Ciclocross

Obiettivo Fayetteville: i favoriti tra gli élite

29.01.2022 14:58

Alla vigilia dei Mondiali di cross statunitensi analizziamo i pretendenti alla maglia iridata e a un posto sul podio. Iserbyt guida il Belgio contro Pidcock e Van der Haar. Italia assente nella prova maggiore ma ritrova Valentina Corvi e Luca Paletti tra gli juniores


Eli Iserbyt
Solidità. Questa la parola magica che ha caratterizzato e contraddistinto la stagione di Eli. Si è portato a casa cross duri e sabbiosi, cosa impensabile fino alla stagione scorsa, e nel periodo natalizio non è crollato come suo solito, ma si è gestito con furbizia, decidendo quando dare il massimo (Zolder, Baal, Hulst) e quando invece rifiatare (Dendermonde, Loenhout, Herentals). Già conquistata la Coppa del Mondo, ha in cassaforte anche il SP, mentre l'X2O sarà di Toon Aerts. Per consacrare definitivamente la sua stagione c'è bisogno almeno di una medaglia mondiale, dato che tra Europeo e campionato nazionale ha deluso, offrendo le due prestazioni peggiori dell'anno e non portandosi a casa nemmeno un metallo (non ci è nemmeno andato vicino, a dirla tutta). Proprio questa è la domanda che ci si pone nelle ore antecedenti la rassegna iridata: riuscirà Iserbyt a darsi la scossa e performare in linea con il suo normale livello anche in un campionato?
Sicuramente arriva a Fayetteville in ottime condizioni, il Mondiale è l'obiettivo principale di stagione e lo ha preparato nei minimi dettagli, senza però saltare nessuna gara, a differenza degli altri favoriti. A Flamanville ha dominato in lungo e in largo, rifilando un minuto ad Aerts. Ad Hamme, dopo una dura settimana di allenamenti, è stato poco scattante e in pratica ha utilizzato la sesta tappa dell'X2O per sciogliere le gambe in vista della prova generale: Hoogerheide. Nonostante la sfortuna è riuscito a recuperare 20" su Pidcock e stamparlo nel finale, presentandosi a Fayetteville con i gradi di favorito numero uno, anche se ci sono sei crossisti che alla vigilia partono tutti alla pari (con Hermans, positivo al Covid, sarebbero stati addirittura sette). Lui e Toon saranno i capitani del team belga, che dovrà giocare di squadra per sconfiggere il britannico Pidcock e il neerlandese Van der Haar su un tracciato che favorisce gare di gruppo. L'assenza di fango gli farà piacere ed anche la lunga salita si adatta bene alle sue caratteristiche. La tattica sarà rimanere a ruota il più possibile e tentare l'attacco negli ultimi due giri; Iserbyt, infatti, è devastante sul giro secco, anche se un filo meno di Pidcock, e non scoprirà le sue carte prima del dovuto, affidandosi nella prima parte al prezioso aiuto dei compagni di nazionale e di team Vandebosch e Vanthourenhout.

Tom Pidcock
Alla luce delle rinunce di Wout van Aert e Mathieu van der Poel doveva essere lui, il terzo componente dei "big three", il grande favorito per la conquista della maglia iridata. Tra Boom (esordio) ed Herentals (ultima gara prima del training camp con la Ineos) si è dimostrato piuttosto chiaramente il numero due del momento dietro a WVA, ma nelle ultime due uscite, in assenza del belga, il suo margine sui rivali è sembrato esiguo. Se ad Hamme la sconfitta poteva essere giustificata dalla caduta e dalla partenza al rallentatore causa allenamento, ad Hoogerheide è risultato evidente una volta per tutte che Tom non sia al livello dei due dominatori nel cross, ma appartenga alla fascia di seconde linee che generalmente lottano per il bronzo, i quali nei prossimi giorni avranno un'occasione d'oro, letteralmente.
Condizioni meteo e percorso sono perfetti per l'inglesino, il più forte del lotto in salita e abilissimo nelle discese tecniche, come quella in apertura di tornata. Se si partisse senza squadre sarebbe lui il più quotato, ma con la nazionale belga compatta il pronostico si ribalta in favore di Iserbyt. Pidcock, in ogni caso, è capace di aspettare e giocarsi il tutto per tutto all'ultimo giro (come a Rucphen), sfruttando all'occorrenza le sue ottime doti in volata. Nei grandi appuntamenti non stecca mai, per diventare il primo britannico della storia a vincere il Mondiale élite serviranno grandi gambe, ma anche tanta intelligenza tattica.

