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Lutsenko, genio e sregolatezza

16.03.2019 16:09

Il kazako dell'Astana si fa 37 km in fuga da solo, cade due volte, viene ripreso ma vince in volata. Bene Roglic e Yates che resta leader


Ha fatto di tutto per vincere e al tempo stesso ha fatto di tutto per perdere, ma alla fine Alexey Lutsenko ha vinto: il campione kazako dell'Astana è stato il protagonista assoluto della quarta tappa della Tirreno-Adriatico 2019 con una spettacolare fuga solitaria di 37 chilometri, una doppia caduta in discesa che ha rischiato di vanificare tutto ma che alla fine ha reso ancora più epico il successo arrivato in volata. Sul traguardo di Fossombrone per Lutsenko è arrivato il successo numero cinque di quest'anno dopo le tre tappe e la classifica del Tour of Oman: è facile quindi dire adesso che il talentuoso kazako, già campione del mondo tra gli Under23 a Valkenburg nel 2012, sia avviato a vincere la miglior stagione della sua carriera.

In fuga Visconti e - ancora- Maestri
Sotto al profilo altimetrico, questa quarta tappa della Tirreno-Adriatico poteva in certo senso sembrare l'opposto di quella di ieri: chilometraggio simile, 221 chilometri oggi contro i 226 di ieri, ma una prima parte più veloce e pianeggiante che portava ad una seconda metà di percorso più impegnativa nelle Marche con i classici strappi di queste terre. La prima ora di corsa è volata a 47.4 km/h di media con un gran bel gruppo di fuggitivi che di forza è riuscito a prendere il largo dopo una ventina di chilometri: scontatissima la presenza davanti per il terzo giorno consecutivo dell'emiliano Mirco Maestri (Bardiani-CSF), ancora una volta alla ricerca di punti ai traguardi volanti per provare a tenersi la maglia arancione. Ci riuscirà, anche se il bottino di giornata è stato di soli 5 punti.

Questa volta assieme a Maestri c'era una gruppo di altissimo livello: nel drappello di battistrada avevamo infatti anche Giovanni Visconti (Neri Sottoli-Selle Italia-KTM), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Marcus Burghardt (Bora-Hansgrohe), Robert Power (Team Sunweb), Nans Peters (AG2R La Mondiale), Krists Neilands (Israel Cycling Academy), Joey Rosskopf (CCC Team), Jenthe Biermans (Team Katusha-Alpecin) e Lluis Mas (Movistar Team). Tra questi il meglio collocato in classifica generale era lo statunitense Rosskopf che questa mattina partiva dal 35° posto a 1'59" da Adam Yates.

L'Astana lavora, Thomas si ritira
Con tanti ottimi corridori lì davanti, la fuga non ci ha messo molto a prendere un margine di vantaggio abbastanza importante: al chilometro 40, una ventina dopo l'uscita dal gruppo, il gap era già di 8'40" e per un'altra ottantina di chilometri è sempre rimasto stabile attorno ai nove minuti, con un massimo di 9'25" toccato a metà percorso in corrispondenza del primo passaggio da Fossombrone. Lo spazio per recuperare c'era tutto anche perché da lì in poi iniziavano le principali difficoltà altimetriche del tracciato: a raffreddare i bollenti spiriti dei fuggitivi, però, ci ha pensato anche l'Astana che si è messa a tirare con decisione assieme alla Jumbo-Visma, mentre per Deceuninck-QuickStep ha fatto brevi apparizioni in testa al plotone il solo campione danese Michael Mørkøv.

Qualche chilometro dopo il passaggio da Villa del Monte, dove era posizionato il primo dei quattro gran premi della montagna di giornata, c'è stato il ritiro dalla Tirreno-Adriatico del gallese Geraint Thomas (Sky) con la squadra che ha annunciato problemi di stomaco per il gallese, che già nei giorni scorsi era apparso in sofferenza; per il vincitore dell'ultimo Tour de France, l'Italia continua ad essere sinomino di sfortuna e problemi. Intanto i dieci uomini in fuga iniziavano a veder crollare il loro vantaggio: a 70 chilometri dal traguardo si era già più che dimezzato fino a 4'30", ai meno 60 poi il plotone sempre tirato da una determinatissima Astana s'era riavvicinato ancora a 3'35".

