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Live Fast, Die Jungels!

22.04.2018 16:48

Azione da applausi per il lussemburghese che firma alla Liegi l'ennesimo successo Quick-Step partendo dalla Roche-Aux-Faucons. Woods e Bardet sul podio


Per raccontare quanto visto oggi, forse è meglio fare un salto indietro di 5 anni e poco più. E’ il 14 marzo del 2013, e siamo a Stresa, sul Lago Maggiore, per il Gp Nobili Rubinetterie. Una corsa non eccessivamente impegnativa, adatta più a velocisti che a qualche filibustiere. La partecipazione, complice la collocazione ravvicinata alla Sanremo, è anche di buon livello per essere una corsa italiana. Nella fuga del mattino, s’infilano 4 corridori: sono due pistard: Elroy Teruel ed Edwin Avila, e due giovani, Marco Haller e Bob Jungels. La fuga prende molto margine, arrivando fino a 9’, ma pochi danno seriamente credito al 20enne Jungels, quando decide di lasciare i compagni di fuga provando ad andare via, tutto solo, col gruppo lanciato al suo inseguimento.

Invece il lussemburghese, che nei due anni da dilettante si era guadagnato già ottimi crediti con un argento all’europeo a cronometro e una vittoria di simile fattura al Giro della Valle d’Aosta, sfoggiò una grande prestazione da passista e arrivo al traguardo con 52” di vantaggio sul gruppo, vincendo la sua prima corsa da professionista. Quel Bob, di cui si parlava un gran bene come cronoman e corridore per corse a tappe, quel giorno dimostrò che poteva avere un futuro anche nelle classiche, se lo avesse desiderato.

5 anni dopo, Jungels torna a vincere una corsa in linea, campionati nazionali esclusi, e che corsa. Nel mezzo c’è stata effettivamente una grande crescita dell’atleta, specialmente quando è passato in Quick-Step, diventando un uomo di riferimento per le corse a tappe. Due maglie bianche di fila al Giro d’Italia, la vittoria a Bergamo e soprattutto la grande prestazione nel 2017 a Cagliari, quando spaccò il gruppo innescando un ventaglio e regalò la vittoria al compagno di squadra Gaviria. Doveva ancora superare quel solco che permette di definire un corridore come “campione”: e oggi l’ha fatto, con un azione che, coincidenza del destino, avevamo visto fare con successo solo da un altro grande lussemburghese, quell’Andy Schleck più sregolatezza che genio che ci stupì tutti nel 2009 e ci illuse di aver trovato un corridore in grado di farci spesso emozionare. Nella realtà succederà soltanto un’altra volta, con l'epica vittoria che ottenne sul Galibier nel 2011, mentre da Jungels possiamo ancora aspettarci, a questo punto, davvero di tutto, a cominciare dal prossimo Tour de France.

 

Fuga di 9 atleti, la UAE controlla
La bella azione di Jungels ha reso degna di memoria un’edizione della Liegi-Bastogne-Liegi altrimenti molto piatta, limitata giusto agli ultimi 20 km: in pratica una Sanremo col Poggio un po’ più lontano dal traguardo. Non c’è stata neanche troppa battaglia per andare in fuga, con 9 uomini, nessuno particolarmente temibile, che riuscivano a lasciare il gruppo dopo una decina di chilometri: Antoine Warnier (WB-Veranclassic Aqua Protect), Casper Pedersen e Mark Christian (Aqua Blue Sport), Anthony Perez (Cofidis), Paul Ourselin (Direct Energie), Jérôme Baugnies (Wanty-Groupe Gobert), Florian Vachon (Fortuneo-Samsic), Matthias Van Gompel (Sport Vlaanderen Baloise), Loïc Vliegen (BMC). Dopo aver raggiunto un vantaggio di 6 minuti, prendevano il controllo del gruppo Lotto Soudal ed UAE Team Emirates, tenendo la fuga a distanza controllata per tutta la prima parte di gara.

