Pista

L'Italia e quei fecondi secondi posti

10.12.2017 05:22

Coppa del Mondo su pista, a Santiago del Cile argenti per il quartetto femminile, per Elisa Balsamo nell'Omnium e per Scartezzini-Lamon nella Madison


Ci sono sconfitte che lasciano l'amaro in bocca, e altre il cui retrogusto è invece piuttosto dolce, perché sono le sconfitte - o meglio, i secondi posti - che lasciano intravedere un bel futuro davanti, sia per la giovane età di chi le subisce/conquista, sia per il modo in cui l'atleta di turno arriva alla piazza d'onore.

Nella quarta tappa di Coppa del Mondo su pista 2017-2018, in corso di svolgimento a Santiago del Cile, l'Italia ha - come la settimana prima a Milton in Canada - presentato una rappresentativa ridotta, 5 ragazze e 6 ragazzi, ma stavolta il concatenarsi delle discipline in cui gli azzurri sono presenti ha portato a risultati nettamente migliori rispetto a quelli di 7 giorni fa. E nella seconda giornata di gare (la prima è stata riservata alle qualificazioni dei quartetti) abbiamo guadagnato 3 argenti la cui genesi, come vedremo, ci lascia abbastanza soddisfatti. Le medaglie sono arrivate nell'Inseguimento a squadre e nell'Omnium femminili, e nella Madison maschile, e soprattutto in queste ultime due gare le emozioni sono state palpitanti fino alla fine.

 

Elisa Balsamo dall'Inseguimento all'Omnium
Partiamo da una delle nostre reginette, Elisa Balsamo. La cuneese ha cominciato la sua trasferta prendendo parte alle qualifiche dell'Inseguimento a squadre insieme a Francesca Pattaro, Silvia Valsecchi e Simona Frapporti: un quartetto ormai ben oliato, e che ha sostanzialmente portato il risultato atteso, un medio 4'22"572 valevole per il secondo posto alle spalle della Nuova Zelanda (4'21"590) in una prova davvero poverella, con appena 6 squadre al via; questo accadeva venerdì.

Ieri Elisa ha ceduto il posto a Marta Cavalli, la quale si è disimpegnata bene già nel primo turno, con l'Italia opposta al debole Giappone. Le azzurre hanno girato anche meglio rispetto alle neozelandesi (impegnate contro l'Ucraina), e il loro 4'24"857 è stato il miglior tempo del turno, con le All Blacks ferme a 4'25"989. I due quartetti si sono quinti dati appuntamento in finale, e qui l'Italia - in formazione identica a quella del primo turno - è partita meglio, mettendo insieme un mezzo secondo di vantaggio dopo il primo chilometro. Poi però la Nuova Zelanda si è distesa bene, è passata a comandare già nel corso del secondo chilometro, e ha chiuso col tempo di 4'17"804. Per l'Italia 4'19"415, tempo ragguardevole come tutti quelli che fermano il cronometro sotto il 4'20", soglia psicologica che non troppo tempo fa sembrava invalicabile per le nostre. Con Balsamo al posto di Cavalli si sarebbe vinto? Molto difficile, dato che per battere le oceaniche sarebbe servito un nuovo record italiano (il limite è fissato al 4'17"853 del recente europeo, quartetto Balsamo-Guderzo-Paternoster-Valsecchi); confortante però il fatto che si continui a girare su tempi buoni anche con le contingenti modifiche ai... contingenti. Significa (ma non serviva ormai conferma) che il livello medio è cresciuto tantissimo rispetto al passato.

Ma come mai Elisa Balsamo ha lasciato il posto in quartetto ieri? Per il semplice motivo che aveva già le sue gatte da pelare nell'Omnium, di cui andiamo a parlare. Non prima di aver ricordato che il bronzo nell'Inseguimento a squadre è stato conquistato dal Giappone (4'28"615) contro la Cina (4'33"310).

 

Nell'Omnium è di nuovo Kajihara, ma come lotta Elisa!
La disciplina delle discipline aveva promosso la settimana scorsa una nuova diva in fieri, la giapponese Yumi Kajihara. Anche lei, come Balsamo, ha dato una mano alle compagne venerdì nelle qualifiche dell'Inseguimento, e poi ieri si è completamente votata all'Omnium, del quale a questo punto era non solo la favorita, ma anche la più attesa, se non altro per capire se il risultato di Milton fosse un colpo occasionale, o l'inizio di un'epoca. I sospetti - fortissimi - che la risposta giusta fosse la seconda sono stati abbastanza confortati da quanto accaduto a Santiago: perché Yumi ha rivinto. Non stradominando come sette giorni fa, ma c'è da dire che la concorrenza stavolta era di livello un po' superiore rispetto a quella incrociata in Canada. Non foss'altro, appunto, per la presenza di Elisa Balsamo.

