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La rubrica pensieRosa #8 - Dialoghi tra sordi

18.05.2019 23:18

Pillole di Giro 2019 in libertà: il presidente UCI David Lappartient è ospite della tv italiana ma nessuno capisce niente. Intanto la corsa rosa va avanti, tra tappe lunghe ma deboli, e troppa concorrenza nel mondo


I promossi della Tortoreto Lido-Pesaro
Giulio Ciccone ci sta mettendo l'anima in questo Giro, per ora ne ricava grande visibilità, e una maglia azzurra che continua a indossare con nonchalance, bravo lui. Speriamo che questo primato dei Gpm prosegua anche a quote più elevate. Damiano Cima è presente in fuga ogni volta che può, la sua leadership nella classifica dei traguardi volanti è ossigeno puro per la traballante (per ora) Nippo-Vini Fantini. O meglio, la squadra di Francesco Pelosi era traballante fino a ieri, poi oggi a Pesaro è arrivata anche una top ten con Marco Canola: promuoviamo il vicentino, e che gli sia da sprone per risultati più eclatanti di un ottavo posto.

Chi rimanda la vittoria viene rimandato
Arnaud Démare proprio non ce la fa, anche in frazioni in cui il parco velocisti subisce evidenti decurtazioni, il capitano della Groupama resta ancora a digiuno di vittorie: oggi sesto, non un grand'esito. Ben peggio è andata a Enrico Battaglin, che aspettavamo nel gruppetto più avanzato, e invece ha fatto perdere le proprie tracce, confermando un trend abbastanza moscio. Infine non possiamo non bacchettare Mirco Maestri: Frapporti oggi in fuga, e il suo uomo ombra no. Tattica, distrazione o siamo un po' in riserva?

Le tappe lunghe fanno il Giro diesel
Nelle sette tappe in linea disputate in questa prima settimana, ben cinque volte il chilometraggio ha toccato o superato (in alcuni casi - vedi oggi - anche abbondantemente) i 200 chilometri. In un'edizione del Giro dall'avvio effettivamente più soft rispetto ad altre, proprio la lunghezza delle frazioni può determinare qualche differenza. In favore dei motori più diesel, ovviamente. Diciamo che dal punto di vista del pubblico c'è un investimento i cui dividendi pagheranno negli ultimi giorni: la pazienza è in fondo la versione diesel dell'ansia.

Il Giro degli altri
La vittoria di oggi proietta Caleb Ewan al terzo posto della classifica a punti, a quota 91: avvicinati Démare (secondo a 98) e Ackermann (primo a 150), anche se per quest'ultimo il vocabolo "avvicinato" pare un nonsense... Passano le tappe ma Giulio Ciccone è sempre in azzurro, 32 ora i suoi punti mentre Masnada e Pedrero restano a 18; nessun cambiamento anche dalle parti della maglia bianca, Giovanni Carboni conserva 28" su Peters e 36" su Madouas. Con Frapporti e Cima a lungo all'attacco si muovono le classifiche dedicate: il primo domina tra le fughe (620 km, 564 ne ha il collega), il secondo è re incontrastato dei Traguardi Volanti (48 punti contro i 38 dell'amico-rivale); anche se la Combattività continua a premiare i velocisti, e vede ancora Ackermann primo. Movistar serafica alla guida della classifica a squadre, 5'55" il vantaggio sulla Deceuninck e 6'29" sull'Androni.

Tradurre uguale tradire
Nella mano di ritinteggiatura che Auro Bulbarelli ha dato a tutta la spedizione Rai al Giro, si fa notare il Processo alla Tappa versione Marco Franzelli. L'esperto giornalista già del TG1 ha preso il posto che per molti anni era stato occupato da Alessandra De Stefano. Diciamo che se la sta cavando benino per non essere un grande esperto di ciclismo; certo ogni tanto gli capita qualche bastone tra le ruote. Per esempio oggi si è ritrovato ospite in trasmissione nientemeno che David Lappartient, uno a cui si potevano chiedere 101 cose, o anche solo tre ma avendo cura di aver preparato al meglio le controdomande (per esempio si sarebbe potuto studiare il regolamento UCI sui temi da affrontare in studio); e invece si è lasciato che a fungere da controparte fosse un personaggio del ciclismo sanguigno ma non propriamente portato all'ars oratoria (Bruno Reverberi), e soprattutto non si è capito niente delle risposte del presidente UCI, i cui concetti (già non propriamente alati, di solito) sono stati banalizzati e mortificati da una traduzione simultanea completamente fuori fuoco: perché se "wild card" diventa "cartellino bianco" vuol dire che qualcuno, da qualche parte, sta sbagliando pesantemente qualcosa.

I classici Reverberi di luminosità
L'abbiamo appena citato, ma approfondiamo un attimo il ruolo di Bruno Reverberi al Giro 102: presentatosi con una squadra più acerba che giovane, annunciata da risultati prossimi al vuoto cosmico, il decano dei team manager si ritrova a vestire, dopo una settimana di gara, i consueti panni del saggio che lancia i giovani nel ciclismo italiano. Potenza del sapersi trovare al posto giusto al momento giusto da parte di Giovanni Carboni, che veste la maglia bianca e che con queste giornate da miglior under 25 dà senso all'intera spedizione Bardiani-CSF. Chi ci avesse scommesso alla vigilia, qualche soldino l'avrebbe alzato.

La concorrenza è l'anima de #limortè
Quanto si corre nel mondo mentre in Italia si corre il Giro? Solo questa settimana abbiamo avuto per esempio tre gare a tappe, di cui una del World Tour in California (e poi 4 Giorni di Dunkerque e Vuelta a Aragona), e domani è in partenza anche il Tour of Japan. A margine, qualche garetta di un giorno, pure. Chiaramente il Giro è molto più di tutte queste altre corse messe insieme; però il fatto che continui ad avere tutta questa concorrenza, nel corso delle sue tre settimane, ci dice che l'UCI non ha tra le proprie priorità lo sfoltimento del calendario maggiolino in favore della corsa rosa. Ce ne faremo una ragione? Mauro Vegni potrebbe commentare a modo suo, come avrete capito dal titoletto...
Notizia di esempio
Tour of California a Pogacar, nell'ultima tappa Bol precede Sagan
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!