Pista

I soliti esagerati!

28.02.2019 23:27

Seconda giornata di Mondiali su Pista a Pruszkow, l'Italia ancora sottotono (ma domani ci son buone carte da giocare), in compenso gli australiani fanno il botto


Eclissi a Pruszkow! Nel senso che l'Australia, accecandoci peraltro, ha eclissato tutti gli altri protagonisti più attesi del Mondiale su Pista 2019. Dopo una seconda giornata da ovazione, che segue a una prima giornata vissuta sul medesimo leitmotiv, abbiamo già i dominatori di quest'edizione dei Campionati del Mondo, e bisogna pure dire che siamo fortunati. Sì, siamo fortunati perché questa era soltanto una tappa di passaggio, a sentire i tecnici oceanici, una tappa di passaggio in vista di Tokyo VentiVenti, per cui non era prevista chissà quale esagerazione di risultati in questo appuntamento iridato.

Perché, dice il corollario, se fossero stati al top questi qui avrebbero direttamente fatto i solchi nel parquet.

Tra tutte le varie prestazioni, spicca il record del mondo stampato nell'Inseguimento a squadre maschile, un time che lima quasi due secondi al precedente primato, detenuto sempre dall'Australia e stabilito nell'aprile scorso a Brisbane. Da 3'49"804 a 3'48"012, qui siamo al punto di aspettarci un 3'45" alle Olimpiadi: tempi che non solo parevano fantascienza solo 4 anni fa, ma che respingono indietro quanti faticosamente avevano lavorato come formichine in questi anni per avvicinare i mostri anglosassoni.

Sì, stiamo parlando proprio dell'Italia, che sia tra gli uomini che tra le donne (indipendentemente dai più o meno disgraziati esiti delle rispettive prove in questo Mondiale) ci aveva davvero fatto sperare l'insperabile, mentre dalla Polonia ce ne torniamo, oltre che con le pive nel sacco dal punto di vista dei risultati, pure con un surplus di frustrazione addosso, per essere - nel ben noto paradosso di Zenone - quelli destinati a fare la parte di Achille, mentre aussie e british sono le tartarughe ma raggiungibili.

 

Inseguimenti e primati
L'Australia, come negli anni d'oro, è tornata a esercitare una supremazia spaventosa negli Inseguimenti a squadre. Ha vinto l'uno e l'altro, a Pruszkow, prima quello maschile, col già citato e strombazzato primato, polverizzando la Gran Bretagna in finale (due secondi e otto decimi di distacco, 3'48"012 contro 3'50"810) con Samuel Welsford, Leigh Howard, Kelland O'Brien e Alexander Porter a girare in maniera divina. (Tra parentesi: bronzo alla Danimarca sul Canada).

E poi, sul finir della serata, ha conquistato l'Inseguimento femminile, questo dovendoselo sudare un bel po' di più. Laddove nei turni precedenti le aussiegirls avevano esibito un quarto chilometro da favola, nella finale (sempre con la GBR) proprio negli ultimi giri sono andate nel pallone, disunendosi e rischiando di mandare all'aria un vantaggio che ammontava a circa 9 decimi su Trott e compagne. Comunque si son salvate, hanno chiuso col tempo di 4'14"333 contro il 4'14"537 delle altre, e hanno potuto fregiarsi dell'oro. Loro. Ovvero capitan Annette Edmondson, Amy Cure, Ashlee Ankudinoff e Georgia Baker. In semifinale, tanto erano forse convinte di poterla sfangare, che la capitana s'era tenuta a riposo, lasciando spazio ad Alexandra Manly.

In semifinale, già: gara in cui le oceaniche erano contrapposte all'Italia. Letizia Paternoster, Elisa Balsamo, Martina Alzini e Vittoria Guazzini hanno fatto del loro meglio, ma il loro meglio era ovviamente molto al di sotto della prestazione media delle avversarie. Ma non era quello l'obiettivo razionale, di battere l'Australia e andare in finale non ci sperava nessuno. Semmai, si auspicava di fare un tempo buono per poter accedere alla finalina e giocarsi un bronzo. Ma le cose non sono andate in questa rosea maniera.

 

Il quartetto delle azzurre tra presente senza podio e futuro chissà
La gara è partita con una serie di intoppi tecnici (prima un problema ai blocchi, poi una falsa partenza), ma dire che ciò abbia potuto in qualche modo inficiare la prestazione delle nostre sarebbe abbastanza pretestuoso. La verità è che il nuovo quartetto visto all'opera a Pruszkow è ancora giovanissimo, e avrà quindi bisogno di tempo per carburare al meglio. È comunque incoraggiante che si sia espresso in quel modo, quarto in qualifica, dimostrandosi in tutto all'altezza dei big player del globo. E aggiungiamo che la prova di oggi, dal punto di vista cronometrico, è stata pure migliore rispetto al tempo fissato in qualifica. Ugualmente non è bastato.

Il 4'18"528 delle azzurre è stato infatti peggiore dei tempi fatti registrare nello stesso turno da Canada e Nuova Zelanda, per cui sono stati questi i quartetti che sono andati a disputarsi il bronzo; medaglia per la cronaca vinta dalle oceaniche in 4'16"479, tempo più basso dell'attuale record italiano, per cui il memorandum che ci portiamo a casa è: anche per puntare al gradino più basso del podio bisogna avvicinarsi a Tokyo a colpi di primati nazionali.

Questo è quanto.