Prima gara dell'Omnium, lo Scratch: l'ucraina Tetyana Klimchenko e la cinese Xiaofei Wang prendono il giro e chiudono prima e seconda, e la volata del gruppo premia la tedesca Tatjana Paller proprio su Kajihara e Balsamo. Seconda gara, la Tempo Race, vivacissima e destinata a essere determinante (in negativo) per Elisa, la quale non riesce a prendere il giro come invece fanno troppe avversarie: Kajihara, immancabile, la messicana Lizbeth Salazar, ancora Klimchenko, e poi Paller, e la hongkonghese Yao Pang. Alla fine, fatta la somma tra giri conquistati (20 punti) e sprint vinti, la classifica di gara è Kajihara 27 (7 volate vinte su 26), Klimchenko 24, Salazar e Paller 22, Pang 21, e poi con 4 volate vinte la danese Trine Schmidt, e con 3 la nostra piemontese, solo settima. Un piazzamento riflesso anche nella generale, al giro di boa dell'Omnium: settima a 60 punti, Klimchenko a quel punto prima con 78 e Kajihara seconda a 74.

Le due prove pomeridiane hanno proposto una Balsamo più reattiva: nell'Eliminazione l'azzurra ha resistito fino alle ultime battute, facendo meglio di quattro delle sei atlete che la precedevano, e arrendendosi solo a Salazar e Kajihara. La prova l'ha vinta di nuovo la giapponese, che si è così issata al comando della classifica, presentandosi alla Corsa a punti conclusiva con 114 punti contro i 112 di Klimchenko, i 98 di Paller e Salazar, i 96 di Wang e Balsamo.

Il podio era vicino per Elisa, la vittoria ben più distante, ma l'inizio di Corsa a punti per lei è stato esaltante, coi primi due sprint vinti e quindi l'immediato aggancio alla zona podio. A secco al terzo sprint, Elisa ha colto il secondo posto sia al quarto che al quinto sprint, e con questi risultati è salita al secondo posto, agganciando a 112 Klimchenko. Il problema era che Yumi, dal canto suo, non era ferma: aveva messo insieme già 13 punti (contro i 16 della Balsamo), e conservava un margine di sicurezza.

Al sesto degli otto sprint, un altro piccolo capolavoro - lèggasi: vittoria - ha permesso all'italiana di portarsi a -10 punti dalla giapponese, 117 a 127. Teoricamente l'assalto all'oro era possibile (considerando che vincere l'ultimo sprint garantiva 10 punti); prima c'era la settima volata, nella quale magari andare a punti e fare meglio dell'avversaria. Il progetto è riuscito a metà, nel senso che un punticino (quarto posto) è arrivato per la cuneese; ma la nipponica ha messo la sua ruota davanti, terza e due punti per lei, e con la nuova situazione di 129 a 118 l'oro era in cassaforte. L'orgoglio ha spinto però Elisa a non mollare, anche perché c'erano da tenere a bada Klimchenko e Paller, che avrebbero potuto insidiarle l'argento. Detto fatto, Balsamo ha vinto la volata finale proprio davanti all'ucraina, e la classifica conclusiva dice Kajihara 129, Balsamo 128, Klimchenko 119, e poi a seguire tutte le altre. In pratica, l'oro è sfumato per un solo punticino. Ma il bicchiere è mezzo pieno, senza ombra di dubbio.

 

Madison da protagonisti per Scartezzini e Lamon
La terza medaglia della giornata l'hanno portata a casa i maschietti, nella fattispecie Michele Scartezzini e Francesco Lamon nella Madison. Si è capito abbastanza presto che il faro della situazione erano i neozelandesi (Thomas Sexton e Campbell Stewart), del resto favoriti anche sulla carta. In una gara in cui nessuno ha preso un giro, i due oceanici sono riusciti ad andare a punti ben 10 volte sulle 12 disponibili, una continuità sottolineata anche dal fatto che di quei 10 sprint con punti, 4 li hanno proprio vinti.

Dopodiché, tre coppie hanno fatto punti in sei sprint, e si tratta di quella italiana, quella ucraina e quella tedesca. Esiti diversissimi per le tre squadre: i tedeschi (Henning Bommel-Leif Lampater) si sarebbero fatti squalificare per scorrettezze in una volata, quindi dei loro 17 punti non resta traccia nel computo della gara. L'Italia - come detto - avrebbe chiuso seconda, e vedremo come. L'Ucraina (Roman Gladysh-Vitaliy Hryniv) si sarebbe fatta bruciare il bronzo con un finale di gara scialbetto (14 punti fatti tutti nei primi 7 sprint, 0 negli altri), al cospetto di un rush clamoroso da parte degli austriaci (Andreas Graf-Andreas Muller), 20 punti messi insieme solo negli ultimi 5 sprint (di cui due vinti).

