Professionisti

Società Polisportiva Dwars et Lampaert

28.03.2018 16:38

Fagianata vincente di Yves e seconda vittoria di fila alla Dwars door Vlaanderen. Podio Teunissen-Vanmarcke, ottimo Valverde, Moscon 12esimo


La domanda del giorno è: come si fa a non amare queste corse? Un percorso che da più parti viene rubricato ad "aperto ai velocisti", ma piove per tutto il giorno, i corridori in gara - anche se non tutti i big del settore, ché alcuni riposano in vista del Fiandre - sono sempre i soliti possenti locomotori animati da smanie di protagonismo (sarà il clima, sarà l'ambiente, ma su queste strade tutti diventano cuor di leone), e finisce che a giocarsi la vittoria è un gruppetto, ma non ci arriva intero, al traguardo, perché uno dei cinque - tanti sono i componenti del drappello - si inventa la fagianata del mese.

In poche parole abbiamo riassunto la Dwars door Vlaanderen 2018, e la vittoria di Yves Lampaert, la seconda di fila per uno che ambisce a essere un big del futuro prossimo. Per il momento si accontenta di essere una delle tante frecce della faretra Quick-Step Floors, e a seconda di come gira la contingenza della tattica di squadra si può trovare a essere lavoratore oscuro a beneficio di Elia Viviani (cfr. Gand-Wevelgem) o stoccatore in prima persona (cfr. anche quanto fatto venerdì scorso alla E3 Harelbeke dal suo compagno Niki Terpstra, partito all'attacco da lontano insieme proprio a lui, Yves, prima di involarsi in solitaria).

Che sia il primo della storia a bissare la DDV, impresa non riuscita neanche a Eddy Merckx, dice in fondo poco, perché nel ciclismo ci sono tanti di quei record di questo tipo che diventa anche difficile tenerne conto; dice molto però sulla superiorità, a oggi indiscussa, della squadra di Pat Lefévère, ancora una volta grande madre tessitrice di inappuntabili tele.

E un'altra cosa che dice molto in questa giornata è la prestazione gagliarda di Alejandro Valverde, non certo un habitué di queste corse, ma tra gamba fenomenale ed esperienza di sé ormai insuperabile, ecco che il murciano è riuscito a dipingere una Dwars all'altezza di quella degli specialisti più acclamati. Fingete di non leggere quanto stiamo per scrivere, ma qualcuno in tv magari avrà preso appunti in chiave Fiandre: qualcuno nato nel sole di Messina ma ottimo in gara col maltempo (e domenica dovrebbe piovere ancora).

 

Corsa quasi neutralizzata per 100 km, l'accende Rowe sui primi muri
Come ha correttamente segnalato Zdenek Stybar alla partenza da Roeselare, metà del gruppo si metteva in cammino col morale sotto i tacchi al pensiero di 180 km da pedalare interamente sotto la pioggia. Le condizioni avverse hanno bagnato le polveri di tanti, hanno reso più sfuggenti i pronostici (a parte quello secondo cui i velocisti molto difficilmente l'avrebbero portata a casa), e hanno soprattutto fatto sì che non partisse proprio la classica fuga da lontano.

Proprio così: neanche le più scafate Professional del posto hanno messo in viaggio qualche outsider, sicché si è arrivati ai muri tutti insieme, dopo aver visto nei primi 100 km di gara giusto due o tre allunghetti molto brevi, da parte di Sylvain Chavanel (Direct Énergie) e Petter Koning (Aqua Blue Sport) prima, di Kristijan Koren (Bahrain-Merida) poi, di Casper Pedersen (Aqua Blue) infine.

Sui muri la musica è cambiata. Il secondo dei 12 totali, il Knokteberg ai -90 (esattamente metà corsa) ha visto l'avanzata degli Sky e il conseguente attacco di Luke Rowe. Alle sue spalle si sono mossi Niccolò Bonifazio (Bahrain) e Alexandre Pichot (Direct Énergie), ma sono stati ripresi prima di avvicinare il gallese.