Lars van der Haar
Rinato dopo anni e anni di tanto buio e poche luci. La costanza non è il suo piatto forte, però in questa stagione quando ha puntato un obiettivo lo ha sempre centrato. All'attivo ha Europeo, tappa di CDM a Tabor e titolo nazionale conquistato a Rucphen, non a caso tutti cross svoltisi su terreno asciuttissimo. Dopo l'appuntamento in Repubblica Ceca ha riposato un po' e, causa infortunio al ginocchio, non ha ottenuto grandi risultati nel mese di dicembre. La sua testa (e la preparazione di conseguenza) era già rivolta verso gennaio, con NK e Mondiale come focus. Ha preferito il training camp alla tappa di Flamanville ed è ritornato nell'ultimo weekend per il back to back Hamme-Hoogerheide. Nel Flandriencross ha faticato nella prima parte, come normale che sia dopo il carico di lavoro, ma nella seconda mezz'ora si è sciolto e ha cambiato passo, girando più veloce degli altri big che si stavano giocando la vittoria. La domenica, nel GP Adrie van der Poel, è partito fortissimo come suo solito e dopo la caduta è stato capace di riprendere Pidcock coadiuvato da Iserbyt e Vanthourenhout, per poi batterlo in volata. Arriva a Fayetteville in perfette condizioni fisiche e mentali, dato che i due titoli già in cascina gli permettono di essere libero da pressioni esterne. Punto debole rappresentato dalla squadra, dato che il neerlandese avrà in supporto il solo Van Kessel, contro la truppa belga formata da otto uomini.

Toon Aerts
Uno degli otto è lui. Il più isolato, unico componente della Baloise contro i quattro membri della Pauwels (Eli, Vanthourenhout, Sweeck e Vandebosch, convocato al posto di Hermans) e i due del Team Deschacht (Soete e Baestaens). Per Toon annata non straordinaria, unica soddisfazione l'X2O. A Flamanville, dopo il BK, è parso lontano dalla forma migliore, mentre pochi giorni fa è tornato a viaggiare su ottimi ritmi: secondo sabato con rimpianti e quinto domenica a causa di uno dei suoi soliti pasticci tecnici sulle tavole. Preferirebbe nettamente un percorso fangoso, ma anche in queste condizioni il tracciato non gli risulta sfavorevole. È reduce da tre bronzi consecutivi nelle ultime rassegne iridate, a riprova che quando è in giornata può battere chiunque, anche Van der Poel. E quindi come mai non è lui al centro delle attenzioni? Perché quest'anno ha perso tutti i corpo a corpo, pur essendo dotato di un ottimo spunto veloce, ed è probabile che domenica ci siano più atleti a contendersi l'oro nell'ultimo giro. Pur non escludendo che la tendenza si inverta, in fondo Toon è capace di qualunque miracolo, una corsa dura alzerebbe ulteriormente le sue possibilità (parte comunque alla pari con i tre sopraccitati). Piccolo rischio: venire utilizzato dal Belgio come una pedina da far muovere in funzione del capitano Iserbyt.

Laurens Sweeck
Secondo al campionato nazionale e primo ad Hamme, si fermano qui le buone prove offerte da Laurens negli ultimi quattro mesi. Forse non un caso che siano arrivate a ridosso del Mondiale, appuntamento cardine anche per Sweeck. Crossista molto altalenante, un giorno domina e quello dopo termina fuori dai dieci, è difficilissimo prevedere le sue prestazioni. Non sta vivendo di certo il periodo migliore della carriera, però quello della stagione sì e allora nessuno gli ponga limiti, perché quando è in giornata non ce n'è per nessuno.

Michael Vanthourenhout
Vive in simbiosi con Iserbyt, cedendo più di quello che riceve in cambio, ma lui è felice così. Tecnicamente sublime, non incontra un percorso amico e per questo potrebbe essere relegato al semplice ruolo di gregario. Non va dimenticato però che cinque giorni fa era uno dei componenti del quartetto di testa a Hoogerheide e perciò, se per qualche soluzione tattica si trovasse a lottare per la maglia di campione del mondo, non bisognerebbe trattarlo come un semplice outsider, anche perché l'iride l'ha già indossata nella categoria U23, vincendo a Tabor, nel 2015.

L'assenza di Hermans, che qui fu il vincitore ad ottobre e sarebbe stato un altro forte candidato alla medaglia, apre a molti le porte della top ten. L'olandese Corné Van Kessel, il belga Jens Adams e lo svizzero Kevin Kuhn sono gli osservati speciali, ma occhio anche allo spagnolo Felipe Orts e agli altri fiamminghi Daan Soete e Toon Vandebosch. Subito dietro, il britannico Ben Turner e i due francesi Joshua Dubau e lo stradista Clément Venturini, molto a suo agio nelle ultime uscite e favorito dal tracciato filante.

L'Italia non avrà nessuno al via, dato che Dorigoni è rimasto nei Paesi Bassi a causa dei protocolli anti-Covid. Una buona notizia dal fronte italiano è però arrivata nel pomeriggio di ieri, Valentina Corvi e Luca Paletti potranno prendere il via nelle loro prove, rispettivamente donne juniores e uomini juniores. La loro preparazione è stata ormai fortemente condizionata e sarà inevitabile pagare qualcosina dal punto di vista della freschezza.
Notizia di esempio
Valverde, a quanti settennati siamo?