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It's Bahrainin' Mäder, Allelujah!

13.05.2021 17:39

Ancora una fuga al Giro, vince Gino in solitaria, alle sue spalle la battaglia dei big lancia ancora Bernal, Evenepoel e un Ciccone che fa sognare. Crolla De Marchi, la nuova maglia rosa parla ungherese: Attila Valter


Che bel Giro sta venendo fuori? Con tutto il rammarico per la perdita di Landa e Sivakov, non possiamo lamentarci: i protagonisti della corsa rosa non si lasciano pregare, continuano a battagliare ogni volta che ce n'è la possibilità, se le suonano di santa ragione e passo dopo passo assume i contorni del favorito numero uno (se qualcuno avesse dubbi) Egan Bernal, il quale però se la deve vedere con un drappello di contendenti niente male. Su tutti quel Remco Evenepoel che dopo mesi e mesi di inattività, e al primo GT, pare migliorare di giorno in giorno, e stupisce il mondo con la sua personalità.

In tutto ciò, i big lasciano anche spazi che altri sanno occupare. Nella fattispecie, Gino Mäder, che oggi ha vinto dopo una bellissima fuga in cui ha fatto gioco di squadra con un impagabile Matej Mohoric, che l'ha guidato e l'ha tirato fino a lanciarlo verso il successo sul Colle San Giacomo, secondo arrivo in quota per la corsa rosa 2021. E dato che i giovani fanno e disfano a piacimento, oggi festeggiamo pure una maglia rosa di appena 22 anni, uno che la gran parte del pubblico forse non ha mai sentito nominare prima d'oggi, ma che ha un nome che resta stampato in mente: Attila. E Valter di cognome, ungherese, tanto per dire della mondializzazione.

Una tappa che ha offerto pathos anche lontano dal traguardo, con la Ineos Grenadiers che ha dato spettacolo spezzando il gruppo a oltre 60 km dall'arrivo e facendo molto male Alessandro De Marchi, intruppato in un mezzo ventaglio e destinato a cedere la maglia rosa dopo due giorni di amore intensissimo. L'Italia non piange comunque, perché ha trovato strada facendo un Giulio Ciccone che pare aver fatto quel salto di qualità che tutti attendevamo: con carisma e capacità di stare sul pezzo, l'abruzzese ha pure partecipato a un attacco partito nella discesa della Forca di Presta (con Bardet e Bettiol), e si è tenuto da parte le energie per rispondere agli affondo conclusivi di Bernal. Questo Ciccone può far sognare, e ora che si arriva dalle sue parti (segnatevi la tappa di Campo Felice, domenica) chissà. Bello, davvero, un bel Giro, con tanti protagonisti da menzionare, qui citiamo almeno Damiano Caruso, che ha ereditato con grande dignità (nonché merito) da Landa i gradi di capitano della Bahrain e - stiamone pur certi - si giocherà fino alla fine un posto nei cinque.

Sesta tappa, dalle Grotte di Frasassi al Colle San Giacomo sopra Ascoli Piceno, 160 km da scarrozzare tra gli Appennini marchigiani, una tappa con buone possibilità di fuga, e per questo l'inizio è stato più che mai battagliato: tanti scatti, un tentativo di 26 uomini dopo appena 6 km, e tra i 26 nomi interessanti come Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Bauke Mollema (Trek-Segafredo), Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Tanel Kangert (BikeExchange), Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), Gino Mäder (Bahrain-Victorious), Alberto Bettiol (EF Education-Nippo) e Jan Hirt (Intermarché-Wanty), troppa roba perché da dietro si lasciasse fare, per cui la Israel Start-Up Nation della maglia rosa Alessandro De Marchi ha annullato tutto.

Poco male, hanno pensato i più motivati, e infatti qualche chilometro più avanti alcuni di quelli già presenti nella precedente azione ci hanno riprovato, e stavolta (km 25) sono andati via in 6: di nuovo Gino Mäder, stavolta col compagno Matej Mohoric, poi Simon Guglielmi (Groupama-FDJ), Dario Cataldo (Movistar), Jimmy Janssens (Alpecin-Fenix) e Simone Ravanelli (Androni-Sidermec); Bauke Mollema non si è arreso all'idea di perdere la fuga di giornata, ed è riuscito - non senza difficoltà - a rientrare più avanti insieme a Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën). Fuga fatta.