Il corridore della Sky è rimasto al comando per 25 km, ha avuto anche 50" di margine ma è stato ripreso ai -65, quando da parte della BMC (ma anche dell'Astana) si è cominciato a fare sul serio. Intanto si segnalavano cadute e ritiri: Oliver Naesen (AG2R La Mondiale) si è fermato per un forte dolore al ginocchio, per precauzione: aveva battuto l'articolazione in un capitombolo intorno al km 60, comunque niente di rotto. Wout Van Aert (Véranda's Willems-Crelan) non ha vissuto una giornata eccezionale, tutt'altro: ai -68 ha investito un addetto che a bordo strada segnalava un piccolo spartitraffico, ed è finito a propria volta per terra. Il tempo di rientrare, ed ecco per il RollingStone di Herentals una foratura che l'ha tirato fuori dai giochi proprio nel momento in cui la gara entrava nel vivo.

 

Van Avermaet e Benoot scalpitano, ma soprattutto si illustra un gran Valverde
Ai -60 si è mosso Tony Martin (Katusha-Alpecin), ed è effettivamente cominciata un'altra corsa. Il fu Panzerwagen (oggi è più un caterpillerino) si è scrollato di dosso sul Kortekeer (-58) tre avversari che gli avevano preso la ruota, ovvero Jelle Wallays (Lotto), Iljo Keisse (Quick-Step) e Jurgen Roelandts (BMC), e alle sue spalle si è presto coagulato un drappello di circa 20 uomini. Subito dopo lo Steenbeekdries (muro numero 6 ai -54) Tony è però scivolato su una curva in pavé, ed è stato ripreso da Heinrich Haussler (Bahrain) e poi da tutti gli altri.

Il Taaienberg ai -53 è stato lo scenario di un bello scatto di Zdenek Stybar, che ha temporaneamente fatto il vuoto nonostante il tentativo di chiusura da parte di Greg Van Avermaet; sul capitano BMC si sono portati Sep Vanmarcke (EF Education First-Drapac), Edward Theuns (Sunweb) e - udite udite - Alejandro Valverde (Movistar). Ma la situazione era molto fluida, da dietro altri gruppetti sono rientrati, Valverde ha accennato un allungo, poi ci ha provato Luke Durbridge (oggi capitano della Mitchelton-Scott), quindi un rallentamento ha permesso che si riformasse un plotone di circa 40 unità, e alla fine anche Stybar - visto che aveva gli inseguitori a pochi secondi - ha deciso di rialzarsi ai -50.

Durbridge ha continuato ad animare una serie di frustate che hanno sollecitato parecchio il gruppo, e dopo altre trenate convinte da parte di Søren Kragh Andersen (Sunweb), di nuovo Haussler, addirittura Maxi Richeze (Quick-Step), c'erano le condizioni per attacchi più ficcanti, dato che con un niente si formavano molteplici buchi qua e là nel gruppettone.

Ai -44 è stata la volta di un felicemente redivivo John Degenkolb: certo non il più atteso della giornata, ma di fatto il tedesco della Trek-Segafredo ha aperto le ostilità decisive, in vista degli ultimi muri di giornata. Il punto scelto da Deggy per il suo allungo è stato l'inizio del Kruisberg, muro numero 8. Su di lui è rinvenuto prima Valverde con Yves Lampaert (Quick-Step), quindi si è rifatto sotto Van Avermaet che ha a propria volta forzato.

E sotto i colpi di Gregga e poi di un indomito Valverde (altro scatto dello spagnolo ai -43) si è isolato un interessantissimo drappello coi quattro corridori testè citati (GVA, Valv, Lampaert e Degenkolb), più Benoot, Martin, Gianni Moscon (Sky), Vanmarcke, Mads Pedersen (Trek), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) e Stybar; 11 uomini che avrebbero tranquillamente potuto andare all'arrivo, se dietro la LottoNL-Jumbo non avesse deciso di darci dentro per riportare sotto Danny Van Poppel.

Il grande lavoro del team olandese ha in effetti evitato che gli 11 prendessero la tangente, e ai piedi del Knokteberg (affrontato per la terza volta come muro numero 9) il G2 si è praticamente accodato al G1. Troppo tardi, però, perché sulla rampa tutto poteva succedere meno che la situazione, tra i primi, restasse bloccata.

