Donne Élite

Lizde, Seidavvero grande!

26.04.2017 11:13

La Colpack conquista anche il Liberazione, a podio Piccot e Riabushenko. Tra le donne si ripete Marta Bastianelli


Giunti all’indomani verrebbe fin troppo spontaneo parlare per l’ennesima volta di storia a lieto fine, di tradizione storica che si rinnova o di binomio imprescindibile per Roma e per il ciclismo italiano. Passate le funeste buriane che appena un paio di mesi fa volevano il Gran Premio Liberazione morto e sepolto per l’ennesima volta in queste ultime stagioni, proprio come vuole l’immagine leggendaria dell’araba fenice quello che continua ad essere considerato il vero e proprio “mondiale di primavera” ha vissuto l’ennesima rinascita di una storia recente tormentata, in cui l’orlo del baratro e la discesa dell’oblio sembrano sempre ad un passo.

Anche quest’anno invece, fortuna nostra, ci troviamo a poter parlare di ciclismo, con la speranza di essere veramente giunti al punto finale di una diatriba che continua a trascinarsi da troppo tempo. Inutile ribadire quanto la scomparsa dello storico patron Eugenio Bomboni (avvenuta nel 2015) abbia privato il Liberazione di quella linfa e di quella capacità di essere moloch inscalfibile del calendario italiano che non si limita al mero dilettantismo. Così come è inutile dover per l’ennesima volta ribadire quanto sia inaccettabile lasciare nell’incertezza perenne e nel pericolo di sparizione (basti vedere come un’altra splendida corsa storica come il Giro delle Regioni sia ancora lungi dall’essere ricomparsa nel calendario nazionale, così come è stato necessario attendere ben cinque stagioni prima che qualcuno s’interessasse di riportare in vita il Giro d’Italia Under 23).

Perché il ringraziamento per il decisivo interessamento del ministro dello Sport Luca Lotti (verrebbe da dire, senza alcun interesse di fazione: magari si potesse sempre intervenire nel momento del bisogno!) per assicurare il dovuto sostegno alla Primavera Ciclistica e alla Cicli Lazzaretti (quest’ultima a cui va dato il merito di essere riuscita a prescindere a non lasciare sguarnita la giornata del 25 aprile, con l’organizzazione del Gran Premio Liberazione Kids per allievi e del Gran Premio Liberazione Pink riservato alle Donne Élite) va visto come l’ennesima ancora di salvezza ma può avere un reale significato solo nel momento in cui ad una corsa come il Liberazione venga dato il futuro che merita, visto che l’illustre passato sportivo parla a sufficienza.

Ci auguriamo quindi che il 2017 sia stato l’ultimo anno dei tiramolla e che la bella e riuscita giornata ciclistica, con ben tre gare in successione, sia finalmente il decisivo punto di partenza per convincere chi di dovere a impegnarsi in maniera stabile e duratura per debellare le problematiche pregresse che la corsa si è portata avanti per troppo tempo. Oltretutto anche il volano della corsa femminile che quest’anno, come già ribadito, aveva già visto la propria riconferma è di quelli da non sottovalutare. Semmai, con un Liberazione Under 23 che dovesse tornare a godere di ottima salute, verrebbe da chiedersi se non sia il caso di alzare ulteriormente l’asticella anche con le ragazze e realizzare una corsa che possa pensare anche di poter fare il suo ingresso nel World Tour ed avere così sempre anche una più che qualificata concorrenza internazionale. Le potenzialità ci sarebbero e se la buona volontà dovesse essere accompagnata da risorse adeguate, in futuro ci si potrebbe trovare a commentare qualcosa di veramente notevole. Per adesso, con le ovvie premesse e qualche volo pindarico che si spera non possa restare fine a se stesso, ci accontentiamo di poter continuare a raccontare gli eventi e a celebrare validissimi vincitori. Il resto, come dice un celebre verso di una canzone di Lucio Battisti “lo scopriremo solo vivendo”.

Gran Premio Liberazione Pink: è ancora Marta Bastianelli in un finale spettacolare
Dopo un buon antipasto fornito dal Gran Premio Liberazione Kids riservato alla categoria Allievi (il successo, per la cronaca, è andato al campano Luca Russo che in uno sprint a tre ha piegato Lorenzo Germani e Paolo Bevelacqua al termine dei 35 chilometri previsti dal tracciato), il primo momento clou della giornata è stato rappresentato dalla seconda edizione del Gran Premio Liberazione Pink, in cui erano 96 i chilometri da percorrere per le atlete attraverso 16 tornate del circuito di 6 chilometri distribuito nel consueto scenario nei pressi delle Terme di Caracalla.

