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La BMC è ancora la più cronosquadra di tutte

19.08.2017 19:23

Vuelta a España, ai rossoneri la prova contro il tempo. Rohan Dennis in rosso su Daniel Oss. Bene Froome, Nibali si difende, Aru un po' dimesso


Ci sono tanti modi per cominciare un grande giro. C'è quello più classico e ambito: iniziare vincendo. È il metodo BMC, formazione della quale ormai non si contano le cronosquadre conquistate in questi ultimi anni. Un metodo che si riflette perfettamente in Rohan Dennis, l'uomo che molto spesso è addetto al dolce compito di transitare per primo al traguardo, tra i suoi: di modo che, quando la cronosquadre è piazzata in apertura di gara a tappe, l'australiano si ritrova automaticamente al comando della classifica. Un film che abbiamo già visto più volte, Provence, Tirreno e Suisse solo per restare a questo 2017, e che oggi ci ritroviamo a narrare, dopo questa Nîmes-Nîmes, che poi in realtà bastava dirlo una volta sola, Nîmes, visto che non è che ci si spostasse dalla città occitana...

Un altro modo per cominciare un grande giro è difendersi, galleggiare, qualcuno direbbe "restare nel limbo", qualcun altro parlerebbe di "spremere il meglio dal proprio team", e insomma stiamo parlando di Vincenzo Nibali, che in molti davano nelle retrovie, con la sua Bahrain Merida che non riempie certo gli occhi; e invece lo Squalo e i suoi non hanno demeritato, noni al traguardo, a 31" dai primi, a 22" dalla stella polare della Vuelta, ovvero Chris Froome. Non malaccio, suvvia.

Ecco, Froome: il suo modo di iniziare la gara spagnola, della quale è il principale favorito, è stato buono anche se non stratosferico, ma ci sta. Nelle prime posizioni la sua Sky, 9" di distacco dalla BMC, e soprattutto nessun avversario di grido davanti a sé: perché saran bravi i Caruso, Dennis, Van Garderen (quelli che appunto hanno 9" di vantaggio sul vincitore dell'ultimo Tour), saran bravi i De La Cruz e gli Jungels (casa Quick-Step Floors) e i Barguil e gli Oomen (casa Sunweb), tutti con 3" di margine su Froomy, ma non sono certo i personaggi che possono ambire - almeno sulla carta - a togliere il trono da sotto alle regali terga di colui (Chris, appunto) che spera finalmente di sedervisi, anche se fin qui è sempre stato respinto dalla Vuelta. Stavolta pare quella buona.

Infine c'è il modo di iniziare un GT come Fabio Aru oggi, più che in difesa, quasi in croce. Molta fatica da parte del sardo e dell'Astana, e dire che nel sodalizio kazako non mancano i corridori in grado di far bene in una prova come quella di Nîmes. Alla fine Aru (e López, co-capitano) pagano 41" alla BMC (10" alla Bahrain, tanto per non fare confronti diretti) e, per quanto visto alla fine della tappa, non verrebbe da pronosticare loro un futuro prossimo pieno di gioie. Però non conta, in un certo senso, siamo solo al primo giorno, poco fa era Ferragosto, la tappa oggi misurava appena 13 km, e insomma, prendiamoci sul serio (è pur sempre la Vuelta, non un giretto-punto-2) ma non troppo. Non ancora così troppo sul serio. Ce ne sarà di strada da fare (da scalare) prima di vedere in maniera nitida i reali valori in campo.

 

Sunweb e Quick-Step ad alti livelli, Astana giù
Fare la cronaca di una cronosquadre è esercizio alquanto sterile, quasi superfluo. Guardatevi l'ordine d'arrivo e saprete tutto, verrebbe da dire. Comunque qualche parola la si può spendere, non siamo certo avari di righe scritte.

Dopo la trascurabile prova della Manzana-Postobón, prima a partire (16'51" il suo tempo finale), la Lotto Soudal ha subito rappresentato un buon riferimento per tutti: il 16'22" dei belgi ha resistito bene all'assalto di Dimension Data (16'37"), Cannondale-Drapac (16'44"), Aqua Blue Sport (16'36") e FDJ (16'37"); dopodiché è stata la Bora-Hansgrohe di Rafal Majka a superare i Lotto, scendendo a 16'19"; alle spalle del team tedesco si sono piazzati, consequenzialmente, Cofidis (16'55"), UAE Emirates (16'45") e Caja Rural (16'54"), i tre tempi peggiori insieme a quello della Manzana.

Una fase evidentemente interlocutoria della gara, ma interrotta dall'arrivo della Sunweb, che con una gran bella prova ha fatto alzare i Bora dalle sedioline del primo posto temporaneo, fissando con 16'04" il nuovo limite (ben 15" meglio di Majka e soci). Dopo i bianconeri hanno gareggiato Katusha-Alpecin (16'31") e Astana (16'39"), e la formazione kazaka non ha mostrato il meglio di sé: abbastanza disuniti, arrivati in 5 al traguardo, i celesti hanno esibito un Fabio Aru un po' troppo dimesso rispetto a quanto si poteva sperare.

