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Pogacar tappa il buco della ciambella di Roglic

13.09.2020 17:44

Più che Primoz, fa paura la Jumbo: demoliti Bernal, Quintana e Martin, sul Grand Colombier, poi il capitano non trova la via del successo, preceduto da un Tadej ancora superlativo. Caruso si fa onore


Una tappa bruttarella, un finale meno esaltante di quanto tanti tifosi avrebbero sperato, con il successo in cima al Grand Colombier oggetto di uno sprint ristretto; le tappe di montagna del Tour de France sono spesso così, fatto sta che i temi non mancano alla conclusione della seconda settimana di corsa. Primoz Roglic è primo, padrone, capitano di un superteam e apparentemente inattaccabile; ma oggi, nel momento della stoccata, non ha fatto la differenza. Alle sue spalle scalpita sempre più Tadej Pogacar, che ha colto il secondo successo in questa Boucle, ha accumulato convinzione nei propri mezzi e si riserva senz'altro di inventarsi qualcosa di intrigante nelle prossime tappe di salita: in fondo 40" di distanza dalla maglia gialla non configurano l'impossibilità di accarezzare questo grande sogno.

A Tadej preso da visioni oniriche fa da contraltare Egan Bernal, campione uscente del Tour e quasi certamente non più entrante, rotolato lontanissimo sul Grand Colombier e in classifica, brutta controfigura del corridore ammirato nel finale di Boucle 2019. Se la Ineos perde la sfida con la Jumbo (mitico Van Aert su tutti), Egan straperde quella con Primoz. Un protagonista in meno per la generale, uno in più per le fughe da lontano: il giovane colombiano sarà obbligato a centrarne almeno una vincente, per risalire in classifica e per togliersi almeno una parziale soddisfazione personale.

 

Partenza fulminante, fuga a 8 verso le montagne
Da Lione al Grand Colombier (174.5 km), 15esima tappa del Tour de France 2020 approcciata a velocità folle, con molteplici tentativi di evasione (tra i più attivi, Pierre Rolland). Al km 6 c'è stata una brutta caduta - a 60 all'ora - di Sergio Higuita (EF), causata (involontariamente) da un improvviso scarto di Bob Jungels (Deceuninck-Quick Step) alla cui ruota c'era appunto il campione colombiano; il quale poco dopo è caduto un'altra volta, su una rotonda (non riuscendo a frenare bene a causa dell'infortunio di poco prima), finendo poi per ritirarsi con una frattura a una mano e tante lacrime (di dolore e disappunto) a rigargli il viso.

I 60 all'ora della caduta di Higuita non erano una casualità, dato che proprio quella è stata la media nella prima mezz'ora; al km 30 si sono mossi in 8, e di forza sono riusciti a prendere margine: Matteo Trentin (attivissimo pure lui) e Simon Geschke (CCC), il citato Pierre Rolland (B&B Hotels-Vital Concept), Kévin Ledanois (Arkéa-Samsic), Jesús Herrada (Cofidis, Solutions Crédits), Marco Marcato (UAE Emirates), Niccolò Bonifazio (Total Direct Énergie) e Michael Gogl (NTT). Al km 50 si è segnalata una caduta senza conseguenze per Richard Carapaz (Ineos-Grenadiers) e Hugo Hofstetter (Israel Start-Up Nation), dopo un contatto in gruppo.

Lo sprint intermedio di Le Bouchage (km 57) ha visto Trentin primo dei battistrada e Bennett primo del gruppo (a 3'05" dai primi), e l'evoluzione della classifica a punti dice Bennett 269, Sagan 224, Trentin 189. Il vantaggio massimo per gli 8 è stato toccato a 75 km dalla fine, ai piedi del Montée de la Selle de Fromentel, prima delle tre salite di giornata. Trentin, dopo aver lavorato tanto per tirare davanti (in favore del compagno Geschke), si è staccato ai -68, lungo la Selle, e allora a quel punto Geschke ha attaccato, seguito da Rolland e in seconda battuta anche da Herrada; in gruppo, tirante la Jumbo-Visma, primi accenni di selezione; andando verso il Gpm, la mossa che non ti aspetti: Jan Polanc (UAE), compagno di Tadej Pogacar, è andato ad aumentare il ritmo. Primi segnali bellicosi da parte dello slovencino (che in cima alla salita avrebbe poi trovato anche Marco Marcato, pronto a tornare utile più avanti).

A mezzo chilometro dallo scollinamento, Gogl sbuffando e faticando è riuscito ad accodarsi a Geschke-Rolland-Herrada, quindi lo spagnolo è andato a prendersi i 10 punti del Gpm davanti a Rolland (il gruppo maglia gialla sarebbe transitato a 3'), e poi in discesa il quartetto - esploso sullo sprint - si è ricomposto ai -60. Gogl si è avvantaggiato di quasi un minuto lungo la picchiata di modo da avere margine per resistere sulla successiva salita.

