Professionisti

L'uomo da battere e gli idoli abbattuti

13.05.2018 17:02

Simon Yates vince in rosa a Campo Imperatore, deludono i favoriti della vigilia: prova opaca di Dumoulin e Lopez, oltre 1' per Aru e Froome


Bisogna fare tutti ammenda, a livello di stampa: alla vigilia di questo giro avevamo tutti gli occhi puntati su Sky e Astana, e nel frattempo stavamo sottovalutando quella che si è rivelata, dopo la prima settimana, la squadra più forte al Giro d’Italia 2018. E la Mitchelton-Scott, guidata da Matthew White e Pietro Algeri, conferma la sua superiorità sul traguardo più difficile finora, la lunga ascesa di Campo Imperatore, dove è toccato alla maglia rosa Simon Yates ottenere il successo di tappa che sull’Etna era meritatamente spettato a Chaves. Non ci sono stati grandi distacchi, complice una salita lunga, ma non troppo impegnativa e abbastanza sfavorevole agli attaccanti per il suo forte vento contrario nelle fasi finali (ne sa qualcosa lo sfortunato Fausto Masnada, ripreso a 3 km dall’arrivo dopo un coraggioso attacco sul falso piano), che ha spinto i big a giocarsi tutto sugli ultimi chilometri, ma c’è stata la debacle di due dei favoriti della vigilia che, in verità, avevano già suscitato qualche perplessità nelle prove precedenti: stiamo parlando di Fabio Aru e Chris Froome, entrambi staccati negli ultimi 3 km, entrambi giunti al traguardo con un distacco superiore al minuto. Niente che precluda di per sé un buon esito finale del Giro, ma un pessimo segnale, considerando il numero di corridori finito davanti. Una prova che costringe entrambi ad interrogarsi su come proseguire il loro Giro, e forse a ridimensionare le loro ambizioni.

 

Fuga ben organizzata, tra i 14 Wellens, Visconti e Brambilla
La tappa odierna è partita stamattina da Pesco Sannita con ottime condizioni metereologiche, e molti uomini determinati a prendere il largo. Non c’è stata in realtà una grande bagarre: la fuga ha preso il largo quasi subito. Dentro sono in 14: Mickael Cherel (AG2R La Mondiale), Davide Ballerini e Fausto Masnada (Androni - Sidermec), Manuele Boaro e Giovanni Visconti (Bahrain - Merida), Simone Andreetta (Bardiani - CSF), Cesare Benedetti (Bora - Hansgrohe), Tim Wellens (Lotto FixAll), Natnael Berhane (Dimension Data), Hugh Carthy (EF- Drapac), Maxim Belkov (Katusha - Alpecin), Gianluca Brambilla e Laurent Didier (Trek - Segafredo) e Alex Turrin (Wilier - Selle Italia). “Beffato” il canadese Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), che tenta di rientrare ma deve presto desistere. La fuga procede con una collaborazione unanime oltre la media, aumentando esponenzialmente il suo vantaggio nella prima ora fino a consolidarsi sui 7’.

Il ritiro di Mareczko ed il momento-fairplay a Roccaraso
Due episodi illuminano la prima parte di tappa, cristallizzata sui Mitchelton che controllavano senza eccessivo impegno l’azione: uno è il temuto ritiro di Jakub Mareczko (Wilier Triestina Selle Italia), il quale si è fermato dopo 2 ore di gara, senza neanche arrivare alla salita finale: il bresciano dovrà seriamente riflettere su come proseguire la sua carriera. L’altro, è il siparietto che si verifica sul primo GPM di Roccaraso, dove la coppia Androni Ballerini-Masnada e l’eritreo Berhane si sganciano per andare a prendersi i premi del GPM, con un accordo apparentemente predefinito. Succede però che proprio negli ultimi 50 metri a Masnada salti la catena: a sorpresa Natnael Berhane lo aspetta, mentre Ballerini cerca di accompagnarlo a tagliare per primo il traguardo. Un momento di fair play che però la giuria non gradisce, declassando Masnada al sesto posto del GPM.

Si sale a Calascio: l’Astana dimezza il vantaggio della fuga
L’accordo tra i fuggitivi si mantiene stabile, portando il vantaggio a raggiungere il suo massimo a 45 km dall’arrivo, quando comincia la salita verso il GPM di Calascio: 8’20” a questo punto. Dopodiché è Laurent Didier a sacrificarsi per Brambilla, tirando per gran parte dell’ascesa. Ma il vantaggio comincia a calare vistosamente, anche perché in gruppo i Mitchelton hanno lasciato il posto agli Astana, intenzionati a portare a casa una tappa e a far recuperare a Miguel Angel Lopez il terreno perso a Santa Ninfa. Sono Davide Villella e Andrey Zeits gli uomini preposti a fare il ritmo, e dimezza il gruppo ed il vantaggio degli uomini al comando, che al GPM di Calascio, dove passa in testa Masnada, è ridotto a 3’30”. Sono però ancora tutti insieme, o quasi: oltre a Didier, perde contatto anche Turrin.

