Professionisti

Che dobbiamo fare con questo ragazzo?

10.03.2022 20:17

Tadej Pogacar continua a far magie: vince la tappa di Bellante alla Tirreno-Adriatico davanti a Jonas Vingegaard, conquista la maglia di leader e lancia segnali a tutti i favoriti di... tutte le corse! (A partire dalla Sanremo)


Tadej Pogacar è un ciclista e - se ancora non lo è lo sarà presto - il più famoso pedalatore al mondo. Di sicuro già ora è il più forte, non c'è modo di nutrire dubbi sulla sua attuale caratura. Ma è di più, per definirlo occorre per forza uscire dalle categorie sportive e spostarsi su altri orizzonti. Possiamo dire per esempio che Tadej Pogacar è un fenomeno astronomico, perché in un'epoca di stelle brillantissime è capace di eclissarle tutte; e di farlo con naturalezza, come se non potesse fare diversamente da così. Che abbia vinto due Tour de France lo ricordiamo tutti, come li ha vinti pure ci è rimasto impresso negli occhi e nella testa; che all'esagerata forza nei grandi giri (prima delle Boucle aveva conquistato un podio alla Vuelta, e lì non aveva ancora compiuto 21 anni) abbia poi aggiunto un paio di classiche monumento lo scorso anno (la Liegi e il Lombardia), ci ha dato l'esatta misura delle sue capacità.

Che poi in queste settimane abbia aperto il suo 2022 in maniera sensazionale, rivincendo l'UAE Tour con due tappe annesse (ma questo quasi non fa testo...) e poi producendosi sabato scorso in un'impresa fantastica alla Strade Bianche, aggiunge a quanto già sapevamo che il 23enne di Klanec non si pone definitivamente più limiti. In fondo, cosa sta essendo questa Tirreno-Adriatico in corso di svolgimento, se non la conferma di tale concetto? Questo va a prendersi pure un singolo secondo d'abbuono a uno sprint intermedio di una tappa interlocutoria, poi l'indomani scatta su un altro traguardo volante e poi tira dritto in un'altra frazione da velocisti, poi il giorno dopo ancora è oggi, e oggi te la vince, su un percorso da classichina nemmen difficile, e vince attaccando una prima volta a 40 km dal traguardo, poi tirando i freni, poi aprendo il gas definitivamente sulla rampa d'arrivo. E in mezzo a tutto questo una presenza ammirata da tutti, a casa e in corsa. Insomma, se non è già una divinità del ciclismo, resta solo da capire entro quanto poco lo potrà essere a titolo definitivo. Il bello è che noi, tutti noi che seguiamo questi fantastici anni '20, saremo lì ad assistere al momento. Al sommarsi dei momenti, Tadej dopo Tadej dopo Tadej dopo Tadej. Gioia pura.

Per la seconda volta la Tirreno-Adriatico 2022 sforava i 200 km (e ce ne sarà una terza sabato), 202 per la precisione quelli della quarta tappa tra la Cascata delle Marmore e Bellante, con finale in circuito. Dopo una ventina di chilometri frizzanti ha preso il largo la fuga del giorno, un'azione a 10 ad alta concentrazione di qualità: Lilian Calmejane (AG2R Citroën), Jasha Sütterlin (Bahrain-Victorious), Jhonatan Restrepo (Drone Hopper-Androni), Konathan Caicedo (EF Education-EasyPost), Diego Rosa (Eolo-Kometa), Einer Rubio (Movistar), Warren Barguil (Arkéa Samsic), Tsgabu Grmay (BikeExchange-Jayco), Chris Hamilton (DSM) e Quinn Simmons (Trek-Segafredo). Fra una tirata della INEOS Grenadiers del leader Filippo Ganna e un ritiro eccellente (Caleb Ewan, secondo la Lotto Soudal alle prese con piccoli postumi dopo una caduta patita ieri... sì, se state pensando che ieri il tasmaniano ha vinto, siamo sulla stessa lunghezza d'onda), i battistrada hanno raggiunto il loro vantaggio massimo con 6' a metà tappa.

A questo punto la UAE Emirates ha preso le redini del gioco e - col supporto della Jumbo-Visma - ha cominciato a limare gap, dopodiché quando ci si è diretti verso il circuito di Bellante anche la Quick-Step Alpha Vinyl ci ha messo del suo. Ma intanto il pallino restava per il momento a quelli davanti, e tra questi è stato Simmons a prodursi in un allungo a 45 km dalla conclusione: se era un progetto di impresa solitaria non era certo modesto. Anche perché il plotone era sempre più vicino, a meno di due minuti, e di lì a poco sulla rampa d'arrivo avremmo visto scornarsi i grossi calibri. Grossissimi.

