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Porte is head, trip-hop-hurrà!

18.01.2017 07:38

Tour Down Under, Richie vince a Paracombe e già ipoteca il successo finale. Izagirre e Chaves sul podio di giornata, discreto Ulissi


Può essere che il Tour Down Under si sia deciso già al secondo giorno? Chi lo sa. Chi ha visto l'autoritaria (che è diverso da "autorevole", è più brutale) affermazione di Richie Porte oggi a Paracombe pensa - con buone ragioni - di sì. Qualche avversario del tasmaniano magari non sarà d'accordo, ma forse solo Esteban Chaves potrebbe impensierire il capitano della BMC a Willunga Hill, nella penultima tappa; e diciamo "potrebbe" non a caso, visto che quanto emerso dalla frazione odierna non lascia grossi spazi di manovra.

A margine, si segnalano il primo piazzamento di Diego Ulissi con la nuova maglia (per un team che sembra più un vocalizzo: UAE) e soprattutto due top ten di giovani che preludono - forse - a belle storie da raccontare nei prossimi mesi. Per ora, ci basta descrivere la Stirling-Paracombe, seconda frazione del TDU 2017, 148 km di salute e simpatia.

 

Sütterlin, una fuga con l'elastico incorporato
Dapprima si sono mossi per un tentativo senza futuro Ondrej Cink (Bahrain) e l'anziano giovane Cameron Meyer (qui in maglia UniSA, ma chissà cosa gli riserverà l'avvenire); il gruppo non ha lasciato spazio perché c'era nel mirino il primo traguardo volante con abbuoni, senonché gli uomini propriamente di classifica non hanno raccolto nulla in tale sprint (Ben Swift su Jay McCarthy e Sean De Bie), e allora via al fuggitivo solitario di turno, partito subito dopo la volatina.

Si trattava di Jasha Sütterlin della Movistar: scappato al km 24, è rimasto davanti in compagnia dei propri pensieri per 88 km. Ha avuto un primo picco al km 40 (5'02" il vantaggio massimo), poi l'hanno messo nel mirino ma era troppo presto, e allora il plotone ha rallentato, chi mangiava di qua, chi faceva la pipì di là, e il tedesco ha ripreso quota, tornando ad avere 4' di margine al km 88 (60 dalla fine). Ai -45 il ragazzo aveva ancora quasi 4', ma poi il gruppo si è di colpo svegliato e ha risucchiato tutto il distacco in un lampo: ai -36 si era di nuovo tutti insieme.

 

Sagan gregario, Gerrans spento, Porte con brio
Inutile dire che la Orica-Scott ha fatto la parte del leone: sua la maglia ocra di Caleb Ewan, suo soprattutto uno dei corridori faro della corsa, ovvero Simon Gerrans, giustamente molto allupato al pensiero del traguardo di Paracombe, particolarmente adatto alle sue caratteristiche. (Il seguito prova che aveva torto).

Il tempo di certificare problemi meccanici per Rohan Dennis e poi pure per Sergio Henao intorno ai -20, e ci si è ritrovati direttamente nel pieno della battaglia finale. Ai -5 Ewan ha finito la sua parte di lavoro e si è staccato, dalle posizioni in testa al gruppo pareva che anche Esteban Chaves dovesse lavorare per Gerrans; intanto Peter Sagan sgambettava allegramente su e giù per il plotone (via via più assottigliato), guardandosi intorno alla ricerca di Jay McCarthy (per il quale sin dalla vigilia si era impegnato a lavorare), ma il temporaneo capitano della Bora oggi non era esageratemente in vena.

Uno scatto di JIM Gonçalves (JIM sarebbe l'acronimo di Jose Isidro Maciel, tenetelo a mente per i prossimi articoli...) rintuzzato in un baleno dalla Dimension Data (all'opera per Nathan Haas, un altro dei favoriti della vigilia), ed ecco che Richie Porte ha saggiato una prima volta le forze in campo ai 1500 metri. Wilco Kelderman (nuova maglia Sunweb per lui) ha reagito un attimo, poi il tasmaniano della BMC è ripartito e stavolta solo Gorka Izagirre ha resistito alla sua ruota.

 

Porte padrone, ma che belle novità Guerreiro e Storer
Lo spagnolo della Movistar è però saltato presto sotto i colpi di Richie, ed è stato raggiunto da un Chaves con gamba promettente. Era tardi, per il Colibrì di Bogotá, per progettare un rientro sul battistrada, anche perché quello, incitato dal gran pubblico presente, svolazzava con sicumera verso il traguardo; e con esso, verso la maglia di leader di una corsa che, a lungo corteggiata e a volte sfiorata (due secondi posti negli ultimi due anni, un quarto in precedenza), stavolta potrebbe effettivamente finire nel suo palmarès.

Al traguardo sono stati ben 16 i secondi che Porte ha messo tra sé e la coppia Izagirre-Chaves; a 19" è transitato Dennis con Haas e - sesto - Diego Ulissi. Stesso ritardo per due giovani marmotte che si chiamano Ruben Guerreiro (la Trek potrebbe aver fatto un bel colpo con questo 22enne portoghese che gli appassionati italiani hanno visto vincere nel 2016 il Palio del Recioto - e non solo) e Michael Storer, quest'ultimo addirittura clamoroso nell'exploit, dato che nell'età ha ancora l'1 davanti (nel senso che non ha neanche vent'anni: li compirà tra poco più di un mese). E anche lui ha avuto modo di mettersi in luce in Italia l'anno scorso, nel GP Poggiana vinto in estrema solitudine con tre minuti sul secondo. È presto per fare qualsiasi previsione su quel che il ragazzino australiano potrà fare, ma una certezza c'è: ha personalità.

Giusto per chiudere la top ten, nel gruppetto a 19" sono arrivati anche Michael Woods e LL Sánchez, e poi tra gli altri pure Henao, il pluricitato McCarthy, Domenico Pozzovivo, Kelderman e Robert Gesink. Gerrans ha pagato 50", Sagan se l'è presa comoda chiudendo a 3'42".

La classifica Porte forse non l'ha chiusa, ma certo ci va vicino: guida con 20" su Izagirre, 22" su Chaves, 24" su JMac, 27" su Haas, 29" su Ulissi e tanti altri. Dopo il bel finale di oggi ci attende domani un ritorno a quote più Down Under, con la volata attesa in quel di Victor Harbor, classicissimo arrivo della corsa sudaustraliana. L'anno scorso vi s'impose un Gerrans incontenibile, ma quest'anno il comodino della Orica pare più ingolfato. Dato il finale non proprio liscio come l'olio, non sarebbe eretico un tentativo di zampata da parte del Campione del Mondo.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!