Quindi è arrivata l'attesa Quick-Step Floors, che forse sarebbe stata un po' frenata dal fatto di avere uno dei suoi capitani, David De La Cruz, ammaccato per via di una caduta nella fase di riscaldamento. Comunque anche il team belga ha stampato il suo bravo tempone, guarda caso proprio uguale a quello dei Sunweb; quasi uguale, precisiamo: 16'04"03 per la Quick-Step, 16'04"69 per la Sunweb, roba da 66 centesimi di differenza in favore di Jungels e i suoi.

 

La BMC chiude subito la questione. Buona difesa Bahrain
Dopo la Quick-Step abbiamo visto la Bahrain, di cui abbiamo già in parte descritto la prova non malvagia, ma comunque sempre lontanissima, in termini assoluti, dal 16'04" dei primi: 16'29" per Nibali; 16'38", poco dopo, per la LottoNL-Jumbo.

Dopodiché sull'asfalto occitano già si sentiva da lontano il rombo dei BMC, e che rombo: una prova eccellente, unici a scendere sotto il limite dei 16', i rossoneri hanno concluso in 15'58", e l'unico loro problema era stabilire chi sarebbe passato per primo. È toccato, come spesso capita in queste situazioni, a Rohan Dennis; dietro di lui, Daniel Oss, Nicolas Roche, Alessandro De Marchi, Damiano Caruso e Tejay Van Garderen; staccati strada facendo - ma meritano di essere citati - Loïc Vliegen, Kilian Frankiny e Francisco Ventoso.

Dopo la BMC è toccato alla pallida AG2R La Mondiale tagliare il traguardo con un tempo ancora peggiore di quello dell'Astana (16'44"), quindi la Orica-Scott (qui non al suo best nella specialità, ma si sapeva) con 16'15", la Movistar (idem) con 16'22" e la squadra accreditata della possibilità di contendere la vittoria alla BMC: la Sky di Chris Froome è andata bene ma non benissimo, nel finale è giunta un po' al gancio (Ian Stannard letteralmente impiccato per tenere le ruote degli altri sul rettilineo conclusivo), e ha fermato i cronometri sul 16'07", a 9" di distanza dalla vincitrice.

Per ultima ha gareggiato la Trek-Segafredo di Alberto Contador, ma la prova degli uomini diretti da Luca Guercilena non è stata memorabile, un 16'33" che pesa già abbastanza sul madrileno, pronto a ritirarsi dopo la fine della Vuelta.

 

Cinque italiani in top 5, vediamo i distacchi tra i big
Due annotazioni prima della classifica: la prima, diversi corridori sono caduti su una curva infida subito prima del transito nell'Arena di Nîmes (trovata vincente e scenografica). La UAE Emirates ha perso in quel punto Darwin Atapuma e Federico Zurlo (i due poi non sono neanche riusciti a ripartire insieme, risultando poi dispersi), la LottoNL-Jumbo ha visto uno spettacolare capitombolo di Floris De Tier e Antwan Tolhoek; per la Movistar è andato giù Jorge Arcas.

La seconda annotazione, nella classifica generale abbiamo Rohan Dennis in maglia rossa, ma tre italiani nei primi 5, ovvero Daniel Oss secondo, Alessandro De Marchi quarto e Damiano Caruso quinto.

Riportando l'ordine d'arrivo ai rispettivi capitani, possiamo riassumere così la situazione di classifica: Damiano Caruso ha 6" su David De la Cruz, Bob Jungels, Warren Barguil, Sam Oomen e Wilco Kelderman. Ha 9" su Chris Froome, 17" sui fratelli Yates e su Esteban Chaves, 21" su Rafal Majka, 24" su Maxime Monfort, Carlos Betancur, Rubén Fernández e Marc Soler, 31" su Vincenzo Nibali, 33" su Ilnur Zakarin, 35" su Alberto Contador, 39" su Igor Antón, 40" su Steven Kruijswijk, 41" su Fabio Aru e Miguel Ángel López, 46" su Michael Woods, Domenico Pozzovivo e Romain Bardet, 47" su Jan Polanc e Rui Costa.

Una classifica che ancora dice poco di quel che sarà, ma che in tutta onestà ci saremmo aspettati più corta, dopo appena 13 km di cronosquadre. La seconda tappa domani porterà il gruppo da Nîmes a Gruissan, lo svolgimento sarà tutto in territorio francese, 203.4 km con presumibilissimo epilogo allo sprint. Qualche possibilità per Matteo Trentin (undicesimo in classifica a 6") di riuscire ad agguantare la maglia rossa con gli abbuoni, nel caso riuscisse a fare qualche magia (il che significa primo o secondo) al traguardo.
Notizia di esempio
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!