Professionisti

Never Ending Storer

20.08.2021 18:13

Fuga di 29 e vittoria dell'australiano sul Balcón de Alicante. Roglic difende la maglia rossa ma nessuno lo attacca seriamente; per Ciccone e Aru flessione nel finale. Valverde cade e deve salutare la Vuelta, out anche Carthy


Una giornata che sarà ricordata per il triste saluto di Alejandro Valverde, caduto, infortunato, ritirato, per la vittoria del 24enne Michael Storer, uno dei 29 fuggitivi che hanno animato la prima vera tappa di montagna della Vuelta a España 2021, e per l'inattaccabilità, confermata, di Primoz Roglic, il quale non solo non ha concesso un metro ai veri rivali, ma è pure riuscito a difendere la maglia rossa dall'attacco di alcuni dei fuggitivi non lontani in classifica: uno di loro, Felix Grossschartner, ha risalito la generale fino al secondo posto, ma si è dovuto fermare a 8" dall'obiettivo. Nulla gli vieta di riprovarci.

Chi oggi ci ha provato seriamente è stata la DSM, che ha messo nella fuga ben 5 uomini, tra cui il capitano designato Romain Bardet, che ha mostrato buona ripresa e ha battagliato su alcuni dei Gpm di giornata; la vittoria è però andata a Michael Storer, ragazzo di talento proveniente da Perth, Australia, in passato più volte messosi in mostra sulle salite(lle) di varie corse di seconda fascia, e oggi finalmente a segno in "una grande" (come dicono gli spagnoli); la prima vittoria da professionista l'aveva messa a segno appena 20 giorni fa al Tour de l'Ain (conquistò l'ultima tappa e con essa la classifica generale), oggi ha messo un discreto punto esclamativo sul racconto del suo già buono 2021, e l'impressione è che possa farsi ancora vedere da qui alla fine della corsa.

Tappe che si sviluppano come la settima della Vuelta a España 2021, la Gandia-Balcón de Alicante (152 km), sono l'incubo degli estensori più certosini di articoli di ciclismo, in quanto presuppongono grandi elenchi del telefono da riportare, sotto forma di maxifughe s'intende. Però in un tot di frazioni per grande giro ciò accade, cosa possiamo fare se non essere conseguenti? Oggi la battaglia è esplosa presto, non solo quella per la fuga, che è partita coinvolgendo diversi corridori di livello Professional; poi la lotta si è però accesa a un grado superiore sulla prima scalata di giornata, il Puerto La Llacuna, una decina di chilometri di salita (di 1a categoria) che hanno posto i presupposti per la fuga vera, che ha iniziato a formarsi proprio su dette rampe.

Al Gpm del km 16 è transitato per primo Jack Haig (Bahrain-Victorious) davanti a Pavel Sivakov (Ineos Grenadiers) e Sepp Kuss (Jumbo-Visma), poi in discesa ci sono stati vari andirivieni tra chi - dalla prima parte del gruppo che si era abbastanza selezionato, Hugh Carthy (EF Education-Nippo) tra i primi a soffrire - stava spingendo per portar via definitivamente un drappello.

Senza riportare i vari scatti e i conseguenti contropiede, possiamo andare direttamente all'elenco dei 29 che si sono compattati intorno al km 50: insieme ai citati Haig, Sivakov e Kuss, trovavamo Geoffrey Bouchard e Stan Dewulf (AG2R Citroën), Jay Vine (Alpecin-Fenix), Alex Aranburu e Gorka Izagirre (Astana-Premier Tech), Felix Grossschartner (Bora-Hansgrohe), Jonathan Lastra (Caja Rural-Seguros RGA), Fernando Barcelò e Jesús Herrada (Cofidis, Solutions Crédits), Diego Camargo e Lawson Craddock (EF), Simone Petilli (Intermarché-Wanty), Andreas Kron, Steff Cras e Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Nelson Oliveira e Carlos Verona (Movistar), Andrey Zeits (BikeExchange), Romain Bardet, Thymen Arensman, Chris Hamilton, Michael Storer e Martijn Tusveld (una corazzata in movimento per la DSM), l'ex maglia rossa Kenny Elissonde (Trek-Segafredo) e infine la coppia UAE-Emirates formata da Matteo Trentin e Jan Polanc. Quest'ultimo, 12esimo in classifica a 1'42" da Primoz Roglic, sarebbe stato leader virtuale della generale per moltissimi chilometri.

