Ciclocross

Il Re è sporco, parola di Toon Aerts

14.12.2019 18:02

A Ronse per il DVV Trofee Van der Poel viene sconfitto dopo 35 vittorie consecutive: Toon Aerts fa una gara da maestro su un percorso all'antica. Tra le donne Del Carmen Alvarado dà spettacolo


Era l'1 novembre 2018. Si correva il Koppenbergcross, la prova altimetricamente più difficile tra tutte quelle previste dal calendario internazionale di ciclocross. Mathieu van der Poel aveva già vinto 6 delle 7 corse disputate nell'inizio della stagione, con l'eccezione del Rapencross dove era incappato in un incidente poi rivelatosi senza conseguenze. L'anno prima, il campione olandese aveva messo la freccia, tecnicamente parlando, sfoggiando proprio su questo circuito una delle sue più sconvolgenti prove di forza, dando però tutto fino al traguardo. Nel 2018 la brillantezza non è la stessa e il muro del Giro delle Fiandre risulta indigesto: Mathieu finisce in riserva totale, concludendo addirittura 21esimo. Ma è solo un passaggio a vuoto: tre giorni dopo, a Rosmaelen, dominerà Wout Van Aert e si laureerà campione europeo.

È passato più di un anno da allora. Mathieu, nel frattempo, si è definitivamente sdoganato come atleta di punta in senso assoluto, impressionando su strada nelle classiche del Nord con una vittoria "impossibile" all'Amstel Gold Race, e sfiorando anche il successo al mondiale. Nel ciclocross ha completato la stagione 2018-2019 vincendo tutto, ed ha ripreso la 2019-2020 subito dopo il Koppenbergcross...per non sbagliare. Ed è tornato vincendo ancora, ancora e ancora.

Fino ad oggi. Un altro percorso duro, per certi versi inedito: l'Hotondcross a Ronse fino all'anno scorso si disputava in ottobre, con condizioni climatiche differenti che non ne esaltavano il dislivello importante. Col fango, è tutta un'altra storia: non si accelera, si resta in piedi; non si corre, si incespica. E in più il forte vento, a volte laterale, a tratti contrario, non permette di fare velocità. Insomma un percorso infame, specie per chi è appena tornato da un ritiro in Spagna. E che al contempo esalta Toon Aerts, che quel giorno sul Koppenberg aveva alzato le braccia, per poi farlo poche altre volte: una di questa, il campionato nazionale a Kruibeke, su un percorso ed una giornata molto simile: allora il campione "vittima" dell'umano Aerts fu Wout Van Aert, ripreso e rimontato mentre l'uomo allenato da Sven Nys danzava sul fango.

Ma il Toon visto oggi è stato il migliore di sempre: pochi possono vantarsi di riuscire a dare un minuto e mezzo a tutti i maggiori specialisti della disciplina in una gara sola. E ci ha ricordato come il ciclocross, per quanto oggi sia più "televisivo", ha bisogno di varietà per avere varietà di vincitori, e ha bisogno di almeno 4-5 gare a stagione come quelle di Ronse, cosa che non si riesce a ottenere un po' per i cambiamenti climatici e un po' per le scelte organizzative degli ultimi anni.

Partenza a tutta e Aerts all'attacco dal secondo giro
Non si direbbe, ma almeno alla partenza sembrava l'ennesima gara a favore di Van der Poel: alla prima curva era già in testa, col fido Marcel Meisen che lo scortava ed Eli Iserbyt che cercava subito di prendere la sua scia; i primi passaggi tecnici facevano anche emergere Toon Aerts e Corné van Kessel, con Aerts che attacca già alla fine del primo giro facendo fuori Meisen e Van Kessel. Van der Poel sembra reagire e attaccare all'inizio del secondo giro, ma è Toon Aerts ad avere i numeri per fare la differenza e non appena Mathieu si impantana, prende il volo. Sembra correre in rimessa, Mathieu: lascia andare avanti Eli Iserbyt, per poi riprenderlo e superarlo di netto nel corso del terzo giro.

Mathieu finisce la benzina, lo passa anche Iserbyt
Ma dopo la metà della gara il campione del mondo si spegne: contemporaneamente in un solo giro Aerts guadagna 40" ed il suo vantaggio sale oltre il minuto. Anche Iserbyt, in difficoltà nei tratti di fango ma facilitato dai tratti in salita, va avanti regolare e riesce a ripassare Mathieu, andando da solo verso il secondo posto e cercando di limitare i danni per difendere la sua leadership nel challenge. Non c'è più gara: Aerts arriverà con 1'29" di margine al traguardo, mentre un Mathieu alla deriva e tutto sommato abbastanza sereno, si impegnerà a sufficienza per difendere il terzo posto, arrivando a 2'13".

