Donne Élite

Marangoni e Bronzini: due carriere chiuse vincendo

15.11.2018 17:06

Il gregario Alan e la capitana Giorgia, accomunati dal successo ottenuto nell'ultima gara disputata in carriera


Dei molti corridori ritirati in questo 2018, due sono riusciti a togliersi lo sfizio di vincere la loro ultima gara in carriera: un'impresa che non capita certo spesso, anche se torna in mente quella di Cancellara a Rio 2016. Sono entrambi corridori italiani, molto rispettati nell’ambiente e amati dai tifosi: Alan Marangoni e Giorgia Bronzini. Lui ad Okinawa, lei a Madrid, ma capaci di percorrere gli ultimi metri della loro carriera con le braccia al cielo.

Due corridori molto diversi e unici, ma con qualcosa in comune
Ci sono molte più cose che dividono le carriere di questi due ciclisti dei 215 km che si trovano tra la città di Giorgia, Piacenza, e quella di Alan, Cotignola. Già la geografia, che gli accomuna come nazionalità e regione, li ha posti in due zone completamente diverse: l’Emilia e la Romagna. Il tempo gli ha messi molto vicini tra loro, unendoli sotto il sole, il mare e le scampagnate in bicicletta dell’estate: la velocista della Cylance Pro Cycling è nata il 3 agosto, mentre il passista della Nippo Vini Fantini il 16 luglio.

Giorgia, ciclista piccolina (160 cm d’altezza) con un’accelerazione da Ferrari, per quanto si è adattata quando è stato necessario al lavoro di squadra, è una capitana, una leader, l’atleta che deve vincere e ha vinto tanto e dappertutto: un Mondiale e tre Coppe del Mondo nella Corsa a punti sulla pista. 64 le vittorie su strada dove spiccano sicuramente i due titoli iridati nelle prove in linea di Geelong 2010 e Copenaghen 2011, ottenute avendo la meglio su un’atleta con la quale è riuscita a animare una rivalità leggendaria nel ciclismo femminile: Marianne Vos. Nel Giro Donne ha centrato 8 successi di tappa.

Alan, solido passistone (185 cm per 74 kg), invece è sempre stato un gregario e di quelli eccezionali: grandissimo nel creare coesione e allegria in squadra, ha sempre concluso tutti i sette grandi giri a cui ha partecipato (cinque Giro, un Tour e una Vuelta), andando molto vicino alla vittoria nel 2015, nella decima tappa del Giro d’Italia con il traguardo nella sua Forlì, accontentandosi della quarta posizione. Molto predisposto per la fuga e per le cronometro, nel periodo da dilettante ha conquistato tre titoli nazionali su pista in tre specialità diverse: inseguimento individuale (2005), scratch (2006) e derny (2007).

Sono uniti però da una grande simpatia e una determinazione da guerriero: Giorgia è più un’amazzone, Alan un samurai. Adesso vi sarà chiaro il perché di questi paragoni.

La diversa vigilia dell’ultima corsa: la versione di Giorgia
Giorgia Bronzini ha passato i giorni lontano dalle gare in Italia, circondata da familiari e amici, mantenendo un basso profilo sui social. Ha sfiorato il successo nel Boels Ladies Tour, corsa del Women's World Tour e trampolino di lancio importante per i Mondiali: nella quinta tappa nel circuito di Sittard supera tutte allo sprint. Peccato però che l’iridata di Bergen Chantal Blaak, andata in fuga a inizio tappa, abbia beffato tutte 46" prima.

Le gambe ci sono e in un circuito più corto (100 km contro 160 della frazione neerlandese) colpisce: è la seconda e ultima giornata della Madrid Challenge by La Vuelta. Stando nelle prime posizione, la ciclista piacentina riesce a trovarsi nel gruppetto di testa, dal quale rimangono tagliate alcune della favorite della vigilia come la statunitense Coryn Rivera e la belga Jolien D’Hoore. Nella volata finale, non ha problemi a regolare l’australiana Sarah Roy e la tedesca Charlotte Becker e prendersi la vittoria con una bicicletta di distacco.

La diversa vigilia dell’ultima corsa: la versione di Alan
Alan Marangoni invece ha girato un documentario degno di Discovery Channel, con una raffica di post sui social sulla vita, sul cibo e sulla la cultura dell’Estremo Oriente che ricordano molto “Lost in Translation”. Lontano da casa, in un altro mondo e con altre lingue, il ciclista porta con sé la loquacità e l’ospitalità tipica della riviera romagnola. Okinawa diventa quasi Cesenatico e sembra di sentire in lontananza bicchieri tintinnati di Sangiovese e lisci di Casadei. Torna a casa giusto per i campionati italiani a cronometro e per il Gp Beghelli, dopo il filotto con Tour of Xingtai, Tour of China I e Tour of China II.

Poi di nuovo Estremo Oriente: Hammer Series di Hong Kong, Tour of Hainan in Cina e Tour of Okinawa in Giappone. Aperto alle curiosità di queste terre esotiche, sperimenta tra una visita e una spaghettata coi vari amici e avversari italiani un nuovo metodo d’allenamento: vedere molti film d’azione sulla cultura giapponese, specialmente “L’ultimo Samurai”, film del 2003 diretto da Edward Zwick con Tom Cruise. Può sembrare assurdo ma questo allenamento mostra i suoi frutti: nell’ultima tappa del Tour of Hainan, il romagnolo va all’attacco e si rende protagonista di una grande prestazione, concludendo quarto all’arrivo e venendo premiato come corridore più combattivo.

Ottiene così un compagno per aiutarlo nei momenti di solitudine: il leoncino di peluche Giajo, che in cinese vuol dire coraggio. Il resto è storia: con una grande azione, Marangoni arriva in solitaria con il numero 114 a braccia alzate al traguardo del Tour de Okinawa. Nell’ultima apparizione arriva la prima vittoria. Niente affatto male.

Cosa riserva il futuro?
Anche qui i due corridori mostrano già di voler intraprendere strane diverse: Giorgia Bronzini ha già un posto come tecnico della nuova Trek-Segafredo femminile mentre Alan Marangoni si prenderà del tempo per scoprire quella vita normale, senza trasferte, corse e biciclette che effettivamente è "anormale" dopo tanti km e dieci anni di onorata carriera professionistica. Però entrambi hanno già dimostrato di avere buone doti al comando e nella gestione dello staff: basta vedere il Mondiale di Innsbruck.

Giorgia è rimasta nel gruppo di Dino Salvoldi e della nazionale femminile italiana, assistendo da una posizione dentro la corsa a lei quasi nuova al bronzo meritatamente conquistato dalla sua amica Tatiana Guderzo. Alan invece è stato ospite d’eccezione del ritiro della nazionale maschile di Torbole, sempre presente nel chiacchierare e consigliare negli allenamenti i convocati di Davide Cassani.

Questo confronto e paragone è stato molto difficile da notare e scrivere: però nonostante le tante differenze, Giorgia Bronzini e Alan Marangoni mostrano doti che si trovano spesso nel mondo del ciclismo: simpatia, professionalità e determinazione. Doti che serviranno anche ora che si è staccato l’ultimo numero di partenza e conquistato rispettivamente l’ultima e la prima vittoria in carriera.
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