Il finale degli azzurri, quindi: straordinario. Al decimo sprint Lamon e Scartezzini, dopo essere stati anche primi (dopo il terzo, vinto) e poi secondi, erano scivolati in quinta posizione con 12 punti, preceduti di poco da Austria e Ucraina; più avanti Germania e soprattutto (a 23) Nuova Zelanda. L'undicesimo sprint ha visto gli All Blacks imporsi e volare quindi a 28, mettendo già al sicuro l'oro; ma dietro di loro si sono piazzati gli azzurri, che coi 3 punti presi hanno scavalcato Austria e Ucraina (entrambe a 14, gli italiani a 15).

Anche in questo caso, come in precedenza per Balsamo, l'ultimo sprint, quello da 10 punti, è stato esaltante per i nostri, che sono andati a vincere davanti ad Austria e Nuova Zelanda e hanno così percorso l'autostrada verso l'argento. Classifica finale: Nuova Zelanda, ingiocabile, a 32; Italia seconda a 25; Austria terza a 20. Poi Germania a 17 (e in seguito squalificata), e Ucraina a 14.

 

Le altre gare: la nuova vita di Shane Perkins
Tanto protagonista nell'endurance, quanto trasparente nelle gare veloci: la condizione dell'Italia è questa, la conosciamo, è abbastanza endemica e possiamo anche limitarci al resoconto dei risultati di Santiago. Nel Keirin maschile schieravamo Francesco Ceci, il quale è stato bravo a qualificarsi nella batteria di ripescaggio (dopo non esserci riuscito in quella del primo turno).

In semifinale l'azzurro non è però riuscito a entrare nei 3, e il posto in finale è sfumato; dirottato sulla finale per il 7° posto, Ceci ha chiuso sesto e ultimo (e quindi dodicesimo nella classifica complessiva del Keirin). La finalissima ha invece parlato giapponese grazie a Yuta Wakimoto, bravo a vincere sull'ucraino Andrii Vynokurov e sul ceco Pavel Kelemen; il terzo posto, a dire il vero, l'aveva conquistato sul campo lo spagnolo Juan Peralta, ma poi per lui è giunto il declassamento per aver ostacolato un avversario.

Del resto un episodio simile aveva coinvolto in semifinale anche l'ex australiano Shane Perkins, relegato all'ultimo posto della batteria comprendente anche Ceci, dopo aver chiuso terzo. Perché citiamo Perkins, e perché lo definiamo "ex australiano"? Perché il velocista di Melbourne ha preso da poco più di un anno la cittadinanza russa, con l'obiettivo di arrivare a gareggiare a Tokyo 2020, eventualità che, nel team aussie, gli era evidentemente preclusa dalla presenza di troppi concorrenti più giovani.

E ieri a Santiago proprio Perkins è stato protagonista, con Denis Dmitriev e Pavel Yakushevskiy, nella Velocità a squadre, vinta per l'appunto dalla Russia che in finale ha fatto meglio (42"955) della Francia composta da Rayan Helal, Melvin Landerneau e François Pervis; 43"736 il tempo dei transalpini. Terza la Corea del Sud contro la Cina (43"578 contro 43"767).

In questa gara non c'erano italiani, e i nostri colori non erano rappresentati neanche nella Velocità individuale femminile: un torneo che ha visto il trionfo - un po' inatteso - dell'ucraina Liubov Basova, bravissima a ridurre a miti consigli - spazzandola via con un 2-0 figlio di due vittorie nettissime - la russa Daria Shmeleva in finale. Terzo posto per la coreana Hyejin Lee, anche lei autrice di un 2-0 ai danni della neozelandese Natasha Hansen.

 

Le gare di stasera
Oggi il quadro della tappa cilena di Coppa del Mondo si chiuderà con le restanti gare del programma: tra le donne Velocità a squadre, Madison e Keirin; tra gli uomini Omnium, Velocità individuale e Inseguimento a squadre. Riflettori puntati su Madison (la coppia schierata dovrebbe essere Balsamo-Frapporti) e, in misura minore, Inseguimento: qui il quartetto azzurro formato da Lamon, Scartezzini, Davide Plebani e Davide Viganò, ha ottenuto il quinto tempo in qualifica, venerdì, con un crono da 4'05"709. Ci si gioca un posto nella finalina con Giappone, Germania, Corea del Sud e Danimarca: difficile ma non impossibile. Per le medaglie più nobili, occhio a Nuova Zelanda e Stati Uniti, che si presentano al primo turno coi migliori tempi delle qualifiche (rispettivamente 3'58"071 e 4'02"798). Prima sessione a partire dalle 15.30 italiane, seconda dalle 20 alle 23.30.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!