Professionisti

Colbrelli alza la voce nel tempietto del Brabante

12.04.2017 17:48

A pochi giorni dall'Amstel Gold Race, Sonny conquista con autorevolezza e vigore la Brabantse Pijl. Vakoc e Benoot a podio, si vede Gasparotto


Arriva, ragazzi, arriva. Sonny Colbrelli arriva, e pure di gran carriera. Arriva al picco stagionale e alla corsa per la quale ha già dimostrato di essere tagliatissimo, l'Amstel Gold Race. Ci arriva passando da uno sfizio più che notevole, una vittoria di quelle che fanno palmarès, altro che chiacchiere. Ci arriva con una vittoria convincente al quadrato alla Freccia del Brabante, corsa molto bella e incerta che non vincevamo - da italiani - dal lontano 2004 di Luca Paolini.

Che bella gara ha disputato il bresciano. Si è inserito in un attacco dalla media, anticipando i favoriti della vigilia ovvero gente che risponde al nome di Philippe Gilbert e Michael Matthews (due che poi si ritroverà inevitabilmente tra i piedi domenica a Valkenburg); e poi, conscio del fatto che se tale azione fosse sfumata sarebbe stato come non aver fatto nulla, e si sarebbe concessa la vittoria su un piatto d'argento ai due testè citati, ha speso tanto, tantissimo per far riuscire l'attacco. E nonostante ciò, ha vinto la volata con una scioltezza che fa gongolare i suoi tifosi, e fa venire l'acquolina in bocca anche al pubblico più distaccato.

Bravo ma incompleto alla Sanremo, gagliardo ad Harelbeke, interessante alla Gand, promettente al Fiandre, transitato al largo della Roubaix (purtroppo), oggi Sonny ha concretizzato alla grande, dimostrando che la scelta di non disputare la Regina, domenica, aveva comunque un suo perché. Seconda vittoria stagionale dopo il fragoroso exploit alla Parigi-Nizza (quello che fu per lui un vero e proprio spartiacque tra le speranze di prima e la convinzione di adesso), oggi a Overijse Colbrelli ha finalizzato ottimamente quello che è stato anche un bel lavoro del team Bahrein-Merida, con un Grega Bole nei panni di fidato e validissimo luogotenente. E tutto sa di primavera, in questa fase della carriera del quasi 27enne nato a Desenzano del Garda; ma anche - ci sia consentito il ricamino - in questa fase storica del ciclismo italiano da classiche.

 

Segnali dalla Bardiani: Lorenzo Rota nella fuga del mattino
197 km da Leuven a Overijse, finale in circuito con uno stock di cinque muretti ripetuti 3 volte (tra cui il decisivo Schavei nell'ultimo chilometro), e fuga a 6 partita con Jacques Janse van Rensburg (Dimension Data), Zakkari Dempster (Israel Cycling Academy), Christophe Masson (WB Veranclassic), Adam Blythe (Aqua Blue Sport), Christophe Prémont (Veranda's Willems-Crelan) e anche un italiano, Lorenzo Rota, a giustificare la presenza della Bardiani-CSF, che fin qui in questo 2017 è stata ectoplasmatica ma chissà che non stia iniziando a risvegliarsi in vista del capitale appuntamento giresco.

I sei poi son diventati subito cinque perché Prémont si è staccato dopo duecento metri (chilometro più, chilometro meno...), e il suo compagno Dries De Bondt, che pure ci ha provato, non è riuscito ad andare a sostituirlo davanti, restando una vita a metà strada tra gli attaccanti (che intanto portavano a 6'45" il loro vantaggio massimo) e il gruppo tirato dalla Quick-Step Floors, poi un po' dalla Sunweb, quindi anche da Lotto Soudal, Bahrein, Orica-Scott.

Già dai turni in testa si comprendeva quale fosse il quadro dei favoriti di giornata: rispettivamente, nell'ordine in cui abbiamo citato i team, Philippe Gilbert (o il campione uscente Petr Vakoc), Michael Matthews, Tim Wellens (o Tiesj Benoot, se mai si fosse ripreso da un periodo grigetto), Sonny Colbrelli e Simon Gerrans.

 

A 40 km dalla fine Colbrelli entra in scena
A 70 km dalla fine si è entrati nel circuito finale di 24.3 km, poco più di 50" il margine rimasto a questo punto ai cinque. Dempster ha perso contatto ai -57 sul muro di Holstheide, e ai -54 Stijn Devolder (Veranda's) ha dato la stura alla fase dei contrattacchi dal gruppo. La Quick-Step ha mosso la pedina Laurens De Plus ai -51, ma si era ancora tutti lì; al nuovo passaggio dall'arrivo (-47) la fuga del mattino è stata annullata, e il solo Janse van Rensburg è stato in grado di restare insieme ai contrattaccanti Devolder e De Plus (già attivi da qualche chilometro, come detto), e Benoot (eccolo!), e ancora Pierre-Luc Périchon (Fortuneo-Vital Concept), Christopher Juul-Jensen (Orica), Victor Campenaerts (LottoNL-Jumbo), Toms Skujins (Cannondale-Drapac) e Grega Bole (Bahrain).