Dopo un inizio privo di sostanziali sussulti, la gara ha iniziato ad animarsi nel corso della quinta tornata, in cui si sono registrati i primi allunghi (tra le protagoniste Arianna Fidanza e Francesca Pattaro) che però non hanno sortito gli effetti desiderati. Neppure un interessante tentativo a cinque portato un paio di tornate dopo da Silvia Persico (Valcar), Soraya Paladin (Alé Cipollini), Ilaria Sanguineti (BePink), Lisa Morzenti (Astana) e Beatrice Rossato (Top Girls) ha avuto lunga vita dopo che il drappello era riuscito a mettere assieme circa 10 secondi. Così, per assistere alla prima vera azione interessante, è stato necessario attendere la coraggiosa sortita di Anna Ceoloni, portacolori della Michela Fanini, che si è lanciata in un temerario tentativo solitario che l’ha portata a guadagnare circa 40 secondi sul gruppo, in cui erano tutte le formazioni più attese ad incaricarsi di ricucire il gap, mentre il plotone si andava man mano riducendo nel numero.

Esaurita l’azione della Ceoloni, si faticava ad immaginare (viste le varie formazioni interessate) un epilogo diverso da quello dello sprint a ranghi compatti ma, a poco meno di 10 chilometri dal traguardo, l’azione orchestrata dall’Aromitalia Vaiano ha finito per scombinare i piani prestabiliti: a tentare il blitz è stata la lituana Rasa Leleivyte, ben spalleggiata dalla compagna Elena Franchi. Un’azione che ha sorpreso tutte le altre formazioni meno una, vale a dire l’Alé Cipollini in cui è stata proprio la vincitrice uscente Marta Bastianelli a cogliere l’attimo, anch’essa col sostegno di una compagna (la bravissima Soraya Paladin). È così nato un quartetto costituito da due coppie interessate a giocarsi il tutto per tutto ed il vantaggio di oltre 20” acquisito al suono della campana ha costituito un margine difficilmente colmabile.

La Paladin è stata encomiabile nel sostenere la Bastianelli con le trenate necessarie a stabilizzare il gap, poi è toccato in prima persona all’ex iridata rispondere al nuovo attacco portato dalla Leleivyte. L’atleta di Lariano non si è però fatta sorprendere e così all’ultimo chilometro si sono presentate in due a giocarsi il successo, con la Bastianelli che ha fatto valere il proprio spunto, piegando senza troppi patemi la pur ostica Leleivyte, atleta sempre temibile nei finali di corsa. Nell’esultanza è stato inoltre eloquente il gesto della Bastianelli, che ha indicato il cielo con l’indice della mano destra per andare a dedicare il proprio successo alla memoria di Michele Scarponi (anche nelle tre gare romane è stato osservato un minuto di silenzio prima del via per ricordare l’atleta marchigiano tragicamente scomparso). A completare il podio ci ha pensato la generosissima Soraya Paladin, che si è presa con pieno merito la terza posizione a 13” mentre a 19” la volata del gruppo inseguitore ha visto il successo di Letizia Paternoster: anche la junior della Vecchia Fontana, ieri presente alla gara nelle file della rappresentativa del Veneto, conferma le sue ottime qualità, aggiudicandosi con autorevolezza lo sprint per la quarta posizione. Alle sue spalle Silvia Persico, Michela Pavin, Michela Balducci, un’altrettanto bravissima Elena Franchi, Marta Cavalli (attenzione a questa ragazza del Team Valcar, già brillante vincitrice di una gara Open a Sanremo in stagione) e Ilaria Sanguineti hanno completato la top ten di giornata.



Nel pomeriggio spazio agli Under 23: tanti tentativi all’inizio ma margine risicato
Alle ore 14.30 è arrivata l’ora dell’appuntamento clou: circa 170 atleti pronti a sfidarsi lungo le 23 tornate del tracciato per coprire 138 chilometri e vedere a chi sarebbe toccato l’onore di succedere a Vincenzo Albanese nel prestigioso albo d’oro. Fin dalle prime battute si sono registrati i primi allunghi ma solamente dopo il quarto giro si è assistito alla prima azione veramente interessante: partito inizialmente come tentativo a due per merito del marchigiano Francesco Zandri della Palazzago e dello sloveno Kristijan Kumar (Team RSM), la fuga si è via via infoltita arrivando a comprendere ben 20 atleti, tra cui Nicholas Dalla Valle (Colpack), il russo Nikolay Cherkasov (Gazprom), Giacomo Zilio e Simone Bevilacqua (Zalf), Emanuele Onesti (Team Hopplà), Giovanni Lonardi (General Store, così come il compagno Pasquale Abenante), Nicolò Brescianini (Cipollini Iseo), Michele Corradini (Mastromarco) e il britannico Jack Billyard (Zappi Cycling Team).

