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Lutsenkomiabile

03.09.2020 16:47

Tour de France, il kazako dell'Astana vince sul Mont Aigoual. Melina in gruppo, Yates resta in giallo


Pianura, pianura e ancora pianura prima di 35 km all'insù con poco respiro. Questo è stato il menu della sesta tappa del Tour de France, partita da Le Teil per concludersi nell'inedito approdo finale di Mont Aigoual, propaggine meridionale del Massiccio Centrale affrontata in passato nel 1987 come intermezzo ad una giornata per velocisti. Una frazione "unipuerto", pur presentando tre gpm: i primi due, di terza categoria, sono rispettivamente uno strappetto e un antipasto per ciò che verrà, ossia il Col de la Lusette, prima categoria di 11.7 km al 7.3% con scollinamento ai meno 13.5 km. Da qui 5 km di discesa per poi tornare a salire in maniera dolce, mai sopra il 6%.

Otto fuggitivi di vaglia, ci sono Lutsenko, Roche e Van Avermaet
Con il piacevole ritorno alle abitudini rispetto alla noiosa frazione di mercoledì, alcuni dei 172 corridori ancora in gara non hanno perso tempo e hanno cercato sin dal via delle 12.10 di attaccare. Il più attivo è l'irlandese Nicolas Roche, principale vittima della frattura nel finale di ieri e uscito definitivamente di classifica; l'esperto scalatore del Team Sunweb è il primo che tenta l'azione, venendo imitato da tre nomi di spessore come il francese Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step), lo spagnolo Jesús Herrada (Cofidis) e il belga Greg Van Avermaet (CCC Team).

Il gruppo non demorde e li tiene ad una decina di secondi, consentendo così ad altri di cercare fortuna; è il caso dello statunitense Neilson Powless (EF Pro Cycling), festeggiato del giorno in quanto nato 24 anni fa, quindi del norvegese Edvald Boasson Hagen (NTT Pro Cycling), del trentino Daniel Oss (Bora-Hansgrohe) e del kazako Alexey Lutsenko (Astana Pro Team), che si riuniscono al km 8. Servono però altri 4-5 km prima che dietro alzino bandiera bianca e consentano a questo interessante drappello di otto unità di guadagnare spazio.

Van Avermaet virtualmente in giallo, Bennett consolida la maglia verde
La Mitchelton-Scott dell'inaspettata maglia gialla Adam Yates gradisce la situazione e consente loro di accumulare un margine cospicuo, tanto che già al km 30 Van Avermaet, ventottesimo in generale a 3'17" dal britannico, indossa virtualmente il simbolo del primato. A testimoniare l'alta andatura tenuta è la media oraria; ok che hanno pedalato sempre in pianura, ma il dato di 51.8 km/h di media è decisamente significativo.

Il vantaggio continua a crescere, superando i 6' dal km 60 in poi, margine che cresce sino ai 6'30" verso il km 70 per poi mantenersi attorno ai 5'45" per i seguenti 70 km. Il traguardo volante di Saint Hippolyte du Fort (km 125.5) vede la vittoria di Boasson Hagen su Oss, unici due a tentare lo sprint; in gruppo si assiste ad una mossa poco comune ma azzeccata della Lotto Soudal che, all'altezza dei meno 3 km dello striscione, fa attaccare Roger Kluge, che ha gioco facile nel concludere nono prendendosi i 7 punti in palio. La volata del plotone sorride ancora alla maglia verde Sam Bennett, di nuovo coperto dal fido Michael Mørkøv; prendono i punti rimanenti Coquard, Sagan, Bonifazio e Trentin.

Quintana jr cade, la Jumbo-Visma aumenta il passo con Martin
Nel passaggio per il centro del paese si assiste ad una banale ma dolorosa caduta per Dayer Quintana: mentre è voltato indietro in attesa dell'ammiraglia, il colombiano del Team Arkéa-Samsic prende con la ruota anteriore una borraccia che rotola sulla carreggiata. Il mezzo si scompone e il fratello d'arte va giù, riportando escoriazioni sul lato destro del corpo e dovendo ricorrere alle cure del medico di corsa.

La prima difficoltà, il Cap de Coste, vede un cambiamento in gruppo - non davanti, con gli otto che procedono di comune accordo e al cui scollinamento (km 146) Roche transita per primo davanti a Van Avermaet; l'inconfondibile di Tony Martin balza al comando e si mette a dettare un ritmo decisamente elevato, provocando la perdita di contatto dei velocisti e di diversi gregari e il crollo del vantaggio degli attaccanti, che varcano il breve ma pendente colle con 4'05" di disavanzo.

La Ineos lavora ma la selezione è ridotta, sul Col de la Lusette 
La discesa vede una innocua caduta del capitano del Movistar Team Enric Mas, che subito si rimette in sella e, atteso dai compagni, non ha problemi a rientrare nel gruppo principale, ora tirato dalla Ineos Grenadiers che ci dà dentro anche sul Col des Mourèzes grazie al ritmo dettato da Andrey Amador e Dylan van Baarle. Tuttavia la selezione è solo da dietro - nessun nome interessante tra gli staccati, al massimo meritano una citazione Benoot, Mohoric e la maglia a pois Cosnefroy, oltre allo stesso Amador che pare lontano dalla forma dei tempi belli.

