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Mai dire Girmay: epocale epilogo a Wevelgem

27.03.2022 17:55

L'eritreo dell'Intermarché scrive un pezzo di storia aggiudicandosi la Gand-Wevelgem, secondo Laporte, terzo Van Gestel. I favoriti nel gruppo dei battuti regolato da Tim Merlier


Una Gand-Wevelgem meno divertente di altre del recente passato principalmente a causa dell’assenza di vento, ma che rimarrà ugualmente impressa negli occhi di chi il ciclismo lo ama. Biniam Girmay la star di giornata, l’eritreo che ha portato in Africa una grande classica per la prima volta nella storia, testimoniando di fatto l’ascesa del movimento eritreo e del pedale nell’intero continente africano, tanto che nel 2025 i Mondiali si svolgeranno in Ruanda. La speranza che nuove nazioni si affaccino al mondo ciclistico sta diventando realtà. Tornando a Girmay, va detto che il ragazzo ha sempre mostrato un talento fuori dal normale, sin dai tempi del passaggio al professionismo con l’ormai defunta Nippo Delko Provence, ma anche in precedenza da juniores. Le corse mosse sono sempre state il suo pane, ma Bini ha affermato in molteplici occasioni di avere un debole unico per le pietre e di volersi testare il prima possibile in una classica belga. L’Intermarché gli ha dato questa possibilità venerdì ad Harelbeke e dato che il test è andato meglio del previsto, perché non fargli correre anche la Gand, si saranno chiesti. Risultato: il cambio di programma più azzeccato della stagione. E allora sarebbe il caso di pensare ad allungare di un’altra settimanella la campagna delle pietre di Girmay, il quale ad ora non ha in calendario il Giro delle Fiandre, poiché sulla sua agenda il prossimo obiettivo, sottolineato ed evidenziato in rosso, incombe: Giro d’Italia 2022.

Passiamo dunque al racconto della corsa. I 249 km da Ieper a Wevelgem sono caratterizzati da 9 muri e 4 segmenti in pavé. Monteberg, Baneberg, Kemmelberg, versante Belvedere prima e versante Ossario poi, e le cosiddette Plugstreets, stradine sterrate presenti a circa 70 dalla retta conclusiva, i tratti distintivi della terza classica delle pietre per importanza dopo Parigi-Roubaix e Giro delle Fiandre, o Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, fate voi. Non prendono il via Mikkel Bjerg (UAE Team Emirates) e Tom Van Asbroeck (Israel-Premier Tech), mentre torna in gara Matteo Trentin (UAE). Nei primi chilometri i tentativi di fuga non vanno in porto e, come sempre accade qui in Belgio, la velocità è elevatissima. Giunti al trentesimo chilometro la situazione appare più chiara, con sette uomini che prendono il largo: Jelle Wallays (Cofidis), già in avanscoperta all’E3 di Harelbeke, Alexander Konychev (Team BikeExchange Jayco), Nikias Arndt (Team DSM), Ludovic Robeet (Bingoal Pauwels Sauces WB), Lindsay De Vylder (Sport Vlaanderen Baloise), Johan Jacobs (Movistar Team) e Lars Saugstad (Uno-X Pro Cycling Team). Il loro vantaggio cresce rapidamente ma, grazie al prezioso lavoro di Edoardo Affini (Jumbo-Visma), coadiuvato poi da Nils Politt (Bora-Hansgrohe), Iljo Keisse (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e Maurice Ballerstedt (Alpecin-Fenix), non supera mai i 5’30”.

Il plotone procede in modo sonnolento fino allo Scherpenberg (1300 metri al 3%), primo muro di giornata. Ai -105 la prima caduta che coinvolge numerosi corridori, tra cui Davide Martinelli e Manuele Boaro (Astana Qazaqstan Team), Jens Keukeleire, Gianni Vermeersch (Alpecin), Sep Vanmarcke (Israel) e soprattutto alcuni favoriti come Florian Sénéchal (Quick-Step), Arnaud Démare (Groupama-FDJ), Tom Pidcock (Ineos Grenadiers) e Trentin, tutti comunque rientrati prima del Baneberg (1400 metri al 5.5%). La tensione sale mentre ci si avvicina al Monteberg (1560 metri al 3.9%) poiché Wout van Aert (Jumbo) si porta davanti accompagnato dal campione neerlandese Timo Roosen. Kamil Gradek (Bahrain Victorious) e Brent Van Moer (Lotto Soudal) ne pagano le conseguenze grattando il terreno. Jhonnatan Narvaez (Ineos) esce dai giochi all’imbocco del Kemmelberg (1510 metri al 6.5%) scivolando nella curva a sinistra. Kasper Asgreen (Quick-Step) attacca trovando la pronta risposta di Van Aert, Stefan Küng (Groupama), Cristophe Laporte e Nathan Van Hooydonck (Jumbo), Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Matej Mohoric (Bahrain).

