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Supergamente Pinot, la MiTo è sua

10.10.2018 19:00

Milano Torino, il francese conquista la classica. Secondo López dopo una caduta, terzo un Valverde volitivo. Quarto un gran Cattaneo, Aru lotta ed è nono


Quinto al Giro dell'Emilia e secondo alla Tre Valli Varesine nel 2018; ottavo al Giro dell'Emilia, secondo alla Tre Valli Varesine, ottavo alla Milano Torino e quinto a Il Lombardia nel 2017; quarto alla Milano Torino e terzo a Il Lombardia nel 2015. Il feeling di Thibaut Pinot con le classiche italiane d'autunno è ben radicato ma a mancare era solamente il successo. Finalmente il forte corridore francese è riuscito a portare a termine il proprio desiderio in una delle corse predilette, lui che sabato tra le strade lombarde sarà tra gli uomini da battere.

Quattro in fuga nella classica più antica del mondo
La più antica classica del panorama mondiale è la Milano-Torino che, pur con diverse pause nel mezzo, si disputa dal lontanissimo 1876, anno in cui Giuseppe Garibaldi era ancora deputato del Regno d'Italia o, oltreoceano, le truppe di George Custer furono annientate a Little Big Horn dai nativi indiani di Toro Seduto e Cavallo Pazzo. Il tracciato dell'edizione 2018 è quello già visto nel recente passato, con la salita di Superga da affrontare due volte.

La partenza alle 11.44 da Magenta vede subito la fuga: al primo dei 200 km in programma si avvantaggiano il belga Thomas De Gendt (Lotto Soudal), il lettone Krists Neilands (Israel Cycling Academy), il toscano Umberto Orsini (Bardiani CSF) e il sudafricano Will Smit (Team Katusha Alpecin). Su di loro cercano vanamente di rientrare Brice Feillu (Team Fortuneo Samsic) e Guillaume Boivin (Israel Cycling Academy), che dopo poco rinunciano e si rialzano.

Gli attaccanti guadagnano, il gruppo controlla
Ma il tentativo non va a genio alla Wilier Triestina-Selle Italia, che si incarica di tirare per i primi 20 km, altezza nella quale gli uomini di Citracca si fanno da parte. Anche perché i quattro viaggiano forte, come testimonia la media tenuta nella prima ora, pari a 48.6 km/h. I quattro toccano il margine massimo di 5'35" al km 70, poco dopo essere entrati in territorio piemontese. A lavorare in gruppo sono principalmente Astana Pro Team, Groupama-FDJ e Mitchelton-Scott, che si danno cambi regolari.

Il distacco scende in maniera progressiva e senza alcuna fretta, tanto che ai meno 60 km ammontava a 2'10" per poi rimanere pressoché inalterato al cartello dei meno 40 km. L'andatura cambia in questa fase, una volta che la corsa si avvicina ai piedi della prima ascesa di Superga: ai meno 30 km, infatti, il gap è solamente di 1'05" e ai meno 25 km sono solamente una ventina di secondi a separare le due entità.

Valvede in palla, niente da fare per Moscon
Proprio all'imbocco della salita Neilands si rialza, imitato poco dopo da De Gendt. Il più vivace dei battistrada è Smit, che subito si sbarazza di Orsini. Ma dal gruppo il primo a muoversi è proprio un compagno di squadra del fiorentino, vale a dire quel Luca Wackermann ancora senza un contratto in mano per il 2019 (e ci si augura che le recenti prestazioni gli valgano la meritata riconferma). Va così, il ventiseienne lombardo, a riprendere Smit, mettendosi momentaneamente in testa alla corsa, mentre nel gruppo lavora l'Astana Pro Team con Jan Hirt.

Diversi gli staccati di spessore, a cominciare da Damiano Caruso e Ilnur Zakarin, seguiti poco più tardi da Roman Kreuziger e Giovanni Visconti. Niente da fare neppure per Alberto Rui CostaGianni Moscon, che non hanno la gamba mostrata a Innsbruck. Chi invece nella città tirolese ha vissuto la più bella giornata della propria vita sportiva (e sì che qualcosina ha vinto) è Alejandro Valverde: con la lucente maglia iridata il murciano attacca ai meno 21.5 km, andando a riassorbire e staccare Wackermann.

Restano in quattro, poi in tanti rientrano in discesa
Lo spagnolo viene presto fermato da Tim Wellens, da Hugh Carthy e dal resto (circa una trentina) di quanti ancora nel gruppo. Ma Bala, senza accelerare, riguadagna, seguito da David Gaudu, Rafal Majka e Thibaut Pinot: tocca a Daniel Martin chiudere una situazione potenzialmente pericolosa. La terza accelerazione di Valverde è quella buona: ai meno 20 km restano con lui solamente i già citati Gaudu, Majka, Pinot e Miguel Ángel López, il quale però perde terreno poco prima dello scollinamento.

Solitamente non a suo agio in discesa, il colombiano è capace di riportarsi sui quattro battistrada ai meno 18 km, favorito anche dal rallentamento deciso data la tortuosità del declivio. E sfruttando l'impasse generale altri riescono a rientrare da dietro: prima è il turno di Egan Bernal, Mattia Cattaneo, Hugh Carthy, Davide Formolo, Jakub Fuglsang, Wilco Kelderman, Daniel Martin, Sébastien Reichenbach e Adam Yates, poi di Ben Hermans, Domenico Pozzovivo e Tim Wellens, quindi di Fabio Aru, Giovanni Carboni, Giulio Ciccone, Daniel Martínez, Bauke Mollema, José Neves (non male lo stagista lusitano) e Peter Stetina, infine David De la Cruz.

