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Movistar, il ballo a due ha una sola guida

18.05.2016 19:56

Le qualità di Andrey Amador non le stiamo scoprendo in questo Giro d'Italia 2016: il forte corridore costaricense nella Corsa Rosa ha già ottenuto una vittoria parziale, nella Cherasco-Cervinia del 2012. E soprattutto ha nel proprio palmares una quarta posizione in classifica generale, conquistata a sorpresa proprio lo scorso anno. Di quelle di Alejandro Valverde sembra persino superfluo scrivere: il murciano è uno dei più talentuosi corridori che gli appassionati delle due ruote hanno avuto modo di ammirare negli ultimi quindici anni, senza se e senza ma. Quello che due simili pedalatori sono in grado di realizzare lo abbiamo visto nelle ultime due tappe del Giro, quella di ieri, conclusasi a Sestola, e quella odierna, terminata ad Asolo.

 

Anche a Sestola un tentativo, ma Jungels ricuce
Sgombriamo subito il campo da ogni possibile eccesso. Allo stato attuale quanto prodotto dalla coppia Movistar è poco, molto poco, in ottica classifica generale: questo perché le loro azioni, combinate e non, non hanno praticamente provocato scossoni di rilievo nelle posizioni alte. Ed è forse questo il motivo per il quale al traguardo di Sestola Valverde non era parso contento della prestazione della sua armata, perché la tattica degli uomini di Eusebio Unzué era stata perfetta: lanciare Giovanni Visconti all'attacco e poi far scattare sull'ultima ascesa Amador, al fine di cercare di vincere la tappa con l'italiano o cogliere la maglia rosa con il latinoamericano.

Tuttavia tutte le ciambelle non escono col buco e l'esecuzione del piano non ha colto nel segno, visto che un Bob Jungels in stato di grazia aveva annullato con un paio di trenate da paura il vantaggio dei due; a quel punto, in prossimità dell'arrivo è stato lo stesso Valverde a piombar loro addosso dopo aver lanciato il suo consueto sprint.

 

Valverde segue Nibali, ma non collabora
Molto spesso però nel ciclismo come i secondi contano anche altri particolari come le impressioni, gli effetti delle proprie azioni sul morale degli avversari, il metter loro in situazioni di inferiorità o talvolta la necessità di dissimulare una superiorità tutta da dimostrare. Ed è quanto probabilmente oggi la Movistar ha cercato di fare, soprattutto nei confronti di Vincenzo Nibali, uno che comunque difficilmente perde la propria freddezza o sbaglia a interpretare le situazioni di corsa, anche quando è sotto pressione.

Nel momento in cui, dopo una discesa dalla Forcella Mostaccin condotta in maniera arrembante, i due favoriti Valverde e Nibali (con l'apprezzabile presenza del colombiano Esteban Chaves) si sono ritrovati faccia a faccia, con l'opportunità di collaborare per cercare di distanziare gli altri uomini di classifica, il murciano ha tirato i remi in barca, giustificando la sua condotta con la necessità di aspettare il suo compagno e secondo della generale, ossia Amador. E qui è venuto fuori il Valverde che i detrattori definiscono sparagnino e calcolatore, ma in questo caso intelligente.

 

Oggi in versione attendista, ma a lui conveniva così
Il campione di Spagna sa benissimo di essere il capitano unico, sa che all'interno della Movistar le gerarchie sono rigide; se avesse pensato che l'azione con Nibali e Chaves avrebbe potuto essergli utile per fare un passo in più verso la rosa avrebbe collaborato eccome. Ma nel momento in cui il tuo principale rivale per la vittoria finale è lì con te e non puoi certo pensare di guadagnare molto sugli altri uomini di classifica, vista la breve distanza per andare all'arrivo, conviene darci dentro?

Probabilmente, no: conviene invece fare in modo che rimanga quanto più in alto nella generale il tuo luogotenente, rientrante da dietro, perché avere un uomo di quelle qualità in quella posizione può tornare sempre utile. E nel frattempo giocare un po' con la testa del tuo avversario.

 

Amador sarà utile più avanti, ma il capitano è uno soltanto
In tutto ciò il discorso vittoria di tappa non è valutato e probabilmente non l'ha minimamente considerato neppure Valverde, sotto questo punto di vista effettivamente sparagnino. Ma non bisogna stupirsene, perché ci sono state tappe, come quella di ieri o quella di Arezzo, che l'iberico avrebbe effettivamente potuto conquistare. Tuttavia non ha mai voluto mettere alla frusta la squadra nel tenere quanto più sotto controllo le relative fughe di giornata, puntualmente arrivate.

C'è quindi nel pensiero di Valverde solo una cosa: la vittoria finale, o quantomeno il podio. Tutto il resto è secondario, e Amador è il perfetto compagno tramite il quale cercare il colpo grosso: uno solido, versatile, coraggioso e che non ha paura di sacrificarsi. L'ipotesi di una corsa parallela tra i due è da escludere, anche perché arrivare quarti in un Giro è una cosa, andare sul podio un'altra e vincerlo un'altra ancora, e almeno riguardo l'ultima il costaricense non pare esserne in grado.

Inoltre: finora è stato utilizzato come battitore libero perché il percorso e le situazioni lo hanno permesso, ma cosa succederà sulle grandi salite? Verrà mandato ancora all'attacco o verrà tenuto rimanere quanto più possibile vicino al proprio capitano? La risposta, e quindi le reali gerarchie nella squadra spagnola e le loro implicazioni tattiche, sono scontate.

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