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E la strategia Movistar rotula subito giù

01.07.2017 23:48

Disastro per Valverde, rotto e ritirato. Come cambieranno gli equilibri nel team spagnolo, come si evolveranno le prospettive di Quintana?


In premessa, il grave infortunio che ha messo fuori causa Alejandro Valverde oggi a Düsseldorf ci dispiace per il fatto in sé, perché coinvolge un corridore che pareva ormai inaffondabile, perché giunge troppo presto, dopo appena 5 km di Tour de France (o poco più, o poco meno, non è questo il punto), perché è davvero troppo grave per una semplice scivolata sul bagnato.

Un errore di traiettoria che non ti aspetteresti da un uomo esperto come il murciano, noto per essere uno dei migliori guidatori del gruppo; ma evidentemente la distrazione, o la sottovalutazione di una curva, sono accidenti che possono capitare a chiunque. Quel che è da vedere è poi che tipo di conseguenze debba avere un problema del genere. Nel caso di Alejandro, schizzato via sull'asfalto viscido (in un tratto con diverse linee segnaletiche pitturate - quindi ancor più scivoloso - e su cui sono caduti diversi corridori) e finito a scontrarsi pesantemente contro una transenna, il referto è davvero pesante. Per intenderci, Valverde torna a casa con un infortunio che potrebbe metterne in discussione il prosieguo di carriera (ovviamente ci auguriamo che non sia così).

Il murciano ha riportato la frattura della rotula sinistra e dell'astragalo dello stesso arto (è un ossicino dalle parti della caviglia), oltre che una ferita della tibia. Brutta storia. Alessandro Petacchi recuperò in 4 mesi dalla sua frattura alla rotula nel 2006 (e fu una riabilitazione record), ma ogni caso fa storia a sé. Ci auguriamo di vedere Don Alejandro al più presto in gara; intanto stanotte sarà operato nello stesso ospedale di Düsseldorf in cui è stato ricoverato dopo il ritiro dal Tour.

 

E ora chi aiuterà Quintana in salita?
Se il fronte fisico-umano relativo all'infortunio di Valverde ci preoccupa in quanto sportivi, saranno forse turbati in quanto tifosi gli aficionados di Nairo Quintana, che si vede immediatamente privato di un supporto che sarebbe stato importantissimo per lui, praticamente fondamentale.

La Movistar ha portato al Tour una formazione che brilla nel comparto pianura, con uomini in grado di guidare il capitano nelle situazioni di gruppo compatto, di rischio ventagli, di alte velocità: Bennati, Castroviejo, Erviti e Sütterlin sono una guardia armata di tutto rispetto, nel settore.

Per la salita, con un Herrada che non è propriamente uno scalatore (anche se può dare una mano), un Betancur ancora da valutare ai massimi livelli e un Amador reduce dal Giro d'Italia, era chiaro che Valverde fosse la pedina irrinunciabile della scacchiera di Quintana. E proprio lui viene a mancare sin dalla prima tappa.

Il meno che possa succedere a Nairo, ora come ora, è che sulle tante salite del Tour de France 2017 debba far troppo spesso da sé. Il peggio è che non possa avere un uomo con cui poter impostare tattiche garibaldine, in caso di necessità: avere un Valverde vicino ai quartieri alti della classifica, da poter "giocare" come specchietto per le allodole, sarebbe stato un atout molto importante per il colombiano. Non paiono esserci altre M Verdi in grado di svolgere un ruolo del genere, alla corrente Boucle.

 

...oppure Nairo si responsabilizzerà
Dopodiché, c'è l'aspetto contrario da considerare: in passato Quintana si è certo giovato della presenza di Valverde al proprio fianco, ma in un certo qual modo quella presenza l'ha al contempo patita. Come se fosse mentalmente bloccato dal timore di staccare il suo stesso blasonato compagno di squadra (ma magari erano proprio direttive d'ammiraglia), Nairo ha più volte evitato di avere condotte di gara più battagliere. Almeno in due casi, nel 2013 e soprattutto nel 2015 (lì la cosa grida vendetta) Quintana ha attaccato meno di quanto avrebbe potuto, e l'ha fatto per non mettere in difficoltà il murciano.

Nel 2015 entrambi chiusero sul podio alle spalle di Chris Froome, ma se il colombiano avesse seguito Nibali sulla Croix-de-Fer, nella terz'ultima tappa, avrebbe avuto ottime chance di battere lo SkyMan, anche a costo di far precipitare Alejandro giù dal terzo gradino della classifica (cosa che sarebbe stata anche possibile se la corsa fosse esplosa con tanto anticipo).

Quel che qui vogliamo suggerire è che forse un Quintana responsabilizzato dall'assenza di Valverde potrebbe estrarre dal cilindro prestazioni di altro calibro rispetto al piccolo cabotaggio che ci ha mostrato ad esempio un mese e mezzo fa al Giro (ma in Italia non era probabilmente al top della condizione, mentre in Francia dovrebbe esserlo).

Oltre a ciò, bisogna pure fare professione di realismo e chiedersi quante volte l'ammiraglia di Eusebio Unzué abbia partorito assalti all'arma bianca, pur in presenza di due (o anche più) punte. È una cosa che non fa più di tanto parte del dna del team manager spagnolo. Quindi l'utilizzo di un Valverde come "testa di ponte", come si suol dire, rischiava di restare una funzione ideale, scritta su carta ma destinata a non essere mai messa in pratica.

 

Valverde, le sue ambizioni, il suo futuro
Tutto questo, ovviamente, al netto delle considerazioni sulle possibilità dello stesso Alejandro Valverde di far classifica in maniera seria e convinta fino a Parigi: perché - pur se accolte con sorrisi beffardi da più d'uno - quelle possibilità comunque erano presenti.

Un percorso con rare escursioni sopra quota 2000 (la situazione di gara che l'uomo di Las Llumbreras soffre di più), diverse tappe con salite o premesse tattiche che al vecchio murciano sarebbero piaciute tanto, la possibilità di correre a fari spenti all'ombra di Nairo, l'incontrastata esperienza sul campo, qualche avversario non propriamente nel picco di carriera... tutti elementi che ci dicevano che Valverde avrebbe potuto lottare ancora per il podio, o forse addirittura migliorare il terzo posto di due anni fa.

Certo, non sarebbe stato facile: ma quante corse facili il buon Alejandro si è lasciato sfuggire nei suoi 15 anni da professionista? Ora, difficoltà per difficoltà, ne ha da affrontare una imprevista, grave e mai sperimentata prima. Gli servirà tutta la forza d'animo di cui dispone: perché nel 2018, al momento di fare la conta dei favoriti per la Freccia Vallone e della Liegi-Bastogne-Liegi, ci dispiacerebbe non poter annoverare al primo posto, diverse grandezze più su rispetto a tutti gli altri, quel nome e quel doppio cognome.
Notizia di esempio
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!