Poche le cose da segnalare fino alla Redoute: un incidente rovinoso per lo sfortunato Alberto Bettiol (BMC), a terra già al Fiandre, nel quale si ritrova a suo malgrado investita anche una spettatrice; le difficoltà di Michael Albasini (Mitchelton-Scott), l’ombra di quello che sfiorò il successo appena due anni fa, e costretto al ritiro; il gruppo dei fuggitivi che si sfilaccia e perde pezzi, con Warnier e Van Gompel che gettano la spugna già sulla Côte de Pont, Vachon e Pedersen (dopo aver tentato un improvvido assolo dalla Côte de Bellevaux) sulla durissima Côte de la Ferme Libert, Vilegen sul Rosier. Ai piedi della Redoute, restano solamente in 4 con appena 3’ di vantaggio.

 

La corsa si accende sulla Roche, indietro Nibali
Sulla Redoute la Quick-Step comincia a prendere in mano la corsa, come aveva fatto in altre occasioni quest’anno, mettendo il promettente Enric Mas in testa a tirare dall’inizio alla fine: il suo ritmo fa male a Wout Poels, vincitore del 2016 lontano dalla migliore forma. Baugnies, l’atleta di maggior qualità nella fuga, nonché vallone dell’Henegouwen, stacca invece i compagni e prova ad andare del suo passo, per restare al vento più di tutti. Ai -32, su una stretta curva a sinistra, contatto tra Nathanel Berhane (Dimension Data) e Larry Warbasse (Aqua Blue Sport), con l’eritreo che finisce pericolosamente su uno spartitraffico, per sua fortuna senza gravi ammaccature.
Si arriva in rapida processione alla Côte de La Roche-aux-Faucons, con Baugnies che a 21 km dall’arrivo viene riassorbito per ultimo e la Bahrain-Merida in testa a tirare, apparentemente per Vincenzo Nibali. Il messinese però sparirà dalle prime posizioni, quando si accenderà la corsa con un attacco di un suo grande protagonista di una volta, Philippe Gilbert (Quick-Step): l’azione dell’ex-campione del mondo fa partire le ostilità, alle quali partecipa un pimpante Tom Dumoulin (Sunweb), un confortante Davide Formolo (Bora-Hansgrohe) oggi molto meglio dell’altro capitano Rafal Majka, un lanciatissimo Michael Woods (EF Education First), e Sergio Henao (Sky), che va a rilanciare sull’azione di Gilbert. Colui che riesce a far male più di tutti è però Bob Jungels, il quale, dando un bel colpo negli ultimi 500 metri della Côte, provoca la spaccatura definitiva all’interno del gruppo, con solo una ventina di atleti che riesce a restare davanti e nomi eccellenti, come Kwiatkowski, Nibali, Matthews e lo stesso Gilbert, costretti invece fuori dai giochi.

 

Allunga Jungels, i favoriti non si organizzano
Poco dopo lo scollinamento parte la “fagianata” di Bob Jungels, che approfitta del tratto di falso piano dopo la La Roche-aux-Faucons: nessuno dell’avanguardia del gruppo ha la forza, o la capacità di inseguire, ed il lussemburghese in men che non si dica si ritrova con 20” di vantaggio. Toccherà ad un bravissimo Davide Villella, in Astana al servizio dei danesi Valgren e Fuglsang, sacrificarsi per provare a tenere sotto tiro il giovane passista. Chi è rimasto davanti? Oltre agli Astana, ai già citati Henao, Woods, Dumoulin (accompagnato dal giovane Sam Oomen) e Formolo, ci sono i due Bahrain Enrico Gasparotto e Domenico Pozzovivo, ci sono ovviamente i favoriti principali Alejandro Valverde (Movistar) e Julian Alaphilippe (Quick Step), c’è Daniel Martin (UAE), i Lotto Soudal Tim Wellens e Jelle Vanendert, Romain Bardet (Ag2r), i Mitchelton Roman Kruziger e Jack Haig, Dylan Teuns (BMC) e Jésus Herrada (Cofidis). Nonostante le diverse coppie si va avanti a scatti: sono Daniel Martin (poi tagliato fuori dai giochi per una foratura a 8 km dal traguardo) e Tim Wellens i più attivi, con Alaphlippe che si rivela ottimo stopper e costinge anche Valverde a muoversi e anche a rilanciare, a 15 km dall’arrivo. Il vantaggio di Jungels però cresce, e tanto, fino a toccare i 50” ai piedi di Saint-Nicolas, quando il buon esito dell’azione di Jungels comincia a diventare più una convinzione che un auspicio.

