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È un ultracampione, è Alejandro Valverde!

30.09.2021 15:37

L'incredibile murciano vince a Caronia a un mese dalla frattura alla clavicola patita alla Vuelta (e dopo il traguardo cade di nuovo...). Covi secondo, Nibali nel primo gruppetto. Ora Valverde è pure leader del Giro di Sicilia


E dire che alla Vuelta a España, quando cadde in una piccola scarpata rompendosi la clavicola, noi stolti pensammo che, a 41 anni, Alejandro Valverde potesse accarezzare l'idea di dire basta col ciclismo pedalato: troppi rischi, troppi pericoli, una carriera superba già alle spalle e la grande paura di quella giornata stampata nei suoi occhi sbarrati al risalire faticosamente e dolorosamente sulla sede stradale. Come se non conoscessimo Valverde, come se non l'avessimo già visto risorgere da una frattura al ginocchio (mica una sbucciatura), patita sempre al Tour, una riemersione coronata dal titolo mondiale 2018. Come se non l'avessimo vincere in ogni santo anno della sua attività (tranne nel 2020, ma sappiamo bene che fu una stagione davvero strana), abbiamo ancora stampata negli occhi la sua affermazione a Willunga Hill 2012 (Tour Down Under) dopo la squalifica che la carriera gliela segò in due, insomma è un corridore che ha sempre saputo rialzarsi.

E lo ha fatto due volte oggi: tornando al successo a un mese e dieci giorni da quell'infortunio della Vuelta, un ruolino incredibile (130 vittorie o giù di lì da professionista), e rimettendosi in piedi dopo essere caduto di nuovo dopo il traguardo, un attimo di distrazione, un'occhiata alle sue spalle, una canalina di cavi non vista, l'equilibrio perso, il capitombolo in avanti (potenzialmente molto rischioso) l'escoriazione al gomito sinistro con cui se l'è cavata. "Avrei preferito non vincere ma non cadere", ma non vincere non si può per lui, il successo è una condizione che lo rappresenta in pieno, lo sappiamo ormai sin troppo bene. Ha vinto ancora e continuerà a farlo, e chissà quando si fermerà.

Con la vittoria di Caronia Valverde conquista anche la testa della classifica del Giro di Sicilia, domani avrà il suo daffare per difendere la leadership nell'ultima tappa ma non è che non possa riuscire a portarsi a casa anche la generale della bella corsa isolana tornata in vita nel 2019 e che meriterebbe, per scenari e contenuti tecnici, di continuare a caratterizzare questa parte di calendario sempre più italiana (pullulano le corse nostrane di settembre-ottobre, e un domani vedrete che si dilungherà fino a novembre).

Dopo le due volate dei giorni precedenti, oggi lo scenario al Giro di Sicilia 2021 è cambiato con la terza tappa. La Termini Imerese-Caronia, 180 km con arrivo su una salitella di 3.5 km, è iniziata con un attacco partito nel primo chilometro ma che ci ha messo un po' a diventare effettiva fuga: a muoversi sono stati cinque uomini, David González (Caja Rural-Seguros RGA), Samuele Rivi (Eolo-Kometa), Damiano Cima (Gazprom-Rusvelo), Ben King (Rally) e Davide Orrico (Vini Zabù). C'era subito una salita (non Gpm) verso Cedra nei primi chilometri, e qui Cima ha perso contatto dagli altri, venendo superato da Alex Tolio (Zalf Euromobil) e Paul Double (Mg.K Vis VPM); Cima non si è comunque perso d'animo, è stato raggiunto da Francesco Zandri (Work Service-Marchiol) e infine è riuscito a rientrare con lui, quando i battistrada - diventati otto - contavano un vantaggio massimo di 4'30" dopo 35 km di gara.

King ha vinto i primi due Gpm di giornata, la Portella di Barfuco ai -98 e la salita di Pollina ai -42, ma in mezzo lo scenario è completamente cambiato, perché la Movistar di Alejandro Valverde si è messa a tirare il gruppo a tutta, coadiuvata qua e là dalla Trek-Segafredo, e ha di fatto annullato tutto il distacco dai fuggitivi, che nel frattempo, sulla Pollina, si erano completamente disgregati. E quando King ha staccato Double (che si era avvantaggiato a inizio salita, mentre gli altri battistrada si disperdevano metro dopo metro) e si è involato verso il Gpm, il plotone (da cui si erano irrimediabilmente staccati il leader Juan Sebastián Molano e gli altri velocisti) era già a un passo. Subito dopo lo scollinamento l'americano (che coi punti di oggi si è assicurato di indossare domani la maglia pistacchio di migliore scalatore) è stato raggiunto, quindi Valverde ha dimostrato tutta la sua motivazione andando a vincersi il traguardo volante di Castel di Tusa ai -24 (davanti al compagno Marc Soler e a Romain Bardet della DSM).

Il gruppo ha proseguito lanciatissimo verso la rampa d'arrivo, composto da 50-60 corridori, e la Movistar ha lavorato fino alla fine, con José Joaquín Rojas a tenere alto il ritmo nella prima parte di salita (quella più dura) ed Einer Rubio a proseguire il lavoro nel tratto centrale. A 1800 metri dal traguardo però il cambio di ritmo più netto è stato imposto da Antonio Nibali (Trek), e appena il siciliano si è spostato ai 1400 è partito Brandon McNulty (UAE-Emirates); la sfuriata dello statunitense è stata piuttosto breve, dopodiché la testa è stata presa da Davide Villella intento a guidare Valverde nella volata ristretta (erano rimasti in meno di 20).

Il luogotenente del murciano ha tirato fino ai 250 metri, quindi è partito Valverde che con la sua accelerazione ha stroncato tutti, impedendo ad Alessandro Covi (UAE) financo di uscire dalla sua ruota. Il piemontese si è comunque preso un bel secondo posto alle spalle dell'ultracampione spagnolo, quindi con lo stesso tempo si sono classificati nell'ordine Jhonatan Restrepo (Androni-Sidermec), Simone Velasco (Gazprom-RusVelo), Bardet, Cristian Scaroni (Gazprom), Lorenzo Fortunato (Eolo-Kometa), McNulty, Alessio Martinelli (Colpack Ballan), Nikias Eg (Trek) e, 11esimo, il suo capitano Vincenzo Nibali.

Subito dopo il traguardo, come scritto in apertura, Valverde è ruzzolato giù ma per fortuna non ha riportato danni seri, per cui domani potrà sfoggiare la bella maglia giallo-rossa di leader della classifica. Guida la corsa con 7" su Covi, 9" su Restrepo e Davide Gabburo (Bardiani-CSF), 11" su Bardet, 13" su Velasco, Mattia Bais (Androni), Martinelli, Scaroni e Nibali, decimo. Domani il Giro di Sicilia 2021 si concluderà con la quarta tappa, la Sant'Agata di Militello-Mascali di 180 km (cliccare sull’immagine per il dettaglio) con la Portella Mandrazzi (già affrontata al Giro d'Italia) a metà percorso e soprattutto la Sciara di Scorciavacca che scollina ai -17. Questa salita, ai piedi dell'Etna, misura circa 10 km ed è tutt'altro che abbordabile: per gran parte del suo sviluppo le pendenze sono costantemente tra il 7 e l'8%, e solo nel finale c'è una spianata di un chilometro scarso. Chi scollinerà davanti sarà presumibilmente proiettato verso il successo della corsa.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!