Blog

Quando lo sport è anche dolore

18.08.2016 15:59

Non solo successi, a Rio de Janeiro si sono registrati infortuni eccellenti


L’infortunio è il peggior incubo di qualsiasi atleta. Tutto il lavoro svolto per prepararsi ad un appuntamento importante, i sacrifici e le rinunce a cui si sottopongono gli sportivi di ogni disciplina, possono essere vanificati da un solo istante di distrazione, da un solo errore o da un dolore preso sotto gamba che poi si ripresenta nel momento meno adatto.

La delusione che accompagna l’incidente in gara, oltre naturalmente al dolore fisico, è una sensazione che difficilmente si dimentica, nonostante la tenacia degli atleti che, anche dopo una caduta, si rialzano e cercano di tornare più forti di prima.

La rappresentativa italiana impegnata ai Giochi Olimpici di Rio 2016 è stata costretta, suo malgrado, a subire due delusioni di non poco conto, visto che avrebbero portato a due medaglie quasi certe. La prima è arrivata un mese e mezzo prima dell’inizio delle olimpiadi e il suo protagonista in negativo è stato Gianmarco Tamberi, campione mondiale indoor di salto in alto. L’atleta italiano, in gara al Meeting della Diamond League di Montecarlo, dopo aver vinto la sua gara battendo il record italiano con la misura di 2,39 metri, ha deciso di tentare la misura successiva di 2,41 m. La scelta però gli è stata fatale. Quell'ultimo salto gli ha procurato una lesione al legamento deltoideo della caviglia sinistra. Niente Olimpiadi per lui e niente medaglia. Il ventiquattrenne di Civitanova Marche ha dovuto assistere alla finale dagli spalti e, nonostante la maturità dimostrata finora nell'accettare l’infortunio, non è riuscito a trattenere le lacrime nel vedere i suoi compagni impegnati nella lotta per l’oro.

La seconda grossa delusione italiana è avvenuta, invece, a gara in corso. Durante la prova di ciclismo su strada, mentre era in testa alla corsa quando mancavano solo 11 km al traguardo, Vincenzo Nibali ha visto scivolare via il suo sogno di medaglia insieme alla sua bicicletta. Caduto in discesa, proprio lì dove si è sempre espresso al meglio, lo squalo dello stretto si è procurato una frattura della clavicola, che gli ha impedito di concludere la gara. La delusione dell’atleta e di tutti i tifosi è stata grande. Purtroppo anche questo fa parte dello sport.

Ne sa qualcosa il ginnasta francese Samir Ait Said, impegnato nelle qualificazioni del volteggio. Dopo avere eseguito un difficile esercizio, nell'ultima fase di volo si è scomposto e l’atterraggio è stato disastroso. Le immagini dell’atleta che si tiene la gamba fratturata hanno fatto il giro del web, scioccando non poco gli utenti della rete. Frattura di tibia e perone e olimpiade finita per l’atleta.

Non ha avuto maggiore fortuna il pesista armeno Andranik Karapetyan. Nel tentativo di sollevare il bilanciere di 195 kg, il suo braccio sinistro non lo ha accompagnato fino in fondo. Gli spettatori hanno così assistito al momento in cui il braccio è rimasto schiacciato dal peso del bilanciere e il gomito dell’atleta armeno ha ceduto completamente. Fine dei giochi anche per lui.

In lacrime e su una sedia a rotelle è finita l’Olimpiade di Billy Besson, velista francese impegnato nella classe Nacra 17 con la compagna di squadra Marie Riou. Tormentato da giorni da un problema alla schiena, l’atleta transalpino ha tentato in tutti i modi di concludere la sua prova olimpica. Nonostante le accortezze da parte dello staff medico che ha cercato di contenere l’infiammazione, l’ernia al disco di Billy non ne ha voluto sapere e ha iniziato a premere contro il nervo sciatico. La rinuncia alla gara, mentre era in sesta posizione, e la partenza alla volta di Parigi è stata inevitabile.

Un incidente piuttosto insolito e imbarazzante ha impedito all'astista giapponese Hiroki Ogita di qualificarsi per la finale del salto con l’asta. Durante uno dei salti previsti nelle eliminatorie, l’atleta nipponico ha urtato la sbarra con la gamba ma soprattutto col pene. Un dolore indicibile (che solo un uomo può comprendere) lo ha costretto così al ritiro. Probabilmente Hiroki avrebbe preferito un altro modo per rendere indimenticabili questi Giochi Olimpici.

Per ovviare ai rischi di infortunio, c’è chi ha fatto una scelta alquanto bizzarra. Il lanciatore del disco tedesco Robert Harting ha preso la decisione di diventare mancino almeno fino a quando non avrà concluso la sua gara olimpica, per non correre il pericolo di infortunare la mano destra necessaria per lanciare il più lontano possibile il suo disco. Peccato che, nonostante lo strano sacrificio, l’atleta tedesco non sia andato oltre la quindicesima posizione finale.
Notizia di esempio
La parola alle aziende: BCycle, il volto giovane dell'ecommerce ciclistico - Intervista all'amministratore Giacomo Pirioni