In tre si avvantaggiano, Yates si riporta su di loro
Si giunge così nel breve tratto pianeggiante che porta alla salita finale: si susseguono gli scatti, con Wellens e Stetina pimpanti. Ai meno 6.5 km David Gaudu, Jakob Fuglsang e Daniel Martínez provano a sfruttare la superiorità numerica delle rispettive formazioni, anche se il colombiano preferisce rimanere passivo, suscitando il malcontento e i rimproveri del collega danese. Su questo pericoloso terzetto, che complice l'apatia nel gruppo guadagna spazio, cercano ma non riescono a riportarsi Barguil, Carboni, Formolo e Hermans.

La svolta a sinistra che fa imboccare i 4900 metri finali verso il Santuario viene percorsa dal terzetto di testa 14" prima del plotoncino, tirato da Stetina. Già nelle prime rampe tenta l'azione Tim Wellens, ma il belga, non certo nel momento di forma migliore della stagione, non fa strada. Ben diversa è l'importanza di un altro deluso di Innsbruck: ai meno 3.8 km Adam Yates decide di eseguire quello scatto secco visto effettuare tante volte nel 2018 dal gemello Simon e che gli permette di rientrare dopo 300 metri sul terzetto trainato da un Gaudu che festeggia al meglio il ventiduesimo compleanno.

Pinot e Valverde in gran spolvero, López si aggiunge
Contemporaneamente al rientro del britannico dal gruppo evade Thibaut Pinot, che in un battibaleno si riporta dentro. Non appena capisce che il capitano è con lui Gaudu aumenta l'andatura in maniera significativa, con Martínez che rimane lì con fatica. Sui cinque provano a ricucire Davide Formolo e Bauke Mollema, con Sébastien Reichenbach messo lì come un mastino per naufragare il tentativo.

Chi, invece, mette in pratica la volontà è Alejandro Valverde: ai 2800 metri dalla fine il murciano attacca e va su Fuglsang, Gaudu e Pinot, superando gli affaticati Martínez e Yates. Capisce che è il movimento giusto per muoversi anche Miguel Ángel López, che spera di andare a formare un quintetto: il colombiano vi riesce con il supporto di Fuglsang che, sfilatosi dai battistrada, riesce con le ultime forze a operare il ricongiungimento dopo circa 500 metri.

López attacca ma si scontra con Gaudu finendo a terra
Hanno invece perso il momento giusto tutti gli altri, con Wilco Kelderman che si mette a tirare il drappello inseguitore dal quale Hugh Carthy scatta con il suo abituale modo sgraziato. Ma il discorso per il successo è limitato ai cinque di testa; anzi, ai quattro, perché Jakob Fuglsang non ce la fa più a 1400 metri dalla fine. Il suo capitano di giornata sente che il momento buono per portare l'attacco decisivo.

López tenta dunque uno scatto a circa 1.2 km dal termine, muovendosi dalla quarta piazza. Ma ha una titubanza e si volta per vedere il movimento di Valverde: in quel preciso momento il patatrac, con Gaudu che si sposta dopo l'ennesima tirata e che gli blocca inconsapevolmente la strada. I due giovani finiscono a terra, con i due più esperti rimasti in piedi e un po' interdetti per quanto accaduto.

Pinot parte, López prova a riprenderlo ma il francese vince con merito
A togliere tutti di impaccio è Pinot, che attacca. Diversamente da quanto ci si poteva attendere Valverde non ha le gambe per rispondere e preferisce salire con il proprio ritmo. Il neo campione del mondo viene sverniciato da López, ripartito con furore e con la rabbia in corpo per quanto accaduto. Nella svolta a sinistra che porta verso il traguardo il colombiano vede davanti a sé il rivale, provando ad avvicinarsi.

Thibaut Pinot, però, resiste e va a conquistare un prestigioso successo, il quarto stagionale. Per il nativo di Mélisey una bella rivincita per i tanti piazzamenti patiti e, soprattutto, per lo sfortunato finale dell'ultimo Giro d'Italia. Con questo sono addirittura trentadue i successi della Groupama-FDJ, che sta aumentando qualità e quantità delle affermazioni. Seconda posizione a 10" per un Miguel Ángel López (Astana Pro Team) deluso per quanto accaduto e che conclude così il suo 2018 comunque spettacolare. Lo abbiamo sentito dopo il traguardo.



Terzo Valverde, quarto un ottimo Cattaneo. Bernal chiude la top 10
Terza posizione a 28" per un Alejandro Valverde (Movistar Team) che ha voluto testare la gamba in vista di sabato: le risposte sono palesemente incoraggianti. Eccellente quarto posto a 36" per Mattia Cattaneo: il lombardo della Androni Giocattoli-Sidermec, in un parterre così qualificato, dimostra le proprie doti. E tale risultato mette quasi la parola fine sulla corsa per la Ciclismo Cup, con tanto di wildcard annessa per la formazione piemontese nella prossima Corsa Rosa.

Seguono a 38" Sébastien Reichenbach (Groupama-FDJ) e Wilco Kelderman (Team Sunweb), mentre a 41" giungono Domenico Pozzovivo (Bahrain Merida) e Jakob Fuglsang (Astana Pro Team). Nono posto a 43" per un Fabio Aru (UAE Team Emirates) che, pur non spiccando, mette in mostra la solita grinta che gli permette di ottenere un piazzamento più che incoraggiante. Decimo a 45" Egan Bernal: il colombiano del Team Sky, disponibile dopo il traguardo con il nostro inviato, è comunque da tenere d'occhio per Il Lombardia. Domani, intanto, spazio ai velocisti nel Gran Piemonte.
Notizia di esempio
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