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Davide resiste contro Golia-Roglic

14.08.2020 16:26

Formolo si sciroppa quasi 70 km di fuga solitaria e vince alla grandissima al Critérium du Dauphiné


La terza tappa del Critérium du Dauphiné, la Corenc-Saint Martin de Belleville di 157 km, prevede dopo una novantina di km dal via l’ascesa del Col de la Madeleine dal versante di La Chambre per poi presentare la salita conclusiva di 14.8 km al 6%, dunque non troppo dissimile dal Col de Porte di ieri, che traghetta così la prova nella località sciistica savoiarda.

Due i non partenti, entrambi infortunati nella caduta di ieri, ossia lo spagnolo Juan Pedro López (Trek-Segafredo) e l'irlandese Daniel Martin (Israel Start-Up Nation), per il quale la microfrattura vertebrale potrebbe mettere in discussione la sua presenza al Tour de France. Nei primi km si assiste ad un ulteriore stop, quello del francese Quentin Pacher (B&B Hotels-Vital Concept), ancora sofferente al ginocchio per la scivolata nel finale della tappa inaugurale.

Dopo lo sventolio della bandiera alle 12.13 la corsa si anima, ma serve tempo prima che la fuga vada a formarsi. Dopo una trentina abbondante di km nove elementi prendono spazio: sono gli italiano Davide Formolo (UAE Team Emirates) e Daniel Oss (Bora-Hansgrohe), i francesi Maxime Chevalier (B&B Hotels-Vital Concept) e Pierre Latour (AG2R La Mondiale), il lussemburghese Bob Jungels (Deceuninck-Quick Step), il danese Christopher Juul Jensen (Mitchelton-Scott), il danese Søren Kragh Andersen (Team Sunweb), l'israeliano Guy Niv (Israel Start-Up Nation) e il tedesco Jasha Sütterlin (Team Sunweb), già all'attacco nella giornata di ieri.

La frenesia di inizio tappa è ben testimoniata dai 50.3 km percorsi nella prima ora. Il passo non cala di certo nel tratto seguente: gli attaccanti spingono a fondo per accumulare il maggior margine possibile e arrivano a La Chambre al km 86, quando inizia la lunga scalata al Col de la Madeleine, con oltre 4' di vantaggio. Già le primissime rampe dell'ascesa riducono la composizione della fuga: i primi a cedere sono Oss e Sütterlin, imitati poco dopo da Juul Jensen e Niv. Ma il quintetto rimasto perde in un battibaleno Chevalier, Jungels e Kragh Andersen, lasciando così solo i favoriti Formolo e Latour a guidare.

Uno dei due ne ha però decisamente di più; quel qualcuno è Davide Formolo. La scelta di dirottarlo in Francia al posto di schierarlo domani a Il Lombardia era già sembrata incomprensibile alla vigilia della corsa, dopo la condizione mostrata tra Strade Bianche e Milano-Sanremo. La prova di forza odierna lo testimonia ulteriormente. Il veronese distanzia senza troppa fatica anche Latour, per restare solo già nel corso del terzo dei diciassette km di salita, quando all'arrivo ne mancano ben 66.

L'andatura del campione italiano non ammette repliche tanto che guadagna costantemente, salendo sopra i 5' di margine dopo circa 5 km di salita - indossando virtualmente la maglia gialla, dato che il distacco da Roglic alla partenza ammonta a 4'54". Lo sloveno, dietro, non se ne preoccupa, tanto che a tirare il gruppo in salita ci pensa il Team Arkéa-Samsic di Quintana. Ma il passo di Formolo non conosce soste, tanto che guadagna ancora diverso terreno su tutti.

In vetta, al km 105, il ventottenne di Marano di Valpolicella passa con 45" su Latour, con quasi 3' su Jungels, con 3'40" su Kragh Andersen, con 4'18" su Chevalier e 5'25" sul plotone che, dopo aver sfiorato i 6' quando a tirare era la Professional bretone, ha accelerato sotto l'impulso di Wout van Aert, anche oggi in versione gregario. Nel plotone non fa più parte Tiesj Benoot: il belga del Team Sunweb mette piede a terra per colpa del mal di schiena.

La lunga discesa vede Formolo correre qualche rischio al fine di alimentare le speranze di buon esito dell'azione; non sempre preciso nell'impostare le curve, il veronese comunque guadagna e a 27 km dall'arrivo, una volta tornati in pianura, il vantaggio su Latour è balzato a 2'25", quello su Jungels a 3'15", quest'ultimo raggiunto da Kragh Andersen. Guadagna invece il plotone, sempre tirato dal vincitore della Sanremo, che paga 5' tondi e che, una volta giunto sul piano, perde pezzi dato il passo che Van Aert e Gesink mette tutti in fila indiana.

