Professionisti

Hirschi, la meglio gioventù al potere

30.09.2020 16:37

Anche alla Flèche Wallonne le stelline hanno la meglio sui veterani; a Huy vittoria dello svizzero davanti a Cosnefroy e Woods


L'abituale classica di mezzo nella settimana delle Ardenne diventa, per una volta, il primo appuntamento: la Flèche Wallonne apre la lunga settimana con le prove vallonate, anche se il rischio di annullamento dell'Amstel Gold Race è concreto. In una stagione fuori dall'ordinario, anche il campo partenti è tale: la qualità non manca, ma l'assenza di chi il Muro di Huy l'ha domato più volte, ossia Alejandro Valverde, e di chi ha conquistato l'edizione 2019, il fresco campione del mondo Julian Alaphilippe, si fa sentire.

La fuga che caratterizza la giornata si forma dopo pochi km ed è stata composta da quattro elementi: all'attacco vanno il francese Marlon Gaillard (Total Direct Energie), il neerlandese Mathijs Paasschens (Bingoal-Wallonie Bruxelles), i belgi Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen-Baloise) e Mauri Vansevenant (Deceuninck-Quick Step). Il plotone lascia fare, tanto che il margine massimo sfiora gli 8'.

La corsa procede senza scossoni all'approccio del primo dei tre giri finali, caratterizzati dalla Côte d'Ereffe, dalla Côte du Chemin des Gueuses e, ovviamente, dal Muro di Huy. Ai meno 82 km, sul primo transito dalla Côte d'Ereffe, smuovono le acque Kobe Goossens (Lotto Soudal), Ide Schelling (Bora Hansgrohe) e Thomas Sprengers (Sport Vlaanderen-Baloise), ma il gruppo subito si porta sotto. Nello strappo seguente, 6 km più tardi, partono Alessandro De Marchi (CCC) e il già menzionato Ide Schelling: loro riescono a fare la differenza e cercando di andare a caccia dei battistrada.

Sul primo passaggio a Huy, ai meno 63 km. i quattro fuggitivi possiedono 3'40" su De Marchi e Schelling e 5'20" sul gruppo, tirato soprattutto dal Team Sunweb; tra i pochi che fanno fatica spicca la maglia di campione colombiano di Sergio Higuita (EF Pro Cycling), che appare decisamente fuori forma. La corsa prosegue nei km seguenti nei classici canoni della Freccia, ossia spettacolo pressoché nullo; a Mark Donovan del Team Sunweb danno una mano Edward Ravasi per la UAE Team Emirates, Michal Golas per la Ineos Grenadiers e Hugh Carthy per la EF Pro Cycling, per quelle che sono le uniche notazioni di cronaca della fase dai meno 60 ai meno 40 km.

Chi ha preso la Freccia per allenarsi in vista della Liège di domenica è Tom Dumoulin; in coda per buona parte della giornata, il neerlandese si rialza sulla Côte du Chemin des Gueuses a circa 45 km dalla conclusione. Il secondo e penultimo passaggio sul Muro di Huy vede qualche novità: davanti il ritmo di Vansevenant fa faticare Paasschens e Van Poucke, con quest'ultimo che si stacca pagando 8". La coppia a bagnomaria, invece, si rompe già ai piedi della salita: De Marchi saluta uno Schelling totalmente cotto dal ritmo del friulano, che passa sotto il traguardo con un gap di 1'35" dai battistrada.

Dal gruppo, invece, evadono in due, ovvero sia Sergio Henao (UAE Team Emirates) e Kevin Ledanois (Team Arkéa-Samsic), che passano a 2'17" assieme al ripreso Schelling; poco dopo, si accodano a loro Petr Vakoc (Alpecin-Fenix), Krists Neilands (Israel Start-Up Nation), (AG2R La Mondiale) e (Bingoal-Wallonie Bruxelles), ma non fanno strada.

Nel falsopiano seguente al Muro, Gaillard alza bandiera bianca, per cui ai meno 30 km Paasschens e Vansevenant proseguono tutti soli; sceglie invece di rialzarsi Alessandro De Marchi che, conscio di non avere più possibilità di rientrare sulla testa, attende il gruppo a circa 25 km dalla fine.