Ai -40, a un passo dallo scollinamento, è partito il forcing di Julian Alaphilippe, che finalizzava il lavoro di gregariato della Quick-Step nell'ottica di lanciare Remco Evenepoel, e in effetti il ragazzotto è partito appena dopo in contropiede, trascinandosi a ruota Tadej Pogacar (UAE), Filippo Ganna e pure Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), bravo a prendere il trenino dei primi tre della classifica chiudendo di fatto un anno e quattro mesi di anonimato susseguente al suo secondo posto al Giro 2020. Il quartetto - che strada facendo ha raggiunto Calmejane e Grmay, staccati dalla fuga - si è mosso addirittura con un giro d'anticipo sul nostro stupore (ché pure si fossero attivati alla penultima tornata sarebbe stato presto per gli standard a cui anni di sparagnismo ci hanno abituati), e non è poi durato troppo, 12 km con 15" di margine massimo prima che i volenterosi si rialzassero, ma è stato sufficiente l'impegno per riempire gli occhi del pubblico.

Nella prima parte della seconda scalata sono stati ripresi dal gruppo tutti gli intercalati e stavolta non c'è stato il secondo atto della battaglia accesasi al passaggio precedente: il gruppo ha proseguito ordinatamente a inseguire il solitario battistrada che intanto si assicurava di indossare domani la maglia di migliore scalatore. Il grande impegno dell'americano è terminato poi a 12 km dal traguardo, quando è stato infine raggiunto. Prima, ai -17, un accenno di contropiede ispirato da Emanuel Buchmann (Bora) insieme a un'altra decina di uomini era durato qualche metro, giusto il tempo di dire "noi ci siamo", ma la strada tendeva a scendere per cui il gruppo facilmente aveva tenuto a bada l'azione, rinviando alla rampa conclusiva ogni reale animosità.

Una volta ripreso Simmons è partito in contropiede Valentin Ferron (TotalEnergies), la sua sortita è durata fino a 4.5 km dall'arrivo, in pratica è stato ripreso ai piedi dell'ultima scalata a Bellante. Ai 3.6 è partito Romain Bardet (DSM) con Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) in marcatura, e ciò ha chiamato la reazione di altri ottimi calibri, da Miguel Ángel López (Astana Qazaqstan) a Giulio Ciccone (Trek-Segafredo). Una sgambettata di Benjamin Thomas (Cofidis), una di Natnael Tesfatsion (Drone Hopper) ed eravamo ai 3 km; qui Richard Carapaz (INEOS) si è staccato dai migliori.

Nessuno però prendeva seriamente l'iniziativa, López accennava, Wilco Kelderman (Bora) con Mikel Landa (Bahrain) pure ma un'accelerazione dopo l'altra ci siamo ritrovati con una buona selezione, e davanti c'eran sempre Pogacar, Ciccone, MAL, e poi ai 2300 metri si è mosso Remco con Victor Lafay (Cofidis), ma il divino sloveno era sempre lì a mettere la mordacchia a tutti. Ai 2 km un altro mezzo allungo di López, ed ecco che ai 1700 è partito Marc Soler (UAE), innescato dallo stesso Pogacar, e queste tirate hanno fatto male anche a gente come Alaphilippe.

Ai 1200 metri è stato il turno di Richie Porte (INEOS) tentare, ma sempre c'era Tadej a smorzare gli altrui entusiasmi, insomma era chiaro a tutti che il gentilboss voleva vincerla, questa tappa. Lafay ha messo la sua fiche ai 600 metri, ed è stata l'ultima che abbiamo visto, perché ai 500 metri ha dispiegato le ali Pogacar e lì la partita si è chiusa. Il capitano della UAE ha staccato tutti ed è arrivato a braccia aperte, con un buco di due secondi alle sue spalle. Insostenibile, o bellissimo, a seconda della prospettiva con cui lo guardiamo (se quella degli avversari o quella dei tifosi).

L'ordine d'arrivo: a 2" da Tadej, Jonas Vingegaard (Jumbo), Lafay ed Evenepoel; a 5" Ciccone, Tao Geoghegan Hart (INEOS), Enric Mas (Movistar), Kelderman, Landa, Hindley, Alex Aranburu (Movistar), Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty) e Pello Bilbao (Bahrain); a 12" López, Rigoberto Urán (EF), Caruso, Thymen Arensman (DSM) e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ); gli altri via via dispersi più indietro, la maglia azzurra uscente, Filippo Ganna, ha pagato 25".

La maglia azzurra entrante è invece proprio Pogacar, che al momento guida con 9" su Remco, 21" su Pippo, 36" su Arensman, 43" su TGH, 45" su Vingegaard, 50" su López, 56" su Soler, 1'02" su Porte, 1'04" su Kelderman, 1'06" su Hindley. E domani che si fa, si aumentano ancora i possedimenti sloveni in centro Italia? Dopo quanto visto ancora oggi, come escluderlo? Di sicuro la quinta tappa, la Sefro-Fermo di 155 km, si presta, col suo finale sui muri marchigiani (l'arrivo è su una bella rampa che ricorda un po' Huy). E poi ci sarà il doppio Carpegna sabato. E poi... la Sanremo, no?
Notizia di esempio
Il Brandon che crea un'atmosfera
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!