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Ferragosto, Follie, Fuglsang

15.08.2020 18:07

Il Lombardia, il danese domina una corsa durissima davanti a Bennett e Vlasov. Caduta terribile per Evenepoel, ma sembra ok


Da Classica delle foglie morte a Classica di Ferragosto, almeno per una volta. Il Giro di Lombardia edizione 114 lascia la consueta collocazione di fine stagione per abbracciare, in questo rivoluzionato 2020, il posizionamento nel giorno che più di tutti rappresenta l'estate. 231 i km del tracciato da Bergamo a Como, sei le salite: Colle Gallo e Colle Brianza sono antipasti, il Ghisallo è ormai presente più per tradizione che per difficoltà.

Cambia tutto, invece, negli ultimi 60 km dove non c'è più modo di respirare: il Muro di Sormano con le sue pendenze, la difficilissima discesa verso Nesso, il solo apparente banale tratto di lungolago che porta al Civiglio. Breve discesa fino a Como quindi ultimo appello sul San Fermo della Battaglia, prima del rettilineo finale di Lungo Lario Trento, dove incoronare il vincitore della seconda classica monumento dell'anno.

La fuga tarda a partire, dopo quasi un'ora se ne vanno in undici
Dopo un sentito minuto di silenzio in memoria delle vittime del covid-19 la carovana si muove dalla città orobica alle 12.27, sotto un sole battente. L'andatura iniziale è molto alta, tanto che nessun tentativo riesce a guadagnare terreno; servono 27 km per assistere ad un azione un minimo interessante, operato dallo statunitense Joey Rosskopf (CCC Team), che resta al vento per poco meno di 10 km.

La fuga buona prende il là dopo oltre 40 km ed è bella corposa. Il ceco Petr Vakoc (Alpecin-Fenix), il veronese Davide Gabburo (Androni Giocattoli-Sidermec), il già citato statunitense Joseph Rosskopf (CCC Team), il canadese James Piccoli (Israel Start-Up Nation), il tedesco Florian Stork (Team Sunweb), il bielorusso Alexander Riabushenko (UAE Team Emirates) e il vicentino Andrea Pasqualon (Circus-Wanty Gobert) formano l'azione e, dopo un breve inseguimento, vengono raggiunti dal massese Daniel Savini (Bardiani CSF Faizané), dal francese Emmanuel Morin (Cofidis), dal russo Denis Nekrasov (Gazprom-RusVelo) e dal bresciano Marco Frapporti (Vini Zabù-KTM).

La Deceuninck non lascia spazio, fuga ripresa sul Ghisallo dove si stacca Aru
Dopo una prima ora senza pause, con 47.5 km percorsi, il gruppo decide di non affannarsi per andare a chiudere: a prendere le redini è, come prevedibile, la Deceuninck-Quick Step del favoritissimo Evenepoel. Il margine massimo concesso agli undici di 4'30" viene toccato dopo 90 km di gara; da lì in poi, però, la musica cambia di netto. Il ritmo dei belgi e dell'Astana si fa serrato, tanto che il tentativo transita a Regatola al km 158 con meno di un minuto di vantaggio.

Nella piccola frazione parte la scalata verso la Madonna del Ghisallo dove, rispetto alle ultime stagioni, la corsa si fa più accesa: Dries Devenyns detta il passo su tutta la salita, provocando una corposa selezione da dietro. Tra chi saluta anzitempo vi è Fabio Aru (UAE Team Emirates), la cui condizione in vista del Tour lascia da pensare. La fuga ha vita breve: Frapporti, Stork, Rosskopf e infine Piccoli sono gli ultimi a cedere, con il canadese che viene portato a più miti consigli a 72 km dal termine. Allo scollinamento solo una trentina di unità fanno parte del plotone, con la Trek con cinque elementi come meglio rappresentate.

