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Simon Mago, una vittoria poco eretica e molto erotica

07.05.2022 19:40

Yates sbaraglia il campo nella crono di Budapest e conferma le proprie altissime aspettative sul Giro d'Italia. Van der Poel difende la rosa sfiorando il secondo successo di fila, Dumoulin chiude il podio di tappa davanti a Sobrero


Tanto per cominciare, diciamo che questo Giro d'Italia 2022 è partito col piede giusto. Sono bastati due strappetti alla fine delle prime due frazioni per regalarci sin da subito sostanza, e vera, e per ricordarci che di 21 giorni di corsa è bene non sprecarne nemmeno uno: che la prima tappa non sia una passerella, e che la seconda serva per dare una bella smazzata alla classifica (pur tenendo ancora tutti vicini vicini) ci bendispone al primo giorno di scarico (domani tocca ai velocisti e va bene così), ed è un andamento che andrebbe tenuto a mente da parte degli organizzatori da qui all'eternità.

Perché poi se metti i percorsi giusti ti capita che quel tal Mathieu Van der Poel infili un primo e un secondo posto, saldandosi la prima maglia rosa sulle spalle e ritagliandosi sin dal principio il ruolo di uno dei massimi protagonisti della contesa, finisca come finisca per lui: con una tenuta per tutte e tre le settimane, come tutti (lui per primo) speriamo, di modo che possa inventarsi altri gioielli da regalarci fino alla fine (e magari trovando il modo di difendere la maglia ciclamino, una volta che giocoforza dovrà cedere la rosa); o anche con un non voluto ritiro (un GT è un lungo viaggio pieno di fermate non richieste), il quale non toglierebbe comunque nulla alla bellezza di questo start col botto da parte del Fenomeno.

E, sempre se metti i percorsi giusti (e quello della crono odierna lo era eccome, al di là del risicato chilometraggio), ti può pure capitare che uno dei big più innamorati del Giro vinca la seconda tappa in maniera un po' sorprendente ma certo non del tutto inattesa, se facciamo la tara alle motivazioni e ambizioni di ciascun protagonista. Oggi Simon Yates ha rinnovato il suo patto di fedeltà con la corsa rosa, urlando a gran voce che anche quest'anno ci proverà davvero e sino in fondo a riscattare il clamoroso rovescio del 2018 e a migliorare il terzo posto del 2021 (lui spera di migliorarlo di due posizioni, ovviamente). Una vittoria di tappa che a qualcuno parrà una mezza eresia (il gemello non era certo tra i più pronosticati della vigilia) ma che dà la misura della condizione con cui il britannico si è presentato ai nastri di partenza.

Dici 2018 e come fai a non buttare un occhio affettuoso anche sul terzo dell'odierna frazione contro il tempo, quel Tom Dumoulin che è alla ricerca della verità e al posto della lanterna di Diogene ha il ricordo di quel che fu prima della sciagurata caduta di Frascati con tutte le conseguenze che quell'episodio si portò appresso. Poi magari il 31enne di Maastricht salterà già sull'Etna, ma in ogni caso meglio per lui aver fatto terzo che trentesimo: metti che strada facendo si galvanizzi, avremmo trovato un grande nome in più.

Altri pensieri su questa crono di Budapest, 9.2 km tra le bellezze della capitale ungherese (di fronte a certi spettacoli di architettura oltre che di pubblico ci sentiamo pronti a sostenere un duello all'alba con chi è contrario alle partenze dall'estero). Partiamo da Matteo Sobrero, che dopo le già buone prestazioni di (nell'ordine) Owain Doull (12'18") e Lennard Kämna (12'07"), ha stampato un 12'03" che l'ha messo al primo posto provvisorio della prova. Grazie a questo timing il campione italiano contro il tempo si è tenuto dietro tutti meno i tre che abbiamo citato in apertura, quindi in altri termini ha chiuso al quarto posto, insomma piccoli Ganna crescono (o piccoli cognati di Ganna crescono, se vogliamo stare più sul gossip-oriented).