 

Sul Grand Colombier si spegne la luce per Bernal
Sul Col de la Biche, Rolland ha staccato Herrada e Geschke, ha poi raggiunto Gogl e l'ha infine staccato a mezzo chilometro dalla vetta. Il francese è transitato a questo secondo Gpm (ai -46) con 5" su Gogl, 8" su Herrada, 1'40" su Geschke e 1'55" sul gruppo tirato dalla Jumbo-Visma. Saggiamente Pierre ha poi rallentato facendo rientrare Gogl e Herrada, i quali avrebbero poi potuto tornargli utili nel fondovalle prima del Grand Colombier, solo che l'austriaco ha di nuovo allungato, e lo spagnolo si è poi staccato, quindi progetti da rivedere per Rolland.

All'avvio del Grand Colombier quello che doveva succedere è successo: Rolland ha staccato Gogl, ma ormai il suo vantaggio sul gruppo (tirato come al solito dalla Jumbo al completo) era ridotto a poche decine di secondi. Guillaume Martin (Cofidis) si è visto complicare le cose da un problema meccanico a inizio salita, poi è riuscito a rientrare a fatica ai -14. Di lì a poco, ai -13 è stato ripreso Rolland, quindi ecco il colpo clamoroso: Egan Bernal (Ineos) si è sfilato, sfilato, sfilato, e poi ha perso contatto, insieme a un paio di compagni (Jonathan Castroviejo e Michal Kwiatkowski) e a Nairo Quintana (Arkéa). In quel momento a tirare c'era l'incommensurabile Wout Van Aert, e sui suoi colpi si sono staccati anche diversi gregari, poi ai -11 ha riperso contatto Martin, che ha provato poi a gestirsi per non naufragare. Damiano Caruso, con Pello Bilbao al servizio di Mikel Landa (Bahrain-McLaren) risultava invece uno dei luogotenenti più brillanti.

Ai 9 km Van Aert si è sfilato ed è passato a trenare George Bennett, quindi ai -7 è partito Adam Yates (Mitchelton-Scott), a variare un copione che sin lì pareva immodificabile. Tom Dumoulin si è incaricato di guidare l'inseguimento al britannico, e si è staccato Damiano Caruso, fin lì uno dei luogotenenti più brillanti; a Mikel Landa (Bahrain-McLaren) rimaneva accanto Pello Bilbao; resistevano, oltre agli Jumbo (per i quali c'era Sepp Kuss pronto a lavorare), Richie Porte (Trek-Segafredo), Enric Mas e Alejandro Valverde (Movistar), Miguel Ángel López (Astana), Rigoberto Urán (EF) e Tadej Pogacar (UAE). Yates è stato raggiunto ai 6 km; in quel momento Bernal veleggiava verso i 4' di ritardo.

 

Roglic manca la sparata killer, Pogacar ne vince un'altra
Dumoulin ha tirato fino all'ultimo chilometro, poi ai 600 metri è partito Primoz Roglic che però non ha fatto il buco sperato, e su lui son rientrati il compagno Kuss, Pogacar, Porte e López; Richie ha forzato nel finale, quindi ai 150 è scattato Pogacar e quella che di fatto è stata una volata all'insù è stata suo appannaggio. Primo e secondo, di nuovo, i due sloveni, esattamente come a Laruns, con Porte cronometrato a 5" e López a 8"; a 15", quarto Mas su Kuss, Landa e Yates, quindi a 18" ha chiuso Urán, a 24" ecco Valverde e Bilbao, a 34" Dumoulin; Caruso ha chiuso tredicesimo a 1'54".

Le batoste le hanno prese Martin (14esimo a 3'25"), Quintana (18esimo a 3'50") e Bernal (25esimo a 7'20"). Coi secondini di abbuono limati, Pogacar abbassa il proprio gap rispetto a Roglic a 40"; Urán sale sul podio virtuale, terzo a 1'34" e seguito da vicino da López a 1'45", quindi troviamo Yates a 2'03", Porte a 2'13", Landa a 2'16", Mas a 3'15", Quintana a 5'08" e Dumoulin a chiudere la top ten a 5'12".

Domani il Tour celebra il secondo giorno di riposo, qualcuno ricaricherà un po' di batterie, qualcun altro si interrogherà su come stanno andando le cose, e più d'uno inizierà a pensare a come salvare il piazzamento nei prossimi giorni. Si ripartirà martedì con la 16esima tappa, da La-Tour-du-Pin a Villard-de-Lans, 164 km ancora con tanta salita, dal Col de Porte alla Côte de Revel, per culminare col Saint-Nizier-du-Moucherotte che scollina a 21 km dal traguardo: qualcuno attaccherà la spaventosa armata giallonera?
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!