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Mads e le strade di Fiandra, è sempre amore

15.06.2022 18:45

Pedersen vince la prima tappa del Baloise Belgium Tour battendo allo sprint, ristretto, Wellens e Philipsen. In top ten due azzurri, Rota sesto e Dainese decimo. Al danese anche la maglia di leader


Se esiste una dote di cui Mads Pedersen non è in possesso, questa è chiaramente la costanza. Tante le prestazioni eccellenti del danese, ma altrettante le débâcle piovute dal cielo. Tante le corse a tappe in cui è mattatore, altrettante quelle in cui si eclissa. Tante le classiche vinte, anche di più le corse di un giorno terminate lontanissimo dai riflettori (quando concluse). I numeri al campione del mondo di Harrogate non sono mai mancati, ma il 2022 ci sta regalando una nuova versione del capitano della Trek-Segafredo in cui le prestazioni non sono altalenanti, ma anzi, la parola d'ordine della sua prima parte di stagione è continuità. Da Bessèges in avanti sono state pochissime le occasioni in cui Mads ha deluso le aspettative e molte quelle in cui ha timbrato il cartellino, sei per la precisione, andandoci vicino quasi sempre. Ora che anche il Baloise Belgium Tour è marchiato (e dopo aver lottato nelle prossime giornate per la generale dello stesso) il suo focus si sposterà sul Tour de France che prenderà vita dalla sua Danimarca con tre tappe, una cronometro breve e due piattoni ventosi, che stuzzicano la fantasia di Pedersen. La maglia gialla non è impossibile.

Per quanto concerne i battuti, invece, da segnalare la solita grande resistenza di Jasper Philipsen, probabilmente il velocista puro meno puro del gruppo, oggi (come del resto dodici mesi fa sullo stesso tracciato) tra i migliori dieci di tappa sui muri. Altre chance per lui arriveranno domani e domenica, obiettivo centrare una vittoria che dia morale in vista del Tour.
Secondo e quarto i due che, alla luce del "tappone" di sabato, diventano i favoriti del Giro del Belgio insieme al vincitore odierno: Tim Wellens e Quinten Hermans. Entrambi han messo in mostra una condizione non banale, ma mentre il crossista si è prodotto in moltissimi scatti per portare via un gruppetto buono, dando anche gran spettacolo, ma perdendo brillantezza chilometro dopo chilometro, Tim si è limitato a seguire le ruote e preservarsi per il finale, senza scaldare granché gli animi degli spetattori. Interessante vedere l'atteggiamento dei due quando in palio ci sarà qualcosa di più importante.

La novantunesima edizione del Giro del Belgio si apre con la Merelbeke - Maarkedal di 165 chilometri, un piccolo Giro delle Fiandre che ha il compito di delineare la classifica generale già dall'avvio. Il circuito finale da ripetere quattro volte, che ha come punti chiave Fortstraat (0.9 km al 3.5%), Ellestraat (1 km al 5.7%) e soprattutto Berg Ten Houte (muro con pavé di 1 km al 5.7% medio) a ridosso del traguardo, è preceduto da un tratto in linea di 83 chilometri con Leberg, Berendries e Tenbosse, tre muri storici della Ronde che però non hanno un ruolo primario nella frazione odierna.

Partenza frizzante con tanti corridori che provano a buttarsi nella mischia; dopo una ventina di chilometri prendono un buon vantaggio due ottimi pedalatori come Taco van der Hoorn (Intermarché Wanty-Gobert Matériaux) e Aaron Gate (Bolton Equities Black Spoke Pro Cycling), marcati dal gruppo che li riprende ai -115, lasciando aperta la porta ad eventuali contrattacchi, arrivati puntualmente. Si forma quindi la seconda fuga di giornata, all'attacco Luke Mudgway (Bolton), Jorre Debaele (Minerva Cycling Team), Nick van der Meer (Volkerwessels Cycling Team), Gianni Marchand e Kobe Vanoverschelde (Tarteletto-Isorex). Il plotone guidato da Trek-Segafredo e Quick-Step Alpha Vinyl Team li tiene costantemente tra i 2'00" e i 2'30" senza dannarsi l'anima e spendendo solamente due atleti. A meno di 100 km dalla fine parte da dietro Mathijs Paasschens (Bingoal Pauwels Sauces WB), ma viene ben presto riassorbito a causa dell'accelerata delle grandi squadre che vogliono approcciare davanti il primo giro del circuito conclusivo. In questa circostanza il gap tra fuga e inseguitori si riduce a 1'00".