 

Bob si gestisce, Vanendert tenta il contropiede, Valverde non brilla
Nonostante il largo vantaggio, la Côte de Saint-Nicolas resta un grosso spauracchio per Jungels, il quale decide di affrontarla con intelligenza, cercando di non forzare il passo e lasciando che gli inseguitori si avvicinino anche pericolosamente. Il più ostile è Jelle Vanendert, risuscitato a 4 anni di distanza dalle ultime prove competitive della sua carriera,  che scatta secco dalle prime rampe: Pozzovivo si mette davanti con personalità, cercando di tenere un passo regolare, e alla sua scia si ritrovano subito Formolo, Bardet, Woods ed Henao, mentre Valverde, marcato da Alaphilippe, sembra faticare davvero più del solito. Terminata la côte, è  Davide Formolo a costringere Alaphlippe agli straordinari, attaccando più o meno dove l’anno scorso provo il colpaccio. Jungels intanto torna a prendere quota, Vanendert pian piano si spegne, insomma si concretizza sempre più il successo del lussemburghese, quando a 2km e mezzo dall’arrivo parte un altro contropiede, quello di Romain Bardet e Michael Woods, che si rivelerà decisivo anche per il podio.

 

Podio per Woods e Bardet, Valverde staccato
Come si poteva immaginare, Jungels sale ad Ans senza patemi, concretizzando quello che è il successo più prestigioso della sua carriera, ed anche la prima, incredibile ma vero, vittoria della Quick-Step alla Liegi-Bastogne-Liegi: è già il 27esimo successo stagionale, nonché il quinto in una corsa WT belga quest’anno, a rendere ancor più memorabile questa stagione. Michael Woods vince la volatina con Bardet e si prende il secondo posto a 37”: ancora un segno della grande crescita del tardivo canadese, ed anche per Bardet si tratta del primo podio in una monumento dopo tanti piazzamenti. Il gruppo dei migliori arriva a ridosso, con Alaphilippe che si piazza quarto a 39”. Dietro di lui tutti e 3 gli italiani nel drappello dei migliori (Vilella si è sfilato dopo essersi sacrificato): nell’ordine, Pozzovivo, Gasparotto e Formolo. Ottavo posto per Kreuziger, seguito da Henao e Fuglsang a completare la top ten. A 45” l’esausto Vanendert, a 48” il bravissimo Sam Oomen, e poi a 51” il grande sconfitto, Alejandro Valverde, soltanto 13esimo: dalla sua prima vittoria nel 2006 aveva fatto peggio nella “sua” corsa solo nel 2009 e nel 2016. Ottimi segnali invece da Tom Dumoulin, che chiude 15esimo ad 1’24”: difficile chiedere di più al detentore della maglia rosa, fresco di ritiro in altura, ma in questo momento sembra nella perfetta condizione per raggiungere il top durante il giro.

Vincenzo Nibali giungerà nel primo gruppo inseguitore, guidato da Tiesj Benoot, a 3’07”: 32esimo posto finale per il siciliano. Con lui presenti anche Diego Ulissi (28esimo), Damiano Caruso (37esimo) e Alessandro De Marchi (39esimo).
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