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E una fotografia tutte le feste si portò Kwia

10.04.2022 17:47

Teatrale epilogo all'Amstel Gold Race: dicono a Benoît Cosnefroy che ha vinto, lui esulta, poi la dura legge del fotofinish ristabilisce l'ordine delle cose. Primo Michal Kwiatkowski come nel 2015. Podio completato da Tiesj Benoot


Ora, noi ci auguriamo che Benoît Cosnefroy sia un ragazzo di spirito, e che quindi ponga fine all'esistenza di quello che in cuffia gli ha detto a un certo punto "hai vinto tu!" senza farlo soffrire troppo... perché viceversa ci sarà un bel casino da sistemare sul bus AG2R Citroën dopo il faccia a faccia tra il corridore e l'improvvido comunicatore... no, va bene, scherziamo e ci concediamo un momento pulp romanzando un po' (in realtà è stata radiocorsa ad annunciare l'errata vittoria del transalpino), volemose bene lo stesso, però se ci mettiamo nei panni e nella testa del 26enne di Cherbourg... c'è da aprire tutti gli ombrelli della sua città (questa la capiscono solo i cinefili più malati) per ripararsi dalla pioggia acida di delusione, insomma, sei lì che da qualche anno graviti intorno a begli ordini d'arrivo, qualche vittoria in gare minori, qualche azione promettente in quelle maggiori, qualche piazzamento pure di rilievo, già secondo alla Freccia Vallone 2020 per dire... ti manca solo lo squillo importante davvero, quello che ti fa entrare definitivamente in un'altra dimensione.

E ti muovi benissimo nell'Amstel Gold Race 2022, capisci con acume assoluto quando è il momento di partire, capisci che non ci saranno revanscismi degli inseguitori, che sei sul treno buono e hai tutto il tempo di preparare bene il tuo finale, di risparmiare magari qualcosina in vista della volata a due... e poi la fai la volata, di testa, rischiando certo, ma sprinti e respingi il ritorno del tuo avversario, che pure nella specialità è un antico fustigatore. Lo respingi ma non sai quanto, finché non te lo dicono in cuffia: hai vinto al fotofinish. Si apre tutta un'altra storia, capite bene.

Poi però, fermi tutti, era uno scherzo, sorridi sei su candid camera, e va bene che dopo il contestatissimo fotofinish 2021 tra Van Aert e Pidcock siamo abituati a tutto in questa corsa, ma così anche no, dare e togliere gioie in maniera avventata e gratuita è troppo cattivo per chi una beffa del genere deve subirla. Era uno scherzo perché il fotofinish, ma nettamente per essere un fotofinish, non premiava Cosnefroy, premiava il vecchio fustigatore: Michal Kwiatkowski.

Ovvero il possessore del miglior palmarès tra i corridori non riconosciuti come di primissima schiera, anche se magari a livello di talento il polacco avrebbe (avuto) poco da invidiare a chiunque, però ha liberamente optato per una vita da mediano con licenza di andare in gol quando gli gira. Oggi gli girava, come già nel 2015 su queste strade, a lui particolarmente care come certificato anche da un altro podio nel 2017. La carriera di Kwiatko si arricchisce di un altra super-perla, di un altro trofeo che va a far compagnia all'iride 2014, alla Sanremo 2017, alle due Strade Bianche, alle classiche non monumentali ma pur sempre sostanziose (E3, San Sebastián), a qualche buona classifica generale (tra tutte spicca una Tirreno), alle affermazioni di giornata qua e là (anche al Tour), e questo del corridore INEOS è un ritorno davvero in grande stile dopo un paio di stagioni (abbondanti) in cui pareva invece netto un declino rispetto ai giorni migliori. A 31 anni si può ancora ricominciare, obiettivo un finale di carriera con altri fuochi d'artificio, altri colpacci "à la Kwiatkowski".

Quanto a Cosnefroy, su cui torniamo per chiudere questa già troppo lunga introduzione, magari il karma gli regalerà una carriera simile a quella di colui che oggi l'ha battuto: raramente in cima ai pronostici della vigilia, non di rado in cima ai podi pesanti. Un augurio perché, dopo oggi, il ragazzo merita sicuramente che la sorte gli renda qualcosa.

