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Ciclisti di...versi - Henri Pélissier

07.08.2020 10:09

Tredicesimo appuntamento con la rubrica che abbina poesia e ciclismo eroico. Dopo le due puntate iniziali con i transalpini Lucien Petit-Breton e Louis Trousselier, l'arrivo in Italia con Giovanni Cuniolo e Carlo Galetti, il ritorno in Francia con Octave Lapize, il passaggio in Belgio con Philippe Thys, il nuovo sbarco Oltralpe con Gustave Garrigou, altri due protagonisti italiani come Giuseppe Azzini e Giovanni Gerbi, il lussemburghese François Faber, il belga Léon Scieur e l'italiano Giovanni Rossignoli, oggi è il turno di Henri Pélissier.

HENRI PÉLISSIER

Più del pedale, mulinava la lingua.
Il capo mai piegato, sia polvere o sopruso.
Quel che è giusto è giusto!
Ma cos’è una Roubaix o un Tour,
se uomini e bestie si confondono?
Non lindo sarà il viso, come vogliono che appaia.
Giammai verrà la pace, al forzato della strada.
Tagliare il traguardo e poi un addio.
Si genera così, nel fragore estremo
il più soave dei tormenti.

Henri Pélissier (Parigi 22 gennaio 1889 - Dampierre 1 maggio 1935) fu uno dei più famosi ciclisti francesi a cavallo tra gli anni Dieci e gli anni Venti del Novecento. Fu il maggiore di tre fratelli (gli altri due erano Francis e Charles), tutti ciclisti di buon livello. Tanto talentuoso in bicicletta quanto estremamente burbero nel carattere, fu protagonista di memorabili duelli dialettici con l’allora patron del Tour de France Henri Desgrange, nel cercare di rivendicare migliori condizioni di gara per i corridori. Proprio da due celebri interviste che lo videro protagonista, uscirono fuori due note caratterizzazioni: l'Inferno del Nord per la Paris-Roubaix e i forzati della strada (quest'ultima, geniale definizione di Albert Londres) per raffigurare i protagonisti del ciclismo eroico.

Grande specialista delle corse di un giorno, vinse per tre volte il Giro di Lombardia (nel 1911, 1913 e 1920), due volte la Paris-Roubaix (nel 1919 e 1921), una la Milano-Sanremo (nel 1912), oltre ad altre importanti gare come la Milano-Torino del 1911, la Bordeaux-Paris del 1919, la Paris-Bruxelles del 1920 e la Paris-Tours del 1922. Complessivamente vinse dieci tappe al Tour de France, in cui conquistò la vittoria finale nel 1923, al termine di un'edizione ricca di colpi di scena, in cui precedette a Parigi di oltre mezz'ora Ottavio Bottecchia. Nel 1914 invece era giunto secondo in un'altra rocambolesca edizione, vinta dal belga Philippe Thys

Particolarmente tormentata fu la sua vita familiare: sua moglie Leonie, nel 1933, decise di suicidarsi sparandosi un colpo di pistola e i frequenti litigi con la nuova compagna Camille Tharault sfociarono nella tragedia il primo maggio del 1935: nel corso di una violenta lite in cui Pélissier minacciò la donna con un coltello, questa impugnò una pistola per difendersi e gli sparò cinque colpi, ponendo fine alla sua esistenza all'età di 46 anni. Ironia della sorte, l’arma fu la stessa con cui la moglie di Pélissier aveva deciso di farla finita.

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