Si sposta Devenyns, sulla Colma restano in sette
Il passo di Devenyns si mantiene sostenuto nel falsopiano che porta a Sormano. Mollema, Brambilla, Ciccone, Conci e Nibali per la Trek; Van der Poel per la Alpecin; Fuglsang, Tejada e Vlasov per l'Astana; Majka e Schachmann per la Bora; De Marchi per la CCC; Herrada per la Cofidis; Deveneyns ed Evenepoel per la Deceuninck; Clarke, Guerreiro e Woods per la EF; Molard per la Groupama; Hermans per la Israel; Cataldo per la Movistar; Carapaz e Dunbar per la Ineos; Bennett e Tolhoek per la Jumbo; Kelderman e Hamilon per la Sunweb; Ulissi e McNulty per la UAE; Rota per la Vini Zabù. Questa la composizione del ristretto gruppo ai piedi della Colma di Sormano.

Uno strepitoso Devenyns si fa da parte poco prima dell'imbocco del temuto mostro; è il neopro' Tejada, salito di colpi in quest'estate, a tirare i primi metri prima che sia Vlasov a mettersi davanti. Restano solo in dodici: Vlasov, Fuglsang, Evenepoel, Ciccone, Nibali, Mollema, Benentt, Ulissi, Carapaz, Majka, Woods e Van der Poel. Fatica tantissimo l'iridato del ciclocross ed è il primo a staccarsi con Woods. Il campione russo Vlasov dimostra le proprie doti facendo cedere uno ad uno i rivali; capitan Fuglsang, Evenepoel e Bennett non perdono nulla, i tre Trek, invece, perdono a turno qualche metro ma riescono a rientrare in vetta. Sette, dunque, tutti assieme in cima alla salita simbolo di giornata; ad una dozzina di secondi transitano Ulissi e Majka, poco più tardi Carapaz mentre Van der Poel paga ben 1'30".

Caduta terribile di Evenepoel, il belga soccorso ma cosciente
La discesa verso Nesso è, come sempre, una delle più difficili della scena internazionale. Chi la conosce bene può tentare di smuovere le acque; è il caso di Vincenzo Nibali, che si mette in prima ruota e prova l'azione. Chi è a digiuno, invece, fa più fatica; questo è il caso di Remco Evenepoel. Non appena il siciliano si mette in testa, il belga rincula in ultima posizione, sembrando guardingo. E quello che nessuno si augura arriva in una curva a sinistra, nel passaggio su un piccolo ponte: Evenepoel arriva lungo e prova a frenare, ma è troppo tardi.

Il capitano della Deceuninck vola giù in maniera spaventosa - col senno del poi parrebbe essere stato "prezioso" la giravolta che fa in volo prima di finire giù. Il terrore si impossessa di tutti gli appassionati, ma le prime notizie sono rassicuranti: Evenepoel è cosciente e vigile. Nelle prossime ore l'auspicio comune è che le notizie possano proseguire su questo tenore, tanto che le prime dichiarazioni della sua formazione vanno in tal senso - rimanete su Cicloweb per tutti gli aggiornamenti.

Discesa da maestro per Van der Poel, ma non rientra. Su Civiglio cedono i Trek
L'azione di Nibali perde vigoria nella parte conclusiva della discesa, per un gruppetto a metà composto da Trek (Ciccone e Mollema, oltre a Nibali) con i due Astana Fuglsang e Vlasov oltre al vivace Bennett. Dietro a loro il migliore nel declivio è Van der Poel: presto il neerlandese rientra su Majka e Ulissi, imitato poco dopo da Carapaz e Schachmann. Diversamente da loro, però, MVDP prosegue tutto solo e tenta di rientrare nei primi metri di pianura. Si avvicina fino ad una trentina di secondi, tanto che le ammiraglie vengono fermate, ma il sestetto davanti reagisce accelerando, non lasciando al leader della Alpecin-Fenix altra opzione che rialzarsi e attendere gli Carapaz, Majka, Schachmann e Ulissi.

Il Civiglio inizia con Vincenzo Nibali in versione gregario: il messinese utilizza le ultime energie per mettersi a disposizione dei compagni di squadra. Ma nonostante la superiorità numerica, sono gli altri tre i più forti: a 19.5 km dall'arrivo attacca Fuglsang e l'unico che risponde è Bennett. Nibali si sposta definitivamente, ma né Ciccone né Mollema hanno modo di cucire; vista la situazione, Vlasov prende e li saluta, rientrando poco più tardi sulla coppia al comando.

