si è disteso in uno sprint regale a dir poco. Colbrelli era alle sue spalle, ma più forte è rinvenuto da dietro un Nizzolo che non voleva arrendersi all'inevitabile, trascinandosi alla ruota Trentin.

Giacomo ha provato ha provato disperatamente la rimonta, ma di fatto non è riuscito a uscire dalla ruota di Van Aert, proprio non ce n'era verso: troppo netta la superiorità del belga al termine di una corsa dura come la Gand di oggi. Per Giacomo un secondo posto che comunque ha grande valore, al di là di qualche pensiero che gli resterà in testa ("e se fossi partito da una posizione un po' più avanzata nello sprint?"). Terzo il solido Trentin, quarto il ritrovato Colbrelli, poi Matthews e Küng e Van Hooydonck. Staccati Van Baarle e Turgis nell'ordine. Gruppo inseguitore regolato da Gianni Vermeersch (Alpecin).

La Gand del nuovo millennio resta insomma una certezza, lo spettacolo e il divertimento non mancano mai. Se poi per una volta l'Italia si ritaglia un ruolo da protagonista, il divertimento per noi è pure doppio. Bene così, e avanti alla prossima classica: mercoledì c'è una Dwars door Vlaanderen da seguire con gusto e passione.
Notizia di esempio
Il Catalunya dei risvegli
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!