Professionisti

Roglic mette le mani sul Delfinato

11.06.2022 17:55

Lo sloveno (e Vingegaard) prolungano dopo Van Aert il dominio Jumbo-Visma nel Critérium du Dauphiné. La settima tappa sorride a un altro fuggitivo: Carlos Verona. Caruso sale al quinto posto della generale


Dopo aver trascorso buona parte del mese di maggio in altura, più precisamente a Sierra Nevada, la Jumbo si presentava al via del Delfinato con l'intento di far man bassa di successi con Wout van Aert, vincere la generale con uno tra Roglic e Vingegaard ed oliare i meccanismi interni di quel macchinario che al Tour de France dovrà essere impeccabile per battere il fenomeno che risponde al nome di Tadej Pogacar. Obiettivi che dopo sette giorni su otto di corsa paiono oltremodo realizzati se non superati. Oggi infatti la compagine dei Paesi Bassi, dopo aver fatto il bello ed il cattivo tempo con Van Aert nelle prime sei frazioni, ha messo in campo i due che tra un mese, alla Grande Boucle, andranno alla caccia della maglia gialla che conta davvero, quella che si festeggia sui Campi Elisi. Jonas e Rogla hanno quasi giocato con gli avversari, facendo passare in secondo piano una giornata non ottimale dei loro gregari (vero è che qui mancano Dennis e Kuss, i quali con ogni probabilità saranno al via a Copenhagen) e disponendo a piacere del lavoro dei rivali. Questo controllo totale sul Delfinato dà una grande carica ai due corridori che sin qui, in questo 2022, avevano faticato tantissimo a rimanere su livelli di loro competenza per diverse motivazioni.

Questa egemonia ha quasi fatto passare in secondo piano la grande azione del vincitore odierno Carlos Verona, che con sagacia tattica, calma nei momenti importanti e soprattutto tante gambe, ha spezzato la resistenza dei compagni d'avventura e resistito al ritorno di Roglic. Per lo spagnolo si tratta del battesimo da professionista, ma non è certo questa la prima volta che l'uomo squadra della Movistar dimostra grandi doti in salita.

Passando alla cronaca, da Saint-Chaffrey, località di partenza di questa settima tappa del Critérium du Dauphiné, il menù della frazione (134.8 i chilometri) comprende il Col du Galibier (23 km al 5.1%, 1^cat.), posizionato in avvio a far subito da spauracchio, la Côte de la Croix de Fer (29 km al 5.2%, 1^cat.) per scavare i solchi più ampi e l’erta finale verso Vaujany (5.7 km al 7.2%, 2^cat.) ad ampliarli o, in caso di andamento meno vivace, a crearli per la prima volta. Il profilo della classifica generale induce a pensare che molti corridori vogliano mettere alla prova la squadra fin qui dominatrice del Delfinato, la Jumbo-Visma del leader Wout van Aert e del favoritissimo Primoz Roglic, per evitare che la corsa segua i binari da loro preferiti.

Anche oggi tre non partenti di eccellenza: per malessere rinuncia al weekend finale il tre volte vincitore Chris Froome (Israel-Premier Tech), mentre Dylan Groenewegen (BikeExchange-Jayco), dopo aver messo un bel po' di fatica nelle gambe in questi giorni andrà ora in Slovenia alla caccia di una vittoria di tappa che gli inietti un po' di fiducia in vista del Tour de France. Anche il velocista della Bora-Hansgrohe Jordi Meeus preferisce evitarsi ulteriori fatiche.
Neanche il tempo che arrivi il chilometro zero e partono subito gli allunghi in testa al gruppo. Sul Galibier ci provano un po' tutti, compresa la maglia gialla Van Aert. I vari attacchi vengono rintuzzati un po' alla volta e in prossimità della cima evadono dal plotone Pierre Rolland (B&B Hotels KTM), che si aggiudica il GPM mettendo un'ipoteca sulla classifica degli scalatori, e Matteo Fabbro (Bora). A una ventina di secondi transitano Victor Lafay (Cofidis), Laurens Huys (Intermarché Wanty-Gobert Matériaux), Bruno Armirail (Groupama-FDJ) e Andrés Camilo Ardila (UAE Team Emirates), mentre dieci secondi più in là vi sono Andrey Amador (Ineos-Grenadiers), Carlos Verona (Movistar Team), Omer Goldstein (Israel), Dries Devenyns (Quick-Step Alpha Vinyl Team), Kenny Elissonde e Toms Skujins (Trek-Segafredo) e Kevin Vermaerke (Team DSM). Il plotone paga circa 50" dai battistrada, guidato dai gialloneri della Jumbo.

Relativo rimescolamento di carte nella successiva discesa, davanti rimangono tutti insieme Amador, Fabbro, Verona, Armirail, Goldstein, Devenyns, Ardila, Elissonde, Skujins, Lafay, Huys, Vermaerke e Rolland. A questi tredici si aggiungono Luis León Sánchez (Bahrain-Victorious), il più vicino in classifica dei diciotto attaccanti, Gregor Mülhberger (Movistar), Jasper Stuyven (Trek), Simon Guglielmi (Arkéa-Samisc) e Mark Donovan (DSM). Il loro vantaggio rimane inferiore ai 3'00" perché in gruppo vogliono evitare che l'esperto spagnolo della Bahrain rientri nei giochi per la generale.