Tutti gli altri infatti erano finiti ad ere geologiche di distanza, cumulando 1' già nel secondo giro: Michael Vanthourenhout arriverà a 2'18", con Tim Merlier (2'28") e Lars van der Haar (2'32") a poca distanza. Il buon Meisen conclude al settimo posto a 3'06", precedendo Corné Van Kessel a 3'16", e si esulta al traguardo anche per la nona posizione: ad arrivare infatti è Thijs Aerts a 4'14", contento non solo per il fratello ma anche per il suo buon risultato, prima top ten per lui in una gara dei circuiti maggiori: il suo miglior risultato finora fra gli élite lo aveva ottenuto anch'egli nel campionato nazionale di Kruibeke, arrivando quinto, ed evidentemente col fratello si condivide l'attitudine verso certi percorso. Conlude la top ten Jim Aernouts a 4'38".  Per quanto riguarda il DVV Trofee, al giro di boa Eli Iserbyt può dirsi ancora tranquillo: il vantaggio su Toon Aerts si è ridotto ad 1'45", ma difficilmente il campione belga troverà altri percorsi così favorevoli.

Donne, magie della Del Carmen Alvarado
Se la Corendon-Circus soffre la cocente sconfitta al femminile, può consolarsi con le maglie del suo alfiere al femminile: la prova di Ceylin del Carmen Alvarado è stata una delle più belle non solo a livello individuale, ma in generale per quanto riguarda il ciclocross femminile: il suo primo giro, a livello tecnico, è uno degli spettacoli più belli che tale disciplina possa offrire. L'olandese ha staccato di netto le rivali con la sola forza della tecnica, scendendo con un'incredibile facilità in condizioni anche peggiori della prova maschile e molto meglio di non pochi dei colleghi di sesso maschile, mentre Annemarie Worst e Yara Kasteljin, pur in ottima condizione, cadevano a ripetizione alle sue spalle.

In particolare la Worst, finita a terra tre volte solo nel corso del primo giro, la quale però si mostrava estremamente determinata nel voler rientrare: accusava 20" al termine del primo giro, è riuscita a chiudere nel corso del secondo, anche a causa di un buffo incidente accorso alla Del Carmen Alvarado: uno dei suoi meccanici scivolava al cambio della bicicletta, cadendo sopra il manubrio e storcendolo. Il giro fatto con la bici non nelle migliori condizioni è valso il rientro della Worst, la quale poi ha cercato di perdere il meno possibile nel corso delle due tornate; ma Ceylin, oggi, praticava un'altro sport, e la Worst può considerare i 21" persi oggi manna dal cielo, che tengono la Del Carmen a 56" di ritardo in classifica. Anche perché ciò la proietta sempre più in testa al DVV, con la Kasteljin che alla fine è giunta terza ad 1'12" e si ritrova distanziata di 1'02".

Richards rara ma preziosa, oggi quarta. Arzuffi e Lechner nelle 10
Per Sanne Cant, un'altra giornata a fasi alterne. La campionessa del mondo a un certo punto è riuscita anche ad aggianciare la Kasteljin, salvo poi pagare lo sforzo per poi venire rimontata da Evie Richards. La 22enne biker britannica è una presenza col contagocce nel ciclocross, ma quando si presenta è sempre al top: non dimentichiamo che a 20 anni ha vinto in Coppa del Mondo a Namur. Chissà, forse dopo Tokyo la vedremo un po' più spesso. Nel frattempo, oggi ottiene il quarto posto ad 1'45", distanziando di netto Sanne Cant che ha terminato a 2'22".

E dietro Sanne, Alice Maria Arzuffi, sesta a 2'45": giornata senza infamia e senza lode per la brianzola, partita anche peggio del solito e autrice della consueta rimonta, ma quando ormai le migliori avevano preso il largo. Non una grande prova neanche per Eva Lechner, mai in gara, che ha completato la prova a 3'17". Infine, una menzione speciale alla diciottenne ungherese Blanka Vas, perché a metà secondo giro era in seconda posizione, davanti a Worst-Kastelijn, e sembrava destinata ad una gara da urlo: la foga e l'inesperienza le hanno però giocato un brutto scherzo, e quando è caduta su un dosso, facendo cadere la catena, ha preferito tirare dritto ai box anziché cambiare la bici, finendo per perdere ulteriore terreno e terminando 12esima. Perché ne parliamo? Perché è evidente che questa atleta si farà eccome, e non ha nessun timore reverenziale.
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