 

Vanmarcke e Lampaert ispirano l'azione decisiva
Proprio mentre il secondo gruppo stava per chiudere sul primo, Benoot è partito secco. Mancavano 34 km al traguardo; il colpo di Tiesj ha fatto male a Martin e Degenkolb che hanno perso contatto, mentre dal G2 risalivano lungo il Knokteberg altri 5 uomini, andati a inserirsi nel drappello principale: Niki Terpstra (Quick-Step), Jasper Stuyven (Trek), Timo Roosen (LottoNL) e l'accoppiata Sunweb Andersen-Mike Teunissen.

Van Avermaet ha speso qualche fiche per riportarsi su Benoot, e dopo il muro avevamo questa fortissima coppia al comando con 10" sui primi inseguitori, e il gruppo dietro che nel giro di poco si è trovato a più di mezzo minuto di distanza: praticamente fuori dai giochi.

Su un tratto in pavé ai -25 Andersen ha alzato bandiera bianca, non reggendo un forcing di Terpstra che ha permesso di riagguantare Benoot e Van Avermaet. A questo punto ogni momento era buono perché partisse l'azione decisiva. All'uscita dal pavé - si era ancora ai -25 - si è mosso Vanmarcke, e su lui in marcatura si è portato Lampaert, e tra i due la collaborazione è stata immediata. Con una buona trenata Pedersen è rientrato trascinandosi Teunissen, quindi anche Boasson Hagen è riuscito a chiudere il gap: vuoi vedere che si era formato il quintetto destinato ad andare al traguardo?

Benoot ha clamorosamente perso il treno giusto, forse stava rifiatando dopo la precedente azione, fatto sta che la situazione che è venuta a crearsi vedeva cinque davanti a spingere senza riserve; e dietro un gruppetto in cui i Quick-Step (Terpstra e Stybar) facevano giustamente da stopper, Stuyven non contribuiva avendo davanti Pedersen, Valverde si disinteressava ormai della corsa, restando costantemente in ultima ruota, e quindi non restava di tirare che allo stesso Benoot, Van Avermaet, Roosen e Moscon, il quale però nel frangente non mostrava soverchia brillantezza.

Proprio il trentino è stato infatti quello che ha sofferto di più sul Vossenhol, muro numero 10 ai -22, su un forcing di Benoot; c'è da dire che poco prima Gianni si era mosso con Roosen, accennando un contropiede stoppato da Stybar (e in seconda battuta da Van Avermaet); sia come sia, l'italiano della Sky si è presto rimesso in carreggiata, dopo gli affanni del Vossenhol, e ha continuato a girare con gli altri tre che tiravano. I cinque davanti però continuavano a guadagnare: 30" sul muro numero 11, l'Holstraat; addirittura 45" all'approccio dell'ultimo muro, il Nokereberg ai -8.

 

Un finale tutto da seguire con la fagianata di Lampaert e la solita... vanmarckata
Su questa rampa in pavé, simbolo della Nokere Koerse (vinta due settimane fa dal giovane Fabio Jakobsen, sempre Quick-Step), Vanmarcke è scattato nella canalina di destra, Lampaert in quella di sinistra, ma gli altri tre non si sono fatti sorprendere; più indietro, Van Avermaet ha tentato l'ultimo assolo, Benoot l'ha tenuto, ma dopo il muro si son rifatti sotto tutti gli altri; da lì alla fine, solo ai 2500 metri - dopo un nuovo breve tentativo di Moscon ai 3.5 - c'è stato uno scatto efficace, quello di Tiesj tampinato da Stybar, in grado stavolta di avvantaggiarsi sugli altri inseguitori.

Ma torniamo al gruppo di testa. Ormai la corsa era in tasca per i cinque, da dietro nessuno sarebbe riuscito a rientrare, anche se dopo il Nokereberg il vantaggio era sceso a poco più di 30" (niente male la sparata di Gregga, a conti fatti). Sulla carta il più veloce era EBH, ma non si può mai dire in certi finali; in ogni caso, era certo che qualcuno avrebbe tentato di evadere, di anticipare. Sequela di scatti davanti, allora.

