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Nel giorno dei ribaltoni vince di nuovo Storer

24.08.2021 18:43

Fuga bidone o qualcosa del genere: un altro successo dell'australiano, Odd Eiking (in rosso) e Guillaume Martin scavalcano Roglic in classifica. Primoz attacca e poi cade, Bernal difende solo la maglia bianca


Le tappe intermedie, che piacere. Nate per essere interlocutorie, finiscono per dire tanto di più di strombazzati arrivi in salita i quali spesso presentano il solito copione di sempre; certo, ci vuole un leader della corsa bello e pazzerello, che lasci prima troppo spazio a una possibile fuga bidone (che infatti gli ribalta la classifica), che poi attacchi a viso aperto tutti gli altri big su una salita secondaria (ancorché piazzata in maniera perfetta nel tracciato), che li stacchi, che promuova una gran bella selezione tra i migliori, ma che poi cada (senza farsi male) in discesa, mandando in fumo i propri progetti di giornata, a parte quello di dare e creare spettacolo.

Primoz Roglic è un po' così, forse non è in grado di fare troppi calcoli e anzi alla -esima riprova potremmo anche togliere il "forse". Quel che è certo è che quando fa così rende le corse tanto belle e imprevedibili: nato per vivere giornate da tiranno assoluto, dà il meglio di sé in errori epocali. Oggi per esempio lascia la maglia rossa a Odd Christian Eiking. Chi???, chiederà più di un lettore aggiungendo svariati punti interrogativi. Un norvegese che a fine anno compirà 27 anni, non più di primo pelo, che credevamo molto forte nelle sue corse di casa (Arctic Race e dintorni) e molto medio in tutte le altre, ma anche i corridori medi hanno diritto a un giorno da superstar e oggi è toccato a lui, nato a Stord, passato professionista nel 2016 per un biennio in FDJ prima di passare alla Wanty (oggi Intermarché), più spesso gregario che fuggitivo, ma quest'anno già segnalatosi per un settimo posto a San Sebastián.

Eiking è stato peraltro bravo a far meglio dell'altro fuggitivo di mezza classifica in azione oggi, Guillaume Martin, anche lui in predicato di vestire la roja, e alla fine secondo della generale a un minutino dal norvegese. La Intermarché-Wanty è una delle cenerentole del World Tour ma in questa Vuelta brilla nel far di necessità virtù: già in testa alla classifica con Rein Taaramäe per un paio di tappe a inizio corsa, ora vedremo quanto potrà resistere Eiking lassù.

"Lassù" è un avverbio che in questi giorni ci piace coniugare anche per Michael Storer: dopo il Balcón (de Alicante), ecco Rincón (de la Victoria), purtroppo per lui non sono previste altre località d'arrivo con questa desinenza, ma fa nulla, due successi in cinque giorni grazie a due signore fughe, due vittorie in solitaria, una Vuelta insomma da protagonista, cosa chiedere di più al 24enne di Perth? Per lui un biglietto da visita di lusso per l'approdo alla Groupama-FDJ, che raggiungerà a fine anno dopo quattro stagioni in Sunweb-DSM.

La ricca cronaca. Decima tappa, Roquetas de Mar-Rincón de la Victoria, 189 km con il Puerto de Almáchar nel finale. Partenza velocissima, tanti tentativi, un pizzico di vento a intrigare e 49.3 di media nella prima ora. Al km 65 la fuga non si era ancora formata, ma in compenso il gruppo si è spezzato in due, non è che pesci grossi della classifica siano rimasti attardati, ma la riduzione del troncone di testa ha fatto venire idee a qualcuno, tipo Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) che è scattato tra i tanti che ci provavano a ciclo continuo. L'ecuadoriano non è andato lontano, invece hanno preso il largo, coagulandosi a ondate successive, ben 32 uomini intorno al km 70. In pratica un intero troncone del primo troncone del gruppo è andato in fuga.