Preferisce invece risparmiarsi Latour, che viene ripreso da Jungels e Kragh Andersen ai meno 19 km; il discorso non vale invece per Formolo, che con il solito rapporto ci dà dentro. All'imbocco della salita finale di 14.8 km l'azzurro possiede 3'25" sui tre inseguitori e 3'50" sul gruppo in forte rimonta. Anche oggi non è la giornata giusta per Julian Alaphilippe, che si sfila dopo qualche centinaia di metri quando è sempre il suo rivale di sabato a dettare l'andatura. Il francese non è l'unico nome di peso a saltare: quando nel gruppo restano ancora una cinquantina di unità, Chris Froome vive un nuovo momento di difficoltà, staccandosi a oltre 13 km dall'arrivo. La convocazione per il Tour di certo non si fa più salda dopo la prova odierna.

Mentre Formolo, tutto sommato, controlla bene il ritmo pur se la pedalata si fa più legnosa, il drappello inseguitore alle sue spalle si sgretola: l'ultimo a cedere è Latour, riassorbito ai meno 12 km. L'indefesso Van Aert conclude la sua magnifica opera di gregariato ai meno 11 km, quando inizia il tratto più duro, lasciando il testimone a Dumoulin e Kruijswijk. La velocità dei due neerlandesi è buona ma regolare, tanto che a staccarsi inizialmente sono solo Michal Kwiatkowski, l'acciaccato Sergio Higuita e un Alejandro Valverde che sembra troppo imballato per essere vero.

Se le pendenze più arcigne sono alle spalle, l'azione di Formolo si fa sempre più pesante - il rapporto continua a sembrare un pochino troppo duro; ai meno 6 km il vantaggio scende a 2'15", dato che mette in serio pericolo l'epilogo gioioso per il veronese. E a peggiorare la situazione ci pensano gli ex amici della Bora Hansgrohe, che manda in avanscoperta Lennard Kämna. Per reagire al tedesco i Jumbo-Visma optano per aumentare di un paio di km la velocità, che fa distanziare l'altro Bora Gregor Mühlberger e un ancora spento Adam Yates.

Poco dopo essere entrati negli ultimi 5 km Formolo viaggia con 1'25" su Kämna e 1'35" sul gruppo, tirato sempre da Kruijswijk e dal quale cedono Fausto Masnada, Domenico Pozzovivo, Antonio Pedrero, Geraint Thomas, Jack Haig e Rigoberto Urán. Con il volto trasfigurato Formolo continua la sua fatica: meno 4 km, meno 3 km, meno 2 km, ogni pedalata sembra un macigno. Ma il vantaggio sia su Kämna che sul plotone, ora tirato da Kuss, supera il minuto.

L'arco dell'ultimo km si fa sempre più vicino per l'ex Liquigas, che lo varca con 50" sul gruppo e non più su Kämna, riagguantato da turbo Kuss e dagli altri quindici del gruppo buono. Ma sono troppo distanti; Davide Formolo può così godersi tra gli applausi  del pubblico questa grandissima vittoria, la prima con addosso la maglia tricolore. Meritata come poche altre per il veronese, che si appresta ad un Tour de France da battitore libero e nel quale, con questa forma, può togliersi qualche soddisfazione. L'ultima vittoria italiana prima di quella odierna al Delfinato apparteneva a Fabio Aru, vincitore a Tournon nel 2016.

Martínez smuove le acque in gruppo scattando ai meno 500 metri; con lui restano Emanuel Buchmann, Guillaume Martin, Mikel Landa, Tadej Pogacar, Thibaut Pinot, Pavel Sivakov e Primoz Roglic. Manca Bernal, molto affaticato. Come accaduto ieri, Roglic piazza lo scatto buono, ma stavolta è utile solo per ottenere la seconda piazza e l'abbuono a 33" dal vincitore.

Con il medesimo tempo dello sloveno del Team Jumbo-Visma vengono classificati Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), Daniel Martínez (EF Pro Cycling), Mikel Landa (Bahrain-McLaren), Guillaume Martin (Cofidis) e Tadej Pogacar (UAE Team Emirates). Completano la top ten a 39" Pavel Sivakov (Team Ineos) e Miguel Ángel López (Astana Pro Team).

Ritardo di 42" per Nairo Quintana, Romain Bardet, Richie Porte e un Egan Bernal che pare, al momento, non in grado di reagire subito alle altrui accelerazioni. Primoz Roglic conserva la maglia gialla e porta a 14" il margine su Pinot e a 20" su Buchmann.

Domani si sale di nuovo - e come può essere altrimenti in questo monotematico Dauphiné? Partenza ad Ugine e nei primi 50 km si affrontano tre gpm non indifferenti come Plan Bois, Croix Fry e la parte terminale del Col des Aravis. Il momento clou giunge in seguito, quando si affronta la Montée de Bisanne, salita che solo ora sta prendendo piede: i suoi 12.4 km all'8.2% preannunciano battaglia. Dalla vetta mancano 33 km al traguardo, gli ultimi 7.4 km dei quali in dolce salita sino a Megève. I 153.5 km previsti, per altro medesima distanza della frazione conclusiva, rappresentano un nuovo test per capire se qualcuno può fare il solletico a questo Roglic. Gli indizi raccolti sinora, però, sono alquanto emblematici.
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