Le conseguenze del cambio di ritmo si materializzano anche in una caduta nelle ultime posizioni ai -77 senza grossi danni subiti dai corridori coinvolti. Michael Morkov (Quick-Step) si prende la briga di scortare Yves Lampaert, Stan Van Tricht e Mauro Schmid nelle prime fasi della prima tornata. Sull'Ellestraat Van der Hoorn allunga e apre le danze da lontanissimo, ai -71. Van Tricht lo segue, tutti vanno dietro e nel successivo momento di indecisione se ne vanno da soli tre dei favoriti di questo Baloise Belgium Tour: lo stesso Mauro Schmid, Mads Pedersen (Trek) e Quinten Hermans (Intermarché). Raggiunti immediatamente i fuggitivi, gli otto di testa procedono dandosi cambi regolari, mentre dietro sono Lotto-Soudal e Alpecin-Fenix, distanti oltre 40", ad avere il peso dell'inseguimento. Grazie ad un efficace lavoro di Frederik Frison (Lotto) e all'apporto dato dalla Uno-X Pro Cycling Team e da Max Walscheid (Cofidis) il vantaggio degli attaccanti, dove Pedersen inizia a saltare i cambi, si dimezza. Il primo Berg Ten Houte svolta nuovamente la situazione: davanti rimangono solo i tre appena fuoriusciti dal plotone, dietro scattano Dries De Bondt (Alpecin) e Rasmus Tiller (Uno-X), seguiti da Tim Wellens, da Victor Campenaerts (Lotto) e da una cinquantina di corridori. In coda perde contatto e deve dire addio ad ogni velleità di vittoria finale uno dei big, Gianni Vermeersch (Alpecin), insieme a molti velocisti.

Ai -60, durante il secondo round, si rialzano i tre battistrada ed inizia una nuova serie di scatti e controscatti. Molto attivi in questa fase Guillame Boivin (Israel-Premier Tech), De Bondt, Van Tricht e Clément Russo (Arkéa-Samsic), ma il tutto si risolve con un nulla di fatto; problemi meccanici, invece, per due potenziali protagonisti, Florian Vermeersch (Lotto) e Axel Zingle (Cofidis). Il gruppo rimane perlopiù compatto, ma sull'Ellestraat è Mark Donovan (TeamDSM), reduce dal Delfinato, a spezzare l'equilibrio e partire in solitaria. Al britannico viene concesso fino a un minuto di vantaggio, il solo Daan Hoole (Trek) basta a tenerlo sotto tiro almeno fino al Berg Ten Houte, dove riparte Hermans, scatenato, seguito da Alex Kirsch (Trek), De Bondt, Russo, Lampaert e Campenaerts. I citati sembrano i più brillanti in questa fase, ma tutti gli altri riescono a tamponare e chiudere il gap prima della chiusura del secondo giro. Sulla linea d'arrivo Donovan transita con 50" su un plotone dove Hoole continua a svolgere ottimamente il proprio ruolo e sul quale sono rientrati alcuni sprinter staccatisi nel passaggio precedente.

La foratura di Sep Vanmarcke (Israel) apre la terza tornata con uno dei must dell'ultimo decennio in terra belga. Campenaerts allunga su Fortstraat ai -36 con Edward Theuns (Trek) a ruota, Lampaert e Hoole poco distanti e Jasper Philipsen (Alpecin), velocista molto resistente, che chiude in prima persona il buco. Hermans fiuta il momento buono per scattare di nuovo e trascina con sé Campenaerts, Van Tricht, Oscar Riesebeek (Alpecin) e la coppia Cofidis Piet Allegaert-Kenneth Vanbilsen Ai piedi dell'Ellestraat gli inseguitori annullano il buco e dal fondo si staccano Amaury Capiot (Arkéa) e Sam Bennett (Bora-Hansgrohe), due sprinter che escono dalla lotta per il successo odierno e vireranno sulla tappa di domani; la calma non è di paese in queste zone: Lorenzo Rota (Intermarché) riallunga selezionando un drappello di una quindicina di unità con al proprio interno gran parte dei favoriti, tra cui Wellens, Campenaerts, Hermans, Philipsen, Riesebeek, Florian Sénéchal (Quick-Step), Pedersen e Alberto Dainese (DSM). Ai -25 la restante parte del plotone, già ampiamente selezionato, ricuce sui battistrada prima di affrontare per la terza volta il Berg Ten Houte. Qui è ancora Intermarché prima con Taco e poi con Rota a dinamitare la corsa, ma l'unico effetto prodotto dalle loro accelerate è staccare per qualche centinaio di metri Fabio Jakobsen (Quick-Step) e Arnaud De Lie (Lotto), due pericolosissimi velocisti che però soffrono della vicinanza del muro all'arrivo.