L'elenco è necessario, eccolo qua: Geoffrey Bouchard, Lilian Calméjane e Clément Champoussin (AG2R Citroën), Floris De Tier (Alpecin-Fenix), Alex Aranburu e Luis León Sánchez (Astana-Premier Tech), Cesare Benedetti e Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), Jonathan Lastra e Julen Amézqueta (Caja Rural-Seguros RGA), Guillaume Martin e Jesús Herrada (Cofidis, Solutions Crédits), Mauri Vansevenant e Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step), Xabier Mikel Azparren (Euskaltel-Euskadi), Magnus Cort Nielsen, Diego Camargo, Lawson Craddock e Jens Keukeleire (EF Education-Nippo), Olivier Le Gac (Groupama-FDJ), Dylan Van Baarle e Jhonatan Narváez (Ineos), Odd Christian Eiking (Intermarché-Wanty), Florian Vermeersch (Lotto Soudal), Damien Howson e Nick Schultz (BikeExchange), Thymen Arensman, Michael Storer e Martijn Tusveld (DSM), Kenny Elissonde (Trek-Segafredo), Rui Oliveira e Matteo Trentin (UAE-Emirates). Tanti aficionados delle fughe, diversi uomini già a segno nelle tappe precedenti, e un problema meccanico per Camargo che ha lasciato subito i 32 in 31. In compenso il vantaggio sul gruppo maglia rossa ha cominciato immediatamente a lievitare di grosso.

Il ritmo degli Jumbo-Visma non è stato ovviamente trascendentale, sicché ai -90 i due tronconi del gruppo principale si sono infine riunificati. Il distacco dai primi era già superiore ai 5' a quel punto, e sarebbe diventato di 10' ai -50, e ancora di 12'20" quando, ai -39, Matteo Trentin ha deciso di rompere gli equilibri in vista dello sprint intermedio di Torre del Mar (di cui gli interessava magari fino a un certo punto; comunque l'ha vinto), ma soprattutto in vista di una necessaria selezione all'interno del drappellone dei battistrada.

Aranburu ha subito preso la ruota di Trentin, quindi si sono accodati anche Herrada e De Tier. Il quartetto ha dovuto spingere a fondo per prendere un margine decente, poi Matteo e compagni sono riusciti a prendere la salita di Almáchar ai -26 con una ventina di secondi, ampliando il vantaggio fino a mezzo minuto nella prima - facile - parte di scalata. Dietro, in mezzo agli altri 27, i più vicini in classifica erano Odd Christian Eiking (19esimo a 9'10") e Guillaume Martin (20esimo a 9'39"); il gruppo dava i suoi buoni uffici perché i due rientrassero ampiamente in classifica: margine salito fino a 13' ai -30.

Quando la salita si è indurita, i non scalatori del quartetto di testa si sono imbastiti abbastanza da farsi raggiungere da un terzetto fuoriuscito forte dal drappellone: Craddock, Bagioli e Storer (toh, il vincitore di venerdì!) sono rientrati ai -25 (a 9 dal Gpm), ma da dietro sono poi rientrati ancora Vansevenant, Narváez ed Elissonde. De Tier ha tentato un'estemporanea personale mentre alle sue spalle si rimescolava tutto. Il belga della Alpecin è stato poi ripreso da Elissonde e Calméjane ai -24, ma la situazione era in continua evoluzione. Ai -23 su una contropendenza ha allungato Oliveira, quindi ai -22 è stata la volta di Elissonde, che si è messo sulle tracce del portoghese per prenderlo e staccarlo ai -20, quando la salita è entrata nel tratto in assoluto più difficile (gli ultimi 4 km di scalata).

Ma non era ancora, il francese, il man of the match. L'uomo Trek è stato ripreso ai -19.5 da un gruppetto composto da Champoussin, Schultz, Aranburu, Storer, Vansevenant e Bagioli, e tra questi è stato proprio Storer a muoversi a poco più di 3 km dalla vetta. Nel drappellone, Martin e Eiking si marcavano coi denti, ma il gruppo - capito che 13'30" rappresentavano un vantaggio massimo sin troppo massimo da concedere - si è dato una bella svegliata appena arrivato alla salita, con la Ineos che ha rilevato la Jumbo in testa e ha accelerato, e Mikel Landa (Bahrain-Victorious) che ci ha tenuto subito a confermare l'orribilità del suo 2021: primo a staccarsi tra i big.

Dopo aver avuto anche oltre 20" di margine sui primi inseguitori, Storer è scollinato ai -16 con 13" su Champoussin e 35" su Elissonde, Eiking, Martin, Bouchard, Van Baarle, Schultz e Vansevenant; Bagioli era stato tra gli ultimi a staccarsi da questa interessante pattuglietta.