Gli 8 hanno raggiunto un vantaggio massimo di 5'30" a 100 km dal traguardo, ma il gruppo non dava l'impressione di voler lasciare troppo spago, e infatti ha preso a recuperare già prima della prima salita Gpm di giornata (la Forca di Gualdo; non che prima mancassero i saliscendi). Manuel Belletti (Eolo-Kometa) si è ritirato per i postumi della caduta dell'altro giorno, in mattinata non avevano preso il via Pavel Sivakov (Ineos), Joe Dombrowski (UAE-Emirates) e François Bidard (AG2R), loro ruzzolati ieri. Intanto aveva preso a piovere forte sul percorso, né mancavano sostenute folate di vento.

La salita di Forca di Gualdo è stata percorsa a ritmo regolare, il Gpm (-72) è stato conquistato da Bouchard, dopodiché il colpo di teatro di giornata è venuto dal forcing degli Ineos, un forcing che si è presto tramutato in un vero e proprio attacco in discesa, attraverso cui i Granatieri hanno spezzettato il gruppo in tante particelle. Purtroppo per lui, De Marchi si è fatto sorprendere nell'occasione, restando attardato - come peraltro accaduto anche a Domenico Pozzovivo (Qhubeka-Assos) tra gli altri. Sono stati in tanti a perdere le ruote di Bernal e i suoi, tanto che il gruppo dei big si è ridotto a una quarantina di unità.

L'azione della Ineos, che a tratti assumeva le sembianze di un ventaglio (un super Ganna in questo frangente), ha anche avuto l'effetto di dimezzare il distacco dai primi. Non che tra questi ultimi si dormisse: in vista del Gpm di Forca di Presta (-60) Mohoric ha allungato, transitando per primo in vetta e, cosa più importante, promuovendo così un contrattacco a cui si sono accodati in discesa Mäder e poi Mollema (che si è preso qualche rischio) e Cataldo: resisteva la superiorità numerica dei Bahrain. Il gruppo Bernal transitava a 2'30", De Marchi e gli altri a 4', un distacco che per il Rosso di Buja cominciava ad apparire sinistramente incolmabile.

La lunga discesa dalla Forca di Presta ha invitato ancora all'azione, e stavolta sono stati Alberto Bettiol (molto positivo in questo Giro!), Romain Bardet (DSM) e un Giulio Ciccone (Trek) fin qui incontenibile. I tre hanno allungato a 50 km dalla fine, poi ai -40 hanno raggiunto Bouchard, intanto nel gruppo buono Ganna continuava a dettare rime e ritmi. In ogni caso il terzetto di contrattaccanti ha guadagnato bene, quasi un minuto, nonostante Ciccone collaborasse sì e no avendo Mollema davanti. Però veniva da dar ragione a Bettiol (che rimproverava a più riprese l'abruzzese), del resto qui si faceva la classifica, nel quartetto al comando c'era in palio al più un successo parziale: se vuoi fare il capitano devi fare il capitano.

Al di là delle varie dispute, il problema per i tre era che il trenIneos non accennava a mollare, col solito Ganna a vampirizzare il tentativo di Bettiol-Bardet-Ciccone. I tre hanno raggiunto ai -25 anche Janssens, Guglielmi e Ravanelli, ma quel che per loro contava era che il vantaggio sull'Armada Bernal era sceso a 25" ai -20: un margine di assoluta insicurezza in vista delle prime rampe del Colle San Giacomo. E infatti alla lunga i contrattaccanti hanno capito che era il caso di rialzarsi, cosa che hanno fatto ai -17. Intanto il gruppo maglia rosa rotolava via, lontanissimo.

Il traguardo volante con abbuoni di Ascoli Piceno ai -16 , nel passaggio in città c'è stata la caduta di Felix Grossschartner (Bora) e Daniel Martin (Israel). Ai -14 Mohoric, dopo aver lavorato come un ciuco, ha alzato bandiera bianca: da qui in su Mäder avrebbe dovuto far da sé.

Ai -12 un incredibile episodio, l'ammiraglia BikeExchange stava armeggiando con l'auto direzione corsa, affiancate, e il pilota non s'è accorto di avere davanti Pieter Serry in netto rallentamento; risultato, investito in pieno il corridore della Deceuninck-Quick Step, e per fortuna si procedeva a velocità ridotta. Certo Serry non l'ha presa bene, e vai a dargli torto...