Ora, non vorremmo pensare male, ma diventa un po' inevitabile. Però aspettiamo a trarre conclusioni, rinviamo a tra qualche mese, però non siamo noi i maligni, è che vediamo sempre messer Di Rocco zompettare tra una premiazione e l'altra, a Pruszkow, e ci viene in mente che nessuno dei corridori a cui Renatino mette al collo una medaglia potrebbe mai pensare che quello è il rappresentante di una federazione che non dispone attualmente di un diavolo di velodromo coperto. Va bene, intemerata chiusa. (Per oggi).

 

Scratch all'incredibile Welsford, solo decimo Scartezzini
Insieme alle inseguitrici, l'altra carta da medaglia che l'Italia si giocava oggi era Michele Scartezzini nello Scratch: già d'argento un anno fa ad Apeldoorn, e con una condizione più che buona, il veneto non ha però trovato oggi la gara ideale per le sue caratteristiche. I tanti tentativi di fuga che si sono susseguiti nel corso dei 60 giri non hanno avuto alcun esito, e ogni volta il gruppo è tornato a ricompattarsi in vista di un sempre più probabile sprint finale: c'era sempre un Volikakis da qualche parte a organizzare l'inseguimento, o se non altro un contrattacco. Michele ci ha provato in prima persona un paio di volte, ma invano.

A dire il vero, però, uno che stava per mettere nel sacco tutti c'è stato, proprio alla fine: il portoghese Rui Oliveira è evaso un po' alla fagiano, a 8 tornate dalla conclusione, sul tramontare di un precedente tentativo piuttosto nutrito. Volikakis stavolta ha solo accennato l'inseguimento, poi si è rialzato ("e che, devo tirare sempre io?", pare abbia pensato il greco), e il lusitano ha preso il largo.

Un largo larghissimo, tanto che a 3 giri dalla fine, ma diciamo pure ancora a 2 giri, pareva difficilissimo che qualcuno lo andasse a riprendere; ci voleva una volata lunga, e soprattutto potentissima. Chi aveva le caratteristiche per mettere in pista una simile azione? Sam Welsford, presente!

Proprio lui, già vincitore poco prima dell'oro nell'Inseguimento dei record, ha completato la sua giornatina da niente con una fiondata paurosa, che gli ha permesso di mettersi sulla coda di Rui sul rettilineo opposto a quello finale, a 100 metri dalla conclusione, e di superarlo vorticosamente, trascinandosi alla ruota pure l'intelligente Roy Eefting, olandese andato poi ad argentarsi alle spalle dello scatenato Sam. Terzo posto per il neozelandese Thomas Sexton davanti a Christos Volikakis e al trasfigurato Oliveira. Decimo posto per Scartezzini, che necessariamente dovrà provare a rifarsi nei prossimi giorni, in altre gare (la Madison, per esempio?).

 

Gli olandesi si confermano velocissimi anche nel Keirin
Prove veloci, per completare il programma della seconda giornata iridata in Polonia. E a mancare sono stati proprio i polacchi, in particolare nel Keirin maschile, gara in cui Krzysztof Maksel non è riuscito ad agguantare la finale (era tra i più attesi dal pubblico di casa). Qui si è confermata la supremazia degli olandesi, con Matthijs Buchli che è volato a prendersi l'oro e l'annessa maglia arcobaleno, battendo il giapponese Yuday Nitta e il tedesco Stefan Botticher.

Prestazione anomala (ma non anonima) di Matthew Glaetzer, che ha sbagliato clamorosamente i tempi del suo lancio, partendo troppo presto e finendo gli argomenti già al penultimo giro. Quarto l'australiano, davanti al brit Jack Carlin e al francese Sébastien Vigier.

Tra le donne si è disputato invece gran parte del torneo della Velocità individuale, e qui si ripartirà domani dalle semifinali tra quattro atlete reduci da un ottimo percorso netto: l'australiana Stephanie Morton (già oro nella prova a squadre) ha battuto ai quarti la vincitrice di Coppa del Mondo Olena Starikova (Ucraina), l'hongkonghese Wai Sze Lee si è disfatta di un'ex regina come la russa Anastasia Voinova, la francesina Mathilde Gros ha rifilato un secco 2-0 all'olandese Laurine Van Riessen, e la tedesca Sophie Friedrich ha superato la spagnola Tania Calvo, la quale si era ritrovata ai quarti per la squalifica della sua avversaria negli ottavi, Daria Shmeleva (sicuramente più accreditata e con valide possibilità di arrivare in zona medaglie).

 

Azzurri, domani la giornata giusta per tornare protagonisti
La terza giornata di gare a Pruszkow vedrà per l'appunto il completamento della Velocità femminile, e poi quattro tornei che ci terranno incollati agli schermi.

Tra gli uomini - parlando da italiani - avremo la diaspora degli inseguitori rabbiosi, nel senso che ognuno dei quattro andrà a cercare giusto riscatto in diverse prove: Filippo Ganna e Davide Plebani saranno al via dell'Inseguimento individuale (qualifiche dalle 15.43, finali alle 20.32), Liam Bertazzo ci proverà nella Corsa a punti (18.30), e soprattutto siamo curiosi di vedere che tipo di reazione rabbiosa potrà mettere in campo Francesco Lamon nel Chilometro (qualifiche alle 15.18, finale alle 19.56).

E poi e poi e poi: Omnium! Tra le donne, con Letizia Paternoster a provare a inserirsi in una disfida di mostri sacri che già solo a legger la startlist fa tremare i polsi. Dalla Trott alla Edmondson, dalla Wild alla Dideriksen, dalla Valente alla Beveridge, dalla Kopecky alla Berthon, dalla Kajihara alla Salazar, c'è veramente di che schiantarsi. Forse, anzi senza forse, non s'è mai visto un Omnium tanto pieno di talento e qualità. La trentina patirà timori reverenziali? Se abbiamo imparato a conoscerla un minimo, la risposta è: no!
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!