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Squillano sulle Fiandre le trombe di Van Avermaet

24.03.2017 17:25

Greg vince l'E3 Harelbeke, battuti Gilbert e Naesen. Sagan per terra. Colbrelli, un settimo posto incoraggiante


Nel turbinio di sfide che animano il ciclismo oggi, c'è una rivalità annosa che era passata abbastanza in second'ordine negli ultimi anni; diciamo più o meno da quando Philippe Gilbert ha iniziato a venir considerato - con simpatia, certo - praticamente un ex ciclista. Messo in ombra dalla prepotente ascesa, nella sua BMC, di quel Greg Van Avermaet che non solo ne rilevava i risultati, ma che aveva anche il potere di stabilire che le classiche delle pietre erano cosa sua, e che in quelle corse non voleva proprio il vallone tra i piedi.

Da ciò è discesa una lunga assenza di Gilbert da una gara come il Fiandre (disputata per l'ultima volta nel 2012), ma oggi ad Harelbeke il Pippo di Belgio ha ricordato a tutti che sottovalutarlo, in vista della Ronde, è un errore che gli avversari potrebbero pagare a caro prezzo.

Dice: ma allora Gilbert ha vinto l'E3? E no, l'ha vinta un altro. Philippe ha chiuso al secondo posto, esattamente come due giorni fa nella Dwars door Vlaanderen. A imporsi ad Harelbeke è stata proprio la sua nemesi, ovvero Greg. Cattivo come nei giorni migliori, si è accodato all'attacco del collega fiutando subito che lì maturavano frutti polposi, ha contribuito in maniera determinante all'azione in essere, e poi sul rettilineo finale, da sgamato viveur di certi finali quale egli è, ha stoppato le ambizioni di Oliver Naesen (bravissimo il ragazzo!) e respinto al mittente il revanscismo del citato Gilbert. Oltre a ciò, in un giorno negativo per Peter Sagan e non troppo lucente per Tom Boonen (bloccato dalla situazione tattica della sua Quick-Step), Van Avermaet ha lanciato ai due spaziali avversari (ma anche ai Degenkolb e ai Kristoff) chiari messaggi da Houston: avete un problema.

 

Quanta fatica portar via una fuga!
Anche oggi gran sole e temperature miti, la primavera belga tutto è meno che un percorso di avversità ambientali, almeno fin qui. Alta andatura, una caduta di Tony Gallopin (Lotto Soudal) al km 30, con annesso ritiro e visita in ospedale per quantificare l'entità del danno all'arto superiore destro, e possiamo saltare direttamente al km 80 (206 quelli totali), visto che fino a quel punto nessuno era riuscito ad andare in fuga.

È stato Alexis Gougeard (AG2R La Mondiale) a innescare l'azione giusta, trovando strada facendo l'apporto di Laurens De Vreese (Astana), Christophe Masson (WB Veranclassic Aqua Protect), Taco Van der Hoorn (Roompot-Nederlandse Loterij), quindi pure di David Per (Bahrain Merida) e Gijs Van Hoecke (LottoNL-Jumbo). Dries De Bondt (Vérandas Willems-Crelan) si è messo in moto più tardi, e non è mai riuscito a chiudere il gap dei primi, pur essendo rimasto al loro inseguimento per molti chilometri. Su di lui si sono semmai portati altri due corridori, Mickaël Delage (FDJ) e Tom Van Asbroeck (Cannondale-Drapac), usciti dal gruppo sul muro di La Houppe poco prima del chilometro 100. Il terzetto, rimasto lì nella terra di mezzo, è stato poi riassorbito quando sono entrati in scena i big.

I sei battistrada intanto passavano da un vantaggio massimo di quasi 5' sul gruppo (a 95 km dalla fine), mentre dietro si facevano i conti con problemi variegati: chi cadeva (Mitch Docker e Mike Teunissen ai -90, Alexey Lutsenko ai -80), chi forava (tantissimi, da Ian Stannard a Guillaume Van Keirsbulck, da Adrien Petit a Tiesj Benoot) in un tratto in cui evidentemente c'era del pietrisco aguzzo (o puntine da disegno lasciate lì da qualche struzzo). Un breve attacco di Olivier Le Gac (FDJ) sul Kortekeer, dopodiché si entrava - con tanto di trenate propedeutiche della Quick-Step Floors - in zona Boonen, o in altre parole si approcciava il Taaienberg, muro d'elezione di tante azioni vincenti di Tom.

 

Il "Boonenberg" accende la corsa con Gilbert
E in effetti Tommeke non si è fatto pregare per dare una sincera sgasata su quello che da tempo è stato ribattezzato Boonenberg (e voi ci scherzate, ma chissà che non glielo intitolino ufficialmente quanto prima, il muro in questione). L'attesa azione di colui che un tempo amavamo definire "il ragazzone di Mol", e che da qui a 17 giorni appenderà la bici al chiodo lasciando un gran vuoto nei cuori di tutti gli appassionati, era stata preceduta da una brutta caduta di due corridori proprio della Quick-Step, ovvero Jack Bauer (uno che difficilmente riuscirà mai a stipulare un'associazione antiinfortunistica, vista la frequenza dei suoi ruzzoloni) e Niki Terpstra.