Bardet, reduce da due giorni difficilissimi (caduto mercoledì, in grave ritardo pure ieri), ha mostrato una benemerita voglia di immediato riscatto e ad esempio è passato in testa davanti a Elissonde sul secondo Gpm (3a categoria), il Puerto de Benilloba al km 60, col gruppo transitato a 2'30" controllato dai compagni di Primoz Roglic. Trentin si è speso molto lì davanti per favorire le chance di Polanc, il quale sul Puerto de Tudons (2a categoria al km 80) ha pure esagerato, passando per primo al Gpm davanti a Bardet ed Elissonde. Qui il vantaggio sul plotone era già salito a 3'30", e quel margine ha continuato ad aumentare anche perché dietro la Jumbo-Visma ha ben pensato non fosse il caso di svenarsi eccessivamente nella fase centrale della tappa.

Il drappellone al comando, che sul Tudons aveva perso tre elementi (Arensman, Lastra e Bouchard, quest'ultimo migliore scalatore alla Vuelta 2019), ha guadagnato anche sulla lunga discesa successiva, arrivando a toccare il momentaneo massimo vantaggio al km 95: 4'10". Dalle retrovie della corsa intanto arrivava la notizia del ritiro di Carthy, terzo un anno fa ma in evidente sofferenza da giorni.

La successiva salita, il Puerto El Collao, è stata quella su cui son successe cose, molte cose. Intanto davanti ci sono stati rivolgimenti, un allungo di Hamilton con Sivakov a ruota subito dopo un problema meccanico di Kuss, poi l'azione è rientrata ma comunque c'è stata selezione tra i 26, rimasti attardati Aranburu e Izagirre, Barcelò e Oliveira, Zeits e un esausto Trentin. Al Gpm (2a categoria al km 113, a 39 dal termine) è passato poi in testa nuovamente Bardet davanti a Sivakov e Craddock. L'americano ha quindi allungato in discesa, raggiunto presto dallo stesso Sivakov e da Storer.

Ma le cose più rilevanti accadevano nel gruppo maglia rossa, laddove ai -45 (e a 6 dallo scollinamento) un'improvvisa mossa dei Movistar rompeva l'equilibrio: José Joaquín Rojas è scattato con Alejandro Valverde a ruota, e alle loro spalle s'è posizionata la coppia Ineos formata da Richard Carapaz e Adam Yates. Anche se il resto dei big era lì in zona, stava quasi per nascere qualcosa, ma su una contropendenza un chilometro più avanti Valverde ha preso una buchetta con la posteriore, ha perso aderenza, è scivolato su un'ampia curva a destra, è passato sotto al guardrail ed è finito un po' sotto il livello della strada, su un pendio argilloso, declinando a testa in giù.

Per essere, s'è rialzato, preso per mano da Rojas che s'era fermato appena arrivato sul luogo del capitombolo. Ma da subito Don Alejandro ha dato l'impressione di non essere più in sé: in parte per le botte, visibili principalmente sul lato sinistro della schiena; in parte, vien da dire, per la paura, o la consapevolezza di non poter correre certi rischi a 41 anni passati, della serie "ma chi me lo fa fare?". A lungo il murciano è stato a consulto coi medici dello staff, quindi si è rimesso in sella, ha provato - scortato da un paio di compagni - a riprendere la corsa, ha pedalato forse per un chilometro, o mezzo, si è rifermato, è sceso dalla bici, si è accasciato piangente tra le braccia del direttore sportivo, quasi una crisi mentale, ribadiamo. Addio Vuelta.

Mentre Valverde viveva la sua personale odissea, il suo compagno Miguel Ángel López abbozzava un forcing ai -43 (a 4 km dal Gpm), chiamando la risposta ancora di Carapaz e stavolta pure di Primoz Roglic (Jumbo-Visma). Ma l'azione restava per il momento estemporanea, destinata a rientrare. Il gruppo maglia rossa procedeva ancora a 3'30" dai primi, riavvicinatosi ma non troppo. Successivamente le distanze si sarebbero ampliate non poco.

Avevamo lasciato al comando Craddock, Storer e Sivakov; il russo-francese è scattato non appena approcciata la penultima salita di giornata, il Puerto de Tibi ai -19, ma gli altri due non l'hanno lasciato andar via; nella prima parte di salita gli altri fuggitivi erano a 50", il gruppo maglia rossa addirittura a 4'50"; il drappello di Polanc ha però presto cambiato nome, in quanto proprio lo sloveno rosso virtuale s'è staccato, come pure Dewulf, Camargo, Herrada, Petilli, Vanhoucke, Tusveld e, più avanti, Hamilton ed Elissonde.