Ai -11 le martellate inesauribili di Ganna hanno spento la luce di George Bennett (Jumbo-Visma), ingloriosamente staccatosi; forse quando diceva di puntare alla top five, alla vigilia del Giro, il neozelandese intendeva quella della sua squadra. Ai -10 finalmente (per gli avversari) Filippo ha posto fine al pestaggio e si è fatto da parte, lasciando a tirare Jonathan Castroviejo; il ritmo dello spagnolo non era paragonabile a quello di Gannone, tanto che Bennett ha rivisto la luce e si è rifatto sotto. Cataldo, Mäder e Mollema avevano a questo punto ancora 2' netti, ma ovviamente tendenti al ribasso.

Ai -6, tanto per dire la foia degli Ineos, Castroviejo ha forato ma per un po' ha continuato a tirare, prima di lasciare il palco a Gianni Moscon (uno scarso, eh), ma la novità a questo punto è stata che Deceuninck e DSM (e poi Astana-Premier Tech) si sono messe a trenare pure loro davanti al gruppo. Fausto Masnada si è messo, come João Almeida, al servizio di Remco Evenepoel; nel gruppetto resistevano in qualche modo Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix) nonché Attila Valter (Groupama-FDJ), speranzosi di ereditare la rosa da De Marchi.

Ai 3.3 km Mäder ha mollato Mollema (...) e Cataldo, giocando la carta dell'allungo, del resto il tempo stringeva, dato che il gruppo buono era a solo un minuto. Come avesse sentito una chiamata dall'alto (nel senso altitudinale), Daniel Martínez (Ineos) ha proposto uno scatto, rimescolando le carte rispetto allo schema del trenino. Masnada ha rinforzato per chiudere sul colombiano, di lì a poco Jai Hindley (DSM) ha confermato i foschi presagi dei giorni scorsi, staccandosi. Ai -2 Egan Bernal l'ha messa giù dura, è scattato e si è portato con sé Giulio Ciccone e Remco Evenepoel.

In un secondo momento si sono accodati Aleksandr Vlasov (Astana), Damiano Caruso (Bahrain), Dan Martin, un bravissimo Attila Valter ed Emanuel Buchmann (Bora), quindi Bernal ci ha riprovato ma senza la convinzione di prima, e comunque Ciccone ed Evenepoel erano sempre lì; stavolta anche Martin ha risposto al meglio. Un terzo forcing di Egan non ha prodotto risultati differenti, il quartetto ha proceduto come prima, e poco dietro c'erano Vlasov, Caruso e Marc Soler (Movistar).

Con tanto di vento contrario, Gino intanto buttava sulla strada ogni minima stilla di energia per non rivivere la beffa della Parigi-Nizza (quando venne raggiunto e superato da Roglic in dirittura), ed è riuscito nell'impresa di unificare per le statistiche la prima vittoria da pro' con la prima vittoria in un GT. Bravissimo il 22enne svizzero, e pure sin troppo contenuto nell'esultanza.

A 12" il quartetto: lo sprint (utile per qualche secondino d'abbuono) ha premiato Bernal su Martin, quarto Remco e quinto Giulio, cronometrato a 14". A 25" hanno chiuso Caruso e Martínez, a 27" Soler. A 29" Hugh Carthy (EF) ha preceduto Vlasov, un Simon Yates (BikeExchange) ancora in ombra e - attenzione! - Valter; altro drappello a 40" con Buchmann, Bardet, Tobias Foss (Jumbo), Almeida e Davide Formolo (UAE); altro iato e a 57" sono arrivati Vincenzo Nibali (Trek) e Nick Schultz (BikeExchange).

Tutto ciò produce l'interessantissima classifica che andiamo a riprodurre: la nuova maglia rosa è Attila Valter, primo ungherese in vetta nella storia del Giro. A 11" c'è Evenepoel, a 16" Bernal, a 24" Vlasov, a 25" Vervaeke, in calo ma comunque in difesa; a seguire Carthy paga 38", Caruso 39", Ciccone 41", Martin 47", Yates 49"; fuori dai dieci Formolo a 55", Martínez a 1'06", Soler e Bardet a 1'14", Nibali a 1'43". Distacchi ancora molto contenuti per il tutto che potrà ancora succedere nonostante l'abbastanza che abbiamo già visto.

Intanto domani l'altalena del Giro 2021 propone un altro piattino dopo quello di ieri; Notaresco-Termoli, 181 km destinati allo sprint. Uno sprint tutto da interpretare (c'è un dentello vicino all'arrivo), ma sempre sprint rimarrà.
Notizia di esempio
Il rimorso di Bardet: "Ho speso troppo". Valter senza parole: "Incredibile"
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!