Erano 254.1 i chilometri dell'odierna Maastricht-Valkenburg, ovvero nient'altro che l'Amstel Gold Race 2022; 33 i muri da affrontare. La fuga del giorno è partita nei primi chilometri con Ide Schelling (Bora-Hansgrohe), Owain Doull (EF Education-EasyPost), Johan Jacobs (Movistar), Emils Liepens (Trek-Segafrdo), Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen Baloise), Luca Rastelli e Davide Gabburo (Bardiani-CSF-Faizanè); poi però Gabburo si è staccato quasi subito, mentre gli altri sono andati fino a un vantaggio massimo di quasi 5'.

Con l'Alpecin-Fenix di Mathieu Van der Poel ovvia tiratrice del gruppo, il margine è stato via via ridotto, finché ai -96 da dietro son partiti Victor Campenaerts (Lotto Soudal), Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma) e Ivan García Cortina (Movistar), mentre dalla fuga perdeva contatto pure Rastelli. Lo spagnolo non è rimasto troppo con gli altri due, che invece hanno proseguito riportandosi sui primi ai -88. Campenaerts è stato però il primo a staccarsi dai migliori, insieme a Schelling ai -55; ai -52 stesso destino è toccato a Liepins, e davanti restavano Doull, Jacobs, Van Poucke e Van Hooydonck con mezzo minuto di margine sul gruppo da cui, contestualmente, partivano (ma senza andar lontano) Tim Wellens (Lotto) e Christophe Laporte (Jumbo).

In tutto ciò si erano verificate molteplici cadute, tra gli altri Andrea Bagioli (Quick-Step Alpha Vinyl) ai -75, per fortuna senza conseguenze; il Wolfpack aveva peraltro mosso Florian Sénéchal poco prima, ma senza ottenere alcunché. Meglio i movimenti della INEOS Grenadiers, che ai -47 ha nettamente cambiato marcia, andando a chiudere sulla fuga, l'ultimo superstite della quale, Van Hooydonck, aveva pure superato brillantemente un piccolo corpo a corpo con un'auto parcheggiata a bordo strada ai -48... anche lui, ad ogni buon conto, è stato ripreso ai -44 sull'Eyserbosweg, e lì la gara è entrata nella sua fase definitiva.

Ai -43 Wellens ha proposto un'altra sortitina, niente. Ai -35 è stato Michal Kwiatkowski (INEOS) ad accennare una rasoiata sul Keutenberg, ma anche questa è stata solo la pallida copia di un vero attacco; con più convinzione ci ha provato Tiesj Benoot (Jumbo), e proprio in cima s'è formato un buchetto con Kasper Asgreen (Quick-Step), Tom Pidcock (INEOS), Marc Hirschi (UAE Emirates), Dylan Teuns (Bahrain-Victorious) e Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën) davanti, e Van der Poel, Kwiatkowski, Michael Matthews (BikeExchange-Jayco), Alexander Kamp (Trek-Segafredo) e Stefan Küng (Groupama-FDJ) dietro.

Poi Van der Poel è subito rientrato, con gli altri, davanti, cancellando velocemente l'impressione che ci fosse qualcosa che non andava: solo un piazzamento infelice nell'attimo dell'allungo di Tiesj. La corsa, in pratica, s'è subito indirizzata. Il gruppetto di testa, ben rappresentativo, ha presto preso quasi mezzo minuto di margine su un gruppetto con Wellens, Matej Mohoric (Bahrain), Michael Valgren (EF) e Matteo Trentin (UAE) tra gli altri, e tre quarti di minuto su un terzo drappello comprendente anche Tom Dumoulin (Jumbo) e Andrea Pasqualon (Intermarché-Wanty).

Ai -24, sull'ultimo Cauberg, Hirschi ha accelerato davanti, poi in cima è stata la volta di Pidcock, ma non era ancora tempo di selezionarsi, e infatti nessuno dei battistrada ha mostrato problemi; tali spinte hanno però permesso di riallontanare i primi inseguitori, che viceversa nei chilometri subito precedenti stavano riprendendo quota, in particolare con Jan Tratnik (Bahrain) uscito solitariodal secondo gruppetto.