La pedalata del russo cresciuto nella Viris Maserati è sempre più dura ogni metro che passa - complice un Fuglsang che ci dà giù duro - ma con i denti tiene sino all'ultimo: in vetta il trio passa con 15" sulla coppia Ciccone e Mollema, con quest'ultimo a tirare. Nibali passa dopo 1'30" mentre Schachmann, settimo, è a 2'20".

Il San Fermo è decisivo: Fuglsang stacca Bennett e se ne va
La coppia Trek va giù decisa e recupera qualche secondo, arrivando all'ultima curva - dove Mollema va lungo, dovendo ripartire col rapporto lungo quasi da fermo - ad una dozzina di secondi; il tratto pianeggiante seguente a Como non è però loro amico e ai piedi del San Fermo della Battaglia, a 8 km dall'arrivo, il ritardo è di 17". Sulle primissime rampe Bennett punta a dimezzare la morsa kazaka; il suo intento è giusto, tanto che Vlasov si stacca di qualche metro.

Fuglsang non sembra operare al meglio, in prima istanza, perché opta per dare qualche cambio al neozelandese, non dando modo al giovane russo di rientrare. Ma è un rischio calcolato: dopo un nuovo scatto di Bennett, da lui chiuso facilmente, il danese piazza ai meno 6.3 km l'allungo buono. Il rivale cede di schianto; sembra quasi un ko tecnico, dato dalla maggior forza dell'ex biker. Oggi il più forte, senza ombra di dubbio, era lui.

Vittoria con merito per Fuglsang, secondo un bravissimo Bennett
In poco meno di un km Fuglsang guadagna 20" su Bennett, dandone una trentina abbondante a Vlasov. Mollema transita quarto a 1'10", tutto solo in quanto Ciccone è vittima di uno sfortunato problema meccanico che lo costringe a cambiare bici. La breve discesa verso il centro della città lariana è una passerella anticipata per Jakob Fuglsang: dopo aver giocato male le sue chance due settimane fa alla Strade Bianche il classe 85 centra la seconda classica monumento della carriera dopo l'altrettanto meritata Liège-Bastogne-Liège nel 2019. La Danimarca entra così nell'albo d'oro della corsa di RCS, per un paese che non era mai neppure salito sul podio della Classica delle foglie morte.

Il medesimo discorso vale per la Nuova Zelanda: George Bennett prosegue in questo agosto sugli scudi e, dopo il successo infrasettimanale nel piovoso Gran Piemonte, prende un secondo posto con i fiocchi a 31" dal vincitore. Terzo a 51" il debuttante di lusso Alexander Vlasov, che a 24 anni inizia ad essere sempre meno una sorpresa e sempre più una garanzia.

Schachmann tirato giù da un'auto inserita nel percorso - grave pecca organizzativa - si rialza ed è settimo
Il vincitore uscente Bauke Mollema è onorevolissimo quarto a 1'19" davanti al compagno di squadra Giulio Ciccone: l'abruzzese a 1'40" è il miglior italiano e, nel prossimo futuro, sarà chiamato a ricevere il testimone da chi è giunto sesto. Vincenzo Nibali si è sacrificato per la squadra e il suo piazzamento a 3'31" dal vincitore testimonia sia la buona condizione sua che la difficoltà estrema della gara.

Il settimo posto va a Maximilian Schachmann che nel finale è malcapitato protagonista di una situazione vergognosa: una attempata signora, non si sa come riesce ad immettersi nel circuito di gara. Capito l'errore, cerca di spostarsi ma non fa altro che tagliare la strada al campione tedesco che finisce a terra; pur se dolorante, il leader della Bora Hansgrohe si rialza e conclude settimo a 4'31". Completano la top ten Diego Ulissi a 5'20", Ben Hermans a 6' tondi e Mathieu van der Poel a 6'28", che fa quel che può in una giornata di folle ciclismo, in tutti i sensi.
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