Donne Élite

Just Cavalli! E anche l'Amstel è italian style

10.04.2022 15:13

Spettacolare stoccata di Marta in cima al Cauberg, prima vittoria azzurra nella classica olandese. Podio per Demi Vollering e Liane Lippert, anche Elisa Balsamo e Sofia Bertizzolo in top ten


È già stata campionessa italiana nel 2018, è stata per anni uno dei punti fermi della pista azzurra, è stata in grado di piazzarsi ovunque anche se di vincere quasi mai, ma se pensiamo a un'italiana che in questi anni ci ha dato la sensazione di solidità su tutti i fronti, quella è Marta Cavalli. E oggi la ritroviamo sul gradino più alto del podio di una grande classica, l'Amstel Gold Race, mai prima conquistata da una nostra atleta, e ora finita nel personale diario dei ricordi più belli di questa 24enne cremonese: il giorno in cui assurse a una statura definitivamente internazionale.

Cavalli ha finalizzato in maniera eccellente l'ottimo lavoro della sua FDJ Nouvelle-Aquitaine, ha resistito con le migliori sull'ultimo Cauberg, reagendo alle bordate di Annemiek Van Vleuten, e poi cogliendo alla perfezione l'attimo giusto, l'unico possibile, quella finestrella temporale tra la fine della buriana in salita e l'inizio dei lunghi coltelli che avrebbero dovuto precedere la volata ristretta. Che però non c'è stata, o meglio c'è stata solo per assegnare il secondo posto; il primo se n'era già andato sulle ruote di Marta, e subito le altre avevano capito che non l'avrebbero più ripresa.

E meno male che negli ultimi 50 km si sentiva stanca, perlomeno questo ha confessato ai microfoni subito prima di essere premiata, ma poi il suo direttore sportivo, ritrovatola lì tra le big nel momento topico, l'ha spronata a cogliere l'attimo: non hai niente da perdere, vai e osa. Non aveva niente da perdere, e ha vinto tutto, alla grande, e che questo le valga da viatico per crederci sempre di più, perché se non lo fa lei che ha doti speciali (non ultima una raffinata intelligenza) allora chi?

Erano 128.5 i chilometri che da Maastricht a Valkenburg componevano l'ottava Amstel Gold Race femminile, attraverso 19 berg, 190 curve, 1900 punti nodali di una corsa mai rilassata o rilassante. Un po' di freddo nordico a completare il quadro delle difficoltà che attendevano le 121 partenti della settima prova World Tour 2022. Sin dall'inizio non sono mancati tentativi di fuga o attacchi a manovella, ma siam dovuti arrivare quasi a metà corsa (ai -68), allorché Annemiek Van Vleuten (Movistar) si è mossa sul Keutenberg, chiamando la reazione di Demi Vollering (SD Worx) e Katarzyna Niewiadoma (Canyon//SRAM Racing): in pratica già calibri ultrarilevanti in azione.

L'attacco ispirato da AVV, lo diciamo subito, è poi sfumato, e ancora ci chiediamo come mai. Perché poi sulle tre ai -62 sono rientrati altri pezzi grossi ovvero Ellen Van Dijk (Trek-Segafredo), Liane Lippert (DSM), Chantal Blaak (SD Worx) e Anna Henderson (Jumbo-Visma), quest'ultima già molto attiva in precedenza insieme a Pauliena Rooijakkers (Canyon). In pratica: che mancava, in qualità, forza e blasone, al gruppetto per andare al traguardo? Evidentemente un minimo di coesione in più. O forse... un'italiana al suo interno, se badiamo ai risultati delle principali corse di quest'anno.

E infatti, nonostante davanti abbiano avuto oltre mezzo minuto di margine, il gruppo si è rifatto sotto, prima è riuscita a rientrare Ane Santesteban (BikeExchange-Jayco) ai -50, poi ai -41 l'azione è stata direttamente annullata: tutto  da rifare, nuovi attacchi di cui prender nota. Tra i vari, ai -35 c'è stato quello di Rooijakkers, di nuovo. L'olandese si è mossa sul Geulhemmerberg con Anouska Koster (Jumbo) e Shirin Van Anrooij (Trek), poi le ha presto mollate e se n'è andata via. Sulle sue piste si sono messe ai -29 Amanda Spratt (BikeExchange) e Arlenis Sierra (Movistar), le quali l'hanno rapidamente raggiunta, a formare un terzetto destinato a guidare la corsa per una ventina di chilometri.