La Côte de la Croix de Fer viene approcciata in solitaria da Donovan. Il britannico della DSM inizia la lunghissima salita con 30" di margine sugli altri fuggitivi. Nel plotone dopo il buon lavoro di Cristophe Laporte (Jumbo) è la squadra di Tobias Johannessen, la Uno-X Pro Cycling Team, una delle poche a non aver messo un uomo nella fuga, a prendere il testimone dai neerlandesi ed aumentare il passo. In fuga Ardila perde contatto immediatamente, ma tra gli inseguitori manca l'accordo. I Trek sono in superiorità numerica e dev'essere uno di loro, il meno dotato in salita, cioè Stuyven, a regolare l'andatura. Il forcing di Jasper riavvicina tutti al battistrada e fa male anche a Devenyns, Goldstein e Amador. Raggiunto e staccato Donovan, dal drappello di fuggitivi parte Mülhberger. Huys cede qualche metro mentre Elissonde prepara lo scatto facendo tirare Skujins. Dietro invece, terminato il lavoro della Uno-X, David Gaudu (Groupama) dà l'ordine ai compagni di aumentare il ritmo.

Pian piano perdono contatto tantissimi corridori dal plotone, tra cui Enric Mas (Movistar) e Wilco Kelderman (Bora) e davanti, tra i fuggitivi, si seleziona un quintetto molto interessante: Mülhberger, Lafay, Elissonde, Rolland e Verona. Movistar dunque in superiorità numerica e col peso della corsa addosso. A 2 km dalla fine dell'ascesa si stacca la maglia gialla Van Aert che lascia ai compagni il compito di vincere la generale. Poco dopo anche il secondo della graduatoria, Mattia Cattaneo (Quick-Step), saluta la compagnia, mentre tra i migliori è la Bahrain a forzare; a 300 metri dalla vetta attacca Damiano Caruso (Bahrain), che trova subito sulla sua strada Sanchez, staccatosi in precedenza dai primi. Ben O'Connor (AG2R Citroën Team) salta sulla ruota del ragusano ed anche Primoz Roglic (Jumbo) risponde presente. La selezione è nulla, ma l'attacco del siciliano permette ai big di testare la gamba prima della salita decisiva di Vaujany.

Altra discesa e altra piccola rivoluzione in testa, con Elissonde e Verona che guadagnano 30" su Lafay, Rolland e Mülhberger, sui quali rientrano Vermaerke e successivamente anche Guglielmi e Skujins. Dietro grazie all'aiuto di Andrea Bagioli (Quick-Step) tornano in gruppo Cattaneo e Kelderman, mentre Sanchez continua a dettare il passo e guidare il capitano Caruso lungo la discesa. Verona e Elissonde iniziano la salita finale con 23" su Vermaerke e 1'30" sui migliori dov'è la Groupama a tirare. Rolland, Lafay e Mülhberger vengono riassorbiti sulle primissime rampe di Vaujany dopo aver cullato per qualche mezz'ora il sogno del successo parziale. Lo spagnolo della Movistar stacca immediatamente il francese della Trek e si avvia verso la vittoria.

Dietro, Armirail e Michael Storer (Groupama) van su di buona lena mandando in difficoltà Cattaneo e un ottimo Ethan Hayter (Ineos). Ai -4 parte Ruben Guerreiro (EF Education-EasyPost), seguito poche centinaia di metri più tardi da Louis Meintjes (Intermarché). Il sudafricano viene utilizzato come punto di riferimento da Brandon McNulty (UAE) e Johannessen, che lo raggiungono e superano con tutto il drappello dei big alle calcagna. Ai -3 parte secco Jonas Vingegaard (Jumbo) con O'Connor e Roglic a ruota. Esteban Chaves (EF), Johannessen, Meintjes e Gaudu riescono a reggere l'accelerata, mentre Tao Geoghegan Hart (Ineos), Caruso, Jack Haig (Bahrain) e McNulty pagano dazio. Il danese, formatosi il gruppetto buono, aumenta ulteriormente mettendo alle strette tutti tranne il compagno di squadra e O'Connor.

A meno di due chilometri dal termine, poco prima che inizi la discesina che porta al traguardo, Roglic sgancia la bomba e lascia sul posto tutti gli altri, a partire dall'australiano dell'AG2R. Lo sloveno si avvicina pericolosamente a Verona, ma il margine di vantaggio dello spagnolo e il finale scorrevole sono sufficienti a garantire il primo posto all'alfiere della Movistar. Primoz chiude distante 13", Vingegaard con un gran finale arriva terzo a 25" precedendo O'Connor (a 27"), Johannessen (a 39"), Chaves (a 40"), Gaudu e Meintjes. Geoghegan Hart giunge nono pagando 48" a Verona, mentre la coppia Bahrain Haig-Caruso fa decimo e undicesimo con un passivo di 56". Nella generale Roglic succede a Van Aert in maglia gialla nella settimana di dominio Jumbo, con Vingegaard secondo a 44". Primo degli altri O'Connor a 1'24", quarto Tao a 1'30", quinto Caruso a 1'32", sesto Gaudu a 1'40", settimo Johannessen a 2'05", ottavo Matteo Jorgenson (Movistar) a 2'06", nono Haig a 2'12" e decimo Meintjes a 2'16".

Domani la tappa finale con arrivo sul durissimo Plateau de Solaison (11.3 km al 9.2%), preceduto dalla Colombière (11.8 km al 5.8%), decreterà il vincitore del Critérium du Dauphiné 2022, ma difficilmente ribalterà il verdetto uscito da queste prime sette tappe. La lotta per il podio e per la top five, invece, con Caruso che può difendere un esiguo margine di 8" su Gaudu, è ancora apertissima.
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