Gli otto fuggitivi rimangono compatti anche in vetta (km 163), anche in questo caso con Roche primo a scollinare davanti a Herrada; il plotone transita dopo circa 2'40" ed è forte di una ottantina di elementi. Il Col de la Lusette inizia 3 km più tardi e, con le pendenze subito esigenti, non ce la fanno più i due meno adatti tra gli attaccanti, ossia Oss e Boasson Hagen. Discorso non troppo dissimile in gruppo, dove sin da subito i vari Rosa, Cataldo, Kämna, Latour non ce la fanno mentre Kenny Elissonde è sfortunato protagonista di una foratura alla ruota posteriore - dopo qualche km di inseguimento il francese rientra. Ai meno 9.3 km dalla vetta accelera Powless; Roche e Lutsenko restano subito con lui, con l'abituale grinta Van Avermaet riesce a riportarsi dentro. Ci mette di più Herrada, ma anche lo spagnolo centra la missione.

Aru evade dal gruppo, Lutsenko prende e se ne va
Quando mancano circa 21 km al traguardo si registra il primo scatto dal gruppo, sempre guidato dall'infaticabile Van Baarle: la piacevole sorpresa è scoprire l'identità dell'attaccante, che risponde al nome di Fabio Aru. Il sardo della UAE Team Emirates si lancia discretamente e si pone al solitario inseguimento. DvB cede il testimone a Jonathan Castroviejo, che non aumenta affatto l'andatura, tanto che l'azzurro riesce a prendersi anche un minuto di vantaggio sul gruppo, dal quale l'acciaccato Daniel Martin perde terreno come, del resto, Wout van Aert.

Scaramucce continue tra i battistrada fino ai meno 4.8 km quando Powless piazza uno scatto secco a cui è capace di rispondere il solo Lutsenko; come spesso capita, proprio il kazako è il più forte della compagnia e, dopo aver vanamente chiesto qualche cambio allo statunitense, lo saluta prima di entrare negli ultimi 4 km di salita. Dietro, intanto, prosegue il Tour sfortunato di David Gaudu, che deve arrestarsi a bordostrada per una foratura, così come prosegue la marcia di Fabio Aru, che passa con circa 2'15" dal leader e con una quarantina di secondi sul plotone.

Lutsenko prende e se ne va, Aru viene ripreso
Il passo della della Ineos è regolare, così come la selezione da dietro; niente da fare per Jungels, Formolo e, momentaneamente, anche per Sergio Higuita. Il campione colombiano si stacca quando mancano più di 15 km dal termine ma, dopo un km di andatura decisamente blanda di Castroviejo, torna a contatto seppur con fatica. Prosegue, nel frattempo, la cavalcata di Alexey Lutsenko che ingaggia un testa a testa con Jesús Herrada; salendo del proprio passo, lo spagnolo non va alla deriva e allo scollinamento sul gpm di prima categoria (km 177.5) il kazako passa con 25" su Herrada.

Ma lo spagnolo è cotto e, in discesa, non spinge più, consentendo al poliedrico campione kazako di andare a centrare il bersaglio grosso - nonostante una rotatoria male impostata. Niente da fare per Fabio Aru, che subito dopo il colle, dove passa con 3'10" di distacco, viene riassorbito dal gruppo; il timore in casa UAE Team Emirates giunge nei km seguenti, quando Tadej Pogacar deve fermarsi per un problema meccanico ma, complice il passo ora impostato in diecesa per la maglia gialla da Mikel Nieve e il supporto di Jan Polanc, la maglia bianca non ha problemi a rientrare.

Storica vittoria kazaka, Alaphilippe recupera 1". Yates tranquillo in giallo
Gli ultimi 8.3 km di salita - per modo di dire, dato che la pendenza media è del 4% - sono una passeggiata per Alexey Lutsenko, che va meritatamente a guadagnare il successo. A fargli complimenti dall'ammiraglia Astana Pro Team è patron Vinokourov unico kazako, fino ad oggi, ad alzare le braccia al cielo in quattro occasioni alla Grande Boucle. Seconda posizione a 55" per Jesús Herrada (Cofidis), terzo a 2'15" Greg Van Avermaet (CCC Team), quarto a 2'17" Neilson Powless (EF Pro Cycling).

Nell'ascesa conclusiva, in gruppo non accade letteralmente nulla; Mikel Nieve prima e Jonathan Castroviejo poi dettano un passo che va bene a tutta la cinquantina di elementi ivi presenti. Solo negli ultimi 500 metri c'è animo, con Warren Barguil che aumenta il passo; a sfruttarlo è Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), che piazza uno scattino utile, però, per la quinta piazza a 2'52" che gli consente di guadagnare 1". Completano la top ten a 2'53" Bauke Mollema, Michal Kwiatkowski, Egan Bernal, Richard Carapaz e Adam Yates; medesimo ritardo per tutti gli altri big. Gli unici a perdere 9" dal francese sono Martínez, Aru, Zakarin mentre 12" ne lascia Barguil.

La classifica generale rimane immutata, con Adam Yates che vive il secondo in giallo; il margine del britannico della Mitchelton-Scott rimane di 3" su Primoz Roglic, di 7" su Tadej Pogacar, di 9" su Guillaume Martin e di 13" sul gruppo dei big. Domani si conclude il primo terzo di gara con una frazione sulla carta per velocisti ma che, diversamente da quella di ieri, si preannuncia più animata. La Millau-Lavaur di 168 km ha diversi strappetti nella fase iniziale ma la seconda metà, di fatto, non presenta la minima difficoltà altimetrica, per quello che è un avvicinarsi al finesettimana pirenaico.
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