Masnada azzarda la soluzione solitaria
Dopo il GPM diventa evidente per i fuggitivi che occorre un cambio di ritmo per rimanere a galla: ai -25 si seleziona un drappello di 6, con Masnada, Carthy, la coppia Bahrain Boaro-Visconti, Brambilla e Cherel. Fa scalpore l’assenza di Wellens, ma già salendo verso Calascio era apparso evidente che il belga stesse soffrendo particolarmente il caldo, come già capitato in altre occasioni: giornata no per lui.
L’accordo del sestetto non è particolarmente solido, e così Masnada attacca sul tratto in falsopiano a 18 km dall’arrivo. Un’azione un po’ pazza, della quale però Manuele Boaro intuisce la pericolosità, andando a caccia del bergamasco dopo un paio di chilometri. Un po’ a sorpresa, il passista trevigiano non riesce ad agganciare Masnada, il quale già da dilettante si faceva notare con azioni di questo tipo nei finali di gara. Così Masnada continua a guadagnare sui compagni di fuga, che vedono le ombre del gruppo avvicinarsi rapidamente, con Astana e Mitchelton ad alternarsi al comando del gruppo.

Ultimi 5 km: il vento contrario frena Masnada, Aru e Froome perdono terreno
La strada torna a salire a 10 km dal traguardo, ma sono gli ultimi 5 quelli che fanno la differenza: sia per le pendenze, che tornano a essere tra l’8 e il 10%, sia per il forte vento contrario, che distrugge le speranze di Masnada, giunto alle fasi finali con ancora 1’30” di vantaggio. Ai -3.7 viene ripreso Hugh Carthy, unico degli altri fuggitivi a tentare una reazione, ai -2.7 tocca ad un Masnada da applausi, che andava ormai a zig-zag da centinaia di metri. Il gruppo che lo riprende conta ormai una ventina di unità, comandate da Jack Haig, e nella sua coda c’è un caracollante Fabio Aru, praticamente già staccato. Ed appare parecchio indietro anche Chris Froome, che alla prima accelerazione seria ai -2 km perderà nettamente contatto, costringendo Sergio Luis Henao ad aspettarlo.

Ciccone e Pozzovivo ci provano, ma la volata premia Yates
Appena ripreso Masnada, è il casalingo Giulio Ciccone che tenta il colpaccio sfidando i big: per quanto generoso, il suo attacco non è abbastanza incisivo. Si va avanti  in progressione negli ultimi 2 km, con Thibaut Pinot che è il primo ad accelerare, a preludio della sgasata di Miguel Angel Lopez: il colombiano è però meno incisivo che in altre occasioni, e proprio Pinot lo stoppa. Alla Flamme Rouge è ancora Ciccone a tentare di allungare, e sul suo scatto rilancia un sempre più convincente Domenico Pozzovivo, tallonato da un Davide Formolo che si starà mangiando le mani per il disastro dell’Etna. Pozzovivo fa la selezione fino ai 300 metri dall’arrivo, riuscendo a staccare anche Tom Dumoulin, ma alla sua ruota restano in agguato la maglia rosa Yates e Chaves: quando parte il britannico nessuno ha la forza di reagire. Vittoria netta per Simon Yates: il capitano della Mitchelton relega al secondo posto Pinot, mentre Esteban Chaves (a questo punto vero favorito per la vittoria finale del Giro) si classifica terzo.

1’07” per Froome, 1’14” per Aru all’arrivo. Domani riposo
Si prende un buco di 4” Domenico Pozzovivo, e alla sua ruota arriva il vincitore di ieri, Richard Carapaz: l’ecuadoriano insidia adesso seriamente Lopez per la maglia bianca. A 10” troviamo Formolo, a 12” George Bennett, Dumoulin e Lopez Moreno, a 24” il pur bravo Ciccone e a 26” un’altra giovane sorpresa, l’australiano Ben O’Connor, che diventa terzo incomodo per la lotta alla maglia bianca. Scortato da Wout Poels, Chris Froome arriva staccato dal suo stesso gruppetto, 23esimo ad 1’07”; appena dietro, 24esimo vi è Fabio Aru, ad 1’14”.

La nuova generale vede la Mitchelton comandare ancor meglio la classifica, con Esteban Chaves che scalza Tom Dumoulin al secondo posto: il colombiano deve 32” a Simon Yates, il campione uscente 38”. Pinot è ora a 45”, Pozzovivo a 57”, Carapaz sale in sesta posizione ad 1’20” e guadagna piazze anche Bennett, ora settimo ad 1’33”. Calano invece Rohan Dennis (BMC), arrivato poco prima di Froome, ora ottavo a 2’05” a parità di tempo con Pello Bilbao; chiude la top ten il canadese Michael Woods (EF-Education First) a 2’25”. Froome è undicesimo a 2’27”, Lopez tredicesimo a 2’34” ed Aru quindicesimo a 2’36”.
Domani come da tradizione si riposa, e si riflette: si ripartirà da Penne per una tappa molto lunga e non facilissima verso Gualdo Tadino. Difficile che qualcuno tenti un riscatto già martedì, i big dovranno comunque stare molto attenti.
Notizia di esempio
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