Ma la cosa davvero rilevante accadeva dietro, con una rasoiata fantastica di Primoz Roglic (Jumbo) che prendeva il largo a 3 km dalla vetta frantumando con la sua sola azione il gruppetto dei principali rivali. Tra quelli senza più gambe, Damiano Caruso (Bahrain), mentre i più reattivi (se così si può dire) sono stati Enric Mas e Miguel Ángel López (coppia Movistar), e Jack Haig (Bahrain) con Sepp Kuss (Jumbo) in marcatura. Egan Bernal (Ineos) sempre un passo dietro, seguito e poi ripreso dal gruppetto delle seconde leve: Aleksandr Vlasov (Astana), Felix Grossschartner (Bora), Louis Meintjes (Intermarché), Adam Yates (Ineos), Wout Poels (Bahrain) e i due UAE Rafal Majka e David De La Cruz, che si incaricavano di fare l'andatura. Ancor più indietro Giulio Ciccone (Trek) e Fabio Aru (Qhubeka NextHash).

Intanto Storer volava tutto solo verso il traguardo, Eiking staccava Martin in discesa insieme a Vansevenant, raggiungeva Champoussin e al contempo provava a difendere la rossa virtuale dal rabbioso ritorno - seppur a distanza - di Roglic. Lo sloveno aveva guadagnato fino a 35" sui primi inseguitori, ma poi López ha lavorato tanto e bene a beneficio di Mas, ed è riuscito a limitare i danni nel finale di salita, staccando peraltro Kuss. Al Gpm sono stati cronometrati 20" tra Primoz e la tenaglia Movistar. In discesa lo stesso Mas faticava a tenere il ritmo di López, ma quel che è più rilevante, Roglic faticava a tenere la bici in posizione verticale: proprio così, su una curva a destra il capitano della Jumbo è scivolato. Non s'è fatto nulla, a parte l'ammaccatura, ma tanto per cominciare il terzetto alle sue spalle gli è ripiombato addosso; e poi una caduta è sempre una caduta, e qualche scoria anche mentale te la lascia.

E allora, tutto ciò detto, non resta altro da fare che il riepilogo al traguardo. Storer ha vinto con 22" su Vansevenant, Champoussin, Van Baarle (rientrato nel finale) ed Eiking; a 51" Narvaez, Schultz, Bouchard, Calméjane, Elissonde, Amézqueta e Guillaume Martin; a 1'32" Trentin con De Tier; Bagioli s'è piazzato al 18esimo posto a 3'02"; Vermeersch è stato l'ultimo della fuga, 31esimo a 11' da Storer.

Il finale, tra discesa e 5 km di pianura a chiudere, favoriva rivolgimenti e ricongiungimenti, sicché il quartetto di Roglic è stato raggiunto da Vlasov, Kuss e Grossschartner ai -6, mentre Aru con altri (ma non Ciccone) si riportava sul trenino condotto da Bernal e Yates. I distacchi all'arrivo: 11'49" per Vlasov, López, Kuss, Haig, Mas, Roglic e Grossschartner (in quest'ordine); 12'26" per Majka, De La Cruz, Gino Mäder (Bahrain), Yates, Bernal, Poels, Aru e Meintjes; 13'03" per il gruppetto di Ciccone, 19'04" per Caruso, 21'41" per Landa.

La classifica cambia completamente, Odd Christian Eiking è un'imprevista e imprevedibile nuova maglia rossa con 58" su Guillaume Martin; 2'17" il ritardo di Roglic, seguito da Mas a 2'45", López a 3'38", Haig a 3'59", Bernal a 4'46" (a 2'39" da Roglic, Egan pare al momento avere giusto la possibilità di difendere la maglia bianca nei confronti di Vlasov), Kuss a 4'57", Yates a 5'01", Grossschartner a 5'42"; Ciccone esce nuovamente dai 10, undicesimo a 6'10", seguito da Vlasov a 6'12", De La Cruz a 6'49", Mäder a 6'54", Meintjes a 6'59" e Aru, sedicesimo, a 7'30". Una bella rimescolata, non c'è che dire. Caruso resta primo della classifica Gpm con 28 punti contro i 22 di Romain Bardet (DSM).

Domani l'undicesima tappa porterà il gruppo da Antequera a Valdepeñas de Jaén, 133.6 km mossissimi, senza salite fine di mondo ma con un Puerto de Locubín che misura 9 km e che svetta ai -8 promettendo di mettere in fila il gruppo dei migliori, preparandolo alla rampa che porta all'arrivo, breve ma durissima, su cui si faranno i distacchi (ridotti ma inevitabili) tra gli uomini di classifica. Quanto al successo di tappa, nove su dieci toccherà a un altro fuggitivo di giornata.
Notizia di esempio
Roglic dà un'altra botta ma Mas non si smonta
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!