Il gruppo rimane compatto ma ai -79 un’azione di Greg Van Avermaet (AG2R Citroën Team) lo spezza in due tronconi; davanti molti nomi interessanti tra cui Asgreen, Mohoric, Dylan van Baarle  e Ben Turner (Ineos), Mike Teunissen e Van Hooydonck (Jumbo), Victor Campenaerts e Cedric Beullens (Lotto), Démare e Olivier Le Gac (Groupama), Jasper Stuyven ed Edward Theuns (Trek) e Biniam Girmay, accompagnato da Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty-Gobert); dietro tirano BikeExchange per Dylan Groenewegen e TotalEnergies per Anthony Turgis (Peter Sagan perde le ruote dei migliori molto presto). Sulle Plugstreets Jacobs saluta la compagnia degli altri fuggitivi che vengono raggiunti ai -67. L’azione dello svizzero non è fortunata perché viene ripreso dai contrattaccanti duemila metri più tardi. Le energie di Maciej Bodnar, Dries Van Gestel e Edvald Boasson Hagen (Total) bastano per chiudere il gap tra i due gruppi e ai -58 il tentativo è annullato. Solo Le Gac rimane in avanscoperta, ma senza grosse velleità, tanto che la sua fuga dura solamente 3 km. Gruppo nuovamente compatto.

Al secondo passaggio sul Monteberg ci prova Arjen Livyns (Bingoal), ripreso sul Kemmel grazie alla seconda botta di Asgreen, sempre ben marcato da Van Aert, Pedersen e Démare. Faticano invece Van Avermaet ma soprattutto Fabio Jakobsen (Quick-Step). La Jumbo sfrutta la superiorità numerica facendo partire Laporte, alla cui ruota balzano Turgis e Campenaerts, ripresi grazie allo sforzo del generosissimo Asgreen. Seguono altri scatti di Turner, Van Aert e Kevin Geniets (Groupama), ma nessuno crea distacchi o spaccamenti nel G1. I vari drappelli si riuniscono per l’ennesima volta ai -45, con ancora Scherpenberg, Baneberg e Kemmelberg (versante Ossario) da affrontare. Tiesj Benoot (Jumbo) allunga sul Baneberg, inseguito in prima persona da Pedersen, attivissimo nella fase centrale di corsa. Questa mossa, più che per fare selezione, è pensata dalla Jumbo per preparare il terreno a Van Aert.

Il campione belga si fa trovare nelle retrovie all’imbocco del terzo Kemmel, ma nonostante ciò fa in tempo a rimontare tutto il gruppo e staccare persino Laporte, Asgreen e Pedersen; la differenza non è ovviamente marcata come Wout avrebbe sperato, ma sufficiente per selezionare un drappello di otto corridori: oltre a WVA presenti anche Laporte e Benoot, Asgreen, Søren Kragh Andersen (DSM), Pedersen, Van Baarle e Mohoric. Gli 8 vengono inseguiti da due diversi tronconi e ripresi ai -29. Inizia quindi la consueta fase di scatti e controscatti in cui gli sprinter rimasti cercano in ogni modo di salvarsi per il rettilineo finale. Ciò che rimane negli occhi dopo la catena di muri, però, è l’incredibile forza di Van Aert sulle pietre.

Ai -24 si forma un quartetto pericolosissimo con all’interno Van Gestel, Laporte, Girmay e Stuyven. Van Avermaet e Rasmus Tiller (Uno-X) mancano l’aggancio e vengono riassorbiti ai -19 dal plotone tirato da Groupama per Démare e Alpecin per i due velocisti Tim Merlier e Jasper Philipsen. Il braccio di ferro viene stravinto dai 4 in testa, dietro mancano gambe e organizzazione e molte squadre ben rappresentate decidono di attendere e rimanere passive. Il gap cresce fino a 40”, scende poi con l’avvicinamento alla flamme rouge ma non quanto necessario per far si che siano i velocisti a giocarsela. Laporte interpreta senza paura gli ultimi mille metri, prende lo sprint in testa e controlla la posizione di Stuyven, Van Gestel e Girmay alle proprie spalle.

A 200 metri dall’arrivo Biniam anticipa con una progressione poderosa e per il francese non c’è nulla da fare, ancora secondo: Girmay è il primo africano a vincere una classica del WorldTour e lo fa con un numero di alta scuola, beffando dei campioni esperti dopo una corsa dispendiosissima. Van Gestel, vincitore della Ronde Van Drenthe due settimane fa, completa il podio precedendo Stuyven. Kragh Andersen si prende il quinto posto a 8” con un colpo da finisseur, battendo Tim Merlier, Mads Pedersen, Iván García Cortina, Matej Mohoric e Arnaud Démare, tutti a 9”.

Per ulteriori indicazioni in vista del Ronde, oltre a quelle raccolte sin qui che ci parlano di un Van Aert straripante, di un Asgreen pericolosissimo e di Mohoric in agguato, rivolgersi alla Dwars door Vlaanderen, in calendario mercoledì; startlist di lusso con la via anche Tadej Pogacar e Mathieu van der Poel, entrambi alla prima esperienza stagionale con le pietre.
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