Le cadute privano Roglic di due gregari
Con l'Astana c'era ancora nelle prime posizioni anche la Jumbo-Visma, la cui tappa è stata però pesantemente condizionata da quanto avvenuto in un tratto di discesa a circa 55 chilometri dall'arrivo. In una curva verso sinistra Tony Martin è scivolato a terra, creando anche un po' di spavento visto che è tedesco è passato sotto al guardrail: ma le brutte notizie per la squadra in maglia giallonera non erano finite perché esattamente alla curva successiva dopo poche decine di metri è andato giù anche il belga Laurens De Plus. Entrambi sono poi ripartiti, ma il ritardo imposto dall'Astana ha impedito ad entrambi di poter essere d'aiuto al loro capitano Primoz Roglic nella fase decisiva. Nella stessa discesina ci sono state anche altre cadute per Ian Boswell (ritirato), Silvan Dillier e Alexis Vuillermoz.

Come detto, la prospettiva di privare Roglic di due gregari preziosi ha fatto insistere l'Astana nella loro opera in testa al plotone e per la fuga questo ha significato la fine anche delle speranze più piccole: il distacco era sceso ancora 1'55" ai meno 50 chilometri, poi nel giro di appena 5 chilometri gli inseguitori avevano rosicchiato un altro minuto. Il maiorchino Lluis Mas ha provato a resistere da solo, ma l'unico risultato che è riuscito ad ottenere è stato quello di essere raggiunto per ultimo (assieme a Peters): a 38 chilometri dal traguardo, all'inizio del tratto più duro dell'ascesa di Monteguiduccio, è iniziata quindi un'altra corsa.

Lutsenko parte da solo a 37 chilometri dall'arrivo
Il gran premio della montagna di Monteguiduccio era posto in cima ad una salita di circa tre chilometri, ma nelle prime rampe c'erano 500 metri con una pendenza media del 12% ed è qui che si è scatenata la battaglia tra i big in gara: il primo ad attaccare è stato proprio il kazako Alexey Lutsenko che se ne è andato tutto solo mentre alle sue spalle il gruppo è letteralmente esploso, con tanti corridori in grande difficoltà. Al gpm l'uomo dell'Astana aveva 20" di vantaggio su Adam Yates, Primoz Roglic, Julian Alaphilippe, Tom Dumoulin, Jakob Fuglsang, Davide Formolo, Tiesj Benoot e Simon Clarke, mentre il grosso del gruppo era ancora più indietro a circa un minuto di distanza dal fuggitivo solitario.

Questa di Monteguiduccio non era la salita più dura e attesa di giornata, che ancora andava affrontata due volte, e probabilmente in pochi si sarebbero aspettati che la corsa potesse incendiarsi lì in tale maniera. Non dovendo fare i conti con nessuno, Lutsenko ha pensato solo a pedalare guardando in avanti, nel drappello inseguitori invece un maiuscolo Jakob Fuglsang rompeva i campi e innervosiva i rivali che non riuscivano a trovare un buon accordo per rimontare sul kazako che così ha potuto incrementare il proprio vantaggio: dai 25" ai meno 32 chilometri si è arrivati ai 40" ai meno 21 chilometri, mentre un gruppo più folto con, tra gli altri, Van Avermaet, Nibali e Pinot era segnalato a un minuto. Vedendo che riusciva a guadagnare, gli otto hanno aspettato il plotoncino alle loro spalle: al passaggio sotto al traguardo a Fossombrone c'erano quindi 50" tra Lutsenko e gli altri.

Lutsenko cade in discesa ma riparte velocemente
Il finale di tappa era proprio la parte più attesa di questa tappa con un circuito di 9.1 chilometri da ripetere due volte: l'inedita salita del muro de I Cappuccini, 1600 metri al 10.6% medio, protteva spettacolo e poteva rappresentare un ostacolo insuperare per Alexey Lutsenko nel caso in cui la fatica accumulata nei chilometri precedenti si fosse rivelata troppa. Ed invece il kazako dell'Astana si è gestito ottimamente, sempre aiutato da Jakob Fuglsang che nel plotone s'è messo in prima posizione a tenere sotto controllo la situazione ed a coprire ogni tentativo di contrattacco, in particolare uno di Davide Formolo che oggi abbiamo ritrovato estremamente brillante.