In vista dell'ultimo passaggio al traguardo, ai -22, Kwiatkowski ha proposto un diversivo, allungando sugli altri dieci e mettendo così a frutto la superiorità numerica INEOS. Van der Poel, su cui erano gli occhi di tutti, ha trovato in Matthews e Asgreen un paio di alleati per l'inseguimento al polacco, ma nessuno ha dato veramente il massimo per andare a riprendere Michal. Al che Cosnefroy è uscito tutto solo ai -19 sul Geulhemmerberg e si è portato sul battistrada. Tra le schermaglie del gruppo inseguitore si è mosso quello che meno ci saremmo aspettati, ovvero Pidcock, che pure aveva il compagno davanti.

Poi il britannico si è fermato presto, ma in contropiede è partito Teuns, solo che, dopo essere arrivato a un passo dal chiudere sulla coppia al comando, il belga di rosso vestito è rimbalzato indietro, finendo col rialzarsi ai -15. A quel punto Kwiatkowski e Cosnefroy vantavano 20" sul gruppetto Van der Poel. E poi sul Bemelerberg, ai -8, il margine è arrivato a mezzo minuto ad onta del tentativo di Mathieu di riaprire una contesa che somigliava sempre più a una partita chiusa. E infatti anche la mossa del Fenomeno non ha sortito il minimo effetto. Ci ha provato poi Hirschi in cima al muro, e questa stoccata ha in effetti modificato un po' l'inerzia, riducendo di un terzo il gap degli inseugitori rispetto ai primi due: 20" da recuperare in 6.5 km dopo il Bemelerberg.

Ai 2.5 è stato di nuovo Benoot a rilanciare con una nuova bottarella, ma dopo ogni strappata il ritmo dietro calava, e allora Mathieu ha deciso di far da sé e si è speso con una rasoiata a cui però non sono seguiti cambi all'altezza, per cui la resa è stata certificata lì. Van der Poel non si è ancora dato per vinto, ha buttato altri watt sui pedali ma non era decisamente quello del 2019, quello che tutto solo chiuse un abisso per riprendere Alaphilippe e Fuglsang. E allora ci ha provato Benoot, sull'ormai famoso rettilineo conclusivo, e in effetti i primi due avevano cominciato a guardarsi di sottecchi prima di sprintare, quindi ci sta che per un attimo il belga della Jumbo ci abbia creduto, nel clamoroso colpaccio.

Ma è stato solo un momento, poi Cosnefroy si è lanciato, ai 180 metri, e la partita per Tiesj s'è chiusa lì, con la risposta di Kwiatkowski che sicuro contava di superare abbastanza agevolmente Benoît e invece ha dovuto sperimentare sulla propria pelle la pervicacia del più giovane collega, che il colpo non l'ha mai mollato fino alla linea trasversale del traguardo. Ha tenuto e ha tenuto, poi sul colpo di reni è andato all'università da Michal, perché non è stato un colpo di reni quello di MK ma una lectio magistralis. E diremo di più, si vedeva pure a occhio nudo che il polacco, seppur di pochissimo, l'aveva spuntata, quindi l'attesa era tutta un pro-forma, reso però rilevante dall'incredibile annuncio della vittoria di Cosnefroy.

La smentita pochi minuti dopo, quando il francese aveva già esultato abbondantemente coi suoi, mentre Kwiatko dava l'impressione di non volersi rassegnare a una così grossa delusione. Il controannuncio ha gettato nello sconforto Benoît e ha ridisegnato un sorrisone sulle labbra di Michal, che le braccia al cielo non le alzava dalla 18esima tappa del Tour 2020 (l'arrivo in parata con Carapaz a La Roche-sur-Foron, ricordate?) e in realtà non le ha alzate manco oggi, ma se non altro s'è rifatto con un sorsone svuotabicchiere della birra che gli hanno dato sul palco delle premiazioni. Idem Cosnefroy, anche lui s'è consolato nel giallo nettare, tracannato senza respirare. Più sobrio Benoot, terzo a 10" dai primi e che s'è giusto inumidito le labbra sull'orlo del boccalino.

L'ordine d'arrivo è proseguito con il gruppetto arrivato a 20", quarto Van der Poel e poi Kamp, Asgreen, Matthews, Küng, Hirschi, Teuns, Pidcock, e poi a 29" Tratnik (rimasto sempre a bagnomaria negli ultimi 25 km) e ancora a partire da quasi due minuti di distacco tutti gli altri, con Trentin miglior italiano a 1'50", 17esimo.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!