Il secondo italiano di giornata, meglio pure di quel cronoman assodato di Edoardo Affini, è stato - udite udite - Vincenzo Nibali. 12esimo al traguardo a 19" da Yates, il messinese che già ieri non era dispiaciuto sulla rampetta di Visegrád resta in linea di principio il miglior uomo di Miguel Ángel López (che però gli cede al momento 23" in classifica), ma una gerarchia non è per sempre. Resta da capire come ci dobbiamo porre noi tutti, addetti ai lavori e appassionati, in rapporto al Giro che farà lo Squalo. Facile dire "facciamo finta di non vederlo, non aspettiamoci niente, non mettiamogli pressioni", ma la verità è che chi per oltre dieci anni ha scaldato i cuori dei tifosi non solo italiani ha bisogno di poco per riaccendere vecchie scintille. Anche lui magari andrà in difficoltà sull'Etna, ma chi si può vergognare per provare a sognare un altro po' sulle ali di un entusiasmo che non vuol cedere alla malinconia del viale del tramonto?

Tra gente da cui ci si aspettava di più (João Almeida solo 11esimo quando in teoria avrebbe pure dovuto vincerla, la tappa, per stare in linea con le ambizioni di classifica), gente da cui ci si aspettava di meno (Wilco Kelderman reclama a gran voce i gradi di capitano della Bora), gente che è andata in linea con le attese (Richard Carapaz, oggi 19esimo a 28" da Simon, resta la stella polare della startlist), ci troviamo a dover maneggiare non meno che un paio di decine di nomi rilevanti: è anche questo il bello dell'avvio di un grande giro.

E allora riepiloghiamo il tutto: Simon Yates (BikeExchange-Jayco) si è imposto con 3" su Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), 5" su Tom Dumoulin (Jumbo-Visma), 13" su Matteo Sobrero (BikeExchange) e Ben Tulett (INEOS Grenadiers), 17" su Tobias Foss (Jumbo), Wilco Kelderman e Lennard Kämna (entrambi della Bora-Hansgrohe); a 18" hanno chiuso Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vinyl), Thymen Arensman (DSM) e João Almeida (UAE Emirates), a 19" il solo Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan), a 20" Edoardo Affini (Jumbo), a 21" Bauke Mollema (Trek-Segafredo), a 22" la coppia INEOS Pavel Sivakov-Richie Porte, a 24" Romain Bardet (DSM), a 26" Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), a 28" Richard Carapaz (INEOS) e Owain Doull (EF Education-EasyPost), e con loro siamo a 20.

Tra quelli rimasti più indietro citiamo Mikel Landa (Bahrain), 30esimo a 33", Jai Hindley (Bora), 32esimo a 34", Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty), 38esimo a 36", Hugh Carthy (EF), 48esimo a 38", Alejandro Valverde (Movistar), 55esimo a 41", Miguel Ángel López (Astana), 59esimo a 42", Guillaume Martin (Cofidis), 68esimo a 45", Giulio Ciccone (Trek), 79esimo a 50", Emanuel Buchmann (Bora), 95esimo a 57", Jan Hirt (Intermarché), 96esimo a 58" come Felix Gall (AG2R Citroën), 101esimo.

La classifica che ci ritroviamo vede sempre Van der Poel al primo posto e ora alle sue spalle ci sono Yates a 11" e Dumoulin a 16"; a 24" troviamo Sobrero, Kelderman e Tulett, a 28" Foss e Mollema, a 29" Bilbao, Schmid e Almeida, a 30" (12esimo) Nibali, a 33" Porte, a 35" Bardet e Carapas, a 40" Mattias Skjelmose Jensen (Trek) e Koen Bouwman (Jumbo), a 41" Fabio Felline (Astana), a 43" Biniam Girmay (Intermarché) e Mauri Vansevenant (Quick-Step). E poi ancora, 44" accusano Landa e Arensman, 45" Hindley, 47" Pozzovivo, 48" Sivakov, 49" Carthy, 52" Valverde, 53" López, 1'01" Ciccone, 1'04" Martin, 1'08" Buchmann, 1'24" Hirt.

Domani, come già scritto, toccherà ai velocisti: i 201 km della terza tappa, la Kaposvár-Balatonfüred, non presentano praticamente alcuna difficoltà altimetrica, per cui si tratterà di una domenica ad alta velocità fino all'inevitabile sprint di massa. Caleb Ewan, Mark Cavendish, Giacomo Nizzolo, Arnaud Démare, Fernando Gaviria, Phil Bauhaus, Alberto Dainese, Simone Consonni, Cees Bol, Jakub Mareczko, Sacha Modolo per restare ai più in vista, ma senza trascurare gli stessi MVDP e Girmay che tanto bene hanno fatto ieri, stanno già tutti idealmente scaldando i motori.
Notizia di esempio
Il Nibali che non ti aspetti e un Ciccone che già insegue
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!