In salita Lutsenko non ha perso nulla, anzi è addirittura riuscito a guadagnare qualcosa portando il suo vantaggio a 52" al gran premio della montagna. A 13 chilometri dall'arrivo un colpo di scena: Lutsenko ha sbagliato l'impostazione di un tornante verso sinistra, l'asfalto non in ottime condizioni non lo ha aiutato e dopo una piccola sbandato si è trovato lungo di linea, uscendo di strada e appoggiandosi dolcemente al suolo. L'uomo dell'Astana è prontamente ripartito senza danni, né al fisico né alla bicicletta: in tutto ha perso circa 10" che però ha recuperato con gli interessi tra l'ultima parte della discesa e la successiva pianura, arrivando alla campanella dell'ultimo giro con 58" sul gruppo tirato da Robert Gesink per Primoz Roglic; mai come in questa fase lo sloveno ha sentito la mancanza di un uomo in grande forma come Laurens De Plus.

Altra caduta del kazako che viene ripreso ai 600 metri
Se al primo passaggio sulla salita de I Cappuccini il gruppo è rimasto sostanzialmente compatto, al secondo si è inevitabilmente scatenata la bagarre e, dopo il lavoro di Gesink, è stato proprio Primoz Roglic con un'accelerazione in progressione a mettere in croce le gambe di tante: solo il leader della generale Adam Yates ed il solito ottimo Jakob Fuglsang sono riusciti a tenere le ruote dello sloveno, tutti gli altri hanno dovuto mollare la presa dove le pendenze arrivavano a toccare per un attimo il 19%. Stavolta anche Lutsenko ha sofferto, ma comunque si è salvato: al gpm ai 5.6 chilometri dal traguardo gli erano rimasti appena 13" di vantaggio, pochi per sperare in un ribaltone in classifica generale, ma sicuramente abbastanza per andare a cogliere in relativa tranquillità la vittoria di tappa, visto che al termine della discesa restava appena un chilometro o poco più di strada pianeggiante.

E invece proprio all'ultima curva della discesa, anche questa verso sinistra, Alexey Lutsenko ha iniziato a pedalare troppo presto e la bici gli è scappata via spedendolo di nuovo per terra: mancava appena un chilometro e mezzo all'arrivo e tutto si è riaperto. Più che alla vittoria di tappa, Adam Yates e Primoz Roglic puntavano a guadagnare più terreno possibile su Tom Dumoulin e soci e si sono dati cambi regolari senza badare troppo a quel Jakob Fuglsang sempre incollato a loro come un'ombra. A 600 metri dall'arrivo la fuga di Alexey Lutsenko era terminata: sarebbe stata quindi una volata a quattro a decretare il nome del vincitore di giornata, ma l'Astana poteva giocarsi ancora una carta abbastanza fresca.

Lutsenko trova la forza per vincere, Yates resta leader
Una volta ripreso, Alexey Lutsenko si è messo in seconda ruota alle spalle di Primoz Roglic che ha continuato a tirare forte portando lo sprint proprio all'ultimo centinaio di metri: qui a sorpresa è stato il proprio il kazako ad uscire dalla ruota dello sloveno e ad andare a cogliere un'incredibile ma meritatissima vittoria che solo pochi attimi prima sembrava essere sfumata in maniera rocambolesca. Gli altri sono arrivati tutti al limite e lo sprint corto ha di fatto bloccato le posizioni: Primoz Roglic ha chiuso secondo, Adam Yates terzo, Jakob Fuglsang non è riuscito a trovare spazio ed è finito solo quarto. Sulla salita dei Cappucci è mancato poco a Davide Formolo per agganciarsi al trenino di Roglic, e così il veronese della Bora-Hansgrohe è riuscito comunque a prendersi un'ottima quinta posizione con soli 9" di ritardo dai primi; il gruppo invece è arrivato a 23" regolato in volata da Alberto Bettiol con Julian Alaphilippe, Tom Dumoulin, Wout Poels, Thibaut Pinot e anche Vincenzo Nibali tutti lì assieme ad altri corridori.

La nuova classifica generale vede quindi al comando Adam Yates con 7" di vantaggio su Primoz Roglic che avrà a suo vantaggio la cronometro finale di San Benedetto del Tronto, poi a 50" troviamo Tom Dumoulin, a 56" Julian Alaphilippe e Sam Oomen, a 1'06" Alexey Lutsenko, a 1'16" Wout Poels, a 1'19" Jakob Fuglsang, a 1'21", Alberto Bettiol, a 1'25" Simon Clarke, a 1'27" Thibaut Pinot e a 1'54" Vincenzo Nibali. Ma domani la Tirreno-Adriatico resterà nelle Marche con la tappa regina di questa edizione, la frazione dei muri attorno a Recanati che potrebbe fare distacchi importanti anche per la classifica generale se verrà affrontata senza fare molti calcoli fin dalle salite.
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