Sul drappello di 9 è presto (ai -38) rientrato un ulteriore quartetto con Bert-Jan Lindeman (LottoNL), Silvan Dillier (BMC), Dries Devenyns (Quick-Step) e lui, Sonny. Partito a 40 km dalla fine appresso a Dillier, il bresciano ha dimostrato sia di non avere troppi timori reverenziali nei confronti di chicchessia, sia di non essere tatticamente uno sprovveduto, giacché il gioco d'anticipo con un valido collaboratore già davanti (Bole) poteva certamente avere un senso. Non un'azione buttata là tanto per, insomma.

I 13 hanno conquistato mezzo minuto, e ovviamente lavoravano di più quelli che erano in superiorità (i Bahrain, i LottoNL, i Quick-Step); ma a prodursi in un buon forcing è stato Dillier, sul muro di Ijskelderlaan ai -28. L'azione dello svizzero ha spezzato in tre il gruppetto, e allora JJVR, Périchon e Skujins hanno alzato bandiera bianca, mentre Bole, Campenaerts, Juul e Devolder si sono rifatti sotto dopo un attimo di incertezza. Alla fine della tornata, però, il gruppo (tirato forte dalla Direct Énergie che aveva da giocarsi la carta Bryan Coquard) era vicinissimo, 15" appena ai -23.4.

 

Una vittoria di peso per Sonny e un viatico per domenica
Appena superata la linea d'arrivo, Lindeman ha tentato un contropiede solitario ma è stato subito ripreso sul muro di Hagaard ai -22. Sulla successiva salitella, quella di Herstraat, è stato Colbrelli a proporre un affondo (contrato da Devenyns) che ha causato la resa di Devolder, mentre dal gruppo Coquard tentava la soluzione personale attaccando con a ruota Dylan Teuns (BMC), Philippe Gilbert e Alberto Bettiol (Cannondale).

L'azione del francese della Direct Énergie ha allungato e sfilacciato il gruppo, oltre a portarlo a un tiro di sguardo dai primi (10" ai -17), ma a questo punto Colbrelli ha dato quel di più che ha permesso all'attacco di riprendere vigore. Aiutato in ciò da Campenaerts e dallo stesso Bole, Sonny ha visto il vantaggio lievitare nuovamente fin quasi a mezzo minuto, mentre dietro la Cannondale tirava in blocco (ma in maniera evidentemente non così efficace).

Ai -5 Bole, esaurita la sua parte di lavoro (o meglio: esaurite le energie) si è sfilato, e sulla rampa di Ijskelderlaan ai -4 ci sono stati sommovimenti dietro, con Tosh Van der Sande (Lotto Soudal) insieme a Vakoc, quindi con Tim Wellens (sempre Lotto, evidentemente nel team belga non c'era la massima fiducia nelle possibilità di Benoot) di nuovo insieme a Vakoc. Questa seconda coppia è riuscita a fare il vuoto e a mettersi sulle piste dei primi, i quali intanto avevano riperso terreno, e dai 30" di poco prima si era nuovamente scesi a poco più di 10" di margine.

Agli 800 metri, e già con le rampe dello Schavei sotto le ruote, Wellens e Vakoc sono rientrati, e il ceco della Quick-Step ha subito tentato di sorprendere tutti in controrilancio, ma la sua azione (espressa sempre con Wellens a ruota) non ha sortito effetti. Juul Jensen si è messo in testa (con Devenyns e Benoot dietro), e intanto Colbrelli battezzava la ruota di Vakoc.

Col gruppo in sensibile avvicinamento, è partita la volata sulla rampetta. Vakoc ha avuto la furbizia di tenere Colbrelli stretto alle transenne, sulla sinistra, per evitare anticipi letali dell'italiano, ma quando si è a sua volta lanciato ai 200 metri, accentrandosi, non ha potuto far altro che prendere atto del fatto che la contesa non l'aveva comunque portata sul proprio terreno: perché anche ritardando di un attimo - in questo modo - la partenza di Colbrelli, Petr non ha potuto far nulla per contenere l'esplosione vitale e vincente del capitano Bahrain.

Sonny è uscito ai 100 metri con tutta la prepotenza disponibile e ha vinto più nettamente che poteva, relegando Vakoc al secondo posto, con Benoot che si prendeva la terza piazza davanti a Wellens (risultato che un po' ridicolizza la tattica Lotto, con Tim che riporta dentro Vakoc e poi sprinta peggio di Tiesj...). Quinto ha chiuso Lindeman, poi nell'ordine troviamo Juul Jensen, Devenyns, Dillier e, un po' staccati (a 6"), Campenaerts e De Plus. Solo undicesimo (e quindi primo del gruppo, a 12") Matthews su Paul Martens (LottoNL), Coquard e - occhio! - Enrico Gasparotto (Bahrain-Merida), che sentendo aria di Amstel sta emergendo molto bene. Poi ancora, Gilbert ha fatto 15esimo e al 16esimo posto troviamo il terzo italiano di giornata, Bettiol (cronometrato a 16").

Dopo la buona campagna del pavé, gli auspici per l'Italia sono discreti pure in vista delle classiche valloni. A partire proprio da Gasparotto e Colbrelli che domenica tenteranno di dar seguito al buon trend e di rinverdire i fasti del 2016, quando furono primo e terzo nella corsa della birra. A tutta birra, sì, sarà banale ma oggi è proprio il caso di dirlo.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!