L'attacco di Boonen ha avuto l'effetto di spezzettare il gruppo, di sfilacciarlo, e di rendere così più praticabile un successivo assalto. Tale bis non è toccato però allo stesso Tom, bensì all'altro veterano della QST, ovvero Philippe Gilbert. Il campione nazionale belga, già abbastanza spettacolare l'altro giorno nella DDV, oggi ha concesso una replica dello stesso spettacolo: l'attacco dalla distanza.

Il vallone si è mosso ai -67, chiamando l'immediata risposta di Greg Van Avermaet (BMC). Pezzi così grossi hanno attratto come calamite la presenza di altri corridori interessanti, a partire da Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), 26enne che con questa mossa ha fatto ufficialmente domanda per entrare nel club dei più forti corridori da pavé e muri.

Peter Sagan, da sultano, non si è scomodato nell'occasione, ma ha lasciato briglia sciolta allo scudiero Lukas Pöstlberger, 25enne austriaco che forse neanche immaginava che la sua predisposizione per queste corse fosse così marcata. Il tempo per il quartetto di raggiungere De Bondt (subito out), Delage e Van Asbroeck, che da dietro sono rientrati nientemeno che Sep Vanmarcke (Cannondale-Drapac) e Luke Durbridge (Orica-Scott), e con loro un po' a sorpresa si è presentato Sacha Modolo (UAE Emirates): una presenza, quella del veneto, che suggeriva di una giornata buona per i colori italiani. A questo punto gli uomini della fuga (Gougeard e gli altri) conservavano un mezzo minuto, margine destinato a sfumare presto.

 

Aggancio in testa, fremiti in gruppo
Quando, sull'Eikenberg (-62), il drappello Gilbert-GVA ha staccato Delage, Van Asbroeck e Modolo, e poco dopo ha raggiunto i sei fuggitivi del mattino, il margine sul plotone era salito a 50". Gougeard si è totalmente messo a disposizione del compagno Naesen, e questa presenza è stata fondamentale per l'azione d'attacco, permettendo di conservare più o meno inalterato il vantaggio nel momento in cui in gruppo si faceva fuoco e fiamme: un attacco di Tony Martin (Katusha) contrato dall'attentissimo Matteo Trentin (Quick-Step) stimolava la risposta di Sagan che sullo Stationberg (-56) è andato direttamente in forcing, riducendo ulteriormente il numero dei componenti del gruppo.

Sul successivo pavé di Mariaborrestraat John Degenkolb (Trek-Segafredo) ha tentato l'evasione, e Sonny Colbrelli (Bahrain Merida) è stato lesto a prendere subito la ruota del tedesco; se il bresciano lavorava per le proprie ambizioni, gli altri italiani lì presenti erano invece votati alla causa di squadra. Su tutti un Daniel Oss stile vinavil era attaccato alle ruote di chiunque azzardasse mezzo scatto: troppo ghiotta l'occasione della BMC di avere Van Avermaet in testa in gruppetto, per non stoppare qualunque tentativo di riavvicinare il capitano all'attacco.

Ai -54 è toccato a Fabio Felline (Trek-Segafredo) un allungo (e puntualmente Oss a ruota), con Sylvain Chavanel (Direct Énergie) pronto ad accodarsi, così come ancora lo sveglio Colbrelli. Poi nuovamente un forcing di Tony Martin, e ancora il frustratore Oss in azione. Poi il trentino si è messo addirittura in testa a fare un'andatura regolare (non usiamo il termine tappo, ma insomma, il senso è un po' quello...), tanto che si sono susseguiti diversi rientri da dietro. Dai -49 ai -47 un altro tentativo - stavolta solitario - di Fabio Felline, annullato dalla Katusha, poi il Kapelberg ai -45... risultato di tutto questo movimentismo? Nessuno, il treno guidato da Gougeard guadagnava ancora, e arrivava a sfiorare il minuto e dieci. "Ma ora tra Paterberg e Oude Kwaremont entra in scena seriamente Sagan, e tutto si riapre", pensava il tifoso a casa. E invece...

 

La caduta di Peter e l'Oude Kwaremont
E invece proprio a un passo dal Paterberg, ai -43, Peterone è andato per le terre, insieme a Oscar Gatto (sulle cui condizioni il Campione del Mondo si è subito sincerato, prima ancora di riprendere la propria bici) e a un altro paio di corridori. Ma non è stata tanto la caduta in sé a incidere (lo slovacco non s'è fatto nulla e si è subito rimesso in piedi), quanto un problema rimasto alla forcella della bici di Sagan dopo il colpo preso. Problema tale da impedire all'iridato di pedalare come si deve, e di costringerlo a un paio di fermate supplementari: intanto il gruppo volava via, e chi l'avrebbe più rivisto per oggi?