Una ventina di chilometri in cui non sono mancati i tentativi di contropiede, prima Elizabeth Holden (Le Col-Wahoo), poi Mavi García (UAE ADQ), e in cui il gruppo è passato attraverso successivi stretching, prima di ritrovare una certa compattezza (almeno delle 30 migliori della compagnia) in vista del finale.

È stata la SD Worx a finalizzare l'inseguimento alle tre battistrada e a chiudere ai piedi dell'ultimo Bemelerberg ai -9.5. Su questa salita proprio le SD Worx hanno tentato il diversivo, prima Niamh Fisher-Black, poi Marlen Reusser, ma non c'è stato spazio per avventurismi. Agli 8.4 si è mossa Soraya Paladin (Canyon), seguita da Lippert ed Erica Magnaldi (UAE), quindi è stata la volta di Stine Borgli (FDJ Nouvelle-Aquitaine) muoversi tra i -7 e i -3. L'azione della norvegese è stata buona per far stare tranquilla dietro Marta Cavalli. In casa Italia si faceva notare pure Elisa Balsamo (Trek-Segafredo), leader del WWT, a presidiare con attenzione le prime posizioni.

I 5" di Borgli sono svaniti ai piedi del Cauberg a 3 km dal traguardo. Sulla salita decisiva c'è stato un devastante forcing di Annemiek Van Vleuten, del tutto intenzionata a staccarsi tutte di ruota, ma tra desideri e realtà ci passa spesso uno spazio rilevante. Lippert è stata la più reattiva e la sua persistente presenza alle spalle di AVV ha sicuramente bagnato un po' le polveri della celebrata veterana; ma non c'era solo Liane. C'erano anche le immancabili SD Worx, stavolta Ashleigh Moolman insieme a Demi Vollering; presente ancora Mavi, presente ancora Kasia, e presente, stavolta, anche Marta Cavalli.

E proprio lei, la cremonese, è partita secca in cima, laddove ai 1800 metri dalla fine il muro si trasformava in falsopiano. La botta dell'italiana della FDJ è stata stordente, Moolman (non: l'ultima passante) si è vista partire l'avversaria davanti senza poter far nulla per tenerne il ritmo. Allora la sudafricana si è guardata intorno, ha capito che solo a lei sarebbe toccato di accollarsi l'incarico di ricucitura in quanto l'unica, nel drappello, a poter lavorare per una compagna; e quando Ashleigh si è rimessa sotto seriamente, i cavalli erano già fuggiti dal recinto (ok, ok, chiediamo scusa...!).

Marta si è voltata dopo 300 metri di apnea, ha visto che c'era un margine già incolmabile a vista e questo ha moltiplicato a mille le sue forze. Ha gestito senza problemi l'ultimo chilometro e mezzo, ha pensato e ripensato a come era riuscita a mettere tutte nel sacco e si è preparata a festeggiare sul rettilineo d'arrivo, con mani in testa, immancabile incredulità (giustificata per una come lei così poco abituata a vincere) e felicità sprizzante dappertutto. Il giorno perfetto.

A 4" Vollering ha vinto la volata del gruppetto (seconda proprio come un anno fa) su Lippert, Van Vleuten, Niewiadoma e García; l'esausta Moolman è transitata a 7", quindi a 9" il secondo gruppetto inseguitore è stato regolato da Balsamo (ottava) su Coryn Rivera (Jumbo) e Sofia Bertizzolo (UAE), a completare il tris di prammatica di azzurre in top ten. 15esima a 11" la Magnaldi. Balsamo si conferma leader del Women's World Tour, e ora tutto è in discesa verso l'appuntamento cardine di sabato prossimo con la seconda Parigi-Roubaix della storia. In mezzo, mercoledì, sgambetteremo alla Freccia del Brabante.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!