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Go home UCI, you're drunk

16.05.2019 11:42

Al Tour of California decisione senza senso della giuria che interpreta a suo piacimento le regole salvando Van Garderen


Tocca essere d'accordo con Patrick Lefevere, giusto per capire la gravità della situazione. Ma quanto visto nel finale della quarta tappa del Tour of California entra di diritto negli annali degli orrori: a memoria, infatti, da tempo non si vedeva una decisione della giuria così smaccatamente, palesemente, enormemente sbagliata. E soprattutto, di parte, pro domo degli organizzatori e del movimento ciclistico di casa - ma Make America Great Again evidentemente non vale solo nella politica. Questi i due lamentosi tweet di zio Pat.





Ma le polemiche non provengono solo dal sempre burbero patron della Deceuninck-Quick Step. Particolarmente, e giustamente, adirata l'Astana Pro Team che prontamente aveva presentato ricorso, che altrettanto rapidamente era stato incredibilmente cassato. E sui social si lamentano anche direttori sportivi e corridori di altre squadre presenti nella prova californiana, segno che il malcontento non si limita a chi viene direttamente penalizzato dalla astrusa decisione.

First things first, come si dice al di là dell'Oceano. A 8.4 km dalla fine Tejay van Garderen cade da solo a centro gruppo, venendo subito subito aiutato dal compagno di squadra Lachlan Morton che gli porge la sua bicicletta; poco più tardi l'ex BMC viene atteso dai gregari che cercano di riportarlo dentro al gruppo.



Quando ormai il trenino EF Education First si trova nel trenino delle ammiraglie, TJ fa... il TJ; complice in parte l'utilizzo di una bici non sua, lo statunitense sbaglia una facile curva ai meno 7.3 km, perdendo ulteriore tempo e riportandosi sui fidati gregari, costretti nuovamente ad attenderlo. (per assistere al dritto di Tiggei, andare a 3'00" del video sottostante)


Quando il seguente inseguimento pare andare a buon fine, a circa 3.5 km dalla fine, nella pancia del gruppo si verifica una caduta che blocca la carreggiata, coinvolgendo fra gli altri anche Gianni Moscon (lo si vede sulla destra dell'immagine), impedendo così agli EF Education First di riportarsi sotto.



Come si vede chiaramente in questo frame seguente, l'intoppo è avvenuto ben prima del cartello dei 3 km dalla conclusione, che viene varcato dai rosa-blu quando il gap dall'avanguardia del gruppo è ben superiore ai 30" (e ci teniamo anche stretti). Al traguardo Van Garderen arriva con 54" di ritardo dal gruppo di testa e la maglia gialla passa provvisoriamente sulle spalle di Kasper Asgreen (Deceuninck-Quick Step).



Nel dopotappa l'account Twitter della corsa riporta lo stringato comunicato della giuria, che recita: «La caduta massiccia accaduta in prossimità del finale della quarta tappa è avvenuta giusto poco prima dei 3 km dal termine. I commissari hanno deciso di trattare la caduta in modo che tutti i corridori danneggiati dall'incidente e dal blocco della carreggiata ricevano il medesimo tempo».



Bene, analizzati i fatti, questa è palesemente una decisione inopportuna e, soprattutto, totalmente sbagliata. Ma chi è stato il responsabile di questa decisione palesemente errata e contraria ai regolamenti? Non certo un novellino, quanto piuttosto uno dei commissari più potenti dell'intera UCI, vale a dire il belga Philippe Mariën, affiancato nel collegio dal tedesco Christian Magiera (altro superesperto, tanto che al Mondiale su Pista 2018 era il presidente di giuria) e dallo statunitense Andrew McCord (che proprio al Mondiale su Pista 2018 era stato coinvolto in un incidente).

Il cinquantatreenne belga ha un curriculum di tutto rispetto: commissario internazionale dal lontano 1991, membro di giuria e presidente del collegio a Tour de France (è stato lui a decidere l'espulsione di Peter Sagan alla Grande Boucle 2017, tanto per capirci), Giro d'Italia, Mondiali su Strada, su Pista e Ciclocross, Giochi Olimpici su Strada e su Pista. Insomma, quel che si dice un pezzo grosso. Al Mondiale su strada 2018 di Innsbruck, come si vede nella foto di copertina, è stato incaricato di organizzare il primo corso riservato ai commissari tecnici delle nazionali,  in modo da renderli edotti sulle regole. Fa inoltre parte della Commissione disciplinare dell'UCI, incaricata a comminare la sanzioni per le violazioni dei regolamenti. Stavolta si autopunirà? Difficilmente, conoscendo anche marginalmente il carattere del soggetto.

E questa condotta è di segno decisamente contrario rispetto a quanto visto in questa settimana nelle altre due principali gare in corso di svolgimento, vale a dire il Giro d'Italia e la 4 Jours de Dunkerque, dove in tre volate si è assistito a declassamenti coraggiosi ma corretti (Viviani nella terza tappa del Giro, Coquard nella prima e Venturini nella seconda di Dunkerque), riattribuendo per due occasioni la vittoria, non preoccupandosi di danneggiare gli atleti di casa come giusto che sia.

Ma negli Stati Uniti pare di assistere ad un regolamento a parte: in una delle poche gare trasmesse da un network principale come NBC, in cui un corridore locale, forse il più rappresentativo del movimento a stelle e strisce (per inciso, altro segnale del momento tutt'altro che florido del ciclismo yankee) e capitano della squadra più statunitense che ci sia nel World Tour, ecco che le prove si fanno numerose.

La lotta per la generale, lo si può tranquillamente affermare, è stata falsata; certo, le probabilità che Van Garderen non vinca sono elevate (il suo ruolino di marcia non suggerisce diversamente), però assistere ad una simile infrazione delle regole è avvilente. E proprio Tiggei nostro ci viene in soccorso: nel 2017, alla Volta a Catalunya, la Movistar venne penalizzata nella cronosquadre per alcune lievi spinte fra compagni di squadra. Decisione severa ma giusta, con Van Garderen, beneficiante del successo assieme alla sua BMC, che su Twitter si rallegrò affermando «complimenti alla giuria, una decisione corretta». Ma il giorno seguente l'ineffabile Tiggei si tolse il casco durante la gara, meritandosi il pubblico ludibrio da José Joquín Rojas, "responsabile" della penalizzazione nell'esercizio di squadra; una stretta applicazione delle regole avrebbe dovuto penalizzare lo statunitense, ma così non fu. Insomma Tiggei, non ci possiamo lamentare neppure stavolta.

(p.s.: due giorni più tardi, nel primo arrivo in salita, Van Garderen andò in difficoltà perdendo quasi 2' dal vincitore Valverde e dando al murciano la maglia di leader, scendendo fino al sesto posto della generale. Same old TJ)
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