Tra gli attaccanti - persi per strada alcuni dei fuggitivi del mattino (anzi, del primo pomeriggio) - era sempre Philippe Gilbert a fare il mattatore. Sul Paterberg il vallone non ha perso tempo e ha subito frustato il drappello, riducendolo a 6 unità: con lui, Van Avermaet, Naesen, Vanmarcke, Pöstlberger, De Vreese, buco, Durbridge (che sarebbe rientrato dopo lo scollinamento, prima dell'Oude Kwaremont), vuoto.

Sull'O-K (-37) la selezione è stata poi completata da Naesen, che con una sua trenata ha fatto malissimo a De Vreese e Vanmarcke (ancora acciaccato, Sep), e poi pure a Durbo e Pöstlberger; nella seconda metà del muro il pallino è passato a GVA, e il terzetto tuttobelga ha preso definitivamente il largo.

Felline si agitava ancora tirando per Degenkolb, e dopo l'Oude Kwaremont i due Trek erano rimasti solo con tre Quick-Step (Boonen, Trentin e Terpstra), due Cannondale (Dylan Van Baarle e Sebastian Langeveld), un FDJ (Ignatas Konovalovas), un Astana (Michael Valgren), un LottoNL reduce dalla fuga (Van Hoecke), un Lotto Soudal (Tiesj Benoot), il solito Oss, e un Colbrelli ancora perfettamente sul pezzo. Ai -30 questo drappello ha inglobato pure De Vreese e Vanmarcke, e ci si attendeva lotta aperta a Gilbert-Van Avermaet-Naesen, distanti a quel punto 1'20" (Durbridge e Pöstlberger, intercalati, non avrebbero più inciso in alcun modo).

Non è stato però agevole trovare un accordo tra tante anime (soprattutto in presenza di diversi corridori interessati a far fallire l'inseguimento, Boonen in testa), sicché l'andatura non si è mai fatta realmente sostenuta, dietro, e ciò ha permesso ancora una volta che tanti rientrassero dalle retrovie; e che i tre al comando mettessero in cassaforte la corsa, più che raddoppiando il loro margine nel giro di 10 km (il picco è stato toccato ai -18 con 2'15").

 

Tre uomini per una vittoria tutta belga
Alcuni dettagli secondari del gruppetto inseguitore (un problema meccanico che ha appiedato Trentin sul pavé di Varentstraat ai -23) non distoglievano l'attenzione da quanto accadeva davanti. Sul Tiegemberg, ultimo muro di giornata ai -19, Gilbert ha dato luogo a un attacco che lui sperava definitivo. GregVan non l'ha mollato, mentre Naesen ha iniziato ad annaspare.

Philippe si è voltato, ha dato un'occhiataccia al tignoso Van Avermaet e ha nuovamente forzato, e stavolta Naesen è andato proprio in apnea, perdendo contatto dagli altri due. Il vecchio Gregga, invece, neanche uno sbuffo. E allora Pippo si è un po' rassegnato e ha pensato "ok, vediamocela allo sprint". Andatura calata un minimo, e puntuale rientro di Naesen dopo il muro. Da lì alla fine, 17 km in scioltezza per i tre che ormai avevano il risultato in tasca.

Lo sprint è iniziato praticamente ai -2, perlomeno per le varie pratiche di abbordaggio al rettilineo finale, con grande lotta per chi non doveva prendere la volata in testa. Naesen, giustificato dall'età e dal noviziato, se ne è rimasto costantemente in terza ruota. Gli altri due, marpioni riconosciuti, sono arrivati a momenti di quasi surplace pur di non sopravanzarsi. Gilbert, ad ogni buon conto, ha alla fine accettato il ruolo di prima ruota (confermando quanto sia soccombente rispetto alla personalità di Greg!), ma la volata non l'ha lanciata nessuno dei due galletti, bensì l'imberbe della compagnia, Naesen.

Oliver è partito ai 250 metri, GVA ancora una volta non si è scomposto e si è messo in scia dell'avversario, con Gilbert a sua volta nella scia di Van Avermaet. Solo ai 50 metri il Campione Olimpico ha infine sopravanzato il tenacissimo Naesen, ma non si è potuto certo rilassare, visto che restava un grosso lavoro da fare: respingere il ritorno furente di Gilbert.

Quest'ultimo ha rimontato bene ma un po' tardivamente, ed è sì arrivato a insidiare la vittoria che ormai prendeva la via di casa Van Avermaet, ma tutto sommato l'altro è riuscito ad archiviare la pratica senza dover ricorrere al fotofinish, mezza bicicletta e passa la paura. Insomma, volata combattuta, esito incerto ma non troppo.

Fatto il podio, abbiamo aspettato gli altri piazzati: a 40" Durbridge, a 41" Pöstlberger, e la top five era fatta. A seguire, a 52" Valgren, giocando d'anticipo, si è assicurato il sesto posto davanti a Colbrelli, Boonen, Van Baarle e Alberto Bettiol (uno tra gli ultimi rientrati nel gruppo Boonen, dopo lo sparpaglìo dell'Oude Kwaremont). Felline ha chiuso in 11esima posizione, nei 20 anche Oss (proprio ventesimo), Trentin 22esimo.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!