Il quarto ed ultimo giro si apre con il rientro di Jakobsen e De Lie, mentre in testa è sempre la Trek che con Hoole anestetizza il Fortstraat e raffredda gli animi. Ai -15 tenta fortuna solitaria Kenneth Van Rooy (Sport Vlaanderen-Baloise), il quale ha il merito di obbligare il plotone ad alzare il ritmo nel tratto che precede Ellestraat. Sul muro non succede niente, ma perde definitivamente contatto De Lie, mentre rimane agganciato, seppur tra mille difficoltà, Jakobsen, alla miglior prestazione post-incidente al Polonia 2020 in un terreno con così tanti strappi. Van Rooy torna indietro da solo ai -10 a causa del passo dettato dal solito passistone neerlandese della squadra statunitense. Ci si avvicina a grandi passi al finale, preceduto però, come sempre accade qui in Belgio, dal chilometro d'oro, 1000 metri in cui sono assegnati complessivamente 18" bonus, così suddivisi: 3" al primo, 2" al secondo e 1" al terzo classificato di ognuno dei tre traguardi intermedi piazzati all'interno di questo chilometro, a 500 metri di distanza gli uni dagli altri. Al primo transita in testa Pedersen su Wellens e Kirsch, mentre il secondo e il terzo sono vinti da Schmid, scattato dal gruppo dopo la prima volata. In quest'ultimi due Lampaert e Mads si dividono il bottino dietro allo svizzero, guadagnando 3" a testa. Nel complesso il chilometro d'oro regala 6" a Pedersen e Schmid, 3" a Lampaert, 2" a Wellens e 1" a Kirsch.

Iniziano quindi le manovre per approntare davanti il Berg Ten Houte per l'ultima volta. Si organizzano i treni di Trek, Quick-Step, Intermarché e Alpecin, tutti composti solamente da tre vagoncini, anche se i compagni di Hermans sono ben tre: Van der Hoorn, Rota e il più isolato Sven Erik Bystrøm. Sul muro Sénéchal sfodera il primo attacco, parato da Pedersen, Wellens, Tiller e un affaticatissimo Philipsen. Dietro rientrano subito anche Lampaert, Schmid ed altri undici corridori, tra cui Hermans, Rota e Dainese, molto provato dal duro andamento della frazione. Riesebeek si mette in testa prima dell'ultimo chilometro per tenere chiusa la partita e favorire lo sprint di Philipsen. Lampaert e Schmid entrati nei mille metri conclusivi lanciano la volata a Sénéchal, alla cui ruota sono piazzati Pedersen e Philipsen. Jasper si lancia per primo con decisione, ma le prepotenti rimonte di Mads e addirittura di Wellens lo condannano ad un amaro terzo posto. Alle sue spalle Hermans, Robbe Ghys (Sport Vlaanderen-Baloise), Rota, un deludente Sénéchal, Zingle, Julian Mertens (Sport Vlaanderen-Baloise) e lo stesso Dainese.

La prima generale vede sempre al comando Pedersen, con 8" di vantaggio su Wellens, 10" su Schmid, 12" su Philipsen, 13" su Lampaert e 16" su Hermans, Ghys, Rota, Sénéchal e Zingle. Domani la Beveren - Knokke-Heist di 175.6 km dovrebbe dare una prima possibilità ai tanti velocisti qui presenti di mettersi in luce.

 

 
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