Un’azione simile avrebbe potuto indubbiamente condizionare il corso della gara, essendo rappresentate molte delle formazioni più attese (anche con più di un elemento) ed è per questo che il gruppo non ha mai concesso al tentativo più di una decina di secondi per non vedere compromesse le proprie possibilità d’inseguimento. In questo modo a circa dieci tornate dalla conclusione il plotone si è ricompattato. È toccato così al russo Evgeny Koberniak, già protagonista in corse italiane in passato, cercare di rianimare la gara con un bel tentativo solitario, prima di essere raggiunto dal valdostano Michel Piccot del Gavardo (attenzione a questo ragazzo per ciò che sarebbe successo più avanti) e da Simone Ravanelli della Unieuro.

Il gruppo molla la presa, Seid Lizde entra nell’azione decisiva e va a vincere
Il nuovo terzetto al comando ha immediatamente ottenuto una decina di secondi di vantaggio ma alle loro spalle (quando mancavano 8 giri alla conclusione) la situazione è improvvisamente mutata: al loro inseguimento si sono infatti portati in una decina, tra cui di nuovo Dalla Valle tra i Colpack, il marocchino Galdoune del Delio Gallina, Grosicky e Colnaghi della Palazzago, Montobbio dell’Overall, Orlandi del Gavardo, Nesi della Maltinti, Allori del Malmantile, Cotar della Nazionale slovena mentre il gruppo, che continuava a sfaldarsi sotto l’impulso di piccoli drappelli, accusava uno svantaggio di 1’05”.

La situazione ha continuato a mutare giro dopo giro, visto che alle spalle di Kobernyak, Piccot e Ravanelli si alternavano in diversi, fino a quando a 5 giri dalla conclusione ha deciso di rompere gli indugi dal gruppo anche Seid Lizde che assieme a Bevilacqua, Tomio e Galdoune ha iniziato l’inseguimento dei primi, col gruppo sempre lontano una quarantina di secondi. A quel punto è stato Michel Piccot a tentare la sortita solitaria, staccando gli ex compagni d’avventura ma la potenzialità della bella azione del corridore del Gavardo è stata immediatamente intuita da Lizde, che si è accodato ed ha iniziato a menare importanti trenate, ricevendo anche buona collaborazione dal giovane valdostano. L’azione della coppia di testa è stata efficace, tanto che il gruppo è riuscito solamente a recuperare sugli inseguitori mentre il vantaggio dei primi restava ben superiore ai quaranta secondi.

Quando il suono della campana ha certificato ancora 54” di margine tra la coppia di testa e il gruppo è divenuto ormai chiaro come i giochi per il successo fossero ormai affare a due. Lizde e Piccot hanno continuato a spingere ma le energie del Gavardo hanno iniziato a diminuire e così, a circa due chilometri dalla conclusione, Seid Lizde ha piazzato l’affondo decisivo. Il corridore della Colpack, che tradisce origini bosniache nel cognome, ha forzato l’andatura, sbarazzandosi della compagnia di Piccot e involandosi così tutto solo verso il traguardo.

Sul podio Piccot e il solito Riabushenko
Lizde ha potuto così godersi le ultime centinaia di metri finali, andando a cogliere la seconda affermazione stagionale dopo quella colta alla Coppa Fiera di Mercatale lo scorso 11 aprile e portando così a 16 lo straordinario bottino di una Colpack sempre più dominante in queste ultime stagioni dilettantistiche (oltre a quello al Liberazione la giornata di ieri ha portato in dote anche i successi di Enrico Zanoncello a Nerviano e di Umberto Orsini a San Leolino) e capace di portare alla vittoria anche più di un atleta su vari terreni. Secondo posto (a 10”) per un bravissimo Michel Piccot: il corridore del Gavardo, già protagonista due anni fa di un’ottima stagione tra gli juniores, in cui si aggiudicò la gara internazionale di Loano, ha dato prova di grande determinazione e andrà seguito ancora con attenzione in futuro.



A completare un podio di ottima fattura ci ha pensato il campione europeo Aleksandr Riabushenko, riuscito ad anticipare il gruppo nel finale giungendo terzo a 46”: il bielorusso della Palazzago era sicuramente uno degli uomini più attesi e vista la sortita finale qualche rimpianto per non aver agganciato l’azione decisiva resta. A 49” la volata degli inseguitori è stata conquistata da Mirco Sartori della Mastromarco, che nell’ordine ha preceduto Francesco Romano (altra buona conferma per il siciliano della Palazzago), Giovanni Lonardi (ancora un piazzamento per lui che si è fatto vedere anche in avanscoperta), Yuri Colonna, Alessandro Fedeli (altro Colpack), Mirco Padovan e lo sloveno Gasper Katrasnik.

Calato il sipario sulla 72ª edizione non resta che iniziare a pensare al 2018. Con la speranza, torniamo a ribadirlo, di poter avere un Gran Premio Liberazione più in salute che mai e con un futuro dalle tinte molto meno fosche.
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