Ancora sul Tibi, ai -16 sempre Sivakov è ripartito ma ha subito avuto un problema al cambio, fatto che ha messo le ali ai piedi di Storer, che ha staccato a quel punto pure Craddock; gli altri fuggitivi si erano riportati a meno di 20" ma la botta di Storer li ha nuovamente riallontanati; senonché Sivakov ha superato la noia meccanica e ha raggiunto l'australiano della DSM, transitando per primo al Gpm ai -14. A fine discesa Craddock per un attimo ha ripreso i due battistrada, ma poi la strada ha subito ripreso a salire e allora ciao Craddock.

A inseguire la coppia al comando non erano rimasti che 8 corridori: Haig, Kuss, Vine, Grossschartner (nuova maglia rossa virtuale dato che in classifica pagava stamattina 2'09" a Roglic), Kron, Cras, Verona e Bardet. Ultimi a staccarsi Hamilton ed Elissonde.

Ai -10 Verona ha proposto un contropiede a cui ha ben risposto Kron, e i due hanno raggiunto Sivakov e Storer ai -7, quando il Balcón de Alicante era già iniziato. Ai -6 Verona è ripartito forte e Storer ha risposto per primo, ma poi son rientrati anche gli altri due. Lo spagnolo aveva la fregola di andarsene e ci ha provato ancora ai -4, quando è iniziato il tratto duro della salita conclusiva, ma di nuovo Storer pian pianino si è rifatto sotto per poi ripartire a propria volta ai -3. Sivakov ha raggiunto Verona ma l'australiano non si prendeva più.

Il gruppo, che aveva preso la salita con 4' di ritardo dai primi, si è ulteriormente selezionato, tra i primi a mollare Lilian Calméjane (AG2R), che alla partenza era ottavo della generale. La battaglia si è accesa però solo ai -2.5, quando Yates ha affondato il colpo. Roglic ha risposto bene, come pure Enric Mas (Movistar), Egan Bernal (Ineos), López, Aleksandr Vlasov (Astana), David De La Cruz (UAE) e Louis Meintjes (Intermarché); più indietro Giulio Ciccone (Trek) e Fabio Aru (Qhubeka NextHash) oltre a Mikel Landa (Bahrain). López ha tentato un rilancio, ma meglio ha fatto ancora Yates che con un rilancio ai 1200 ha fatto male a Vlasov.

Adam ha continuato di ritmo ma nel finale la salita spianava per cui nessuno s'è più staccato. Storer, che nell'ultimo chilometro aveva visto qualche strega, ha concluso comunque felicemente la sua piccola impresa ed è passato sotto lo striscione d'arrivo sorridente ed esultante, con 21" su Verona (che invano aveva tentato il tutto per tutto per un disperato recupero), 59" su Sivakov, 1'16" su Kuss, 1'24" su Haig, 1'32" su Bardet e Grossschartner, 1'37" su Kron, 2'17" su Cras, 2'29" su Polanc, 2'49" su Vine, 2'53" su Tusveld e Petilli, 3'08" su Herrada.

A 3'33" il gruppo dei big con nell'ordine Yates, Roglic, Mas, Bernal, López, De La Cruz e Meintjes. A 3'46" ha chiuso Vlasov, a 4'03" Guillaume Martin (Cofidis), Ciccone, Aru, Carapaz e Landa; a 4'12" un altro gruppetto comprendente Damiano Caruso (Bahrain).

Rimescolamenti in classifica, salgono alcuni dei fuggitivi e scendono alcuni degli staccati, ma in ogni caso Roglic difende la maglia rossa per soli 8" su Grossschartner; terzo è mas a 25", poi abbiamo López a 36", Polanc a 38", Bernal a 41", Haig a 57", Kuss a 59", Vlasov a 1'06" e Yates a 1'22"; Ciccone è 11esimo a 1'29", seguito da Landa a 1'42", Aru a 1'47", De La Cruz a 2'14", Meintjes a 2'19" e Carapaz a 2'48"; Caruso è 24esimo a 6'47". Domani la velocità si rialza, l'ottava tappa sarà appuntamento da velocisti, 173.7 km quasi interamente pianeggianti da Santa Pola a La Manga del Mar Menor. Occhio però al vento, si corre sulla costa e non è detto che non possano esserci sorprese strada facendo.
Notizia di esempio
L'odore del mare e la doppietta di Jakobsen
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!