Ai 5.6 km ha accennato Vanmarcke, ha preso in prima posizione l'ultimo breve tratto in pavé della corsa, ha tentato di forzare, poi ha ancora provato l'allungo in uscita dal settore, ma non c'è stato verso di far la differenza, perché Lampaert è riuscito a chiudere (laddove invece Boasson Hagen non ce la stava facendo).

Ai 4.6 km ci ha provato Teunissen, e di nuovo ha chiuso Lampaert; ai 4.2 è stata ancora la volta di Sep, e stavolta ha annullato l'azione Teunissen; ai 1300 metri Pedersen ha fatto la sua sparata, e indovinate chi si è praticamente scuoiato per andare a chiudere? Bravi, il solito Lampaert.

Sembrava che da parte di Yves ci fosse sin troppa generosità, a fronte di non sicure chance in uno sprint ristretto; e invece, a questo punto, il colpo a sorpresa: Lampaert era ancora in prima ruota quando c'è stato un momento di stasi, ci si è guardati, e proprio al triangolo rosso dell'ultimo chilometro il fiammingo ha accennato un allungo. Una di quelle progressioni da fagiano, tipiche di certi finali, di certe gare.

Teunissen era alla sua ruota, ha tentennato, ha guardato a destra dove c'era EBH che si era accucciato dietro a Pedersen il quale guardava Teunissen (che alla fiera mio padre comprò...), e però nessuno chiudeva, e in ultima ruota Vanmarcke ha capito che toccava a lui agire. Proprio mentre Sep è partito, Lampaert ha dato un'altra occhiata dietro, ha visto che aveva preso quei 5 metri di margine, e ha dato seguito alla propria azione, stavolta con molta più convinzione di prima. Sep doveva stringere i tempi, la corsa se ne stava andando.

Sciagurata la decisione del capitano EF di andare a cercare la scia di Teunissen, spostandosi da destra a sinistra, dove l'olandese era però praticamente fermo, e non solo: stava a sua volta chiudendo verso gli altri. Di fatto Vanmarcke ha stampato un capolavoro al contrario, si è messo a ruota di uno che andava pianissimo, e che ha pure finito per chiuderlo verso gli altri avversari. Scarsa lucidità di Mike, che sprizzava acido lattico da tutti i pori; ma pure scarsa coordinazione mente-gambe per Sep, che del resto se non facesse di queste castronerie (creatività infinita nel trovare sempre nuovi modi di sbagliare!) non sarebbe Sep, e non lo ameremmo così tanto...

Di fatto, i quattro si sono appallottolati insipientemente, e Lampaert si è ritrovato con le ali ai piedi lanciato verso la seconda Dwars door Vlaanderen di fila. Bravissimo lui, perché - al di là dei pur visibili errori degli altri quattro - l'ha meritata in pieno, correndo nel finale come se fosse il favorito assoluto. E vincendola da padrone.

A 2" dal quasi 27enne di Izegem sono stati cronometrati Teunissen, Vanmarcke, Boasson Hagen e Pedersen, transitati in quest'ordine al traguardo. A 29" Stybar ha anticipato di un secondo Benoot; a 59" la top ten è stata completata da Van Avermaet, Terpstra e Stuyven; fuori dai dieci, ma nel medesimo gruppetto, Valverde, Moscon (12esimo) e Roosen. Il gruppo successivo è giunto a 2'42" con Magnus Cort Nielsen (Astana) ad aggiudicarsi la 14esima posizione su Degenkolb.

Ora tre giorni per scaricare le tossine (e per caricarsi mentalmente), e poi domenica sarà Giro delle Fiandre. Ritroveremo i protagonisti di oggi più quelli che oggi non c'erano, a partire da Peter Sagan e Philippe Gilbert, che si saranno gustati la DDV in tv, tifando per i rispettivi amici, ma soprattutto tifando perché gli avversari spendessero tanto. E per qualcuno è stato indubbiamente così.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!