La freschezza di Vansevenant, vincitore dell'edizione 2019 del Giro della Valle d'Aosta nonché figlio dell'ex pro' Wim, lo porta ad attaccare all'inizio della Côte d'Ereffe, ai meno 21 km dalla conclusione; il neopro' tenta così una fuga solitaria che coronerebbe una giornata già da incorniciare. Quasi in contemporanea, nel gruppo cambia il passo la Lotto Soudal con Tosh Van der Sande; questo cambio di ritmo precede l'attacco di Alberto Rui Costa.

L'iridato di Firenze 2013, in chiaro appoggio del capitano di giornata Tadej Pogacar, viene vanamente inseguito da Stan Dewulf (Lotto Soudal); il portoghese, però, subisce il medesimo destino. Al cartello dei meno 15 km Vansevenant procede solitario con 45" sul gruppo, nel quale non mancano tentativi privi di effetto. Il primo a muoversi sulle prime rampe della Côte du Chemin des Gueuses ai meno 11 km si muove Rigoberto Urán; il colombiano va su deciso e accumula un bel gruzzoletto sul gruppo, dove compare il treno della AG2R La Mondiale che non fa certo un ritmo asfissiante, tanto che deve arrivare la UAE Team Emirates per rilanciare l'andatura.

Allo scollinamento ai meno 9.5 km un affaticato Vansevenant possiede 15" su Urán e 45" sul plotone, che nel seguente tratto pianeggiante riesce a guadagnare considerevolmente sugli evasi. A peggiorare la situazione per Vansevenant giunge una caduta, poco prima di entrare negli ultimi 4 km: il giovane belga finisce lungo e termina a terra, fortunatamente sul verde a bordostrada. Rialzandosi in un battibaleno, il ventunenne torna subito in sella e procede l'avventura con Urán, che lo raggiunge ai meno 3.3; pur con l'auricolare penzolante, il neopro' non si arrende e dà cambi all'esperto colombiano.

Ma purtroppo per loro, il famelico gruppo va a riassorbirli ai piedi del Muro di Huy, a 1500 metri dall'arrivo. Sono Ineos Grenadiers e UAE Team Emirates ad approcciare il muro davanti, ma è l'esperto Dries Devenyns a pilotare davanti il capitano di giornata della Deceuninck, il lombardo Andrea Bagioli. Non ci sono scatti sino ai meno 400 metri, sulla famosa S; ed è qui che, a sorpresa, fa capolino in prima posizione Richie Porte.

L'australiano aumenta il passo, con a ruota Hirschi, Pogacar, Cosnefroy, Woods e Kwiatkowski; l'attacco secco viene lanciato da Michael Woods, uno che su queste pendenze vale i migliori. Ai 75 metri dal traguardo, però, il canadese viene superato sulla sinistra della carreggiata da Marc Hirschi. Lo svizzero, leggendo al meglio la situazione come fosse un veterano, parte al momento giusto e va a vincere, diventando il primo elvetico sul gradino più alto del podio dai tempi di Ferdi Kübler, primo nel 1951 e nel 1952.

Il portacolori del Team Sunweb ha preceduto un altro iridato tra gli under 23, ossia il francese Benoît Cosnefroy (AG2R La Mondiale), che ha corso finalmente in maniera accorta. Terzo il canadese Michael Woods (EF Pro Cycling), quarto il francese Warren Barguil (Team Arkéa-Samsic), quinto l'esperto irlandese Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e sesto il polacco Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers), da cui forse ci si poteva attendere qualcosa di più. Settimo a 7" l'austriaco Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe), classificato con il medesimo ritardo dell'australiano Richie Porte (Trek-Segafredo) e dello sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), tutt'altro che in vacanza dopo il dominio del Tour. Completa la top ten a 10" il tedesco Simon Geschke (CCC Team), diciannovesimo a 18" il migliore degli italiani Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step).
Notizia di esempio
Alex Aranburu salta il Giro per una positività al covid-19